Tour de France 2010: Lampre tra verde e maglia a pois - Petacchi e Cunego ci provano
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Il gruppo è un drago che sputa proiettili infuocati. Partono da ogni lato, scagliati alla rinfusa sulla sede stradale. Cavendish sulla destra, abbagliante, sguscia rasente alle transenne. Petacchi, lineare, al centro si sottrae alle turbolenze peggiori. Ha fatto un paio di scelte. Primo, evitare i vicoli ciechi dove è nettamente svantaggiato rispetto ai quegli scapestrati amanti del brivido che lambiscono transenne e sfiorano manubri. Lui è calibrato sui centimetri, non sui millimetri. Il treno Lampre viene intercettato da quello HTC. Prima inseriscono vagoni nella fila, poi portano il proiettile davanti a Hondo, infine si impadroniscono della situazione caricando la cannonata con Renshaw. La contromossa è portare Petacchi a centro strada e stare a vedere come va a finire. Manovra realizzata perfettamente da Hondo. Peccato solo che il proiettile avversario abbia ritrovato la sua fiammata migliore, i 50 metri di partenza con cui lascia solo asfalto bruciato sulla sua scia. Seconda scelta: non cercare la ruota di Cavendish. Gli obiettivi sono cambiati e si estrae il pallottoliere.
La placida corrente del Tour prevede questa svolta: dallo scontro frontale per la vittoria alla guerra di posizione. Si soppesa. Si scelgono le occasioni migliori per accaparrarsi più punti con minore sforzo. Ci sono spesso traguardi volanti vicini alla partenza, quasi sempre uno dopo una cinquantina di chilometri. Si calcolano probabilità di piazzamento. Converrà logorarsi per razzolare punti intermedi o puntare su sprint vincenti? La formica e la cicala. Il Tour diventa esercizio algebrico.
Le messi mature e i prati che scorrono a fianco evocherebbero avventure, spensieratezza e la libertà dell'estate nei campi in fiore. La poesia è tutta per il pubblico, invece in gruppo le menti si ingolfano sui calcoli. Ogni classifica ha il suo perché. Allora meglio cercarsi punti sicuri a centro strada per uno sprint lineare perdendo la scia migliore, ma non lasciarsi sedurre dal pertugio che si apre sulla vittoria, ma si chiude anche in un batter di ciglia.
In partenza Lampre cercava le vittorie allo sprint. Basta scorrere la lista per farsene un'idea. Bole, Da Dalto, Gavazzi, Lorenzetto e Hondo, 6 su 9 a confezionare la balestra per il dardo Petacchi. Malori è ancora in nuce, ma è un possente passista. A metà del viaggio si può anche dire che il gioco sta riuscendo benino, dopo le vittorie anche Hushovd è stato spodestato. Lasciata senz'ombra di dubbio a Cavendish l'iniziale egemonia dello sprint, ora si è imbrigliata e neutralizzata la strategia aggirante di Hushovd, grande conoscitore dei sentieri del Tour. A meno di cedimenti improvvisi, Petacchi sembra anche leggermente migliore in salita e, assodata la superiorità nell'esercizio della velocità pura, pare sufficiente una serena marcatura a uomo.
Altro fronte aperto: la maglia a pois. Qui Il solo Spilak pare dedicato all'assistenza del fantasista Cunego. Anche qui sono in corso le dispute più sottili. Quale tappa offre il miglior bottino di punti rispetto al momento in cui la corsa verrà chiusa? Cunego ha 36 e 34 punti da recuperare a Pineau e Charteau. Sembrano troppi, visto che dovrebbe dribblare la marcatura di entrambi in una tappa con colli Hors Catégorie. È più forte in salita, ma l'avventura solitaria è l'opzione a maggior rischio di naufragio. Allo sprint sulla Madeleine, poi, Charteau lo ha battuto, ed oggi lo stesso ha fatto Pineau per quel misero punticino sul Col de Cabre. Bisognava forse pensarci prima.
Invece la vittoria di tappa può constituire ancora una puntata accettabile, e soprattutto un balsamo per lo spirito. Prospettiva migliore di una logorante rappresaglia continua a suon di fughe e scattini sui bollenti Gpm del profondo sud. Bisogna far presto a decidere. però, l'attesa sull'anima di Cunego brucia più del sole dell'Ardèche.