Kozonchuk, operazione cannibale - A S. Ginesio seconda una battagliera Doria

Dopo l'arrivo, di fronte alle domande dei cronisti, Walter Zini cercava di proteggerla dalle scherzose accuse di cannibalismo («Avevamo preparato una tattica diversa, abbiamo cercato di far la gara con le altre ragazze» ha detto il d.s. Menikini, quasi imbarazzato), ma la realtà è che Oxana Kozonchuk, in questo momento ne ha più di tutte e, in corsa, ha fatto quello che ha voluto.
L'aver frequentato con assiduità il circuito delle "grandi" già dallo scorso anno (quest'anno è già stata terza a Varazze dietro la Kirch e la Luperini), ha portato a raggiungere quella tenuta che, su distanze brevi come quelle percorse normalmente dalle juniores, le ha permesso di scavare voragini tra sé e le avversarie. Qualcuna di loro, a denti stretti, stamani bofonchiava con un pizzico di sana rivalità: «Questa qui manco si scalda alla fine dei 60 km, dopo che ha già corso Fiandre e Freccia Vallone». Anche questo è il bello della competizione...

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Oggi terza dimostrazione di superiorità. Dopo un inizio di gara segnata da scatti e controscatti (ci ha fatto molto piacere rivedere una battagliera Valentina Scandolara che nei giorni scorsi ci era sembrata un po' giù di morale per la condizione fisica non perfetta), le ragazze hanno approcciato la prima delle due salite in serie che caratterizzavano il finale di oggi. E, in un tratto di falsopiano, è uscita dal gruppo come una scheggia Laura Doria (che forse ieri ci aveva letto e ha voluto dimostrarci che anche la salita è pane per i suoi denti, quando è in giornata) e in pochi attimi guadagna un bel margine che sfiora il minuto a 3 km dalla conclusione.
Ottima azione quella della vincitrice del prologo di Vaiano ma, si sa, con la Kozonchuk di questi tempi c'è poco da star tranquilli. La russa, a metà dell'ascesa conclusiva, esce dal gruppo delle inseguitrici con una progressione potente e, nel giro di 1500 metri, divora il distacco tra lei e la veneta, riprendendola e lasciandola sul posto, come ha ammesso candidamente l'atleta italiana al termine della gara. Terza ancora la Daams che precede di un paio di secondi un gruppetto con Marina Romoli, forse un pochino oscurata in questi giorni dalla grandezza della compagna.
Manco a dirlo, la russa si aggiudica la classifica generale (più altre classifiche che non staremo ad elencare) precedendo altre due atlete straniere, la belga Daams e la britannica Colclough. Migliore delle italiane la diciassettenne Callovi, sesta e che ha indossato dal primo all'ultimo giorno la maglia bianca di miglior atleta classe '91, settima la Romoli.

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Cala così il sipario su questa Tirreno-Adriatico, corsa unica nel suo genere in Italia. L'abnegazione degli organizzatori dell'OCiP, guidati dagli infaticabili Giannoni e Landi, ha attirato nel nostro paese diverse atlete straniere di grande valore, permettendo, sia a loro che alle nostre, di poter avere un ottimo metro di paragone sulla bontà del lavoro svolto nei confini nazionali in vista dei grandi appuntamenti internazionali di categoria (Europei di Arona e Mondiali sudafricani). Noi speriamo non si stanchino mai di riproporcela.