Mongol-fieri di esserci - Da Ulan Bator per volare sul futuro
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Chi ha assistito alle più importanti prove del calendario internazionale di ciclocross avrà forse notato come, in questa stagione, i migliori (cioè Albert, Nys, Stybar e compagnia) si ritrovino a doppiare, di solito poco dopo metà corsa, un paio di corridori in maglia biancoceleste e dai lineamenti fortemente orientali. Ebbene, per quanto possa sembrase singolare (ed in effetti lo è), si tratta degli atleti della nazionale mongola di ciclismo, in Europa da novembre a gennaio per preparare i mondiali di specialità a Tabor.
Di stanza in Belgio, aiutati da Johan Museeuw che fornisce loro biciclette e materiale (oltre a una supervisione tecnica, per quanto il coach sia a tutti gli effetti l'altro belga Tom Lanhove), per i ragazzi asiatici la stagione è iniziata allo Jaarmarktcross di Niel l'11 di novembre. Non prima, per la semplice ragione che il visto dura solo tre mesi e bisogna arrivare fino ai Campionati del Mondo che si disputano - appunto - a fine gennaio in Repubblica Ceca. Museeuw la scorsa estate è volato fino a Ulan Bator (la capitale della Mongolia) per selezionare personalmente i membri che avrebbero difeso i colori nazionali nel fango europeo questo inverno.
Il vecchio campione racconta di come per lui sia stato uno shock culturale confrontarsi con un mondo completamente differente rispetto a quello occidentale, ma anche per i ragazzi mongoli vivere in famiglie fiamminghe non deve essere facile, pure se fino ad ora sembrano essersi adattati con allegria all'Europa Centrale.
La nazionale asiatica è composta in tutto da quattro atleti, due elite e due under 23. Bold-Erdene Boldbaatar ha ventisei anni ed è il corridore più rappresentativo, in quanto campione nazionale sia in linea che a cronometro, su strada. Va infatti detto che la scelta di schierare una formazione di ciclocross non nasce da particolari tradizioni presenti in questa remota regione schiacciata fra Russia e Cina, ma semplicemente dall'idea che - se su strada le nazioni concorrenti sono decine e decine - nel ciclocross il relativamente ristretto numero di Paesi in cui la disciplina viene praticata può permettere un più facile accesso - se non a risultati di prestigio - almeno alla partecipazione alle più importanti gare internazionali.
E infatti Bold-Erdene e compagnia hanno preso e prenderanno il via in prove di Coppa del Mondo, del Superprestige e del GvA. Inoltre la Mongolia diventerà in questo modo il secondo Paese asiatico - dopo il Giappone - a schierare propri rappresentanti alla partenza della rassegna iridata. Naturalmente il confronto coi top riders è impietoso, e se un appunto si può muovere a questa iniziativa è proprio quello di aver messo i ragazzi subito di fronte alle corse più dure e col livello medio più alto. Forse sarebbe stato preferibile un calendario, sempre europeo, che permettesse agli atleti di non finire doppiati ogni volta, raccogliendo magari qualche piazzamento intorno alla ventesima posizione.
Tornando al team, l'altro elite presente in questa lunga trasferta europea è Naranbat Ariunbold, 29 anni, mentre il ventunenne Naran Khangarid e il giovanissimo Baasankhuu Myagmarsuren (appena 18 anni per lui) competono fra gli under. Naran Khangarid è quello con la maggiore esperienza internazionale, visto che nel 2006 è stato ospite del centro di formazione dell'UCI ad Aigle, e nelle ultime due stagioni ha raccolto qualche piazzamento in corse in Russia e in Thailandia. Il ragazzo viene da una famiglia di forte tradizione ciclistica, tanto che suo padre ha disputato le olimpiadi ed è stato dilettante in un piccola formazione francese. Naran (che è uno scalatore alto e magro e ha come idolo Marco Pantani) conosce dunque abbastanza bene entrambi i mondi, e spiega perché diversi corridori asiatici di buon livello preferiscano restare nel loro continente piuttosto che tentare la carriera (professionistica o da elite) in Europa, dove le corse sono più numerose ma i premi - almeno per le gare di seconda e terza fascia - più bassi.
In Asia invece, in rapporto al livello della competizione, c'è la possibilità di intascare premi più importanti, la concorrenza non è altissima e non si è obbligati a restare per lungo tempo lontano da casa.
I quattro atleti mongoli riscuotono simpatia ovunque vadano e, inevitabilmente, sono diventati una specie d'attrazione. A Lokeren, durante un allenamento insieme a esordienti e juniores locali, persino il leggendario Eric De Vlaeminck si è fermato con loro per dare qualche consiglio tecnico. Il cross permette in effetti ai ragazzi di lavorare sull'abilità individuale, sulla forza, mentre su strada ci sarebbero da aggiungere - al gap di partenza - pure la scarsa conoscenza delle tattiche di gara e la difficoltà di muoversi in un gruppo numeroso. Oltre a questo bisogna considerare che, come racconta il loro allenatore Lanhove, la Mongolia (dove gli sport più popolari sono la lotta e il tiro con l'arco) rimane una delle nazioni più arretrate del mondo, e che persino nella capitale Ulan Bator le strade asfaltate sono davvero poche. Dunque è più conveniente dedicarsi al ciclocross, almeno come punto di partenza. Il progetto infatti sembra essere a lungo termine, e Lanhove spera che già l'anno prossimo qualche risultato si possa cominciare a vedere, anche se la sua speranza è che qualcuno dei ragazzi possa venire notato e ingaggiato da un team europeo, così da avere la possibilità di crescere ulteriormente.