Al 14° giorno arrivò Freire - Cavendish staccato. Da oggi Alpi

Diciamolo pure: che Tour era se Oscar Freire non piazzava almeno una delle sue impronte feline? Per fortuna il folletto di Cantabria ha ovviato oggi a quello 0 nella casella dei successi di tappa, vincendo con un gesto liberatorio la frazione di Digne-les-Bains davanti al colombiano Duque e all'eterno Erik Zabel, che a 38 anni ha dato per un attimo l'impressione di poter allungare le sue mani sulla volata.
Non ce l'ha fatta, il tedesco, perché lo spunto degli ultimi 100 metri di Freire è stato letteralmente bruciante, e grazie ad esso lo spagnolo bagna con lo spumante della vittoria la maglia verde della classifica a punti, da lui indossata finora con merito sì, ma senza il sigillo che serviva.
Ora che quel sigillo c'è, Freire potrà guardare con ottimismo all'ultima settimana, tantopiù che lo spauracchio Cavendish se ne torna a casa e lascia un po' di spazio per le prossime volate: oggi il britannico si è staccato nel finale, sulla salitella di Orme, quando la Liquigas ha accelerato i ritmi per favorire una scrematura del plotone in favore di Pozzato. Il quale, come d'abitudine, non si è poi visto.
Prima del piccolo colle si era dispiegata una fuga a 4 con Bonnet, Tankink, Casar e José Ivan Gutiérrez, che poi a circa 30 km dal traguardo ha provato l'allungo solitario, visto che il gruppo era lì vicino a giocare al gatto col topo: "Riagguantato sì, ma preso i fondelli no", avrà pensato lo spagnolo salutando dopo 126 km di fuga la compagnia degli altri tre (coi quali aveva toccato, al km 22, un vantaggio massimo di 10'. Liquigas, Milram e Bouygues erano state le più sollecite a inseguire, impedendo che l'azione trovasse per strada una voragine di vantaggio; la Rabobank buona buona intorno a Menchov, ma del resto queste son cose che ti puoi permettere quando hai un Freire che poi in volata - come effettivamente ha fatto - risolve la questione alla sua maniera.
Chiusa la fase più brutta (sia in termini di percorso che di eventi extrasportivi), domani il Tour approda sulle Alpi e quindi in Italia: la Embrun-Prato Nevoso è la tappa dello sconfinamento, attraverso il Colle dell'Agnello, e del primo arrivo in quota alpino, dopo 183 km. In attesa di un possibile blitz dei Nas a Cuneo (mancano solo loro), ci godremo - forse - le imprese degli uomini di classifica che tornano a incrociare le armi dopo cinque giorni del tutto interlocutori.
Non essendoci più una squadra faro in salita (la Saunier Duval di fatto lo era), siamo curiosi di vedere come si muoveranno i vari Evans, Valverde, Schleck Dinasty, Menchov, Cunego, Nibali. Il copione è tutto da scrivere, anche se la distanza dell'Agnello dal traguardo e la non eccessiva durezza della scalata finale (che ha sì una pendenza media del 7%, ma senza mai andare oltre il 9) fanno pensare che non dovremmo assistere ad un cataclisma.