Tour de France 2004 - Angers: Tom Boonen
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Ragazzi, qui la questione è più seria di quanto non pensassimo. Chi avesse notizie sullo  sciamano che ha lanciato una maledizione sul Tour de France 2004, e più in particolare sul  Tour degli italiani, è vivamente pregato di farsi avanti e di parlare. Non è possibile andare  avanti così, fra cadute clamorose e ritiri eccellenti.
 Oggi abbiamo perso in un colpo solo Alessandro Petacchi e Mario Cipollini. Hai detto niente! I  due velocisti più importanti del nostro ciclismo moderno hanno abbandonato insieme la corsa  più importante del mondo, per problemi fisici. Alessandro Dinamite se ne va a casa con un  braccio inutilizzabile, buono neanche per sollevare una tazzina di caffè, figurarsi per  governare una bicicletta in corsa. Se ne va perché ieri è caduto, e tra le decine di corridori  finiti sull'asfalto da sabato a oggi, i pochi a doversi ritirare sono stati quasi tutti  italiani. Come interpretare questo segno?
 Cipollini è pure lui caduto, qualche giorno fa, ma non sembrava così malconcio. Senonché la  ferita che si era procurato al Giro, a Civitella in Val di Chiana (in un'altra caduta!), e che  all'epoca non era stata suturata, in quest'occasione si è riaperta, causando un'infezione alla  caviglia di Re Leone. Che ora andrà ad operarsi, lasciandosi alle spalle il Tour e l'ennesimo  colpo della malasorte di questo suo 2004 (non che il suo 2003 fosse stato tanto più  felice).
 Insomma, anche non essendo per natura superstiziosi, qui lo stimolo a dedicarsi a qualche  pratica antimalocchio sta crescendo impetuoso. Anche perché non è che, vedendo la corsa, uno  sia portato a guardare al futuro con ottimismo (il fantomatico Gianni non abita più qui):  perché all'ultimo chilometro ci si imbatte in una nuova, esagerata caduta. Quanti sono i  corridori finiti sull'asfalto? 20? 30?
 Il problema sarà domani, perché qualcuno avrà subìto danni non trascurabili, ma lo sapremo  solo dopo che sarà passata la notte. Aspettiamoci di sapere chi, domattina, non riprenderà il  via, tra gli uomini che a passo di lumaca (tra gli altri spiccavano Basso, e Simoni, e poi  McEwen) hanno percorso quell'ultimo chilometro dopo essersi rialzati, tra mille dolori in  tutto il corpo. Sperando che questo Tour non debba perdere altri protagonisti importanti.
 Per il momento uno lo ha finalmente trovato, la Grande Boucle: trattasi di Tom Boonen,  annunciatissimo erede di Museeuw, che ha vinto in maniera molto autoritaria la volata di  Angers (malgrado un bel numero in progressione del bravo Marinangeli ai 300 metri) dopo aver  un po' balbettato nei giorni scorsi. Bene bene, siamo sempre contenti quando nuovi campioncini  si affacciano alla ribalta più importante.
 Certo, dobbiamo ammettere che oggi saremmo stati ancora più contenti se Flecha fosse riuscito  nell'impresa di lasciarsi tutti dietro, quando la fuga del giorno era ormai tramontata e lui  si stava opponendo con ogni grammo di energia all'inesorabile rientro del gruppo. Lo hanno  ripreso sotto il triangolo rosso dell'ultimo chilometro, e lì, in quello stesso momento, c'è  stata la maxicaduta. (Non vogliamo naturalmente mettere in relazione le due cose...)
 Chiudiamo l'odierno appuntamento con una riflessione. Si dice da più parti che il Giro è stato  disegnato male, negli ultimi anni. Ma perché, vogliamo parlare di questo Tour? Oggi è venerdì,  e già sappiamo che certamente per tre giorni non succederà niente di importante in classifica,  ma che forse anche nelle due tappe successive non verrà spostato granché (in fondo manca  Vinokourov, che avrebbe attaccato su qualsiasi strappo anche secondario). Solo venerdì  prossimo avremo finalmente una vera tappa di montagna. E' sensato aspettare il tredicesimo  giorno di gara per avere qualche emozione forte? Proprio no.
Marco Grassi
