Un texano per il poker - Armstrong verso il quarto Tour
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Il Tour de France è una corsa che ha bisogno di padroni. Gli interregni nell'esagono transalpino durano poco, lo spazio dell'attesa tra un dominatore e il successivo. Negli ultimi quarant'anni è stato sempre così: da Anquetil a Merckx, e poi da Hinault a Indurain, la Grande Boucle ha vissuto la sua storia attraverso scansioni quinquennali prima di arrivare a concedersi all'ultimo conquistatore, Lance Armstrong.
Dell'americano e della sua vittoria sul cancro che lo aveva colpito qualche anno fa si sa ormai tutto: l'uomo della Us Postal ha da tempo smesso di essere un corridore per assumere la portata del simbolo, della prova vivente che il male, anche quello più subdolo, può essere sconfitto. Per questo motivo Armstrong è amatissimo, non solo dagli appassionati, ma anche da un personaggio del calibro di George W. Bush, che con il campione condivide la comune provenienza texana, e che non perde occasione per farsi vedere in sua compagnia, per ricordare a tutti che per l'amministrazione a stelle e strisce la lotta al cancro è sempre una priorità.
Ma Armstrong, pur continuando a definirsi un miracolato, è tornato a vivere di ciclismo da ormai almeno quattro anni, e le corse assorbono la sua vita e i suoi pensieri. Una su tutte, ovviamente: il Tour de France. Non tutti avrebbero scommesso che l'americano avrebbe potuto vincere un Tour, quando, giovane e baldanzoso, si laureava campione del mondo a Oslo (nel 1993). Figurarsi, quindi, quando è rientrato in gruppo dopo la malattia: "E' già tanto se è vivo, tantissimo se pedala", in pochi avrebbero potuto immaginare Lance in giallo.
Invece lui ha smentito tutti, ha vinto molto e bene, ed oggi, a 30 anni, si ripresenta ai nastri di partenza della corsa francese con una forma invidiabile, affinata nelle settimane di avvicinamento attraverso una prestigiosa vittoria al Giro del Delfinato (che il texano ha conquistato con oltre due minuti di vantaggio sul secondo, il suo compagno di squadra e Floyd Landis, e con quasi due minuti e mezzo su Christophe Moreau, che al Tour dovrebbe essere uno dei suoi primi concorrenti).
Armstrong sembra non avere rivali, per l'ennesima volta. Fermo per guai fisici Jan Ullrich, non si vede, all'orizzonte, chi possa insidiare il suo trono: nessuno, tra quelli che meritano le prime pagine dei giornali, gli si avvicina, e qualcuno molto forte lui se l'è preso in squadra e gli farà fare il "gregario" (è il caso degli spagnoli Heras e Rubiera), così avrà qualche rivale in meno a cui badare. Tutto lascia pensare, insomma, che al primo triennio armstronghiano ne seguirà un secondo: a meno che non irrompa un giovane fortissimo e affamato, come fu proprio il primo Ullrich, a far cadere dal piedistallo il dominatore troppo sicuro di sé: non sarà, per l'appunto, la troppa sicurezza nei propri mezzi il primo avversario di Lance?