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Giro dell'Appennino 2016: Firsanov apre il gas, italiani battuti - Sergey e Gazprom vincono ancora dopo la Coppi e Bartali. A podio Gavazzi e Finetto

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Sergey Firsanov vince il Giro dell'Appennino sull'inedito traguardo di Chiavari © Bettiniphoto

Al momento di annunciare i nomi delle squadre che avevano ottenuto una Wild Card per partecipare alla prossima edizione, il Giro d'Italia aveva sorpreso tutti includendo nella lista anche la Gazprom-RusVelo, formazione composta interamente da corridori russi e senza grandi trascorsi in gare di alto livello: una scelta dettata da pure ragioni economiche e che ha comportato l'esclusione dalla corsa rosa dell'Androni-Sidermec di Gianni Savio, a meno di tre settimane dall'inizio del Giro d'Italia però la Gazprom-RusVelo è riuscita a guadagnarsi una più che discreta considerazione anche sul piano sportivo grazie ai successi prima alla Settimana Coppi e Bartali e adesso al Giro dell'Appennino, entrambi grazie a Sergey Firsanov.

Firsanov, che compirà 34 anni a luglio, è un corridore che in tutto l'arco della sua carriera è sempre andato bene in salita o comunque sui percorsi altimetricamente molto impegnativi: da più di 10 anni nel suo palmarès troviamo numerose vittorie e piazzamenti in corse di secondo piano ma dal suo approdo alla RusVelo nel 2012 ha iniziato a migliorare sensibilmente, già due anni fa proprio al Giro dell'Appennino era stato il primo a transitare in cima al Passo della Bocchetta, l'anno scorso aveva sfiorato il successo alla Tre Valli Varesine (secondo dietro a Nibali) e quest'anno la svolta che gli ha portato già tre vittorie e che gli consente di guardare con ottimismo all'esordio in una gara a tappe di tre settimane.

La corsa: partenza a razzo nella prima ora
Quest'anno il Giro dell'Appennino si è presentato sotto una veste inedita, stravolta rispetto alla tradizione del passato più o meno e recente anche perché l'unica alternativa possibile era quella di chiudere (forse definitivamente) la corsa: e così il tracciato con arrivo a Chiavari e con il classico Passo della Bocchetta scalato dal versante solitamente affrontato in discesa potrebbe diventare un punto di partenza per costruire, chissà, un futuro più solido visto che le prime reazioni da parte di tecnici, corridori e appassionati sono state in maggioranza positive.

I primi chilometri dopo il via ufficiale da Novi Ligure sono stati condotti subito ad un'andatura estremamente elevata che ha portato ad una media di 47.7 km/h nella prima ora di corsa. Tra tanti scatti e controscatti, nessuno è riuscito a prendere un margine di vantaggio rilevante tranne Vitaly Buts e Angel Madrazo che hanno toccato un margine massimo di 48": questo è bastato però allo spagnolo della Caja Rural a transitare per primo sul Passo della Bocchetta, un passaggio comunque significativo sebbene l'ascesa non fosse quella solita. La fuga di Buts e Madrazo ha comunque avuto vita molto breve ed al passaggio a metà gara la situazione era nuovamente di gruppo compatto.

Pierpaolo Ficara in evidenza dai meno 85 km
Sulla seconda salita di giornata, la Crocetta d'Orero, è partita una nuova fuga che ha visto protagonisti l'elvetico Nico Brüngger (Roth) e gli italiani Pierpaolo Ficara (Amore&Vita) e Michele Gazzara (Norda): in località Montoggio questo terzetto ha toccato un vantaggio massimo di 1'20" ma anche la loro fuga non è durata più di una trentina di chilometri visto che nella lunga discesa del Passo della Scofferta la prima parte del gruppo, forte di circa 80 unità, s'è nuovamente ricompattata dopo essersi già avvicinata notevolemente in salita.

Per caratteristiche, la salita del Colle Caprile era la prima di giornata in cui sarebbe potuto davvero succedere qualcosa con i suoi 6500 metri di lunghezza ad una pendenza media superiore al 5%. Qui Androni, Caja Rural e Gazprom si sono messe a dettare l'andatura e nel gruppo di testa non sono rimasti che una trentina di corridori circa con il generosno Ficara capace ancora di transitare per primo al gran premio della montagna davanti allo spagnolo Eduard Prades ed a Simone Petilli.

Prades in discesa, poi si scatena Firsanov
Dopo aver scollinato in seconda posizione, il 28enne Eduard Prades, vincitore l'anno scorso della Coppa Sabatini, si è lanciato a tutta in discesa azzardando traiettorie al limite che però gli hanno permesso di fare la differenza: 5 metri che sono velocemente diventati 20, poi 10", poi 30" ed in fondo al tratto di discesa il corridore della Caja Rural s'è trovato addirittura con un margine di vantaggio di 53" sui primi inseguitori.

Un'azione così veemente però non poteva che presentare velocemente il conto a Eduard Prades sul duro strappo della Ruta di Camogli, 3.8 km al 6.6% e punte di pendenza massime al 10%. Sulla penultima salita della corsa, infatti, gli inseguitori si sono dati battaglia ma lo scatto giusto è stato quello che ha piazzato il russo Sergey Firsanov che è riuscito a riprendere lo spagnolo proprio al gran premio della montagna posto a 22 chilometri dal traguardo con l'inesauribile Pierpaolo Ficara subito dietro: il corridore dell'Amore&Vita non è riuscito a seguire gli altri due uomini di testa, mentre dietro si era formato un drappello di 16 corridori con l'Androni forte di ben quattro unità, Bernal, Gavazzi, Ratto e Selvaggi, una superiorità purtroppo solo numerica e non anche di gambe visto che si erano già consumati lavorando molto in precedenza.

Firsanov solo verso il successo
A poco più di 10 chilometri dall'arrivo, nel tratto in leggera pendenza che collega Rapallo a Zoagli, Sergey Firsanov si è sbarazzato della compagnia di Eduard Prades e si è involato tutto solo verso il successo: alle sue spalle il gruppetto principale, poco organizzato, è arrivato anche ad avere un ritardo di 45" dal russo chiudendo di fatto la partita per il primo posto. Firsanov è così potuto arrivare al traguardo tutto solo a braccia alzate conquistando il suo terzo successo personale del 2016, il quarto della Gazprom-RusVelo che alla Coppi e Bartali aveva vinto anche la cronometro a squadre a quartetti grazie ai suoi grandi specialisti dell'Inseguimento su pista.

Con Prades raggiunto negli ultimi tre chilometri, la volata per il secondo posto (a 25" da Firsanov) se l'è aggiudicata Francesco Gavazzi che da un lato ha espresso soddisfazione per il buon risultato, ma dall'altro non ha potuto nascondere il rammarico per essere arrivato di nuovo secondo come al Gran Premio Costa degli Etruschi e per non essere riuscito a regalare all'Androni la sua prima vittoria stagionale. Onestamente contro un Firsanov così c'era ben poco da fare anche se tra gli inseguitori ci fosse stata una maggiore collaborazione: proprio Francesco Gavazzi e Gianni Savio al termine della corsa hanno messo in evidenza come l'ambitissimo premio finale della Coppa Italia porti ad avere anche una sorta di corsa nella corsa in cui può convenire lasciar vincere una formazione straniera piuttosto che una rivale diretta.

Passaggio a vuoto per Bardiani e Nippo
Il podio è stato completato da Mauro Finetto della Unieuro-Wilier che nel 2016 vanta già la bellezza di 12 piazzamenti tra i primi 10: strano trovare un corridore così in una formazione Continental ma il team diretto da Marco Milesi non può che esserne soddisfatto visto che garantisce un'ottima presenza a tutte le corse a cui partecipa dando una buona visibilità alla squadra. A seguire si sono piazzati nell'ordine lo scatenato Pierpaolo Ficara, Matteo Busato (Southeast), Antonio Santorno (Meridiana) e Simone Petilli (Lampre) mentre il talentino britannico Hugh Carthy della Caja Rural ha chiuso ottavo a 35".

Daniele Ratto e Marco Tizza hanno regolato in volata in secondo gruppo giunto al traguardo con 1'02" di ritardo da Firsanov, un drappello in cui era presente anche il giovane eritreo Amanuel Gebrezgabihier, già terzo quest'anno al Palio del Recioto e ragazzo da seguire visto che non ha ancora compiuto 22 anni e che in questo Giro dell'Appennino sarebbe potuto arrivare anche più avanti senza un piccolo problema meccanico nel finale. Chi invece ha deluso sono la Bardiani e la Nippo: il migliore del "Green Team" dei Reverberi è stato Stefano Pirazzi a 4'10" da Firsanov ma ha potuto comunque festaggiare per il fantastico podio di Sonny Colbrelli all'Amstel Gold Race, stessa concomitanza per il team italo-giapponese che ha mandato tutti i migliori in Olanda ma al traguardo di Chiavari è arrivato solo uno (Antonio Nibali a più di 13') dei sette corridori in gara.

Alberto Vigonesi

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