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Amstel Gold Race 2016: Gasparotto, se la tattica è un piano perfetto - Grandi lodi anche a Colbrelli, non solo un velocista. La Sky invece si perde con Kwiatkowski | Cicloweb

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Amstel Gold Race 2016: Gasparotto, se la tattica è un piano perfetto - Grandi lodi anche a Colbrelli, non solo un velocista. La Sky invece si perde con Kwiatkowski

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Il momento dell'attacco di Enrico Gasparotto sul Cauberg nel finale dell'Amstel Gold Race 2016 © Bettiniphoto

Succede che per tutta la corsa ti ritrovi davanti con vari uomini, a controllarne l'andamento, a cercare di fare in modo che la fuga non prenda vantaggio, a tenere davanti il tuo capitano e poi che il tuo capitano si afflosci, in maniera imprevista, ma non dissimile da altri episodi analoghi. Capita se si è la Sky e il tuo capitano è Michał Kwiatkowski, forse il favorito numero uno dell'Amstel Gold Race 2016, fosse anche solo per il fatto di esserne il campione uscente.

E poi capita che nei cinquanta chilometri finali di corsa ti ritrovi davanti da solo, sempre nelle primissime posizioni, sempre lucido, sempre attento, sempre presente nei momenti chiave, e quando si tratta di mettere in campo le proprie qualità vai a vincere con una sicurezza incredibile. Succede se ti chiami Enrico Gasparotto, la tua ultima vittoria è proprio l'Amstel Gold Race, anno 2012, e hai qualcosa in più perché corri nel ricordo di qualcuno che non c'è più.

 

Gasparotto e una condotta di gara perfetta
È difficile descrivere solo con le parole, senza il supporto delle immagini, la perfezione della condotta di gara di Gasparotto in quella che è assolutamente la sua corsa. È facile scrivere della sua costante presenza davanti, pur senza compagni, ma come rendere la sicurezza che gli si poteva leggere da ogni singolo movimento, dal reagire alle azioni subito ma lasciando sempre che a utilizzare le energie necessarie per chiudere su di esse fosse qualcun altro? Come spiegare quanta lucidità, quanta concentrazione, quanta forza mentale abbia esibito nel non esplodere tutte le proprie forze sul Cauberg quando era lì davanti, con un discreto vantaggio, dopo essersi prodotto con un efficace scatto? Moltissimi si sarebbero lasciati prendere dallo slancio, avrebbero proseguito e probabilmente sarebbero stati riacciuffati in extremis dal gruppo rimontante. Lui no, ha avuto la freddezza di valutare la situazione che si veniva creando alle proprie spalle, e solo quanto ha individuato l'elemento che gli avrebbe dato l'opportunità di andare all'arrivo, ovvero la progressione in uscita dal gruppo di Michael Valgren, ha rilanciato la propria azione, in compagnia del danese.

E ancora, pur sapendo di essere più veloce dell'avversario, è riuscito ad aspettare fino agli ultimi metri per lanciare la volata che l'ha visto vincitore. Il tutto, ricordiamocelo, perché ogni tanto rischiamo di dimenticarlo, in una corsa di bici, con l'adrenalina al massimo e le gambe in sofferenza, non in un torneo di scacchi. Gasparotto oggi non ha avuto bisogno di un piano, è stato lui il piano, un piano che si è andato delineando in ogni singola mossa, dinamico e intelligente, non prestabilito e monolitico.

 

La Sky si smarrisce con Kwiatkowski, la BMC trova Vliegen
Avrebbe invece avuto bisogno di un bel piano B il Team Sky, che ancora una volta ha dimostrato che quando l'opzione principale salta per aria ha scarse capacità di adattamento, pur avendo il materiale per rimediare a débâcle che sono nella natura delle cose. Staccatosi  Kwiatkowski dal gruppo dei migliori, per totale mancanza di gambe (il polacco non ha completato la corsa), le alternative avrebbero potuto essere gli Henao, Sergio Luis più di Sebastián, Wout Poels o Lars Petter Nordhaug. Solo il primo si è visto sull'ultima ascesa al Cauberg, ma non è andato oltre un misero 28° posto, proprio davanti a Nordhaug.

Un passaggio a vuoto totale quindi, sia per la squadra che per il suo capitano, il quale fatica a trovare quella continuità che lo potrebbe rendere in assoluto tra i migliori corridori per le corse di un giorno. Il vincitore di Harelbeke oggi non si è visto, ma non è detto che non si ritrovi alla grandissima tra mercoledì prossimo, alla Freccia Vallone, e domenica, alla Liegi-Bastogne-Liegi.

Altro grande assente di oggi è stato Philippe Gilbert, che in realtà non si è presentato nelle migliore delle condizioni, ma dal quale ci si attende sempre una zampata, soprattutto in una corsa come l'Amstel, che si può vincere con una sola botta ben assestata (quello che ha fatto il belga già tre volte, e che probabilmente gli sarebbe riuscito per una quarta l'anno scorso, se Matthews non ne avesse contenuto l'assalto). La BMC ha esibito però il suo piano B, Loïc Vliegen, ragazzo belga ventiduenne del quale si parla un gran bene, giunto nono dopo che il suo compagno di squadra Samu Sánchez aveva provato a uscire sul Cauberg.

 

Sonny Colbrelli, ben più di un velocista
Chi magari non ci si sarebbe aspettato di vedere e invece è stato presentissimo è stato Sonny Colbrelli, un velocista che solo velocista non è se riesce a fare terzo all'Amstel, davanti a gente come Bryan Coquard e Michael Matthews, e che oggi con accortezza e bravura ha ottenuto il massimo per come la corsa si era messa, con Gasparotto e Valgren irraggiungibili. Il podio di oggi arricchisce la già lunga serie di pugni sbatutti sul manubrio dall'alfiere della Bardiani-CSF, abituato ai piazzamenti ma mai (giustamente) totalmente soddisfatto nell'ottenerli, ma deve dare coraggio e morale all'atleta bresciano, che già da giovanissimo raccolse piazzamenti di rilievo, e che ora è probabilmente a pochissimo dal fare il definitivo salto di qualità. Il movimento italiano sa quanto ne avrebbe bisogno.

Fabio Canonico

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