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Amstel Gold Race 2016: Gasparotto oro, incenso e birra - Enrico rivince la "sua" corsa: attacco sul Cauberg, Valgren secondo. Colbrelli a podio

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L'arrivo con le braccia al cielo per Enrico Gasparotto © Bettiniphoto

La Campagna delle pietre versione 2016 è stata una delle più emozionanti delle ultime stagioni, con il climax ascendente toccato nella sublime Parigi-Roubaix di domenica scorsa. Dopo un simile spettacolo era altissimo il timore di assistere, come negli anni passati ed in particolare nel 2015, ad un trittico delle Ardenne dominato dall'eccessivo tatticismo e dal controllo esasperato tra corridori e squadre. L'appuntamento con la prima delle tre gare in questione (la Freccia del Brabante fa storia a sé, essendo spesso e volentieri una delle prove più piacevoli dell'anno - e probabilmente così sarà anche per questa stagione) è finalmente arrivato con l'Amstel Gold Race. Certo, lo spettacolo non è stato dei migliori; ma si è visto molto di peggio.

Fra chi era uscito in malo modo dal pavé vi era indiscutibilmente il panorama ciclistico italiano, incapace di raccogliere alcun podio nelle tante prove fiamminghe; era prevedibile, se non praticamente certa, una riscossa degli alfieri della Penisola, anche perché un peggioramento sarebbe stato di difficile accettazione. La rinascita è avvenuta subito, alla prima occasione: due italiani sul podio ed altri due tra i primi otto, con altri ancora protagonisti in fuga o al servizio dei rispettivi capitani. Un bel segnale, che può essere ripetuto anche nei prossimi due appuntamenti.

In questa stagione c'è in particolare una formazione professionistica che era alle prese con un periodo nero, nel vero senso del termine: all'inconsistenza nei risultati, con zero vittorie conquistate e pochi piazzamenti, si è sommata la notizia peggiore che qualunque team manager, direttore sportivo, corridore e membro dello staff potesse immaginare. La morte di uno del team, segnatamente un giovane atleta deceduto mentre faceva quel che più amava, dopo essere riuscito a coronare il sogno di correre assieme ai migliori al mondo.

Dire che le ultime tre settimane della Wanty-Groupe Gobert sono state molto difficili è un eufemismo; per provare ad alleviare il dolore serviva una scossa per reinstillare la speranza in un gruppo con il morale azzerato. Ed oggi questo è stato raggiunto con la straordinaria vittoria all'Amstel Gold Race con colui che, per esperienza e per palmares, è il capitano e la guida per i più giovani; è Enrico Gasparotto, che diventa il primo italiano a far sua in due occasioni la prova olandese, pareggiando i successi conquistati da Rolf Jaermann, Gerrie Knetemann e Eddy Merckx.

Per il pordenonese l'affermazione è una doppia liberazione: dopo una carriera passata in squadroni come Liquigas, Lampre e Astana, l'incertezza seguita al mancato rinnovo con il team kazako a fine 2014 l'aveva lasciato profondamente deluso, impedendogli, come dichiarato nel dopocorsa, di vivere serenamente un momento di gioia qual è il viaggio di nozze. La risalita con questa piccola ma consistente formazione belga ha portato oggi a quello che forse rappresenta il successo più grande per il trentaquattrenne. E che, proprio per la sua esperienza, era stato accoppiato in camera proprio per Antoine Demoitié, per provare ad insegnarli i trucchi del mestiere. Purtroppo il tutto è finito troppo in fretta; il ricordo dello sfortunato amico e collega è stato onorato prima con il secondo posto di mercoledì alla Freccia del Brabante e poi oggi, con un successo frutto di gambe, intuito, testa e cuore.

 

Felline va subito ko. 11 in fuga, ci sono tre italiani
Già nel tratto di trasferimento c'è il primo colpo di scena: uno dei possibili outsider, il piemontese Fabio Felline (Trek-Segafredo), cade rovinosamente provocandosi la frattura del naso e una frattura alla base del cranio. Per lo sfortunato ventiseienne saranno necessari ulteriori esami nei prossimi giorni. Dopo pochi km abbandona anche Tiesj Benoot (Lotto Soudal), alle prese con qualche malanno di stagione acuitosi nel corso della nottata. Come d'abitudine, nei primi km si susseguono scatti e controscatti da parte dei tanti che vogliono lasciare il segno mettendo in mostra lo sponsor: a stoppare tutti ci pensano a turno l'Astana Pro Team e il BMC Racing Team, che non hanno alcuna pietà nei riguardi dei volenterosi.

Finalmente l'azione buona riesce a prendere piede dopo 42 km: a comporla sono il ceco Josef Cerny (CCC Sprandi Polkowice), il lussemburghese Laurent Didier (Trek-Segafredo), gli statunitensei Alex Howes (Cannondale) e Lawrence Warbasse (IAM Cycling), i belgi Laurens De Vreese (Astana Pro Team) e Tom Devriendt (Wanty-Groupe Gobert), i francesi Fabien Grellier (Direct Énergie) e Kévin Réza (FDJ) e ben tre italiani. Ad azzeccare il momento propizio per attaccare sono il vicentino Giacomo Berlato (Nippo-Vini Fantini), il bresciano Matteo Bono (Lampre-Merida) e il forlivese Matteo Montaguti (AG2R La Mondiale).

Dopo una prima ora corsa a tutto gas (46.8 km/h la media) il plotone decide di abbandonare l'inseguimento, lasciando finalmente via libera ai fuggitivi, che al km 50 possono vantare già 4'20" mentre al primo passaggio sulla linea d'arrivo è di 5' (km 55), rappresentando il vantaggio massimo di giornata. A cercare di non lasciare troppo spazio ad un così folto gruppetto ci pensano il Team Sky, che presenta una formazione a più punte capeggiata dal vincitore uscente, il polacco Michal Kwiatkowski, e la Orica GreenEDGE, fresca vincitrice della Roubaix e sempre protagonista in questa gara: basti pensare che nelle ultime tre edizioni la formazione australiana ha sempre piazzato un proprio rappresentate (nel 2013 e nel 2014 Gerrans, nel 2015 Matthews) in terza posizione.

Attorno al km 70 il gap si attesta sui 4'45", ad un'entità non troppo importante per il gruppo. In testa iniziano a dare una mano anche i gregari del Team Katusha, che puntano tutto o quasi sull'esperienza di Joaquim Rodríguez, apparso in netto miglioramento alla Vuelta al País Vasco rispetto alle precedenti esibizioni stagionali. Dopo due ore di corsa la media si è abbassata a 43.5 km/h, segno tangibile della tranquillità che fuga e gruppo hanno adottato per la fase centrale della corsa olandese, letteralmente anestetizzata per almeno un'ora.

 

Tante cadute: costretti al ritiro Vuillermoz e Rodríguez
Il vantaggio inizia progressivamente a calare, seppur in maniera lieve; a metà gara è di 4'15", per poi scendere a 3'20" ai meno 100 km. Sempre le medesime formazioni e gli stessi gregari a girare in testa al gruppo, con una particolare menzione per Luke Durbridge: l'australiano della Orica GreenEDGE, più a suo agio sulle pietre che sulle côte, non fa mancare il suo grande apporto. La tensione, unita alla ristrettezza della sede stradale, provoca in serie un paio di cadute: nella prima è coinvolto il neopro' belga Dries Van Gestel (Topsport Vlaanderen-Baloise), nella seconda, avvenuta quando mancavano 95 km, va a terra uno dei possibili outsider, il francese Alexis Vuillermoz (AG2R La Mondiale). Per entrambi medesimo destino, dato che sono costretti al ritiro.

L'andatura di fuga e gruppo rimane sempre pressoché costante: basti pensare che ai meno 90 km è di 3'20", ai meno 85 km è di 3'11" mentre ai meno 80 km risale a 3'30". L'unico aspetto degno di nota in questa sonnacchiosa porzione di gara è l'arrivo all'orizzonte di grossi nuvoloni scuri, che con il passare dei km riverseranno sulla corsa una copiosa quantità di pioggia. Le cadute fanno un'ulteriore vittima e, stavolta, si tratta di uno dei nomi di spicco: poco prima del B è Joaquim Rodríguez, che per l'ennesima volta assaggia l'asfalto del Limburgo facendo tutto da solo. Purito rientrerà 7 km più tardi, coadiuvato da Alexey Tsatevich e dal fido Ángel Vicioso; ma l'iberico continuerà a pedalare in coda al gruppo, prima di finire anzitempo la sua prova ai meno 19 km.

 

In quattro al contrattacco, c'è Bonifazio. Paura per Clement
Quando mancano 66 km al termine dal gruppo evade Tosh Van der Sande: all'inseguimento del belga della Lotto Soudal si lanciano il connazionale Gianni Meersman (Etixx-Quick Step), il tedesco Björn Thurau (Wanty-Groupe Gobert) e l'azzurro Niccolò Bonifazio (Trek-Segafredo), alla prima partecipazione alla corsa della birra. Su di loro cerca di riportarsi anche Andriy Grivko, ma l'ucraino dell'Astana Pro Team non riesce nel suo intento, restando a bagnomaria per una dozzina di km. Nella pancia del gruppo si registra un'ulteriore caduta: ad avere la peggio sono lo sloveno Grega Bole (Nippo-Vini Fantini) e soprattutto l'olandese Stef Clement (IAM Cycling), rimasto a lungo a terra. All'ex Rabobank è stata riscontrata una frattura in due punti della clavicola.

In cima al venticinquesimo muro, il Loorberg, la fuga vanta 1'50" sui contrattaccanti e 3'10" sul gruppo, dal quale momentaneamente non fa parte il capitano della Roompot-Oranje Peloton, l'interessante Maurits Lammertink, scivolato senza conseguenze in una curva a sinistra. A tirare il plotone ci pensa sempre il Team Sky con Michal Golas e Danny Van Poppel; ma la loro andatura non provoca importanti cambi di ritmo, come dimostrato dal fatto che all'inizio del Gulperberg (la côte più dura, con il suo 9.8% di pendenza media per 600 metri) i battistrada conservino 1'35" sugli immediati inseguitori e 2'50" sul gruppo.

Ed è proprio sull'arcigno strappetto che si modifica la situazione in testa alla corsa: perdono inesorabilmente contatto prima Didier, poi Berlato con Devriendt e infine Cerny, sotto il ritmo di un pimpante Grellier. Il neoprofessionista francese forse era a conoscenza del premio alcolico destinato a colui che avesse scollinato il ventiseiesimo tratto in prima posizione: al ventunenne della Vandea verrà consegnata sul traguardo una bottiglia di grappa in onore di Jean Nelissen, storico telecronista della tv olandese e zio dell'ex iridato dei dilettanti Danny Nelissen.

 

La fuga si sfalda ma resiste. Sul Keutenberg il gruppo si spezza
Poco prima del Kruisberg Berlato, Cerny, Devriendt e Didier vengono ripresi dal quartetto all'inseguimento che si sbarazza di loro sull'imminente salitella; in testa non ce la fa più Réza mentre nel quartetto di mezzo cede Bonifazio, con Thurau che riesce, dopo qualche momento di défaillance, a rientrare in discesa. Ma è sull'Eyserbosweg che qualcosa finalmente si sblocca: la Orica lancia all'attacco Michael Albasini, desiderosa di smuovere un po' le acque. Non la pensano allo stesso modo i rivali, che non rispondono all'allungo dell'elvetico ma lo riassorbono in maniera graduale nella successiva discesa; subito dopo parte anche Sep Vanmarcke (Team LottoNl-Jumbo), ma il passistone belga dura lo spazio di qualche decina di metri, nei quali vengono ripresi Bonifazio e Réza.

In cima al Fromberg (dalla cui sommità mancano 35 km al traguardo) i sei ora al comando posso contare ancora su 1' di vantaggio sul terzetto Meersman, Thurau e Van der Sande mentre il gruppo principale prova a mettersi in mostra il campione nazionale belga Preben Van Hecke (Topsport Vlaanderen-Baloise). Come prevedibile, il Keutenberg rappresenta uno spartiacque importante per la corsa: i sei in testa continuano del loro passo, mentre tra i contrattaccanti allunga Van der Sande che lascia sul posto Meersman e Thurau, ripresi dal plotone in cima alla trentesima côte di giornata.

Nel gruppo la selezione inizia da dietro: nella pancia del plotone si verifica una che comporta un rallentamento per molti, compresi nomi importanti quali Edvald Boasson Hagen (Dimension Data), Mathew Hayman (Orica GreenEDGE), Giovanni Visconti (Movistar Team) e soprattutto il tre volte vincitore Philippe Gilbert (BMC Racing Team). Nelle prime posizioni del plotone scatta Bertjan Lindeman (Team LottoNl-Jumbo), sulla cui ruota si portano Jan Bakelants (AG2R La Mondiale) e Dylan Teuns (BMC Racing Team); questo terzetto riprende Van der Sande ma ha vita breve, venendo già annullato nell'imminente tratto di falsopiano.

 

Gilbert non ne ha. Dumoulin fora, giornata no per Kwiatkowski
L'accelerazione generale provoca una discreta selezione: inizialmente sono solo una trentina gli elementi del gruppo, prima di venire rinfoltito da altri corridori che sopraggiungono da dietro. Fra di loro ci sono anche gli staccati come Boasson Hagen, Hayman e Visconti ma non Gilbert: il vallone, ancora reduce dalle conseguenze fisiche e non dell'alterco di dieci giorni fa con un automobilista, alza bandiera bianca con ampio anticipo su quanto pronosticabile. In vista della Liegi-Bastogne-Liegi di domenica l'ex iridato non lascia certo una buona impressione.

Quando mancano 25 km al termine il sestetto vanta 40" di vantaggio sul gruppo, tirato dallo stakanovista Van der Sande; in discesa viene eliminato un altro papabile outsider, vale a dire Tom Dumoulin (Team Giant-Alpecin), che fora e, nonostante un iniziale tentativo di riportarsi sotto, deve abbandonare ogni velleità. L'approccio dei fuggitivi alla penultima ascesa sul Cauberg (che iniziano con 35" di vantaggio) vede il distacco di Grellier, in evidente crisi di gambe già nella precedente discesa.

Matteo Trentin imbocca in prima posizione la salita alfine di aprire la via a Bob Jungels: il campione lussemburghese viene inseguito dal solo Enrico Battaglin (Team LottoNl-Jumbo), che desta una buona impressione come da tempo non avveniva. Dietro ci si controlla, con Michael Albasini, Enrico Gasparotto e Tony Gallopin presenti nelle primissime posizioni. Chi invece manca, ed è una grossa sorpresa, è Michal Kwiatkowski: il detentore del titolo, dato in buona forma, vanifica tutto il lavoro compiuto dai propri gregari del Team Sky staccandosi inopinatamente e optando per il ritiro. In vista della Liegi-Bastogne-Liegi cercherà di ricaricare le pile allenandosi in Spagna, rinunciando quindi a competere alla Freccia Vallone.

 

Quanto lavoro per l'Orica! Wellens tenta il capolavoro
All'inizio dell'ultimo giro di gara, quando mancano dunque 18 km, il quintetto conserva solo una decina di secondi su Battaglin e Jungels, i quali vantano 5" sul gruppo. I contrattaccanti vengono ripresi ai meno 17 km mentre dura 2 km in più la lunga avventura di Bono, De Vreese, Howes, Montaguti e Warbasse. A lavorare ci pensa sempre la Orica GreenEDGE con tre gregari d'eccezione come Albasini, Daryl Impey e Hayman, i quali mettono tutto quello che hanno al servizio di Gerrans e Matthews. Sulla penultima difficoltà di giornata, il Bemelerberg, Battaglin fa il ritmo assieme agli Orica mentre ci riprova ancora Warbasse, ma non riesce neppure a mettere il naso fuori dal gruppo. Chi si stacca in maniera definitiva è Boasson Hagen, che lascia a Serge Pauwels la leadership nel team sudafricano.

Proprio al termine della côte cerca il colpo a sorpresa Roman Kreuziger (Tinkoff), che qui vinse nel 2013 con un'azione da lontano. Il ceco viene mantenuto a distanza di sicurezza da Albasini e Impey; questi due non possono reagire invece alla prepotente sparata di Tim Wellens che ai meno 7.5 km decide di partire come lui sa fare, riprendendo in un battibaleno Kreuziger e lanciandosi ad oltre 50 km/h. Il belga guadagna subito un buon margine, nell'ordine dei 10", mentre dietro provano a mettersi in caccia prima Pieter Serry (Etixx-Quick Step) e poi Vanmarcke. Ma nulla possono contro il belga e vengono ripresi dal gruppo, il quale vede aumentare sempre più il distacco: ai meno 5 km è di 17", ai meno 4 km è salito a 19".

 

Sul Cauberg svetta Gasparotto, che prende il bis. Colbrelli gran terzo
A metterci una pezza ci pensa ancora una volta la Orica con Impey che, con la collaborazione di Serry, porta la carovana all'imbocco del Cauberg a 13" da Wellens. Sono i gialli del Team LottoNl-Jumbo ad imboccare in testa al gruppo l'ascesa con Vanmarcke; a scattare per primo è però l'atteso Petr Vakoc (Etixx-Quick Step). Il ceco non ha però la medesima gamba mostrata mercoledì alla Freccia del Brabante e viene ripreso da due contrattaccanti: si tratta di Bakelants e Gasparotto. Il friulano insiste e vince la resistenza dei due belgi, involandosi da solo nella salitella che tanto ama: al suo inseguimento si pone il talentuoso danese Michael Valgren (Tinkoff) che riesce magistralmente a riprenderlo nei primi metri di falsopiano.

I due collaborano quasi immediatamente mentre dietro non avviene altrettanto; ci prova il redivivo Jelle Vanendert (Lotto Soudal) ma non fa strada. Quando entrano nell'ultimo km la coppia al comando vanta una manciata di secondi di margine sul gruppo inseguitore che, nonostante possa contare su oltre quaranta unità, agisce in maniera sconclusionata. Dopo Vanendert si mette in testa Samuel Sánchez (BMC Racing Team); davanti è solo Valgren che fa l'andatura, con Gasparotto che sapientemente rimane a ruota. L'azzurro lancia la volata quando mancano circa 280 metri al termine, cogliendo di sorpresa Valgren che prova a rispondere. Ma non c'è nulla da fare, perché oggi è la giornata perfetta di Enrico Gasparotto che taglia il traguardo con le braccia al cielo, per una dedica molto speciale.

Sul podio con i due coraggiosi attaccanti sale un altro italiano: è Sonny Colbrelli (Bardiani-CSF), che domina la volata precedendo due sprinter di rango come Bryan Coquard (Direct Énergie) e il favorito Michael Matthews (Orica GreenEDGE). Inizialmente non contento, il bresciano poi torna il consueto ragazzone sorridente, conscio di aver disputato una grandissima gara in una prima parte di stagione con i fiocchi. Le buone notizie per l'Italia continuano con il settimo posto di Diego Ulissi (Lampre-Merida), finalmente competitivo in una prova di circa 250 km, e con l'ottavo di Giovanni Visconti (Movistar Team) che dimostra che quando è libero da compiti di gregariato di poter dire la sua anche nelle corse più prestigiose.

Completano la top 10 il francese Julien Alaphilippe (Etixx-Quick Step), sesto, e i due belgi Loïc Vliegen (BMC Racing Team) e Tim Wellens (Lotto Soudal). Tra gli altri big della vigilia sono arrivati nel primo gruppo Simon Gerrans (11°), Bauke Mollema (14°), Rui Costa (17°), Tony Gallopin (25°) e Sergio Luis Henao (28°). Nel primo gruppo anche altri quattro azzurri: ventiduesimo Diego Rosa, trentaseiesimo e trentasettesimo i giovanissimi Giulio Ciccone e Alberto Bettiol e quarantesimo Manuele Mori. Sì, è stata proprio una bella giornata per il ciclismo italiano.

Alberto Vigonesi

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