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Milano-Sanremo 2016: Da Matthews a Gaviria, una Monumento ai caduti - Errori tattici forse determinanti, capitomboli sicuramente decisivi | Cicloweb

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Milano-Sanremo 2016: Da Matthews a Gaviria, una Monumento ai caduti - Errori tattici forse determinanti, capitomboli sicuramente decisivi

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  Fernando Gaviria consolato all'arrivo dal compagno Gianluca Brambilla © Etixx-Quick Step

Un po' di chiave tattica per chiudere la serata della 107esima Milano-Sanremo prima di andare a ballare in discoteca? Per cominciare, occorre dotarsi di un setaccio e lasciar fuori dal discorso tutti i corridori che sono caduti, o che sono stati coinvolti, frenati, rallentati da una caduta. Quasi tutti, per essere onesti, visto che a vincere in via Roma è stato proprio uno che l'asfalto l'ha assaggiato, e non nelle fasi iniziali, bensì a un passo dalla Cipressa: che Arnaud Démare abbia compiuto una doppia impresa (rientrare sul gruppo lanciato e poi andare pure a vincere) è agli atti.

Ma è ugualmente agli atti la considerazione che ad esempio Michael Matthews, uno dei massimi favoriti della vigilia, sia stato messo completamente fuori causa dalla stessa caduta del francese: nel caso di Bling, infatti, è andata giù praticamente tutta la sua squadra insieme a lui, e se pure il ragazzo è faticosamente riuscito a riprendere la coda del gruppo ai piedi del Poggio, era chiaro che a quel punto - spremuto dall'inseguimento, e senza compagni che lo aiutassero a risalire posizioni - per lui la Classicissima era un appuntamento rinviato all'anno prossimo.

Anche Alexander Kristoff ha avuto qualche problema, non direttamente ma per il fatto di aver perso uno degli apripista più preziosi (Marco Haller, andato giù poco prima di Matthews e soci): chi ricorda il ruolo fondamentale di Luca Paolini nella Sanremo vinta dal norvegese due anni fa, non faticherà a comprendere quanto il capitano della Katusha possa aver patito un finale in cui è stato obbligato a far da sé (chiudendo appena al sesto posto).

 

La caduta di Gaviria e gli errori della Etixx-Quick Step
E non parliamo poi di quanto accaduto a 400 metri dalla conclusione. Era al comando un quartetto composto da Edvald Boasson Hagen, Greg Van Avermaet, Fernando Gaviria e Peter Sagan. Sin troppo facile il gioco del "trova l'intruso", il ragazzino venuto dalla Colombia (e dalla pista) era esattamente lì a giocarsi il successo alla prima partecipazione alla Classicissima; aveva chiuso in prima persona sullo scatto di EBH e GVA, quando mancava un chilometro al traguardo, trainando con sé il Campione del Mondo.

Nel momento in esame, sui quattro stava rientrando l'avanguardia del gruppo pilotata da Fabian Cancellara. Un attimo di distrazione di Gaviria, uno scarto imprevisto di Van Avermaet che gli era immediatamente davanti, ed ecco l'urto fatale della ruota posteriore del belga con l'anteriore del sudamericano. Neanche un vero e proprio errore, da parte del 21enne, ma una botta di sfortuna che ha mandato giù lui e che ha frenato nettamente Sagan e Cancellara (costretti - per non cadere - a dribblarlo perdendo velocità) proprio mentre sull'altro lato della strada qualcuno (la Lotto Soudal con Roelandts) lanciava lo sprint.

La caduta di Gaviria è stata la pietra tombale sulle speranze di vittoria della Etixx, la quale ha creduto tanto nel suo gioiellino da sacrificargli ogni possibile tattica alternativa nel finale. E sì, perché perso Stybar (rallentato da uno scontro con un cane giù dalla Cipressa), mai nel vivo dell'azione Boonen, ingiocabile Brambilla in un finale velocissimo (anche se il lombardo-veneto si era fatto vedere poco prima in marcatura su Gallopin), c'era la carta Trentin da mettere sul piatto.

E quella carta è stata anche sul punto di essere giocata, quando aai 1700 metri Fabian Cancellara si è mosso con decisione, e il trentino è stato l'unico in grado di prendergli la ruota. Se solo Matteo avesse dato qualche cambio al bernese, ora staremmo forse raccontando un'altra storia, perché magari i due avrebbero potuto realmente involarsi, e come tutti sappiamo Trentin è anche molto veloce in ottica di uno sprint ristretto. Ma il 26enne di Borgo Valsugana non ha collaborato con il monumentale Spartacus.

 

La Trek-Segafredo si è mossa con più avvedutezza
Di lì a poco, il contropiede di Boasson Hagen (libero di fare la sua corsa, dato che Cavendish si era staccato da tempo) con la risposta di Van Avermaet (capitano unico della BMC) e la splendida, istintiva, autorevole reazione di Gaviria. Tutto bene per la Etixx, quindi, se non ci fosse stata di mezzo la caduta? Si fa presto a dirlo. Perché se anche Trentin avesse dato impulso all'azione di Cancellara, e i due poi fossero stati ripresi, Gaviria sarebbe stato comunque lì, pronto a giocarsi il successo allo sprint. Era insomma un'opzione win-win per la squadra belga, la quale ha invece preferito optare per il modulo a una sola punta, ed è rimasta con le pive nel sacco.

Il contrario di quanto successo alla Trek-Segafredo dello stesso Cancellara, che aveva vicino Niccolò Bonifazio, e che sicuramente ha tenuto in considerazione l'ipotesi di provare a giocarsi le sue carte (cosa che ha fatto appunto ai 1700 metri) ma che, una volta capito che quell'opzione non era vincente, si è votato alla causa del compagno, tirando il gruppo per chiudere sul quartetto Van Avermaet. Poi la caduta dei 400 metri ha fatto saltare tutti i piani, ma oggi l'ammiraglia Trek è sembrata sul pezzo fino alla fine.

 

Lotto e Sky promosse, qualche perplessità sulla BMC
Un'altra squadra che ha giocato bene le sue carte è stata la Lotto Soudal, che sul Poggio ha lanciato il suo Gallopin, e nel finale - una volta appurato che l'uomo veloce del team, Debusschere (Greipel non c'era), era rimasto intruppato dietro - ha avuto ancora un ottimo Roelandts da spendere: risultato, un podio più che meritato per i rossi di Flandria.

Lo stesso dicasi per la Sky, che ha perso presto Thomas (caduto con Matthews e gli altri), ma che ha avuto in Kwiatkowski un bravissimo interprete del Poggio: l'azione del polacco è stata tra le più incisive della giornata, ed è sfumata solo a un chilometro e mezzo dalla fine (quando è sopraggiunto Cancellara); ma a quel punto il team britannico aveva un Ben Swift nel motore, e infatti anche per i nerazzurri di Brailsford è arrivato un podio (addirittura la piazza d'onore).

Al contrario, suscita qualche perplessità il comportamento dei BMC, i quali, avendo solo Van Avermaet a indossare i panni del finalizzatore, hanno fatto forse poco per vivacizzare la situazione sulla Cipressa e sul Poggio: è mancato l'uomo che si accodasse subito a Visconti sulla salita di Costa Rainera, ed è mancato qualcuno che mettesse a ferro e fuoco il gruppo sul Poggio. Il risultato è che Greg si è ritrovato nel finale a dover gestire troppi avversari veloci per poter sperare di fare risultato pieno.

Un destino che oggi lo accomuna a Peter Sagan, il quale ha speso per tutto il giorno i suoi uomini, impegnati a tirare il gruppo per ricucire sulla fuga del mattino, e si è poi ritrovato un ottimo Oscar Gatto a fare il lavoro sporco sul Poggio. Ma al momento del conquibus, il Campione del Mondo non ha esibito la gamba dei giorni migliori. Sì, era lì con gli altri big, ma senza dare l'impressione di poter tentare un diversivo (in Richmond-style) che gli permettesse di anticipare la volata di gruppo. E la caduta di Gaviria davanti a lui l'ha di sicuro danneggiato, ma gli ha anche offerto un grande alibi per non doversi misurare con quella che - ci scommettiamo - sarebbe stata la sua ennesima sconfitta sanremese.

Marco Grassi

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