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Milano-Sanremo 2016: Cancellara stoppato, Sagan ostacolato - Le pagelle della corsa: Matthews cade, Kristoff non incide

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  I favoriti della Milano-Sanremo si controllano © Bettiniphoto

Arnaud Démare - 10
Per il francese della FDJ poteva essere un'altra edizione sfortunatissima della Milano-Sanremo con la caduta nell'avvicinamento alla Cipressa che sembrava averlo tagliato fuori dai giochi: invece Démare ha recuperato molto velocemente assieme ai compagni di squadra e già in discesa si era riaccodato al plotone andando poi anche a riportarsi nelle prime posizioni. Il grande capolavoro però, Démare lo realizza in volata quando prima deve sprintare per chiudere il buco provocato da un salto di catena di Bouhanni, poi riesce ancora a cambiare passo per superare Roelandts e tenere a bada Swift: in un colpo solo il talento della FDJ si lascia alle spalle il brutto 2015 e spezza un digiuno francese nelle classiche monumento che durava dal Lombardia 1997, quando Arnaud aveva appena sei anni. E ora attenzione a lui anche al nord.

Ben Swift - 9
Il britannico della Sky è un corridore davvero difficile da decifrare: non è né un velocista vincente, né un uomo da grandi classiche, però da quando l'ha scoperta nel 2014 Swift ha trovato da subito un feeling perfetto con la Milano-Sanremo. Al primo tentativo si piazzò subito sul podio, terzo, poi 13° l'anno scorso e stavolta invece è stato battuto dal solo Démare: questa Sanremo è un ulteriore segno che ha le qualità per ottenere buoni risultati, probabilmente gli mancano un po' di continuità e convinzione per fargli fare il salto di qualità di cui avrebbe tanto bisogno e che a 28 anni ancora non è impossibile. Giornata negativa invece per il compagno di squadra Elia Viviani, staccato sia sulla Cipressa che sul Poggio (bravo a rientrare in mezzo) e giunto al traguardo a quasi due minuti dal vincitore.

Jurgen Roelandts - 9
Te lo aspetti al nord e lui invece a momenti ti va a vincere la Sanremo: in uno scontro diretto in volata probabilmente sarebbe battuto da più corridori, ma ha un buon intuito e nel momento in cui è caduto Gaviria e Bouhanni ha avuto un problema lui ha provato a sorprendere tutti con una volata lunghissima. Per poco al portacolori della Lotto Soudal non andava bene, ma ha osato per provare a vincere e questo terzo posto è senza dubbio un risultato positivo: oggi Roelandts ha eguagliato il piazzamento del Fiandre 2013. Non ha fatto rimpiangere l'assenza di André Greipel.

Nacer Bouhanni - 8
Una gara praticamente perfetta di Bouhanni e della Cofidis per 294 chilometri e 800 metri, poi la più atroce delle beffe: in volata è in posizione ottimale per giocarsi la vittoria ma quando butta giù un dente per l'accelerazione finale la catena salta e vedere svanire i sogni di gloria mentre ad esultare è il rivale ex compagno di squadra Arnaud Démare. Dopo il sesto posto dell'anno scorso quindi, quest'anno è arrivato un quarto posto che rafforza in Bouhanni la convinzione che la Sanremo è una corsa che fa per lui e nei prossimi anni, se non ci saranno drastici cambiamenti di percorso, tornerà qui con l'obiettivo di agguantare finalmente il podio e la vittoria che sono sfuggiti oggi.

Greg Van Avermaet - 7
La BMC ha provato a fare la corsa dura per favorire il suo uomo più in forma ma oggi ogni tentativo è stato vano. Nel finale Van Avermaet è stato molto attento nelle prime posizioni e tra salita, discesa e pianura finale non si praticamente mai fatto sorprendere e all'ultimo chilometro ha addirittura provato il colpaccio seguendo Boasson Hagen: l'azione dei due è stata prontamente rintuzzata, ma il corridore belga è rimasto ancora davanti e si è lanciato nella volata chiudendo in quinta posizione. A quasi 31 anni vede sfuggire ancora la prima vittoria della carriera in una classica monumento, vedremo se finalmente la troverà nella campagna del pavé che sta per iniziare.

Alexander Kristoff - 5
La Katusha ha controllato a lungo la corsa ma Kristoff è mancato proprio in volata: un sesto posto sarebbe stato un ottimo piazzamento per molti, non per lui che negli ultimi anni ci aveva abituati a ben altri risultati. Forse la caduta di Gaviria lo ha un po' spiazzato negli ultimi metri, ma l'impressione è che anche le gambe non fossero proprio quelle dei giorni migliori: in più il norvegese ha risentito della mancanza al suo fianco di un uomo di grande esperienza come era stato Luca Paolini nelle ultime stagioni.

Peter Sagan - 6
Molti ipotizzavano che non sentendosi particolarmente sicuro allo sprint, il campione del mondo oggi avrebbe potuto attaccare in prima persona per togliersi di torno qualche avversario più rapido e potete: lo slovacco invece è rimasto passivo, ha controllato la corsa dalle prime posizioni del gruppo pronto a saltare in scia ad eventuali attaccanti. Non avendo trovato l'occasione giusta, Sagan ha quindi optato di giocarsi tutto in volata ma è stato costretto a fare uno dei suoi numeri di equilibrismo per restare in piedi quando il colombiano Gaviria gli è finito a terra praticamente sotto le ruote: la perdità di velocità, in un frangete così decisivo, ha estromesso il corridore della Tinkoff dalla lotta per il podio. La maledizione della maglia iridata per ora continua...

Fabian Cancellara - 6
In una gara così poco selettiva come quella di quest'anno anche Cancellara si è trovato parecchio spuntato: l'elvetico della Trek ha seguito Nibali in discesa giù dal Poggio, poi ha tentato una sparata delle sue a 1600 metri dal traguardo ma a quel punto ormai la sua mossa è risultata essere troppo prevedibile ed il risultati non è stato quello sperato. Anche lui, come Sagan, rischia di finire a terra assieme a Gaviria ma riesce miracolosamente a restare in piedi ed a non compromettere la campagna del nord dove, con questa condizione, sarà senza dubbio il corridore più temuto in gruppo.

Michal Kwiatkowski - 7.5
Una delle cose più belle di giornata l'ha fatta vedere proprio il neoacquisto della Sky che sul Poggio ha rotto l'attendismo attaccando proprio dove inizia quel celebre tratto di falsopiano che spesso fa male alle gambe dei corridori: l'ex iridato è riuscito a guadagnare una manciata di secondi è riuscito a difendere in discesa nonostante gli allunghi di Nibali, purtroppo però da solo non poteva andare lontano e una volta tornati in pianura è stato ripreso anche a causa dell'allungo di Cancellara. Se i big lo avessero seguito, anziché marcarsi e controllarsi tra loro, il finale sarebbe stato estremamente incerto.

Vincenzo Nibali - 6.5
Attacca una volta, due, tre Vincenzo, scendendo dal Poggio, poi nella pianura prima del traguardo, azioni veementi ma che non trovano spazio. Un suo tentativo lo si aspettava sul Poggio, ma non è arrivato, probabilmente per il vento contrario, probabilmente perché attendeva di saltare sulle ruote di qualcuno. Rimane il fatto che come al solito ci ha provato e ha reso onore ad una corsa che non è propriamente nelle sue caratteristiche.

Filippo Pozzato - 7
Essere il primo degli italiani non è bastato a soddisfare Filippo Pozzato, in verità dopo l'arrivo abbastanza alterato verso chi come al solito cerca di essere davanti anche senza avere le gambe per farlo. Comprensibile, visto che Pippo una Sanremo l'ha già vinta, e di un ottavo posto se ne fa poco, ma il suo piazzamento è da apprezzare, deve servirgli come incoraggiamento per le prossime gare. Convincente anche la prestazione di Andrea Fedi in casa Southeast, autore dell'attacco più rilevante sulla salita del Poggio: merito a lui per averci provato.

Giovanni Visconti - 6.5
Ha provato a inventare qualcosa che stravolgesse l'andamento classico della corsa Giovanni Visconti, attaccando sulla Cipressa e trovando un ottimo compagno in Ian Stannard, uno che non si fa certo pregare nel tirare, e infatti fin quando sono rimasti in due il siciliano e il britannico sono andati d'accordo, un accordo rotto poi dall'arrivo di altri contrattaccanti, e allora addio sogni di fuga, almeno per arrivare al Poggio con un po' di vantaggio. In casa Movistar l'uomo per il finale è stato Alejandro Valverde, in controllo sulla salita del Poggio, in controllo, ma in posizione più avanzata, nella discesa. Non ha lasciato il segno ma è stato comunque sempre presente davanti, nelle fasi calde della corsa.

Jan Barta, Matteo Bono, Maarten Tjallingii - 7.5
Per andare in fuga da lontano alla Milano-Sanremo bisogna essere un po' pazzi, ma allora cosa dire di Jan Barta, Matteo Bono (Lampre) e Maarten Tjallingii che per il terzo anno consecutivo si sono infilati nell'azione della prima ora? Il ceco della Bora-Argon 18 addirittura è stato il migliore al traguardo degli 11 fuggitivi di giornata arrivando in Via Roma a poco più di un minuto e mezzo da Démare. Ma i complimenti vanno fatti anche a tutti gli altri attaccanti, partendo da Adrian Kurek (CCC) e Andrea Peron (Novo Nordisk), in fuga anche l'anno scorso, e concludendo con Gediminas Bagdonas (AG2R), Marco Coledan (Trek), Roger Kluge (IAM), Serghei Tvetcov (Androni), Samuele Conti (Southeast) ed il coraggioso neopro' Mirco Maestri (Bardiani).

Fernando Gaviria - 7
Una corsa perfetta, vanificata dalla clamorosa caduta finale. In pochi forse si aspettavano di vedere Fernando Gaviria sul traguardo di via Roma con i migliori, un po' per la sua giovane età, un po' per il chilometraggio della corsa, un po' per la presenza del Poggio subito prima. E invece il colombiano c'era eccome, e proprio quando si apprestava ad esplodere la sua potenza nello sprint è andato per terra, dopo aver toccato la ruota di Van Avermaet. Un errore ancora più grave visto che stiamo parlando di un fenomeno della pista, che forse però in quel momento era un po' appannato, oppure è stato semplicemente sbadato o sfortunato: rimane che oggi ha già dimostrato che sì, una Sanremo può vincerla. In casa Etixx-QuickStep da segnalare anche la prestazione di Matteo Trentin, lestissimo a chiudere su Cancellara nel momento in cui l'elvetico ha sferrato l'attacco che senza il veneto avrebbe avuto altri esiti, mentre è mancato Zdenek Stybar.

Mark Cavendish - 4
Staccato irrimediabilmente già sulla Cipressa, Mark Cavendish ha confermato le impressioni della vigilia, quelle che non lo vedevano in grado di competere per la vittoria, andando forse anche oltre, e rendendosi autore di una prova assolutamente negativa. Meglio di lui Edvald Boasson Hagen, che ci ha provato nel marasma finale, tra attacchi e cadute, ma non è andato lontano e si è rialzato non riuscendo a chiudere tra i primi 10.

Michael Matthews - s.v.
C'è poco di peggio in una Milano-Sanremo di cadere giusto prima della Cipressa, quando le cose iniziano a farsi serie, ed è quanto è capitato a Michael Matthews, che si è beccato anche un bel rimbrotto da Bennati, evidentemente perché nell'incidente una responsabilità l'ha avuta (o i suoi Orica GreenEDGE). Rimane lo strenuo inseguimento degli australiani, che son stati capaci di riportare il loro capitano in coda al gruppo all'attacco del Poggio, ma a quel punto nulla più si poteva chiedere a Matthews in chiave piazzamento.

Sebastiano Cipriani
Fabio Canonico
Marco Grassi

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