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L'intervista: Da Sanremo a Rio, quanti sogni per Elia! - Parla Viviani: «Nei prossimi due anni penserò alle classiche, lavorerò ancor più duramente per le Olimpiadi»

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Elia Viviani © Bettiniphoto

Vedersi sconfitti all'ultimo respiro quando basterebbe poco per assaporare il dolcissimo gusto della vittoria, specialmente quella che può portarti sul tetto del mondo, lascia sempre una sensazione di spaesamento in cui amarezza mista ad incredulità si fondono inesorabili. Proprio una cosa simile ha vissuto una decina di giorni fa Elia Viviani, protagonista a Londra ai mondiali su pista, in cui è riuscito a disputare un'Omnium contraddistinta da una splendida regolarità che lo stava per portare ad un passo da una maglia iridata tanto sognata quanto cercate. Un'ultima volata nella Corsa a punti, un Cavendish ormai fuori dai giochi per il podio che s'impegna comunque per vincere lo sprint ed ecco che il veronese di Vallese passa in un attimo dal possibile tripudio per una medaglia d'oro ad una palpabile delusione per il quarto posto, lasciando così che la scena sia tutta per Fernando Gaviria, nuovamente iridato a neppure 22 anni e con pieno merito.

Il tempo delle recriminazioni non può però protrarsi a lungo poiché è giunto prestissimo il momento di rifocalizzare l'attenzione sulla strada, con una Tirreno-Adriatico da disputare in preparazione della Milano-Sanremo, la prima da disputarsi con la maglia della Sky dopo due esperienze (in maglia Liquigas e Cannondale) utili soprattutto a respirare l'atmosfera di quello che è da sempre considerato una sorta di "mondiale di primavera" (a proposito di maglie iridate...). Lo abbiamo incontrato proprio al termine della Corsa dei Due Mari, conclusa la prova a cronometro nel tradizionale scenario di San Benedetto del Tronto, apparendoci decisamente rassenerato dopo le fatiche su pista e motivato a far bene non solo nell'attesissimo appuntamento di sabato prossimo ma anche per cercare di avere indicazioni utili nelle classiche del pavè. L'attività sui velodromi, una volta conclusa l'esperienza olimpica di Rio de Janeiro, dovrebbe attenuarsi un po' proprio in vista di una maggiore concentrazione sull'attività su strada ma la caccia a quella benedetta maglia iridata che non vuole ancora saperne di arrivare sarà tutt'altro che conclusa e ripresa al momento opportuno.

 

Elia, partiamo subito con un bilancio della tua Tirreno-Adriatico appena conclusa.
«Il bilancio è da considerarsi positivo, venivo da tre settimane di attività su pista e le sensazioni in bici sono state buone, non credevo di essere già così brillante su distanze di 200 chilometri. Sapevamo che questa settimana era importantissima per l'avvicinamento alle classiche ed il fatto di dover superare per tre volte in gara i 200 chilometri nell'arco di pochi giorni costituisce l'approccio ideale. Le sensazioni sono state buone, c'è stata un'unica occasione per sprintare in cui Gaviria si è dimostrato il più forte ma abbiamo comunque raccolto un buon terzo posto, per cui il segnale positivo che viene da questa Tirreno-Adriatico è il fatto di essere riuscito subito a ritrovare brillantezza su strada. Da qui in avanti ci saranno tante classiche in cui ho la possibilità di raccogliere un buon risultato, quindi se non sarà già da sabato alla Milano-Sanremo ci saranno in seguito la Gand-Wevelgem o la Tre Giorni di La Panne, tutte gare in cui posso dire la mia».

Come già accennato ora ci sarà la Milano-Sanremo, in cui spiccano assenze importanti come quelle di John Degenkolb e André Greipel ma a cui fanno da contraltare un Michael Matthews uscito in grandissima condizione dalla Parigi-Nizza, un Alexander Kristoff sempre temibile. Qual è il tuo punto di vista sulla gara?
«È vero che mancheranno due atleti del calibro di Degenkolb o Greipel ma la Milano-Sanremo è una gara che non ha mai un unico favorito, proprio perché parliamo di una gara estremamente particolare, diversa da quelle che si disputano giornalmente. Sono in tanti a poterla vincere tra i cosiddetti big, per cui non saranno le loro due assenze a cambiare il corso di una gara che resterà la solita Milano-Sanremo bella e spettacolare per tutti».

Stiamo notando sempre più spesso una certa interscambiabilità tra atleti che oltre alla strada praticano anche pista. Gaviria per esempio ha già dichiarato di voler puntare in futuro alla Parigi-Roubaix, Mark Cavendish che ha già vinto una Milano-Sanremo è tornato protagonista sui velodromi. Come giudichi tutto ciò?
«Credo semplicemente che siano cose che sono sempre avvenute in passato, probabilmente non sono mai state notate con la dovuta attenzione».

Tornando proprio a parlare della conclusione dell'Omnium ai mondiali su pista, hai avuto modo di chiarirti con Cavendish?
«Non c'è niente da chiarire, penso che il mondiale su pista faccia parte del passato. Gaviria ha vinto ed era il più forte e quindi ora si guarda avanti, dovrò essere ancora più forte alle Olimpiadi per poter essere sicuro di conquistare una medaglia, poiché al momento abbiamo potuto vedere che anche se sei il più forte o comunque uno dei più forti in gara può sfumare improvvisamente il sogno del podio. Dovremo focalizzarci su un paio di cose ma per Rio lavoreremo ancora più duramente dopo questa sconfitta patita al mondiale».

Parlando dell'Omnium: quale pensi che sia il tuo livello attuale, considerando che paradossalmente al mondiale a penalizzarti sono state discipline come l'Eliminazione o la Corsa a punti, nelle quali riuscivi a dare il meglio negli scorsi anni mentre, di contro, sei andato fortissimo nell'Inseguimento, nel Chilometro e nel Giro Lanciato?
«Il Ct Marco Villa ha un detto a proposito dell'Omnium, ovvero che è simile ad una coperta che, tirata più in su, lascia scoperti i piedi mentre se la si tira più in giù si lasciano scoperte le spalle. Non è semplice dare una valutazione, posso dire che abbiamo lavorato molto nelle prove contro il tempo ed i risultati si sono visti. Altresì sappiamo bene che le gare su strada che si vanno a disputare durante la stagione, compresa una corsa come il Giro d'Italia, sono utili per dare la resistenza che serve per prove come la Corsa a punti. Credo che dal mondiale dello scorso anno si sia capito che i più forti siamo io e Gaviria e probabilmente il colombiano era un po' più forte di me, ragion per cui penso che in una conclusione ideale lui avrebbe meritato di vincere la medaglia d'oro ed io quella d'argento. Purtroppo a livello tattico è andata a finire nel modo che abbiamo visto ma quando si è in due corridori a gareggiare con l'unico obiettivo del titolo può finire così. Alle Olimpiadi lo scenario sarà completamente diverso, tutti correranno anche con l'obiettivo di conquistare una medaglia di bronzo ed io stesso correrò con il pensiero di questa medaglia come obiettivo minimo. Ora lavoreremo sicuramente per colmare eventuali lacune, di sicuro occorrerà essere ancora più forti del mondiale e c'è la possibilità di esserlo. A Londra si è perso qualche punto prezioso nelle gare di Endurance, in special modo nell'Eliminazione e nella Corsa a punti, poiché firmerei subito per iniziare sempre con un terzo posto nello Scratch. Credo che il lavoro sarà improntato soprattutto su queste discipline senza trascurare le prove cronometrate dove comunque sono andato forte in questi mondiali. Non dimentichiamo poi che in queste ultime ho sostenuto un periodo di preparazione di tre settimane prima del mondiale mentre dopo il Giro d'Italia avrò due mesi e mezzo per poter lavorare specificamente su questo tipo di prove.Come ho già detto quindi occorrerà andare più forte di questi ultimi mondiali e sono consapevole di poterlo fare».

Una volta concluse le Olimpiadi di Rio de Janeiro ti vedremo ancora dare l'assalto ad una maglia iridata su pista oppure inizierai a concentrare maggiormente i tuoi sforzi sulle classiche su strada?
«Sicuramente il 2017 e il 2018 saranno per me anni fondamentali per quanto riguarda la preparazione per le classiche, per cui i discorsi riguardanti la pista dipenderanno dal risultato di Rio de Janeiro alle Olimpiadi, soltanto dopo faremo delle valutazioni. È ovvio che una maglia iridata la vorrò vestire nella mia carriera, quindi se non sarà nei prossimi due anni dove mi concentrerò particolarmente sull'attività su strada, l'assalto alla maglia iridata è solamente rimandato anche alla parte finale della mia carriera. Concluse le Olimpiadi però mi concentrerò per realizzare i miei sogni nelle gare su strada, poiché anche lì ne ho sicuramente tanti».

Vivian Ghianni

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