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Tirreno-Adriatico 2016: Sagan la mette a GVA su un piatto d'argento - Gran finale a Cepagatti, l'iridato sbaglia i tempi dello sprint, Van Avermaet ne approfitta ed è leader

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Greg Van Avermaet uccella Peter Sagan a Cepagatti © Bettiniphoto

Il ciclogreggismo è una delle più odiate derive del ciclismo del nuovo millennio: un termine che indica la tendenza a sterilizzare le gare più attese con un atteggiamento troppo attendista, col gruppo a procedere per chilometri senza un sussulto, con buona pace delle speranze di spettacolo degli appassionati. Poi c'è il cicloGreg-ismo, ovvero la tendenza di Greg Van Avermaet di spendere e spendersi sempre troppo, con generosità tanto ammirevole quanto spesso controproducente: quante volte abbiamo visto il forte belga arrivare a un passo da vittorie importanti, ma non raccogliere che piazzamenti perché magari ha usato il surplus di energie in fasi della corsa in cui avrebbe potuto risparmiare qualcosina?

A Cepagatti oggi abbiamo visto una crasi tra ciclogreggismo e cicloGreg-ismo, nel senso che il buon Van Avermaet ha interpretato la penultima tappa della Tirreno-Adriatico come il più marpione dei furbastri da plotone, si è trovato in una fuga insperatamente promettente, con altri pezzi da 90 del suo calibro, e si è ben guardato dal collaborare con costoro, restando passivo fino allo sprint conclusivo. Sprint che ha poi vinto inesorabilmente davanti a Peter Sagan, di cui sta diventando la bestia nera: infausto destino quello dell'iridato, essere puntualmente battuto da un anno in qua da quello che era considerato un eterno secondo...

 

Finisce la fuga del mattino, inizia lo spettacolo dei big
La fuga numero uno della tappa numero 6 (5 sul campo) della Tirreno-Adriatico 2016, partita da Castelraimondo, si è attivata dopo 16 dei 210 km di gara. A comporla, Mirko Selvaggi (Androni), Valerio Agnoli (Astana), Federico Zurlo (Lampre), Stefano Pirazzi (Bardiani), Ricardo Vilela (Caja Rural) e Nikolay Mihaylov (CCC). Zurlo è transitato per primo al Gpm di Pollenza (ma ciò non gli permette di scavalcare Cesare Benedetti dalla vetta della classifica di migliore scalatore della corsa), quindi il sestetto ha toccato il vantaggio massimo (5' al km 29), dopodiché è cominciato il lavoro dei team interessati al successo di tappa per ridurre il gap dai battistrada.

Un lungo lavoro di Orica, Etixx e poi pure Tinkoff, che ha trovato compimento a 25 km dalla conclusione. Giusto in tempo perché i big della classifica si scornassero per gli abbuoni del traguardo volante di Cepagatti (il primo dei tre passaggi previsti all'arrivo, dato che la tappa culminava con un bel circuito di 11 km). A incendiare la corsa sono stati proprio i Tinkoff di Peter Sagan, interessati a permettere al loro capobanda di giocarsi le sue chance in classifica.

Sagan è partito fortissimo, ai -23, scortato dai fidi Oscar Gatto e Daniele Bennati, e chiamando la reazione di Michal Kwiatkowski (Sky), Greg Van Avermaet (BMC) e del leader della classifica Zdenek Stybar, a sua volta appoggiato dagli altri Etixx Matteo Trentin e Fernando Gaviria.

 

Sagan, Van Avermaet e Stybar nell'azione decisiva
Sagan ha vinto il traguardo volante davanti a Van Avermaet e a quel punto, sullo slancio dello sprint, si è accorto che il drappello aveva guadagnato un bel po' sul gruppo: quasi 20", per intenderci. Con un simile margine, e potendo contare su ben 4 gregari (tra i suoi e quelli di Stybar) pronti a immolarsi alla causa, sarebbe stato davvero un peccato rialzarsi e aspettare il rientro del plotone. E allora gli 8 contrattaccanti hanno deciso di insistere, di provare ad andare all'arrivo.

L'azione è stata a dir poco spettacolare, tutti ad eccezione di GVA (che millantava la presenza di Tejay Van Garderen - ben messo in classifica - nel gruppo per giustificare la sua mancata collaborazione) hanno contribuito senza risparmio, e il vantaggio è presto salito a 35". Troppo perché dal gruppo (tirato intanto dalla Dimension Data di Edvald Boasson Hagen) qualcuno non tentasse di rompere l'equilibrio e di riavvicinare le lepri. Quel qualcuno è stato Vincenzo Nibali, scattato sul tratto più duro del circuito (una salitella al 7% a poco meno di 5 km dal passaggio, ovvero a 16 dalla conclusione della tappa). Dietro al siciliano dell'Astana si è messo Jan Bakelants (AG2R), e la brillante accelerazione impressa in seguito a quest'azione ha portato gli inseguitori (che intanto si sfilacciavano e dividevano in vari tronconi) a dimezzare il gap dagli attaccanti. Addirittura al passaggio ai -11 il margine si era ridotto a soli 6" (Nibali e Bakelants erano stati ripresi ai -13).

 

La Etixx lavora per gli avversari di Zdenek
Azione di Sagan e soci prossima alla conclusione? Questo sembrava, ma così non è stato, perché i primi subito dopo il passaggio sotto lo striscione d'arrivo hanno rilanciato l'andatura, e nell'occasione abbiamo visto un Trentin dare tutto e di più per ridare impulso all'attacco. C'è da chiedersi se la Etixx abbia fatto bene a mettere tanto gas in una fuga che prometteva di offrire a Van Avermaet (che era a 9" di ritardo da Stybar in classifica) e a Sagan (che doveva recuperare 14") la possibilità di fare man bassa di abbuoni al traguardo e avvicinare così il ceco in maglia azzurra.

Ma tant'è, la formazione belga ha insistito ed è risultata determinante per ricacciare indietro il gruppo inseguitore, nel quale non era facile organizzarsi, tra Movistar, LottoNL e Trek (le formazioni che hanno messo qualche uomo davanti). Sicché il margine per i battistrada è andato di nuovo aumentando, ad onta del fatto che intanto qualche "gregario", ormai spremuto, perdesse contatto (Bennati e Gaviria, poi Trentin).

Né una caduta a centro gruppo, ai -5 (coinvolti tra gli altri Aleksejs Saramotins della IAM e soprattutto Michele Scarponi, che ci ha rimesso la clavicola sinistra), ha facilitato il compito degli inseguitori, i quali hanno via via preso coscienza che la tappa era ormai sfuggita. Neanche un tentativo estremo di rientrare sugli attaccanti, operato ai -4 dai Trek con Bauke Mollema tirato dal compagno Jasper Stuyven, è servito a nulla: in questo frangente è stato Gatto a tener viva l'azione dei battistrada, ponendo le basi perché Sagan provasse a conquistare la sua prima vittoria in maglia iridata.

 

Peter sbaglia la volata, Greg si prende tappa e maglia
Sul penultimo rettilineo, ai 500 metri, sembrava che per il gruppo (o quel che ne rimaneva) fosse comunque ancora possibile rientrare sui primi, senonché un imponente rilancio dell'andatura di Kwiatkowski ha definitivamente spento le speranze degli inseguitori. Col suo forcing, il polacco si è automaticamente escluso dalla possibilità di vincere; Sagan, ansioso come non mai, ha allora preso di petto la situazione e ai 250 metri è uscito, sull'ultima semicurva del percorso. Grave errore, quello di Peterone, il quale ha sottovalutato due cose: l'essenza infida di quel traguardo che tirava all'insù, e la presenza (altrettanto infida, oggi) di Van Avermaet, pronto a uccellarlo dopo aver salvato abbondantemente la gamba per tutto il corso dell'azione a 8.

Le cose sono andate proprio così, Sagan - a cui sono mancati 50 metri - è stato ingloriosamente saltato da Greg, il quale è andato a vincere a braccia alzate, ben contento di collezionare anche i 10" di abbuono destinati al primo di tappa; secondo l'iridato, terzo a 2" Kwiatkowski, quarto a 4" Stybar; il gruppo è arrivato di gran carriera a 7", con Caleb Ewan (Orica) a precedere nell'ordine Alejandro Valverde (Movistar), Sacha Modolo (Lampre), Jurgen Roelandts (Lotto Soudal), Sonny Colbrelli (Bardiani) e Moreno Hofland (LottoNL).

Il tutto si riverbera in un bel ribaltone in classifica: Van Avermaet è la nuova maglia azzurra con 7" su Stybar, 8" su Sagan, 21" su Bob Jungels e Gianluca Brambilla (Etixx), 28" su Thibaut Pinot e Sébastien Reichenbach (FDJ), 30" su Roman Kreuziger (Tinkoff) e 31" su Vincenzo Nibali, decimo.

Ora tutto si deciderà con la crono di domani a San Benedetto del Tronto, 10 km piatti su cui non si potrà fare chissà quale differenza, ma sui quali vedremo una fiera battaglia tra i big della generale: i primi tre non sono specialisti ma se la cavano, il quarto è il più forte nell'esercizio ma forse il distacco da recuperare è per lui troppo elevato. Di sicuro un finale di Tirreno-Adriatico che regalerà pathos e suspense; per il pubblico un parziale rimborso - unito allo show degli ultimi 25 km odierni - dopo la tappa cancellata domenica a Monte San Vicino.

Marco Grassi

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