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Trofeo Laigueglia 2016: Un saggio di qualità by Andrea Fedi - Il giovane toscano vince d'astuzia, beffati Colbrelli e Bole

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L'arrivo da finisseur di Andrea Fedi a Laigueglia © Bettiniphoto

Il Trofeo Laigueglia è una di quelle corse per le quali l'albo d'oro parla da sé: dal 1964 a oggi hanno vinto quasi tutti i grandi, persino Lance Armstrong, Johan Museeuw o Frank Vanderbroucke, giusto per citare gente che in Italia ha corso col contagocce. È difficile che la vinca una meteora, o un corridore di secondo piano, ed è una corsa molto attesa tra i corridori italiani (prima che il percorso del Gp Costa degli Etruschi venisse inasprito, era la prima vera gara). Per questo il primo successo da professionista di Andrea Fedi ha un che di nobile, e anche per la modalità, cioè staccando con scaltrezza corridori che già all'Etruschi avevano dimostrato di poterlo battere facilmente allo sprint.

 

Fuga a 3, c'è Yamamoto come a Donoratico
È cambiato leggermente il percorso del Laigueglia in quest'ultima edizione, più incentrato sulla visione "a circuito" del ciclismo moderno. Tagliato il secondo scollinamento da Cima Paravenna, diventano 3 i giri dell'insidioso circuito finale, con Colla Micheri e Capo Mele. Ai corridori si presenta una giornata grigia, con piogga a tratti. Dopo 20 km va via la fuga di giornata: il promotore è Nicola Gaffurini, alfiere Norda-Mg.Kvis, lo seguono Danilo Celano, ultimo arrivato nell'Amore & Vita, e Genki Yamamoto della Nippo-Vini Fantini: il giovane giapponese si era già reso protagonista dell'azione che aveva caratterizzato il Gp Costa degli Etruschi la settimana scorsa. Il vantaggio sale raggiungendo i 9'12" quando il trio affronta l'ascesa di Cima Paravenna, dopo 65 km, ed è la Lampre-Merida, vincitrice della passata edizione con Cimolai e a caccia del primo successo stagionale nell'occasione odierna con Diego Ulissi, ad accollarsi l'onere dell'inseguimento. 

 

Scalpitano Zardini e Latour, cade Bonifazio
L'inseguimento procede senza intoppi ed il trio di testa viene ripreso in cima al primo passaggio a Colla Micheri, quando mancano 30 km all'arrivo. Gaffurini è l'ultimo a cedere e resiste stoicamente fino allo scollinamento, conseguendo matematicamente la vittoria della classifica GPM. Sulla prima, scivolosa discesa sono in molti a pagare dazio per le cadute: la più colpita è la nazionale italiana, che perde Niccolò Bonifazio, uno dei favoriti per la gara odierna, e più avanti, a Capo Mele, anche Edward Ravasi: attardati, non raggiungeranno la linea di meta, così come Gianfranco Zilioli, uno degli uomini d'attacco della Nippo. Alla fine del primo giro Edoardo Zardini (Bardiani CSF) prova ad accendere gli animi su Capo Mele, ma viene rintuzzato; ci riprova, più convinto, in discesa al secondo passaggio su Colla Micheri, agganciato da un interessante prospetto per le corse a tappe quale il francese Pierre Latour (AG2R La Mondiale), autore di un'ottima stagione d'esordio tra i professionisti. Non guadagnano molto margine: non più di 20" il gruppo lascia loro. Ma tra questa azione, le salite e le cadute, il gruppo partenti si è più che dimezzato, e all'inizio dell'ultima tornata non sono neanche 60 i corridori ancora in gruppo.

 

Cunego on fire, se la giocano in 10
Il tentativo di Zardini e Latour termina ai piedi di Colla Micheri: ci sono ancora 13 km da fare per giungere a Laigueglia. A questo punto emerge con un affondo un combattivissimo Damiano Cunego, che farà selezione in funzione di Grega Bole, fresco vincitore degli Etruschi. Il suo primo attacco si esaurisce a fine salita e riduce a 12 elementi il gruppo di testa, poi in discesa Arthur Vichot (FDJ) prende un leggero margine, ripreso poco allla volta da tutti gli altri. Ci sono Matteo Montaguti e un indomito Latour (AG2R La Mondiale), Ulissi (Lampre-Merida), Matteo Busato, Francesco Gavazzi e Andrea Fedi (Southeast), sancendo una situazione di vantaggio per la compagine toscana, e tre clienti pericolosissimi per lo sprint come Fabio Felline (Italia), Sonny Colbrelli (Bardiani CSF) e Grega Bole, riportato sotto da Damiano Cunego che esaurisce così le ultime energie e si stacca su Capo Mele, quando Andrea Fedi tenta un primo allungo, con Vichot ancora in coda.

 

Fedi, tempismo perfetto
Finito Capo Mele per l'ultima volta, non c'è accordo: Andrea Fedi coglie l'attimo nella galleria e approfitta della superiorità numerica, piazzando un'ulteriore stoccata. È quella decisiva: non riusciranno a riprenderlo. Per lui, che è al terzo anno da professionista, è il primo successo di prestigio, dopo due annate di alti e bassi (da ricordare i secondi posti a Plouay 2014 ed Emilia 2015, ma nel mezzo c'è stato poco altro). Mastica amaro Sonny Colbrelli, battendo Bole nella volata per il secondo posto: il primo successo stagionale della Bardiani è rinviato, ma la partenza è decisamente più incoraggiante rispetto alla scorsa stagione, guardando anche alle prestazioni dei suoi compagni. Ai piedi del podio Fabio Felline, che onora la maglia azzurra precedendo Gavazzi, Ulissi, Vichot, Busato, Montaguti e Latour (staccato di 8") in quest'ordine. 11esimo a 58" Damiano Cunego, che arriva con Giulio Ciccone (Bardiani CSF), presente nei 12 allo scollinamento ma poi staccato in discesa.

Nicola Stufano

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