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Campionato del mondo Ciclocross ME 2016: Non c'è bad karma che fermi Wout Van Aert - Rimonta su Van Der Haar e primo oro mondiale a 21 anni. Pauwels a podio

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Estasiato e felice: è Wout Van Aert dopo essersi laureato Campione del Mondo © Belga

A 21 anni, Wout Van Aert è vicino a vincere praticamente tutto ciò che c'è da vincere nel ciclocross in una sola stagione: se dovesse amministrare nei prossimi due weekend il vantaggio conseguito nelle prime 6 tappe, si porterà a casa il Superprestige, dopo aver conseguito nell'ordine Bpost Bank Trofee, Campionato Belga, Coppa del Mondo e da oggi anche campionato mondiale. Un autentico fenomeno, autore di una stagione ad alto livello dall'inizio alla fine, che oggi ha ottenuto una delle sue vittorie più belle, conseguita dopo una gara in rimonta nella quale un assurdo incidente tra lui e Mathieu Van Der Poel stava per regalare al terzo incomodo, Lars Van Der Haar, un titolo mondiale che sarebbe stato anche strameritato, vista la condotta di gara tatticamente impeccabile dell'olandese. 

 

Partenza lampo e stilettate tra i due galletti
Alla vigilia, Zolder doveva essere un affare tra il campione in carica Van Der Poel e Van Aert, vista la superiorità netta dimostrata nei confronti dei rivali durante la stagione. E dopo i primi due giri, niente lasciava pensare che le cose sarebbero andate diversamente: dopo una buona partenza dei belgi, con Laurens Sweeck a tirare le fila, Mathieu Van Der Poel si è portato subito avanti ed ha tirato il collo ai rivali sulla salita spezzagambe posta alla fine del primo giro, giudice supremo per un attacco finale, come vedremo in seguito. Solo Van Aert e Van Der Haar riuscivano a tenere il passo del giovane campione di sangue nobile, scavando già quasi 10" di differenza su tutti gli altri (comandati da un pimpantissimo Radomir Simunek, autore di una delle migliori gare negli ultimi anni). Ma stavolta Van Aert, libero da qualunque necessità di amministrare lo sforzo e dunque libero di osare, a sua volta ha dato sfogo ai suoi cavalli, mettendo sotto i due olandesi per tutto il secondo giro. 

 

Il ricompattamento prima del patatrac
Dopo aver saggiato l'uno il talento dell'altro, VDP e Van Aert han pensato bene di tirare il freno per un paio di giri. In un circuito così veloce, dove è facile chiudere i buchi, questo ha favorito il rientro dei belgi di vecchia scuola Pauwels e Nys, intenzionati a far più che bene, ma anche dei più giovani Meeusen e Sweeck e della sorpresa di giornata, David Van Der Poel, autore della migliore gara stagionale. In questa situazione di gara piuttosto fluida, come spesso accade nel ciclocross, è una situazione imprevista a mischiare le carte: Van Der Poel e Van Aert riescono quasi ad eliminarsi a vicenda. Il primo entra sulla contropendenza caratteristica del circuito con la sua solita traiettoria ai confini della realtà, restando stavolta bloccato. Van Aert gli arriva da dietro, e pur senza colpirlo, il piede destro di Van Der Poel finisce incastrato ai raggi della sua ruota posteriore: la cosa peggiore che possa capitare dopo un incidente meccanico definitivo. Il belga è costretto a un gesto brutale per liberare il rivale dalla presa dei suoi raggi. In tutto questo, Van Der Poel era in seconda posizione, a ruota di Lars Van Der Haar, il quale approfitta dell'inatteso buco per allungare con decisione. 

 

Van Der Haar sogna, ma Van Aert rimonta
Dopo questo patatrac, Van Der Poel e Van Aert ripartono in settima e nona posizione: ma se il primo reagisce immediatamente all'accaduto, il secondo perde concentrazione, come dimostra la successiva discesa fatta a piedi correndo per evitare una caduta. Invece Van Aert nel corso del sesto giro fa registrare il tempo migliore (7'58"), passando Nys, Pauwels e David Van Der Poel che erano rimasti a bagnomaria all'inseguimento di Van Der Haar. Ai primordi del penultimo giro, Van Aert ha 11" da recuperare a Van Der Haar: il campione europeo gli farà sputare sangue. 

 

La salita finale è decisiva
L'aggancio comunque avviene, nel corso del penultimo giro, ma Van Der Haar non si perde d'animo ed è bravissimo a mettere alle strette l'avversario, allungando prima e standogli col fiato sul collo poi, forte di una maggiore attitudine per la volata. Ma Van Der Haar non può niente quando il fuoriclasse di Herentals scatena la sua potenza sulla salita finale, schiantandolo letteralmente. Braccia alzate dunque per Van Aert, che a 21 anni festeggia il suo primo mondiale nella categoria élite, rivincita di uno sfortunato mondiale a Tabor, dove avrebbe potuto giocarsela alla pari con Van Der Poel senza un po' di sfortune a inizio gara. 

 

Pauwels bronzo per la 4a volta, tripudio per Sven Nys
La lotta per il bronzo si conclude un po' a sorpresa a favore di Kevin Pauwels: Mathieu Van Der Poel aveva preso saldamente la terza piazza, salvo poi crollare alla fine. Per Pauwels è dunque il quarto podio in 6 anni (sempre e costantemente al terzo posto). È comunque contento al traguardo Sven Nys, più che onorevole quarto al suo ultimo mondiale: Pauwels giunge a 35" da Van Aert, Nys a 39", Van Der Poel a 47", precedendo il fratello maggiore David, sesto a 1'03". Seguono gli altri due superstiti del gruppetto, Sweeck a 1'11" e Meeusen a 1'23", mentre un bravo Simunek si fregia come primo dei non-Benelux a 1'37", precedendo il tedesco Meisen che giunge con un ritardo di 1'43". Da sottolineare anche l'ottima gara dell'ex-campione del mondo Lars Boom, capace di riprendere un po' la gamba durante il mese fino a concludere in 14esima posizione

 

La folle gara under23: Bertolini fora e cade

Poteva essere una debacle per il Belgio oggi: non era affatto scontato il successo di Van Aert e nella gara under 23 gli errori (in un caso specifico, gli orrori) dei rivali stranieri son stati decisivi per il successo di un non irresistibile Eli Iserbyt. Come sarebbe andata, se il ceco Adam Toupalik oltre a scambiare un campanaccio qualunque per la campana dell'ultimo giro (non ci spieghiamo altrimenti come possa aver sprintato al penultimo giro credendo di trovarsi nel finale), si fosse crogiolato per 10" buoni in stato di estasi, prima di accorgersi che no, non aveva vinto il mondiale? E sì che ne abbiamo viste tante di figuracce del genere, ma una così prolungata, mai: tagliando corto, il ceco ha sprecato un sacco di energie, e nonostante ciò è andato vicinissimo al successo, perdendo solo in volata.

All'inizio dell'ultimo giro sembrava fatta almeno per una medaglia per il nostro Gioele Bertolini, nella morsa tra Eli Iserbyt e Quentin Hermans (poi bronzo) mentre Toupalik stava ancora ragionando sulla Fenomenologia dello Spirito. Peccato che poi Gioele, apparso in forma smagliante ma spesso impreciso nei tratti più tecnici (costretto un paio di volte a rimontare posizioni, e dunque a sprecare energie), cada dal nulla su un pontile, a suo dire per il collassamento del tubolare: finirà infatti settimo a 15" (Colledani 15esimo a 1'31", Sala 31esimo a 3'44"). Si chiude per lui una stagione a corrente alternata, che lo ha confermato l'unico crossista maschio competitivo a livello internazionale, ma che in gare come questa ha anche dimostrato che deve ancora lavorare molto sui passaggi tecnici: la prossima sarà l'ultima stagione tra gli under 23. 

 

Medagliere diviso tra Olanda e Belgio, Italia a secco
Olanda e Belgio si spartiscono quasi alla pari il medagliere dei mondiali di Zolder: sorprendentemente sono gli olandesi in testa, con 2 ori, 1 argento e 1 bronzo, mentre i belgi piazzano 2 ori e 3 bronzi. Solo altre 3 nazioni a medaglia: la Gran Bretagna con l'oro di Evie Richards tra le under 23, la Francia con 2 argenti e 1 bronzo e la Repubblica Ceca con 2 argenti. Niente medaglie per i nostri, e sì che ci speravamo: oltre le sfortune di Bertolini, ha deluso la Lechner (ma c'era qualche avvisaglia di un calo, nelle ultime gare) e le under 23, per tutta la stagione tra le migliori in Coppa del Mondo. Prossimo appuntamento mondiale nel 2017 in Lussemburgo, a Sanem.

Nicola Stufano

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