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Tour Down Under 2016: Gerrans smonta subito i sogni di McCarthy - Simon vince su Rohan Dennis e va in testa alla corsa. Brillante Pozzovivo, nei 10 di tappa e di classifica

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La volata ristretta con Simon Gerrans che batte Rohan Dennis a Campbelltown © Bettiniphoto

Non ci sarà nessuna rotativa fermata in corso d'opera, oggi. La notizia del giorno, infatti, non è di quelle che facciano strabuzzare gli occhi ai lettori, la cui reazione - immaginiamo - sarà qualcosa tipo "ah ok, Simon Gerrans ha vinto al Tour Down Under". Il più talentuoso comodino d'Australia non è certo nuovo a ottime prestazioni nella corsa di casa, con quello di oggi a Campbelltown siamo a quattro successi di tappa in carriera per lui, che ha nel suo score anche tre vittorie generali. La prima la bellezza di 10 anni fa, quando il TDU era una corsetta molto meno divertente rispetto a oggi (più o meno una volata dietro l'altra per sei giorni); poi, sempre in anni pari, nel 2012 e nel 2014. Se la cabala ha un suo perché, prepariamoci alla quaterna. Il primo mattoncino, lèggasi la maglia ocra di leader della classifica, è stato apposto oggi, con la conquista del simbolo del primato da parte del capitano della Orica.

Gerrans ha vinto a Campbelltown dopo una tappa dal finale abbastanza interessante, ha battuto in uno sprint ristretto il campione uscente Rohan Dennis, e ha completato l'opera spodestando dal primo posto in classifica Jay McCarthy, il quale può comunque essere soddisfatto per essersi battuto come un leone. In questo tripudio d'Australia, l'Italia è stata rappresentata da Domenico Pozzovivo, parecchio sveglio nei chilometri conclusivi, mentre Diego Ulissi ed Enrico Battaglin, pure attesi dopo le buone cose dei giorni scorsi, hanno marcato visita.

 

Il fuggitivo del giorno: Laurens De Vreese
Non ha dato neanche il tempo allo starter di premere il grilletto, Laurens De Vreese, che subito si è messo in viaggio per la sua fuga personalizzata, partita al km 0 e terminata, dopo 119 km in solitaria, a 20 dalla fine. Il 27enne belga dell'Astana ha avuto fino a 4' di vantaggio (toccati in zona rifornimento - laddove il gruppo rallenta fisiologicamente - a 45 km dal traguardo). Mentre il fuggitivo era davanti, gli unici sussulti del gruppo sono avvenuti in occasione dei due traguardi volanti, sui quali il leader McCarthy ha conquistato 1+1=2" di abbuono. Evidente e ovvia la volontà, da parte di JMC, di aumentare la zona cuscinetto tra sé e gli inseguitori.

Appena De Vreese è stato ripreso - si era in discesa - diversi corridori sono caduti (Marcus Burghardt, Julián Arredondo, Koen De Kort tra gli altri), e ciò ha favorito un frazionamento del gruppo. La Tinkoff di McCarthy ha allungato il primo troncone del plotone, formato da meno di 40 uomini, ma prima della salitella di Montacute (o Corkscrew Road, se vogliamo andare nel dettaglio topografico) c'è stato un ricompattamento destinato a durare lo spazio di un paio di minuti, visto che sulla rampa la corsa ha decisamente cambiato fisionomia.

 

Sulla rampa finale il WT scopre Michael Woods
Il falsopiano alla base della citata salita ha visto avvicendarsi in testa a tirare forte squadre come la LottoNL e la AG2R, ma a 6 km dal traguardo (e a poco più di uno dalla vetta) si è sentito in dovere di andare a tirare in prima persona proprio Jay McCarthy. Il ragazzo non manca di sfrontatezza.

Anche perché gli altri - ben più esperti di lui - pretendenti al successo finale non si sono certo tolti il cappello di fronte a tale azione, ma punti sul vivo hanno reagito. In particolare, Richie Porte, che ardeva dalla voglia di mettere in bella mostra la sua nuova maglia della BMC. E il break del tasmaniano smanioso ha in effetti prodotto un bello stravolgimento in un gruppetto che già a quel punto di salita era abbastanza selezionato.

Alle spalle di Richie hanno reagito bene Domenico Pozzovivo, Sergio Henao e un fustacchione della Cannondale che in passato, militando in Continental americane, si poteva al massimo mettere in mostra al Tour of Utah, ma che ora ha un'occasione nel World Tour e pare volersela giocare tutta intera: al secolo, Michael Woods, canadese già 29enne. Poco più indietro rispetto a questo quartetto, Simon Gerrans tirava gli altri, ovvero McCarthy (che ha ben resistito alle varie strappate), un paio di spagnoli (Rafael Valls, rinforzo della Lotto Soudal, e il Movistariano Rubén Fernández), lo svizzero Steve Morabito della FDJ e il già citato Rohan Dennis, che restava passivo visto che aveva davanti il compagno Porte.

 

La vittoria di Gerrans, la delusione di McCarthy
Nei pressi della vetta di Corkscrew Road, a 5 km dalla fine, Woods è partito come un tappo di spumante, e solo Henao è stato in grado di andargli dietro, scollinando poi in testa ma lasciando al canadese l'incombenza di disegnare le traiettorie nella successiva discesa a rotta di collo (105 km orari, tanto per dire della follia). I due hanno tenuto qualche secondo finché hanno potuto, ma gli inseguitori si sono spesi bene (soprattutto Morabito), e sono riusciti a chiudere il gap a due km dal traguardo. Si è formato così il drappello di 10 uomini che sarebbe andato a giocarsi il successo di giornata.

Porte ha preso in testa la curva di ingresso al rettilineo finale, poi non si è più visto; Fernández, sapendosi ampiamente battuto, ha azzardato un anticipo che non gli è servito a niente; allora è stato Dennis a tentare di finalizzare, e il suo sprint non è stato davvero niente male, però Gerrans, partendo dalla sesta posizione, in un batter d'occhio si è bevuto quelli che gli erano davanti (compreso JMC che lo precedeva immediatamente), ed è andato a mettere la sua ruota davanti a quella di Dennis. A McCarthy sarebbe bastato un misero abbuono da 4" (quello disponibile per il terzo classificato) per salvare la sua amata maglia ocra, ma ci si è messo di mezzo di nuovo quel satanasso di Woods, che l'ha preceduto di un soffio (caro Jay, chi di colpo di reni ferisce - vedi volata di ieri a Stirling - di colpo di reni perisce) buttandolo giù dalla vetta della classifica.

 

Pozzovivo ben messo in classifica, Ulissi nel secondo gruppo
L'ordine d'arrivo, alle spalle di JMC, vede nell'ordine Morabito, Valls, Henao, Pozzovivo (ottavo), Porte e Fernández. Il secondo drappello, comprendente tra gli altri LL Sánchez, Geraint Thomas e Ulissi (nonché Davide Malacarne), è arrivato a 13" dai primi; gli altri gruppetti e gruppuscoli hanno accusato ritardi più consistenti (ad esempio Enrico Battaglin ha pagato 2'32"). Nessun dramma, non è che qualcuno può dire di avere come obiettivo stagionale il Tour Down Under (a parte gli australiani di seconda fascia qui presenti, ovvero quelli della Drapac e della UniSA).

In classifica Gerrans ha 3" su McCarthy e 5" su Dennis; Woods segue a 11", quindi a 15" ci sono tutti gli altri del primo gruppetto odierno (Pozzovivo è nono); Ulissi è 13esimo a 31". Domani la tappa, la quarta, porterà i ragazzi da Norwood a Victor Harbor, solito chilometraggio inferiore ai 140 (138 km per la precisione), e rampetta a 20 km dalla fine, meno impegnativa e meno strategica rispetto a quella di oggi, ma non si può mai dire. L'ultima volta che si arrivò a Victor Harbor, due anni fa, vinse André Greipel in volata, ma il finale della tappa era più smussato rispetto a quello di quest'anno.

Marco Grassi

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