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Ciclismo Sudamericano: La parabola discendente del team Colombia - La squadra di Claudio Corti chiude dopo 4 anni: i risultati ed i limiti del progetto

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il Team Colombia impegnato nella cronosquadre di Belfast al Giro 2014 © Prensa Team Colombia

C'è un solo team professionistico che, al termine della stagione 2015, saluta la compagnia: è il team Colombia, formazione Professional espressione di un movimento dalla solida tradizione ma dalla rapida ascesa. La causa del mancato proseguimento dell'avventura della compagine latinoamericana è economica: anche per colpa della concomitanza con i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro il patrocinatore ha deciso di ridurre considerevolmente il contributo alla squadra ad una cifra ritenuta non sufficiente dalla dirigenza per continuare l'esperienza. Anche i tentativi di reperire ulteriori sponsor non hanno avuto l'esito sperato. Ripercorriamo quindi la breve storia di questo team, protagonista di quattro stagioni altalenanti.

 

La genesi del progetto e i primi passi incoraggianti
La nascita della squadra è stata originata dal ministro dello sport del paese latinoamericano Jairo Clopatofsky (rimasto nel ruolo sino a fine 2012, quando è divenuto console colombiano a Vancouver). Costui aveva l'ambizione di riportare il ciclismo colombiano ai grandi fasti di fine anni '80, quando Lucho Herrera e Fabio Parra davano spettacolo sulle strade di Giro, Tour e Vuelta con formazioni colombiane quali Café de Colombia e Postobón. A sponsorizzare direttamente la nuova squadra è stata prescelta Coldeportes, struttura paragonabile in parte al nostro CONI con l'aggiunta della promozione dell'educazione fisica nel paese. Per la gestione del team, che sin da subito è stato di categoria Professional, Clopatofsky ha deciso di guardare al di fuori dei confini nazionali, arrivando ad accordarsi con Claudio Corti che nel quadriennio 2006-2009 aveva condotto un progetto per certi versi simile con la anglo-sudafricana Barloworld: se allora vennero scoperti talenti come Chris Froome, Daryl Impey, Geraint Thomas e Mauricio Soler, altrettanto poteva essere ripetuto in una terra piena di ciclisti di talento come era ed è la Colombia.

La squadra del 2012 è composta da sedici atleti, tutti colombiani: come perni di esperienza sono presenti il trentatreenne Luis Felipe Laverde, vincitore di tappe al Giro nel 2006 e nel 2007 con la Panaria-Navigare, e il trentottenne Victor Hugo Peña, importante gregario e cronoman prima alla US Postal e poi alla Phonak. Per il resto molti giovani a cominciare da Esteban Chaves, vincitore dell'ultima edizione del Tour de l'Avenir, e Fabio Duarte, iridato under 23 a Varese 2008. RCS Sport si mostra da subito ben disposta verso il team concedendo wildcard a Strade Bianche, Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo e Giro di Lombardia. Il primo risultato di peso della stagione arriva alla Freccia di Brabante quando Duarte termina al quarto posto davanti a Greg Van Avermaet. Il ventiseienne si mostra in forma anche pochi giorni dopo al Giro dell'Appennino e alla Freccia Vallone, arrivando nel gruppo dei migliori. Nel frattempo è iniziato il Giro del Trentino, corsa favorevole agli scalatori: ed è qui che, il 20 aprile, arriva il primo successo nella storia nell'ultima tappa, conclusa sotto la neve in cima al Passo Pordoi. Darwin Atapuma stacca nel finale di gara Carlos Betancur e Domenico Pozzovivo, cogliendo la prima vittoria da professionista.

In maggio il Tour of California vede un Duarte pimpante, quinto in classifica generale e terzo nella tappa più dura che vede secondo di giornata Atapuma. In giugno è la volta del debutto nella corsa di casa: il prologo della Vuelta a Colombia viene vinto proprio da Duarte, che indossa la maglia di leader. Arriva poi un altro successo con Juan Pablo Forero nella quinta tappa terminata con uno sprint di gruppo. Il ritorno in Europa arriva a luglio al GP Nobili dove il giovane Jeffry Romero è decimo; lo stesso si migliora alla Prueba Villafranca de Ordizia dove termina quinto. Qui, però, coglie il primo gran risultato della carriera Chaves: il ventiduenne è secondo dietro al solo Gorka Izagirre e si presenta speranzoso alla Vuelta a Burgos. Nella quinta e decisiva tappa Chavito coglie una fantastica vittoria involandosi in salita, con il solo Sergio Henao a resistere; il successo gli permette di chiudere al terzo posto nella corsa iberica, vincendo anche la maglia bianca (conquistata anche alla Vuelta a Colombia). Il gran momento di forma si conferma anche al GP di Camaiore dove il giovane talento vince ancora, al termine di uno sprint a cinque.

Ad agosto arriva poi il secondo posto di Juan Pablo Valencia al Giro del Veneto-Coppa Placci, dietro solo a Oscar Gatto mentre alla Volta a Portugal si mettono in luce lo stagista Duber Quintero (terzo nella terza tappa), Wilson Marentes (quinto nella sesta tappa) e il solito Atapuma, terzo nell'ottava tappa e nono nella generale. Medesimo protagonista a settembre al Giro di Padania, con Atapuma quinto nell'ultima tappa e decimo in classifica. Al Memorial Pantani torna a farsi vede Chaves con un buon quinto posto. Il sesto ed ultimo successo dell'anno arriva al Gp Beghelli dove torna al successo Fabio Duarte, staccando i rivali allo sprint e concludendo nel migliore dei modi una stagione di debutto ben oltre la sufficienza.

 

2013, la sfortuna di Chaves e il debutto al Giro
L'anno seguente si apre con una grande notizia: la squadra è stata scelta da RCS Sport per prendere parte al Giro di Lombardia e soprattutto al Giro d'Italia che parte da Napoli. In chiave mercato, salutano gli esperti Forero, Laverde e Peña che vengono rimpiazzati dallo scafato Leonardo Duque, dall'ex stagista Duber Quintero, dal promettente Julio Alexis Camacho, dai pistard Juan Esteban Arango e Edwin Ávila nonché da Marco Corti. Dopo il ritiro prestagionale in Trentino il team debutta al Giro del Mediterraneo dove si mette in luce Jarlinson Pantano, conquistando un quarto posto nell'ultima tappa. Pochi giorni dopo, al Trofeo Laigueglia, una rovinosa caduta mette ko per tutta la stagione il corridore più talentuoso del team: Esteban Chaves riporta diverse fratture al volto, alle costole e lesioni ai nervi del braccio destro che lo hanno poi costretto a successive operazioni nel corso dei mesi, rischiando di terminare anzitempo la carriera dello scalatore. Senza il capitano designato la squadra fatica, non raccogliendo come miglior risultato il sesto posto di Leonardo Duque alla Roma Maxima e qualche buona prestazione di Carlos Quintero alla Coppi&Bartali.

Il periodo no prosegue ad aprile dove la squadra non si fa vedere alla Freccia Vallone mentre al Giro del Trentino arriva il terzo posto nella prima tappa per Michael Rodríguez. Colui che l'anno prima aveva vinto nella corsa pre Giro, ossia Darwin Atapuma, corre il Giro di Turchia dove dimostra di essere in crescita di condizione arrivando quarto nella sesta tappa e sesto nella generale. Al via della Corsa Rosa vengono allineati Atapuma, Ávila, Chalapud, Duarte, Duque, Marentes, Ospina, Pantano e Carlos Quintero: anche se nessuna tappa viene conquistata, il comportamento sempre aggressivo fa comunque guadagnare una sufficienza piena al team considerata anche l'attenuante del clima freddo trovato nel corso del Giro che mal si adatta ai corridori colombiani. In classifica il migliore è Atapuma, diciasettesimo e nono nella tappa delle Tre Cime di Lavaredo: chi però giunge più vicino al successo è Fabio Duarte, secondo nella già citata tappa dolomitica corsa sotto la neve e quinto, sempre col medesimo meteo, al Col du Galibier. Buono anche il rendimento di Jarlinson Pantano, sesto a Matera e terzo a Firenze.

Chi esce dalle tre settimane con una grande condizione è Atapuma, protagonista al Giro di Slovenia con un terzo e un quinto di tappa conditi dal sesto posto nella generale; a causa dell'assenza di gare in calendario nelle settimane seguenti, il team continua ad essere fermo a quota zero nella casella delle vittorie, evento che non si sperava di vivere ad inizio stagione. L'opportunità arriva in un'altra gara del World Tour, quel Giro di Polonia che inizia con una due giorni sul territorio trentino: a Madonna di Campiglio il solito Atapuma si batte con i migliori ed è battuto dal solo Diego Ulissi. L'appuntamento per il successo è di poco rimandato perché nella sesta frazione "el Puma" attacca in salita e saluta tutti, tagliando per primo il traguardo a Bukowina Tatrzanska. Dopo una settimana arriva il bis, questa volta con Leonardo Duque al Tour de l'Ain: il trentatreenne si aggiudica il primo sprint, tornando al successo dopo tre anni. A fine agosto è la volta dell'USA Pro Challenge, in cui Ávila si dà da fare negli sprint (un quarto e due sesti posti) e Atapuma in salita (settimo nella seconda tappa). La stagione si chiude con le corse del calendario italiano e, come nella stagione precedente, ottobre porta l'ultima vittoria dell'anno: è ancora Duque a trionfare, questa volta al Gp Beghelli dove anticipa il gruppo e vincendo con un margine risicato.

 

Un 2014 in chiaroscuro, Rubiano campione nazionale
La squadra per il 2014 si apre senza i due corridori di maggior talento: Darwin Atapuma ed Esteban Chaves sono stati ingaggiati da due formazioni del World Tour come BMC e Orica GreenEDGE. Se ne vanno anche Camacho, Corti, Ospina, Rodríguez e Suárez mentre, ad eccezione di Miguel Ángel Rubiano dell'Androni, i sostituti sono corridori poco conosciuti come Edward Díaz, Luis Alberto Largo, Darwin Pantoja, Jonathan Paredes e Rodolfo Torres. Proprio Largo si erge subito a protagonista, ma non in senso buono: ad un controllo a sorpresa ad inizio gennaio è trovato positivo, venendo quindi sospeso dal team. Sul fronte wildcard continua il riconoscimento per il progetto da parte degli organizzatori: confermati gli inviti a Giro d'Italia, Giro di Lombardia e Freccia Vallone si aggiunge la prestigiosa presenza alla Liegi-Bastogne-Liegi. Con solo quindici corridori abili e arruolabili il via è al Tour de San Luis ma da qui sino fine febbraio arrivano solamente piazzamenti di rincalzo soprattutto per opera di Rubiano, attivo fra Argentina, Italia (Trofeo Laigueglia) e Francia (Haut Var).

A differenza dell'anno precedente, per cogliere la prima vittoria si deve attendere solo il 27 febbraio quando Duber Quintero fugge in solitaria nella prima tappa del Tour de Langkawi, portando così la bandiera colombiana anche in terra asiatica. Nella corsa malese arriva poi l'interessante terzo posto in volata di Leonardo Duque nella settima tappa. A marzo si mette in luce Jarlinson Pantano, prima con due settimi posti al GP di Lugano e alla Roma Maxima e poi con un quinto posto di tappa e un nono finale alla Coppi&Bartali. Il secondo successo arriva in una gara assai sentita, ovvero sia il campionato nazionale in linea di metà aprile: Rubiano vince allo sprint in quel di Cartagena, indossando la maglia tricolore. Nei medesimi giorni un buon Jeffry Romero chiude nel gruppo di testa alla Freccia del Brabante mentre Edwin Ávila è settimo il giorno dopo al GP de Denain; sono invece incolori le esperienze delle due classiche delle Ardenne del World Tour. In questo periodo torna a dimostrarsi competitivo Fabio Duarte: prima un decimo posto al Critérium International, poi un eccellente quarto posto al Giro del Trentino, dove coglie anche un terzo posto di tappa, lo lanciano come outsider per l'imminente Giro d'Italia.

Per il via di Belfast i nove prescelti sono Ávila, Chalapud, Duarte, Duque, Pantano, Carlos Quintero, Romero, Rubiano e Torres. Come dodici mesi prima la vittoria ancora sfugge ma la prestazione complessiva è sostanzialmente positiva: il leader Duarte non mantiene le attese della vigilia ma si mostra in crescendo nell'ultima settimana quando è secondo prima a Montecampione dietro al sorprendente Fabio Aru e poi al Rifugio Panarotta battuto dal connazionale Julián Arredondo. Robinson Chalapud si mostra pimpante sullo Zoncolan, dove è sesto, e nei diversi gpm della penisola; giunge sesto nella passerella di Trieste Leonardo Duque ma chi maggiormente flirta con la vittoria è Jarlinson Pantano, terzo nel finale da batticuore ad Oropa. Come l'anno precedente, il calendario post Giro (soprattutto a luglio) è asfittico e l'unico risultato di livello è il terzo posto di Rubiano al Giro dell'Appennino. La terza ed ultima vittoria dell'anno è di Jeffry Romero nella seconda tappa della Vuelta a Colombia, a cui fanno seguito altri piazzamenti tra i primi cinque nella corsa di casa. Nei restanti due mesi dell'anno arriva il nono posto di Rubiano alla Coppa Agostoni come miglior piazzamento, decisamente troppo poco.

 

Nessuna gioia nel 2015, si salva solo Torres
Il 2015 si apre con la partenza, in direzione IAM Cycling, di un uomo importante come Jarlinson Pantano; non sono confermati Juan Esteban Arango, Duber Quintero, Jeffry Romero mentre Robinson Chalapud decide di lasciare la squadra, tornando in patria con l'Orgullo Antioqueño. Il mercato in entrata è un mix corridori esperti (Alex Cano, Camilo Castiblanco, Walter Pedraza) e giovani (Daniel Martínez, Sebastián Molano, Brayan Ramírez, Carlos Ramírez), con il solo Cayetano Sarmiento ad avere una qualche esperienza di alto livello. Nel fronte wildcard, tornano le presenze della Tirreno-Adriatico e della Milano-Sanremo al fianco della confermata presenza al Giro di Lombardia; mancano Freccia Vallone, Liegi-Bastogne-Liegi e soprattutto la terza presenza di fila al Giro virtualmente sostituita dal debutto alla Vuelta a España. Anche per questo motivo il baricentro della stagione viene spostato più avanti, sperando di raccogliere in terra spagnola la prima, agognata tappa in una grande giro.

Sin dal debutto al Tour de San Luis si capisce chi sarà il mattatore della stagione del team; quello che ancora non si sa è che costui sarà praticamente l'unico a portare a casa qualche risultato di qualità nella stagione 2015. Dopo un anno di adattamento al ciclismo europeo Rodolfo Torres diventa una piacevole costante nel corso della stagione iniziando per l'appunto in Argentina dove, nelle tre tappe di salita, conclude due volte secondo e una volta terzo, mentre occupa la piazza d'onore sul podio finale. Da qui, a parte un piazzamento di Edwin Ávila all'Étoile de Bessèges (settimo), bisogna attendere sino a marzo inoltrato per vedere un escarabajo piazzarsi tra i primi 3: merito di Leonardo Duque, terzo nella terza tappa del Tour de Langkawi che vede Torres terminare ottavo. La vittoria della maglia dei gpm alla Tirreno-Adriatico con Carlos Quintero è un prestigioso palliativo così come sono degni di nota ma non straordinari i piazzamenti dei già citati Ávila e Quintero alla Coppi&Bartali e di Duque e Sebastián Molano al Circuit de la Sarthe.

Come spesso è accaduto qualcosa cambia con il mese di aprile: alla Vuelta a Castilla y León arrivano piazzamenti per Ávila, Rubiano e Torres, che chiude ottavo in classifica. Quest'ultimo è grande protagonista al successivo Giro del Trentino dove è quinto e sesto nelle due tappe di montagna mentre torna, finalmente, a farsi vedere il talentuoso Fabio Duarte, terzo nell'ultima tappa. Al Giro di Turchia di fine mese il protagonista è Alex Cano, quinto nella tappa più impegnativa e quarto in classifica generale mentre agli sprint ci pensa il giovane Molano che riesce a strappare un quarto posto. Senza l'appuntamento del Giro, maggio è dedicato a corse poco adatte alle caratteristiche dei corridori colombiani ma Brayan Ramírez riesce, con il terzo posto nella terza tappa della 4 Giorni di Dunkerque, a rendere meno amaro il bilancio mensile assieme al contributo del solito Torres, settimo alla Vuelta Asturias. In giugno e luglio i soliti vuoti di calendario rendono difficile conquistare alcunché così il bottino è di un secondo posto di tappa al Giro del Lussemburgo e di un terzo di tappa alla Route du Sud, entrambi con Leonardo Duque, e del sesto posto nella generale della corsa transalpina grazie a Rubiano.

Il Tour of Utah di agosto mette in luce Edwin Ávila nelle volate, dove è terzo e un quinto, e soprattutto il giovanissimo Daniel Martínez: il diciannovenne è quarto nella quinta tappa e chiude ottavo in classifica, stupendo per la sua tenuta contro corridori ben più esperti. Come preparazione per la Vuelta viene logicamente scelta come banco di prova la Vuelta a Burgos dove arrivano buoni riscontri: Torres è quinto nell'ultima tappa e settimo in classifica, Quintero coglie un quarto posto nella terza tappa, Rubiano si mostra sempre pimpante e Duarte vince la classifica dei gpm. La squadra per il grande appuntamento è composta da Cano, Duarte, Duque, Pedraza, Quintero, Brayan Ramírez, Rubiano, Torres e Valencia. I propositi sono migliori ma anche in questo caso non arriva alcuna gioia; Torres è ancora una volta il migliore, arrivando secondo nella tappe di Ermita de Alba, Quintero è quinto a Fuente del Chivo e Duarte è settimo ad Ávila. Gli appuntamenti italiani di fine stagione fanno vedere qualche guizzo, con Quintero quarto alla Coppa Bernocchi, Rubiano nono al Memorial Pantani e Duque prima ottavo alla Coppa Sabatini e poi quinto al GP Beghelli. Nel mentre il neonato Abu Dhabi Tour vede Ávila sesto nella prima frazione, ultima corsa a tappe nella stagione e, verosimilmente, nella storia del team.

 

Un bilancio dell'avventura, cosa è andato e cosa no
Se bisogna dare un giudizio complessivo a quest'esperienza quadriennale gli elementi negativi sono forse superiori a quelli positivi: fra questi ultimi vi è l'indubbia capacità di aver permesso a molti giovani di confrontarsi nelle grandi corse europee con i migliori corridori al mondo. Chi ha mostrato di avere le giuste capacità (Atapuma, Chaves, Martínez, Pantano, Torres) si è garantito di continuare con formazioni del vecchio continente, altri hanno dimostrato di non essere adatti a tale livello o hanno sprecato l'ennesima chance (ogni riferimento a Duarte è puramente voluto). L'affidabilità conquistata in anni di carriera da Claudio Corti ha dato credibilità al progetto anche di fronte agli organizzatori internazionali, permettendo inviti altrimenti irraggiungibili guardando solo alla voce dei risultati.

Ecco, i risultati: pur non essendo la vittoria il fine ultimo nella concezione che sta alla base della nascita del team, è evidente che, dopo un primo anno sugli scudi, siano costantemente ridotte non solo le vittorie quanto anche le prestazioni generali. Il mercato non ha certamente aiutato da questo punto di vista, dato che il budget stanziato da Coldeportes non ha mantenuto le premesse originarie: giovani promesse ed esperti professionisti non potevano però garantire quel salto di qualità complessivo che ci si aspettava. E, inoltre, il loro arrivo in Italia ha portato in alcune occasioni a difficoltà di ambientamento, ripercuotendosi anche sull'aspetto agonistico. I problemi burocratici in tema di passaporti e permessi di lavoro, indipendenti dal team, hanno talvolta creato problemi non necessari (vedasi ad esempio i ritardi prima del Giro di Turchia e del Giro d'Italia 2014) e di certo non hanno permesso un avvicinamento sereno alle gare seguenti.

Un elemento che spesso ha provocato commenti negativi riguarda il programma di gare predisposto dalla direzione agonistica del team: poche le corse adatte ai tanti scalatori in rosa e l'incomprensibile vuoto nel programma nei mesi estivi, con il picco toccato anche in questo caso nel 2015 con alcuna corsa disputata in tutto il mese di luglio. Non si può dire che sia stata azzeccata neppure la scelta dei ritiri di preparazione: se la maggior parte delle formazioni si raduna nella temperata Spagna, il team Colombia ha svolto i primi incontri delle stagioni alle ben più fredde temperature gardesane di Arco, luogo certamente piacevole ma forse poco adatto per prepararsi al meglio. Nelle ultime due stagioni si è infine segnalata un'altra problematica: i ritardi nel pagamento degli stipendi si sono ripetuti nella seconda parte del 2014 e del 2015, alimentando proteste anche via social network da parte di alcuni corridori nei confronti di Corti e di Andrés Botero, responsabile di Coldeportes dopo l'addio di Clopatofsky. Di certo non il miglior modo per tenersi i talenti e provare a reclutarne altri.

Alberto Vigonesi

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