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Sorprese Professional 2015: Pochi sbagli, zero sbadigli, a tutta Sbaragli - Tra i volti nuovi attenzione anche a Mareczko e Sepúlveda

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Kristian Sbaragli esulta per la vittoria alla Vuelta a España © Bettiniphoto

Secondo ed ultimo episodio dedicato ai corridori di formazioni Professional che più hanno sorpreso con il loro rendimento. Un bilancio a forti tinte italiane e con l'importante aggiunta di due elementi del ciclismo sudamericano.

 

Kristian Sbaragli, lo stakanovista di qualità
Dal Trofeo Santanyi di fine gennaio al Gp Bruno Beghelli di metà ottobre, Kristian Sbaragli ha fatto registrare novantotto giorni di gara, secondo in questa speciale graduatoria degli indefessi lavoratori del pedale al solo Martijn Keizer, primo a quota centouno. Il toscano della MTN Qhubeka non si è limitato solamente alla quantità ma ha offerto molte prestazioni di qualità, soprattutto a supporto dei capitani. E quando ne ha avuto occasione ha dimostrato di meritare maggiori spazi per sé già dall'immediato futuro, che lo vedrà ancora con la formazione sudafricana che cambierà denominazione in Dimension Data e che, salvo sorprese, farà parte delle diciotto regine del World Tour.

L'avvio nelle corse maiorchine di fine gennaio lo vede decimo al Trofeo Palma prima di imbarcarsi per il Qatar e l'omonimo Tour, nel quale si destreggia come gregario. Lo stesso ruolo lo svolge in occasione della Kuurne-Bruxelles-Kuurne nella quale, nonostante tutto, chiude ottavo davanti al capitano di giornata Edvald Boasson Hagen. Lavoro di gregariato anche a Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo. E3 Harelbeke e Gent-Wevelgem per poi trovare maggiore libertà fuori dalle gare World Tour: in sequenza arrivano due piazzamenti tra i primi dieci alla Driedaagse De Panne-Koksijde quindi il settimo posto alla Paris-Camembert. Da non disprezzare anche le buone prove in due gare a lui non congeniali come De Brabantse Pijl (diciottesimo) e Amstel Gold Race (ventesimo). Anche al Tour of Turkey si destreggia in due occasioni, cogliendo prima un ottavo e poi un terzo posto allo sprint.

Al Tour des Fjords si assiste al cambio di marcia: cinque tappe tutte concluse nella tra i primi nove con un decimo posto in classifica come corollario; situazione che si ripete quasi in maniera identica al Tour de Luxembourg, dove il nono posto finale segue un quarto, un quinto e un sesto posto parziali. Il buon momento prosegue al GP du Canton d'Argovie con il quinto posto in volata davanti ad uno sprinter puro come Giacomo Nizzolo. L'empolese non brilla al campionato italiano, obiettivamente poco adatto a lui, mentre porta a casa un quarto posto parziale dall'Österreich-Rundfahrt. Buona è anche la prestazione alla RideLondon in cui giunge quinto, così come il secondo posto di tappa al Post Danmark Rundt, ultima corsa prima della Vuelta a España.

Nella prova iberica Sbaragli infila un sesto posto a Malaga e uno a Alcalá de Guadaíra, un quinto a Murcia, un ottavo a Lleida e uno nella giornata finale di Madrid. In mezzo c'è una grande giornata, indimenticabile: lunedì 31 agosto si arriva a Castellón, nella Comunidad Valenciana, e il toscano infila con uno splendido sprint tale John Degenkolb. È il primo successo stagionale per lui nonché il primo colpo nei grandi giri della sua breve esperienza tra i professionisti. Queste buone prestazioni lo hanno proiettato in orbita nazionale ma il ct Davide Cassani ha optato per altre scelte. Tuttavia la buona condizione gli ha fatto infiliare un notevole ruolino di marcia: dodicesimo alla Coppa Bernocchi, quarto al Memorial Pantani, undicesimo al GP di Prato, sesto alla Tre Valli Varesine, ottavo al Giro del Piemonte e undicesimo alla Coppa Sabatini. Il GP Beghelli (dov'è ventunesimo) è la passerella conclusiva di una stagione indimenticabile ma migliorabile già dal 2016.

 

Come sprinta Jakub Mareczko!
Essere il corridore italiano plurivittorioso della stagione proprio nell'anno dell'esordio tra gli élite. Vero che la gran parte dei suoi successi è stata conquistata in corse con un parterre non irresistibile e su percorsi semplici; vero anche che nelle prove disputate in Europa ha racimolato solamente due piazzamenti tra i primi 10. Però è indiscutibile il fatto che, innanzitutto, Jakub Marezcko si è portato a casa tredici successi, quota che lo pone al quinto posto al mondo tra i migliori vincitori del 2015 (dietro a Kristoff, Kump, Greipel e Cavendish). Riuscirci inoltre a soli ventun'anni è ancor più ragguardevole considerando che il lombardo della Southeast ha iniziato la sua stagione il 9 gennaio in Venezuela e l'ha conclusa l'8 novembre in Cina.

Il via venezuelano alla Vuelta al Táchira lo pone subito in evidenza: il bresciano vince infatti la terza e la quarta tappa, iniziando subito a prenderci gusto con la vittoria. Nel ben più competitivo Tour de San Luis coglie un ottimo terzo posto nell'ultima giornata di gara, alle spalle dei soli Mark Cavendish e Fernando Gaviria, di certo due talenti di prima grandezza. Un mese di pausa e il debutto in Europa nell'accoppiata Omloop Het Hieuwsblad e Kuurne-Bruxelles-Kuurne lo vede in ambedue i casi ritirato così come avverrà a fine mese tra Dwars door Vlaanderen, E3 Harelbeke, Gand-Wevelgem e Scheldeprijs. In mezzo il Tour de Langkawi, dove coglie due secondi posti ed un terzo posto, e la Driedaagse De Panne-Koksijde dove giunge quinto nella penultima semitappa. La prima parte di stagione si conclude ad aprile prima in maglia azzurra con l'infruttuosa spedizione allo ZLM Roompot Tour e quindi, tornato con il grigio Southeast, al Tour of Turkey dove termina decimo nella prima tappa prima di ritirarsi nella quarta giornata.

Si riparte a giugno ancora dal Venezuela e, anche in quest'occasione, sono due le vittorie che Mareczko riesce a conquistare: il bresciano ha la meglio sui rivali nella seconda e nella nona tappa della Vuelta a Venezuela, cogliendo inoltre altri due terzi posti. Rapido cambio di continente per volare al Tour of Qinghai Lake: l'esperienza nella corsa cinese è breve (finisce fuori tempo massimo nella terza tappa) ma non al punto di impedirgli di arrivare quarto nella prima tappa e sesto nella seconda. Da qui inizia un lungo periodo di sosta: sono infatti sessanta i giorni di pausa fino alla corsa successiva, la Brussels Cycling Classic (non portata a termine) mentre il giorno seguente è undicesimo al GP de Fourmies. La Coppa Bernocchi, non terminata, è l'unica corsa dell'anno disputata sul suolo tricolore prima di pedalare senza guizzi al Tour de l'Eurométropole tra Francia e Belgio. La stagione si conclude in Cina con le gioie più grandi dell'anno: al Tour of Hainan è primo nella sesta tappa, con due secondi posti come corollario. Al Tour of Taihu Lake il dominio è assoluto: sette tappe su nove sono da lui conquistate con la preziosa aggiunta della classifica generale ad incorniciare nella maniera migliore un anno da ricordare. Già dal 2016 è chiamato ad un salto di qualità nelle corse europee, puntando a far bene anche al Giro d'Italia dove dovrebbe debuttare.

 

L'Asia chiama, Riccardo Stacchiotti risponde
L'undici settembre è una data fortemente evocativa: nel 2001 i ben noti attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono da parte di Al-Qaida, nel 1973 il colpo di stato in Cile da parte del generale Augusto Pinochet ai danni del presidente Salvador Allende. Nel suo piccolo, per Riccardo Stacchiotti questa data sarà uno spartiacque nella sua carriera: prima corridore poco noto della Nippo-Vini Fantini che arrancava a centro/fine gruppo, poi protagonista in corse non certo impegnative ma comunque degne di nota.

Come detto, nella stagione europea non arriva alcun risultato minimamente sufficiente: a parte il dodicesimo e terzultimo posto al campionato italiano a cronometro, è il diciannovesimo posto nella seconda tappa del Driedaagse De Panne-Koksijde il miglior piazzamento. Questo perché, vuoi per colpa propria e vuoi per il ruolo di gregario costantemente esercitato. Anche il debutto al Giro d'Italia lo vede arrancare a fondo gruppo; a differenza di molti colleghi, Stacchiotti tiene duro e riesce comunque ad arrivare fino a Milano.

Il cambio di ritmo, come detto, arriva in Asia: l'undici settembre il marchigiano conquista la prima vittoria in carriera nella frazione inaugurale del Tour de Hokkaido. Non contento, si ripete due giorni dopo nella terza ed ultima tappa scortato dal compagno di squadra Daniele Colli. Il recanatese si porta così a casa anche la classifica generale, dando alla formazione diretta di Francesco Pelosi la prima vittoria dell'anno di una corsa a tappe. Nel Tour of China I Stacchiotti e la Nippo-Vini Fantini sono ancora protagonisti: la corsa va a Daniele Colli mentre il marchigiano chiude quinto nella cronometro di Tianjin e nono in classifica generale. Al Tour of China II il classe '91 parte forte con un secondo posto nella frazione d'apertura, a cui si aggiunge un quarto posto nella quarta tappe e un piazzamento in quinta posizione nella classifica finale. Un eccellente chiusura di stagione in vista di un 2016 ancora con la casacca orange-blue del team italo-giapponese.

 

Eduardo Sepúlveda e un passaggio di troppo
Quei pochi corridori argentini che si sono fatti largo in Europa negli ultimi erano stati tutti velocisti, con Maxi Richeze come miglior esponente. Uno scalatore così promettente, francamente, non lo si era mai visto. E invece Eduardo Sepúlveda cambia le carte in tavola, continuando la crescita che già aveva iniziato nelle precedenti stagioni in maglia Bretagne-Séché Environnement. Quest'anno il corridore sudamericano ha fatto un notevole salto di qualità, riuscendo a vincere per la prima volta da professionista e partecipando con profitto alla prima grande corsa a tappe della carriera.

Il debutto avviene nella sua corsa di casa, il Tour de San Luis che lo vide sesto nel 2014; il nativo di Rawson parte subito con il piede giusto, terminando quarto, quinto e sesto nei tre arrivi in quota, disputando anche una buona cronometro (è nono). Nella generale il quarto posto è un eccellente biglietto da visita per le ambizioni di crescita. Inizia il rodaggio in Francia all'Étoile de Bessèges e al Tour du Haut Var, dove non coglie nessun risultato a differenza della successiva corsa: il 28 febbraio vince la Classic Sud Ardèche, conquistando così la prima vittoria in carriera e per di più in solitaria. Il trittico World Tour fra Paris-Nice, Volta a Catalunya e Flèche Wallonne non dà gioie, diverso invece il discorso per quanto riguarda il Tour of Turkey: nelle due frazioni in salita termina terzo (a Elmali) e settimo (a Selçuk). Alla fine riesce a cogliere un ottimo secondo posto alle spalle di Kristijan Durasek nella classifica finale. Il sedicesimo posto di fine maggio al GP de Plumelec precede l'ultima rifinitura in vista del Tour che viene attuata alla Route du Sud: in una corsa che vede presente due fenomeni come Alberto Contador e Nairo Quintana l'argentino termina quinto nel tappone di Bagnères-de-Luchon e nella classifica generale a poco più di un minuto dallo spagnolo della Tinkoff-Saxo.

L'inizio alla Grande Boucle è subito in salita, fra una cronometro insidiosa e la tappa dei ventagli nella quale perde oltre cinque minuti. Qualche cenno di risveglio arriva a Huy mentre è più che discreta la sua prestazione a La Pierre-Saint-Martin dove termina diciannovesimo davanti a Vincenzo Nibali. Perde qualche colpo a Cauterets mentre non dispiace a Plateau de Beille, presentandosi nella seconda parte di corsa al diciannovesimo posto della graduatoria. A Mende avviene però il fattaccio: poco prima della salita finale il ventiquattrenne rompe la catena e va letteralmente con la testa nel pallone. Per raggiungere la sua ammiraglia che si era fermata un centinaio di metri più avanti, Sepúlveda è salito sulla vettura dell'AG2R La Mondiale: la giuria ha optato per la squalifica del corridore della corsa. Dopo aver smaltito la delusione si ripresenta alla Vuelta a Burgos dove è tredicesimo, mentre è ventesimo al Tour du Poitou Charentes. A metà settembre arriva il secondo successo stagionale, anche questa volta dopo una splendida azione solitaria: il capitano della Bretagne fa suo il Tour du Doubs, staccando di mezzo minuto i rivali più immediati. La squadra decide di mandarlo in Italia per le gare di fine estate a partire dalla Coppa Agostoni: qui Sepúlveda è sfortunato protagonista di una caduta nelle fasi finali della corsa che gli provoca la frattura del perone e l'anticipata chiusura di stagione. Il suo è un arrivederci al 2016 che comincerà ancora una volta con il Tour de San Luis, provando a migliorare ancora il proprio rendimento.

 

Rodolfo Torres, unica nota lieta della Colombia
Dice, si può considerare sorprendente un corridore dell'unica formazione professionistica che chiude la stagione senza vittorie e che, in aggiunta, pone termine alla propria presenza in gruppo per mancanza di sponsor? Si può, eccome se si può: questo è il caso di Rodolfo Torres, alfiere della Colombia che si è erto inaspettatamente a uomo faro del team diretto da Claudio Corti. Nessuna vittoria per lui, come detto, ma una costanza di rendimento sconosciuta al resto dei suoi compagni e alla stragrande maggioranza dei colleghi; le prestazioni di questo 2015 gli hanno permesso di rimanere a correre in Europa anche per la prossima annata, con la maglia dell'Androni Giocattoli.

La partenza al Tour de San Luis è subito eccezionale: nei tre arrivi in salita conclude secondo, poi terzo, quindi ancora secondo, preceduto solamente dagli inarrestabili corridori della Funvic. Il secondo posto in classifica generale davanti a Nairo Quintana lo pone già all'attenzione degli appassionati che non si aspettavano un simile rendimento. È nel gruppo di testa anche al GP degli Etruschi e al GP di Lugano, in mezzo non convince alla Vuelta a Andalucía. Al Tour de Langkawi, nonostante la concorrenza non irresistibile, non riesce a fare la differenza (anche perché manca la tradizionale ascesa a Genting Highlands) e conclude all'ottavo posto. Per l'influenza è costretto a ritirarsi alla Volta a Catalunya, dovendo attendere un mese per tornare in corsa: alla Vuelta a Castilla y León è quarto nella tappa più ardua, chiudendo invece ottavo nella generale. Nemmeno il tempo di riposarsi ed è già tempo di Giro del Trentino: anche qui il boyacense è protagonista, con un quinto e un sesto posto nelle due tappe di montagna, con un dodicesimo posto finale.

Anche alla Vuelta Asturias Torres si mette in luce, arrivando settimo in classifica e conquistando la classifica dei gpm: è la terza volta in stagione che vince tale graduatoria, dopo quelle vinte al San Luis e al Trentino. Tra maggio e giugno si trova poi ad affrontare tre corse (4 Jours de Dunkerque, Bayern Rundfahrt e Tour de Luxembourg) decisamente poco adatte alle sue caratteristiche mentre al successivo Giro di Slovenia si ritira anzitempo. Stante lo scarno calendario del team torna in gruppo ad inizio agosto alla Vuelta a Burgos dove si comporta bene arrivando quinto nell'ultima tappa e settimo nella generale. Arriva quindi il grande appuntamento con la Vuelta a España nel quale mette subito in chiaro di non puntare alla classifica ma alle singole tappe: prende la fuga buona nella sedicesima tappa, quella con l'arrivo a Ermita de Alba. Purtroppo per lui trova sulla sua strada un Fränk Schleck pimpante come da tempo non accadeva che lo stacca, relegandolo alla piazza d'onore. Le uscite nelle classiche italiane, ultimi appuntamenti della stagione, sono senza acuti: ora il futuro si chiama Androni, per provare a cogliere quel successo così tanto inseguito.

Alberto Vigonesi

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