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Programmi 2016: Vinokourov divide per imperare ancora - Astana: Nibali capitano al Giro, forse farà il Tour per preparare Rio. Ma in Francia sarà Aru la prima punta | Cicloweb

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Programmi 2016: Vinokourov divide per imperare ancora - Astana: Nibali capitano al Giro, forse farà il Tour per preparare Rio. Ma in Francia sarà Aru la prima punta

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Vincenzo Nibali e Alexandre Vinokourov assieme al recente Abu Dhabi Tour © Bettiniphoto

Tra i tanti successi dell'Astana 2015 c'è anche l'aver vinto - per distacco - il titolo di team dal percorso più accidentato e tribolato, tra quelli del World Tour. L'UCI ci ha messo una vita a decidere se concedere ai kazaki la licenza WT, nel frattempo il capitano della squadra, Vincenzo Nibali, si dibatteva in una tormentata sequela di scarsi risultati. Non pareva insomma una stagione nata sotto i migliori auspici, per la formazione guidata da Alexandre Vinokourov.

Poi a maggio qualcosa è cambiato: Fabio Aru si è confermato ad altissimi livelli, chiudendo il Giro d'Italia al secondo posto; al contempo, è esploso tra le mani del team manager Beppe Martinelli un altro gioiellino come Mikel Landa, assurto finalmente all'altezza della promessa che è (dopo anni in cui ha offerto un rendimento altalenante ma tendente al basso). Figura alquanto ingombrante, quella del basco, che è finito per diventare quasi un problema, visto che legittimamente reclamava spazi che la squadra aveva già riservato al cavallino sardo. Per questo la non conferma del contratto tra le parti è stata più che mai consensuale, nel momento in cui la Sky ha messo sotto il naso di Landa un sacco di iuta pieno di bigliettoni.

Intanto continuavano i tormenti di Nibali, confermatosi Campione Italiano ma non vincitore del Tour: una Boucle del tutto in sordina nella prima metà, per Vincenzo, poi parzialmente riscattata dalla risalita in classifica fino al quarto posto finale e dalla splendida impresa messa a segno a La Toussuire con un attacco di 60 km. Lo scarso rendimento dello Squalo in Francia - quale che ne fosse il fattore scatenante - ha reso più complicati i rapporti tra il messinese e il management kazako con in testa Vinokourov. A quest'ultimo è venuta allora l'idea di spedire Vincenzo anche in Spagna, alla Vuelta, con l'intento di spingerlo a cercare un necessario riscatto. Solo che nella formazione Astana in partenza per Marbella c'erano anche Aru e Landa: bel rovello, gestire tre capitani (o quantomeno due e mezzo) per Martinelli, ma come tutti sanno, Nibali ha risolto abbastanza presto la questione, facendosi espellere per il celebre traino dall'ammiraglia nella seconda tappa. Aru ha poi vinto la corsa, con l'aiuto di Landa (a sua volta vincitore di una tappa), quindi tutti felici e contenti.

Quanto a Nibali, la sua rivalsa l'ha vissuta nell'ultimo mese di gare, dopo 20 giorni di stop post-espulsione: iradiddìo del calendario italiano di inizio autunno, Vincenzo - tra diversi altri piazzamenti di rilievo - ha conquistato Coppa Bernocchi, Tre Valli Varesine e soprattutto Giro di Lombardia, successo quest'ultimo di importanza capitale per proiettarlo nell'esclusivo club dei vincitori di GT e Classiche Monumento.

 

«Vincenzo tornerà al Giro, Fabio si testerà al Tour»
Fatto il riassunto di quanto accaduto in casa Astana nel 2015, è d'uopo guardare avanti, e Vinokourov non si fa pregare, stilando in un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport i piani dei suoi gioielli in vista della prossima stagione. «Sarà necessario che Vincenzo e Fabio perseguano obiettivi diversi, ci ritroveremo a fine novembre ma quel che è certo è che i programmi dei due saranno differenziati».

La divisione dei compiti è presto fatta: «Nibali vuole riprendere il contatto con il Giro d'Italia, gara che non ha potuto disputare negli ultimi due anni; e poi il suo secondo obiettivo stagionale sarà la prova olimpica di Rio de Janeiro: lui è più forte di Aru nelle gare in linea, per cui è naturale che punti ai Giochi, dove troverà un percorso molto duro e adatto a lui». Per preparare al meglio le Olimpiadi, Nibali potrebbe partecipare anche al Tour de France, ma in posizione defilata, visto che alla Grande Boucle la stella Astana sarà proprio Aru: «Mi ha impressionato, la sua progressione nei grandi giri è straordinaria, nessuno degli altri big ha ottenuto i suoi risultati alla sua età. Penso che potrà vincere il Tour nel giro di due o tre anni, ma ho una grande curiosità di vederlo testarsi per la prima volta nella corsa francese».

Peraltro anche lo stesso Fabio potrebbe fare una puntatina a Rio, «dipenderà da come uscirà dal Tour», dice Vino. Quanto alla possibile convivenza dei due isolani sia in Francia che in Brasile, risolvere le questioni annesse non riguarda il general manager kazako, ma Beppe Martinelli da un lato, e Davide Cassani dall'altro. Vinokourov si limiterà a pretendere il massimo dai suoi atleti, come ha fatto in questo biennio (con metodi che ai più saranno anche sembrati poco ortodossi a tratti, ma che innegabilmente hanno prodotto risultati).

 

Vinokourov, manager duro ma che crede tanto nei suoi campioni
Richiesto di un parere anche umano sui due campioni azzurri che vestono la maglia dell'Astana, Vinokourov non si è tirato indietro: «Vincenzo è un leader e un grande campione, ma dovrebbe essere più costante, e capire che deve costruirsi un suo gruppo fidatissimo, non solo a tavola ma anche in corsa. Comunque la sua capacità di reagire dopo i rovesci che hanno punteggiato il suo 2015 è stata straordinaria, è un esempio per tutto il team. Quanto a Fabio, è ancor più caparbio di Nibali: l'anno scorso, reduce dal podio al Giro, avrebbe potuto accontentarsi, invece mi disse che sarebbe andato a casa a concentrarsi sulla Vuelta. E in Spagna vinse due tappe, con tanto di quinto posto finale in classifica».

Insomma, Alexandre si coccola i suoi protagonisti, col fare un po' burbero che abbiamo imparato a riconoscergli, ma lasciando intuire che crede molto in entrambi. Che Nibali e Aru facessero comunque un percorso distinto nel 2016 era non solo ovvio, ma anche necessario: pestarsi i piedi non avrebbe senso, mentre la suddivisione degli obiettivi rischia di accontentare tutti e due, evitando che - come già tante volte successo in passato nella storia del ciclismo - la convivenza tra il campione maturo e il giovane scalpitante diventi ingestibile. Almeno per un altro anno.

Marco Grassi

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