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Il Lombardia 2015: Nibali, a rotta di collo verso la vittoria - Cronaca di una bellissima giornata di ciclismo. Rosa da urlo, podio meritato per Moreno e Pinot

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Vincenzo Nibali all'attacco in discesa nel Giro di Lombardia © Bettiniphoto

L'ultima delle grandi corse della stagione si è chiusa con la vittoria di uno degli uomini simbolo del ciclismo: Vincenzo Nibali, già capace di conquistare Giro, Tour e Vuelta, fa suo anche il Giro di Lombardia e si proietta in una nuova dimensione, quella dei vincitori di grandi giri e Classiche Monumento. Se quelli affrontati e superati sino ad oggi potevano essere considerati come degli esami universitari, quella presentata oggi a Como dal siciliano equivale a una tesi di laurea, che gli regala un 110 e lode e il pass per entrare nel club dei grandissimi.

Una vittoria ottenuta grazie a una forma fisica straordinaria ma anche per l'apporto determinante di una squadra, l'Astana, che ha spadroneggiato in lungo e in largo, controllando la corsa in ogni sua piega, preparando al meglio il terreno per la stoccata del suo capitano e infine coprendogli le spalle in maniera perfetta (con una straordinaria dedizione al ruolo da parte di Diego Rosa).

Alle spalle di Nibali si piazzano un coriaceo Dani Moreno e un volitivo Thibaut Pinot, i quali nel finale hanno negato l'ennesimo podio in carriera ad Alejandro Valverde, solo quarto all'arrivo dopo essersi presentato come il principale antagonista dello Squalo. Molto meglio il murciano, va detto, rispetto a molti altri big annunciati che si sono dissolti (sotto i colpi dell'Astana) sul Muro di Sormano, uscendo di scena a 40 km dal traguardo: anche questo è sintomatico di un Lombardia davvero durissimo, col percorso che mette in asfissiante sequenza Ghisallo, Colma e Muro di Sormano, Civiglio e San Fermo della Battaglia. E come quasi sempre accade, un grande percorso chiama un grande vincitore.

 

Benedetti e Canola protagonisti della fuga del mattino
Si attendevano sin dalla partenza di Bergamo pioggia, freddo e condizioni climatiche al limite, e invece il meteo ha graziato il gruppo impegnato nel Giro di Lombardia. Le precipitazioni non sono mancate qua e là, ma si è trattato di spruzzate estemporanee che non hanno inciso sullo svolgimento della corsa.

Al km 13 (dei 245 totali) è partita la fuga del mattino, innescata da Stefan Schumacher (CCC) e Jan Polanc (Lampre), e sulla quale sono presto rientrati altri 9 uomini: Simon Geschke (Giant), Oscar Gatto (Androni), Pier Paolo De Negri (Nippo), Enrico Barbin (Bardiani), Dennis Van Winden (Lotto NL), Marco Canola (UnitedHealthcare), Matteo Busato (Southeast), Cesare Benedetti (Bora) e Jérôme Coppel (IAM). Gli 11 hanno guadagnato fino a 8'24" (vantaggio massimo toccato al km 112), poi il lavoro dell'Astana, occasionalmente supportata dalla Movistar, ha cominciato a ridurre il gap del gruppo, sicché si è arrivati ai piedi del Ghisallo (a 80 km dalla fine) con un distacco abbattuto a 3'50".

Sulla salita simbolo della corsa il drappello dei fuggitivi si è frantumato, e sono riusciti ad avvantaggiarsi Benedetti e Canola, transitati soli in vetta prima di essere ripresi sulla successiva discesa da Barbin, Van Winden e Busato (gli altri sono invece usciti di scena).

 

L'attacco a sorpresa della Etixx di Kwiatkowski
Prima ancora del Ghisallo, però, era accaduto un fatto destinato a smuovere parecchio le acque già a oltre 70 km dalla conclusione del Lombardia. In discesa verso Onno la Etixx-Quickstep si era lanciata in una notevole azione di rottura, promuovendo la sortita di un interessantissimo gruppetto di 11 contrattaccanti. Michal Kwiatkowski, ispiratore della manovra, si è ritrovato avvantaggiato insieme ai compagni Zdenek Stybar, Matteo Trentin, Carlos Verona e Lukasz Wisniowski. Insieme al quintetto degli uomini di Lefévère si sono mossi Tom Jelte Slagter (Cannondale), Tim Wellens (Lotto Soudal), Ion Izagirre (Movistar), Robert Gesink e Timo Roosen (Lotto NL) e Giacomo Nizzolo (Trek).

Questo drappello ha guadagnato fino a 1'30" sul gruppo, ed è uscito anch'esso selezionato dalla salita del Ghisallo (staccati Stybar, Trentin, Wisniowski, Roosen e Nizzolo), dopodiché sull'immediatamente successiva Colma di Sormano il lavoro di Verona ha posto le basi per l'affondo di Kwiatkowski, destinato ad andare in scena sul durissimo Muro (proseguimento della Colma).

Il polacco ex iridato ha ripreso e superato Canola e poi Benedetti (che si era isolato al comando), e poi ha subìto il ritorno di Wellens proprio in cima; la coppia ha funzionato per un bel po', difendendo il risicato margine che le era rimasto dopo il Muro di Sormano e anzi aumentando il vantaggio sul gruppo dei migliori fino a 30"; l'inesorabile lavoro dell'Astana era però destinato ad annullare il bel tentativo, sfumato all'inizio della salita di Civiglio, a 20 km dalla fine: lì prima Wellens e poi Kwiatkowski sono stati riassorbiti dal trenino celeste-kazako.

 

Un'Astana devastante sin dal Muro di Sormano
Dopo aver controllato che la fuga del mattino non prendesse 20' di vantaggio, e aver dettato il ritmo sul Ghisallo per impedire a Kwiatkowski e soci di prendere il largo, l'Astana ha dato una mazzata alla corsa sul Muro di Sormano. Il ritmo di Mikel Landa e Diego Rosa ha piegato la gran parte degli avversari di Nibali, facendo fuori su quelle durissime rampe tutti i liegisti e lasciando che rimanessero praticamente solo uomini da GT a giocarsi la corsa. Personaggi come Philippe Gilbert, Rui Costa o il campione uscente Dan Martin (in non perfette condizioni fisiche) sono letteralmente naufragati sul Muro; poi, in cima, ci ha pensato Nibali in prima persona a dare la sgasata finale per far fuori altri pericolosi rivali.

Il risultato di questo lavorìo ai fianchi è stato che dopo il Muro il drappello dei migliori era formato da soli 10 uomini: Nibali con Rosa e Landa, Daniel Moreno, Thibaut Pinot, Alejandro Valverde, Esteban Chaves, Wouter Poels, Benedetti, Slagter e Gesink (questi ultimi tre raggiunti strada facendo, visto che erano all'attacco da prima). Nei primi metri di discesa sono poi rientrati Warren Barguil e Mikel Nieve, e ancora più avanti si è rifatto sotto un drappello con Romain Bardet, Alexis Vuillermoz, un tenacissimo Gianluca Brambilla con Carlos Verona, e poi Tony Gallopin, Simon Yates, George Bennett, Sergio Henao e due fuggitivi della prima ora come Canola e Busato.

Naturalmente chi si era staccato sul Sormano non poteva sperare di ritrovare magicamente il colpo di pedale per andare a insidiare i favoriti di giornata, e infatti tutti questi corridori rientrati in discesa non avrebbero praticamente inciso sulla corsa non appena la strada avesse ripreso a salire.

 

Sul Civiglio attacchi e contrattacchi di Nibali e Rosa
Come volevasi dimostrare, appena approcciata la salita di Civiglio, dal durissimo versante di Brunate, il gruppo dei big si è nuovamente frantumato. Il tempo di riprendere - come anticipato - Kwiatkowski, che l'Astana ha dato fondo alla sua scorta di attacchi, con Nibali impegnatissimo in tre successivi scatti nei 2 km di ascesa, e Rosa bravo a inframezzare gli scatti del suo capitano con sue notevoli progressioni che fiaccavano gli avversari.

Tra gli altri, Chaves è stato uno dei più brillanti nel rispondere a Nibali, mentre Pinot ha a sua volta promosso un'azione di attacco nei pressi del Gpm (con Nieve e Rosa a chiudere), dopodiché, sull'ennesimo allungo di Nibali, Nieve ha definitivamente mollato; in cima non rimanevano che Valverde, Pinot, Moreno e Chaves con Nibali e Rosa. Nessuno dei quattro sparring partner aveva però dimostrato di avere gambe necessarie per fare la differenza. D'altro canto, va detto che anche Nibali non era riuscito a fare il vuoto con le sue azioni: bisognava allora cercare una mossa che sparigliasse tutto.

 

La stoccata di Vincenzo in discesa e il lavoro di Rosa in copertura
Tale colpo di genio è venuto subito in mente a Nibali, che non ha perso tempo: appena scollinati dal Civiglio, a 17 km dalla fine, Vincenzo è partito in contropiede nel primo tratto di discesa. Ha guadagnato 10 metri, poi 50, poi 100, e nessuno è stato in grado di andare a riprenderlo.

Quando Valverde ha capito la pericolosità dell'azione del messinese, il margine per quest'ultimo era già di 10". Il murciano della Movistar ha tentato di organizzare un inseguimento, ma un po' per il fatto di non averne poi tanto, un po' perché un Rosa da applausi rompeva i cambi ogni 3x2, il gruppetto non ha fatto altro che perdere terreno rispetto alla lepre. Inutili anche i rientri, lungo la picchiata, di Henao e Gallopin: Nibali, pennellando una curva dietro l'altro come solo un grande discesista come lui poteva fare (e prendendo anche rischi notevoli), si è ritrovato ai piedi del San Fermo della Battaglia, a 8 km dalla fine, con la bellezza di 40" di margine: un tesoro inestimabile da difendere coi denti sull'ultima asperità di giornata.

 

L'inseguimento di Moreno, la strenua difesa di Nibali
Sul San Fermo della Battaglia, Chaves è stato il primo a tentare una sortita dal drappello inseguitore, ma subito è stato bloccato dai crampi, uscendo dalla contesa. Ci ha provato allora Pinot, riuscendo ad avvantaggiarsi per un attimo; ma sul francese si è riportato un tostissimo Moreno, che con due pedalate se n'è andato via, isolandosi all'inseguimento di Nibali.

La scalata al San Fermo è stata da batticuore: Vincenzo, dopo aver speso tanto nei chilometri precedenti, si è ritrovato un po' a corto di ossigeno e ha dovuto gestirsi col bilancino, mentre l'avversario sparava tutto quello che aveva, rosicchiando secondo dopo secondo. L'incubo di Iglinskiy alla Liegi 2012 (il kazako rientrò nel finale su un Nibali che era sembrato fin lì irraggiungibile e andò a vincere ad Ans) si rimaterializzava nei pensieri dello Squalo e di tutti i suoi tifosi. Ma per fortuna dell'italiano, stavolta l'epilogo sarebbe stato diverso: in cima alla salita Vincenzo è infatti riuscito a difendere appena 12" di margine, 12" risultati preziosissimi per respingere l'assalto dello spagnolo nei 5 km conclusivi.

In discesa Nibali ha nuovamente pennellato alla grande le curve, resistendo al ritorno di Moreno e presentandosi col medesimo margine di poco più di 10" ai 2 km finali. E a quel punto niente e nessuno avrebbe potuto più stoppare il messinese, lanciato sul rettilineo finale del lungolago di Como a raccogliere il caloroso abbraccio del pubblico, un abbraccio materializzatosi anche in una bandierina italiana che svolazzando è andata incredibilmente ad appiccicarsi sulla pancia di Vincenzo, mentre questi tagliava il traguardo. Un'immagine casuale che resterà nei cuori di molti.

Il valoroso Moreno, mollando un po' nell'ultimo chilometro, ha chiuso a 21" dal campione siciliano; a 32" Pinot (ben difesosi dal ritorno degli altri sulla discesa) ha conquistato un bel podio, risultato che gli suggerisce di spendersi anche in futuro nelle classiche più dure.

Giù dal podio, a 46" dal vincitore, Rosa ha pure sprintato contro Valverde, ma di poco non è riuscito a sopravanzare lo spagnolo, che così porta a casa il quarto posto davanti a Diego e a Nieve. Il resto della top ten è composto da Gallopin, Chaves e Henao (a 56") e da un ottimo Brambilla, bravissimo a chiudere al decimo posto, a 1'10" dal primo. Alle spalle di Gianluca, un abisso prima dell'undicesimo classificato (Gesink a 3'06"). Degno di gran menzione, poi, il 14esimo posto di quel cagnaccio di Benedetti, per il quale speriamo che questo risultato (ma soprattutto questa prestazione nel suo complesso) possa essere utile per trovare un ingaggio nel 2016.

In definitiva, gran giornata per il ciclismo italiano: una di quelle giornate al termine delle quali si va a dormire davvero soddisfatti; non prima, però, di aver acconciamente brindato e festeggiato!

Marco Grassi

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