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Mondiali 2015: Consonni neutralizzato nella morsa gallica - Oro a Ledanois davanti a Simone, poi Turgis. Bravissimi Moscon (4°) e Martinelli

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Kevin Ledanois è oro davanti a un deluso Consonni © Bettiniphoto

Il mondiale di Richmond saprà di cocente sconfitta per Simone Consonni, il quale a stento è riuscito a trattenere le lacrime sul podio mondiale. Ma la prova degli azzurri è comunque un successo, e non solo perchè si torna sul podio, a 7 anni dall'argento di Ponzi a Varese: Amadori e Cassani hanno orchestrato una macchina da guerra, cinica quanto implacabile nel corso di tutta la stagione, e senza l'incidente meccanico occorso sul muro di Libby Hill probabilmente staremmo festeggiando l'oro di Gianni Moscon, il quale con una rimonta strepitosa ha dimostrato di sentire meno di tutti la catena ed ha confermato di appartenere ad un'altra categoria, rispetto alla stragrande maggioranza dei suoi coetanei. Ma non è andata così ed a festeggiare stanotte saranno i francesi, che portano a casa il terzo titolo in 7 anni con Kevin Ledanois, figlio di Yvon, discreto atleta negli anni '90 (decimo alla Vuelta 1997 vincendo sulla Sierra Nevada) e oggi in ammiraglia BMC, e conquistano anche il bronzo con Anthony Turgis: autori anche loro di un'azione da applausi nell'ultimo passaggio di Libby Hill, con Ledanois bravissimo a gestirsi mentre da dietro rimontava Moscon. Un vincitore professionista con la Bretagne-Séché, meno prevedibile dei temuti danesi, che invece si sono sciolti tra cadute e attacchi al momento sbagliato.

 

Attacchi multietnici, poi il trio con Martinelli
Ma non solo Consonni e Moscon si sono distinti della squadra azzurra nella prova di Richmond: è stato soprattutto Davide Martinelli a dare ampio contributo alla causa, dall'inizio alla fine, mantenendo sangue freddo nell'azione a tre con Eddie Dunbar (Irlanda) e Josè Luis Rodriguez (Cile) partita nel corso del quarto dei 10 giri previsti. In precedenza, una serie di attacchi che ha messo in mostra ciclisti delle nazioni più esotiche, quali Ruanda, Algeria, Eritrea e Israele. Ovviamente poco più che velleitari son risultati gli attacchi dei vari Jean Bosco Nsengimana, Roy Goldstein o Ghebremedhin Ghebreigzabiher, più che altro un segno di un ciclismo che cresce e cambia, molto più tangibile di quello che si pensa, visto che in undicesima posizione troveremo un eritreo, il talento Mehrawi Kudus, speranza delle corse a tappe che oggi ha dimostrato di sapersi difendere anche sui muri. 

 

Davide, è proprio bad karma
Parlavamo di sangue freddo: Martinelli lo ha dovuto mantenere, per rispondere alle esigenze tattiche e non tirare un metro per 3 giri. Il risultato è che la fuga cresce ma non decolla, con Oleg Zemlyakov (Kazakistan) prima e l'argento a cronometro Maximilian Schachmann (Germania) nel corso del sesto giro che riescono a portarsi al comando, non senza pagare la fatica mostruosa, mentre il gruppo fa l'elastico trovandosi massimo a poco più di 2' di ritardo. 
Nel corso del settimo giro Martinelli cominciare a dare i cambi, e poco dopo con una frustata stacca di netto Eddie Dunbar, primo della fuga a cedere, quando mancano 50 km all'arrivo. L'irlandese, il più solerte a incitare Martinelli nel farsi avanti nei giri precedenti, avrà goduto non poco quando Davide ha sofferto problemi al cambio proprio mentre cambiava passo sul terz'ultimo passaggio di Libby Hill, costringendolo a farsi riassorbire dal gruppo: un colpo di sfortuna che costringe gli azzurri a riscrivere il piano tattico.

 

Una logorante attesa del finale
Cede anche Zemlyakov e sono dunque in 3 ad approcciare il penultimo giro, stanchi e con appena 20" di margine: verranno ripresi al penultimo passaggio di Libby Hill. Sul falsopiano si muove uno dei favoriti, Søren Kragh Andersen, il quale allunga tutto solo: ma l'azione del danese si rivela un buco nell'acqua, vista la solitudine e gli interminabili chilometri di pianura che riportano verso l'ottovolante finale, e così ai -13, dopo appena 6 km, Andersen si rialza. Sembra proprio che la corsa si riaccenderà su Libby Hill, ma ai -7 riesce ad avvantaggiarsi ancora un inesauribile Martinelli, assieme ad un tedesco e a un austriaco; due chilometri più avanti è proprio Davide a rompere gli indugi, partendo deciso in vista di Libby Hill, mentre dietro una caduta del lettone Neilands su un tornante reso bagnato dalla fresca pioggerella appena palesata spezza il gruppo, rovinando la festa a diversi favoriti.

 

La malasorte di Moscon, le spallate di Ledanois
Gli ultimi 4 km sono un vero caleidoscopio di emozioni. Sulla seconda curva del muro di Libby Hill a scivolare in testa sul pavè è, colmo dei colmi, un belga: si tratta di Nathan Van Hooydonck. Gianni Moscon alle sue spalle ha approcciato la curva troppo stretta e perde il pedale un attimo prima che Van Hooydonck cada: un rallentamento che compromette la sua gara ma almeno gli permette di evitare una pericolosa carambola. I francesi Kevin Ledanois e Anthony Turgis riescono a schivare la caduta e a riportarsi su un Martinelli a corto di benzina, con Ledanois che lo passa al doppio della velocità tirandogli una spallata per poi rilanciare sul falso piano.

 

Ledanois inarrivabile, Moscon sontuoso per Consonni
Ledanois consuma nel migliore dei modi le energie nel finale, rilanciando sul secondo muro di 23rd street per assicurarsi un ottimo margine sugli sparpagliatissimi inseguitori nel finale. Sembra praticamente fatta, ma non ha fatto i conti con un immenso Gianni Moscon che è riuscito a riprendere la testa del gruppo e a portar con sè Simone Consonni, trainandolo con violenza su tutto il rettilineo d'arrivo. Consonni fa partire la sua volata abbastanza tardi, ai 150 metri, per paura di Turgis alle spalle, e sebbne costringa Ledanois a ritardare i festeggiamenti non può sopravanzare il giovane professionista transalpino, il quale è oro davanti al bergamasco e al connazionale Turgis. A Moscon anche la beffa del quarto posto, gli altri staccati di netto: il danese Alexander Kamp si assicura il quinto posto a 5", davanti allo svizzero Fabien Lienhard, al ceco Michal Schlegel, all'argentino Lucas Gaday (corre in Italia, all'Unieuro: vincitore del Liberazione). A 10" il canadese Adam De Vos, a 12" un incommensurabile Lennard Kämna che dopo il bronzo a cronometro sa essere il migliore dei suoi in linea: ne risentiremo parlare. 

 

Tra i professionisti? Ne vedremo delle belle
La gara Under 23 come al solito è stata molto indicativa di ciò che dovremmo vedere tra i professionisti. Come c'era da aspettarsi, complice l'anonimo tratto iniziale, sarà facilmente corsa cucita fino alla fine, e solo qualche caduta o frazionamento potrebbe cambiare le carte in tavola. Ma gli ultimi 5 km impediranno al gruppo di restare compatto, e la vicinanza tra i vari strappi impedisce il recupero: come oggi, il vincitore potrebbe anche partire su Libby Hill, facendo poi la differenza su 23rd Street. Oppure si faranno i conti all'arrivo, ma difficilmente sarà una volata lineare e prevedibile: dopo aver visto la gara odierna, le quotazioni di Nizzolo e Viviani scendono drasticamente a favore di Nibali e Trentin

Nicola Stufano

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