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Giro del Friuli-Venezia Giulia: Friuli fattibile, la vittoria è incrediBille - Al belga un'edizione travagliata e dominata dagli stranieri. Velasco miglior italiano

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Gaëtan Bille controllato da Nicola Gaffurini nell'ultima tappa del Giro del Friuli Venezia Giulia © ASD Giro Ciclistico Friuli Venezia Giulia

Ieri pomeriggio si è concluso il 52esimo Giro del Friuli-Venezia Giulia. Partiamo da questa frase per dire che se c'è stata una conclusione di conseguenza vi è stato un inizio ed un proseguimento che fino ad una settimana tutto erano fuorché scontati. Viene da sé quindi che prima di fornire al lettore qualsiasi informazione inerente l'aspetto agonistico, occorre enunciare una breve cronistoria su ciò che ha portato la gara a tappe friulana in una situazione complicata al punto da metterne a rischio la disputa.

 

Friuli 2015: si corre...anzi no...anzi si
Si parte inevitabilmente dal 2014, quando patron Giovanni Cappanera, già in difficoltà col reperimento di fondi, si trova a dover far slittare la competizione dall'inizio di maggio (mese in cui il Giro era abitualmente collocato) ai primi di settembre, con rincorrersi di timori e incertezze (in certi periodi si parlò addirittura di contributi chiesti alle squadre partecipanti). La gara alla fine si disputa (per la cronaca la vittoria va a Simone Antonini) e le nuvole scure sembrano attenuarsi in vista dell'edizione 2015.

Si arriva alla stagione corrente con le medesime ambizioni ma tornano i problemi: i fondi necessari non arrivano, la gara in maggio non si può disputare, si entra in un nuovo limbo. Entrano in ballo però fattori nuovi: l'organizzazione del Giro conclude con successo una partnership con la regione austriaca del Tirolo orientale e riesce ad allestire una tappa inaugurale con partenza e arrivo a Lienz, per una collaborazione da cui dovrebbero derivare benefici per tutti. Tutto risolto e tutti felici e contenti? Neanche per sogno, poiché i fondi che Cappanera e soci si aspettano dalla regione tardano ad arrivare ed il tempo stringe, al punto che, nonostante tutto fosse già pronto, ci si trova costretti ad annullare la prima frazione in territorio austriaco, rimandando il progetto alle stagioni future (la collaborazione con Lienz resta comunque attuale con la sponsorizzazione della maglia di miglior scalatore).

Ci si trova quindi quest'ulteriore scenario: la corsa che già era scesa a quattro frazioni ne perde un'altra e scende a sole tre tappe con la collocazione ormai acclarata in settembre. Finita qui? Neanche per idea visto che proprio nella conferenza stampa di presentazione dello scorso lunedì 7 settembre, il patron Giovanni Cappanera e il suo vice Gianfranco Riccato danno l'annuncio che coglie tutti di sorpresa: la gara non si disputa per il supporto venuto meno da parte di uno degli sponsor principali. Sembra la peggior chiusura possibile, fino a quando si arriva all'ultimo e ulteriore colpo di scena tradotto nell'entrata in gioco di un importante sponsor udinese che decide di coprire le spese mancanti e garantire così la regolare disputa della gara.

Tra mille peripezie si è così arrivati al termine di tre giornate che hanno parlato molto poco italiano (quasi a ribadirci che siamo in territori di frontiera) e molto straniero e che alla fine hanno premiato un giovanotto di 27 anni che vanta già una più che discreta carriera professionistica, con anche una partecipazione al Giro d'Italia nelle file della Lotto: parliamo di Gaetan Bille, il trionfatore di questa edizione, che dopo essersi aggiudicato il GP Cerami nel 2012 ed il prologo della Volta a Portugal in questa stagione, aggiunge con la terza affermazione stagionale una vittoria significativa al proprio palmarès che potrebbe magari permettergli di tornare a disputare gare di ben altro rango almeno nelle file di una Continental.

 

Si parte: ad Azzano Decimo Prémont sorprende tutti, la classifica già si delinea
Risolte le varie magagne c'è spazio solamente per la cronaca sportiva, con la gara che ha il suo avvio nella giornata di giovedì 10 settembre con la Villa Santina-Azzano Decimo di 163 chilometri. Sulla carta appare una frazione in grado di poter sorridere alle poche ruote veloci presenti ma ben presto si capisce che la musica è ben diversa: le ascese di Colza e Sella Chianzutan, poste nella primissima parte di gara, creano subito lo scompiglio e fanno sì che diversi pesci grossi debbano dire addio ai sogni di gloria (atleti come Ciccone, Nardelli, Gaffurini, Gazzara, Di Francesco, Borella, Gabburo e Vaccher restano attardati e dopo un'intera giornata ad inseguire raggiungono il traguardo in forte ritardo).

Ne consegue che la corsa è animata subito da continue schermaglie, fino a quando a metà gara un gruppo di sedici atleti (tra questi presenti Maestri, Milani, il belga Bille, lo sloveno Rucigaj, Lizde e Velasco) prende il largo e riesce a guadagnare un margine nei confronti di tutti gli altri che li rende imprendibili al resto del plotone. Ci si mentalizza quindi sul possibile arrivo in volata ma a cinque chilometri dal traguardo l'altro belga della Verandas Willems, ovvero Christophe Prémont, piazza la stoccata. Il 25enne, che in stagione non era ancora riuscito a rompere il ghiaccio, spinge deciso e riesce a resistere al ritorno di tutti gli altri e arriva solo a braccia alzate per una bella e meritata affermazione. Non riesce il medesimo colpaccio allo svizzero della Roth-Skoda Colin Stüssi, che parte all'ultimo chilometro ma riesce solamente a giungere nella scia di Prémont, dovendosi accontentare della piazza d'onore a 2". Poco più indietro arriva il resto degli inseguitori, con Seid Lizde che si aggiudica lo sprint davanti a Milani, Maestri e Velasco mentre il primo drappello inseguitore giunge al traguardo dopo 2 minuti. Si è disputata una sola tappa, la più facile sulla carta, ed i giochi per il successo finale sembrano già ristretti ad una decina di atleti.

 

Ad Arta Terme si esalta Grossschartner ma chi gode è Gaëtan Bille
Venerdì 11 settembre è in programma la tappa più insidiosa, ovvero quella che va da San Giorgio della Richinvelda ad Arta Terme di 166 chilometri con alcune asperità da superare prima di giungere al traguardo in leggera salita. Prende subito il largo una fuga con Bazhkou, Rostollan, Pöstlberger, Korosec e Gomez Urosa che arriva a guadagnare fino a cinque minuti, prima di subire il ritorno del gruppo: il solo austriaco Pöstlberger riesce a resistere abbastanza da transitare per primo sull'ascesa di Ravascletto, poi le carte inevitabilmente si rimescolano. Dopo il primo passaggio da Arta Terme occorre scalare le insidiose rampe del Passo Duron, dove è Giulio Ciccone ad esaltarsi forzando in salita, nel tentativo di riscattare la difficile giornata precedente, e guadagnando un margine che costringe ad una reazione il gruppo, onde evitare che possa involarsi tutto solo verso l'arrivo. Il suo tentativo stimola quello di altri sei coraggiosi, che lungo la discesa riescono a raggiungerlo: tra questi spiccano ancora una volta l'esperto belga Bille, gli austriaci Grossschartner e Rabitsch, oltre ad Antonio Santoro.

Ancora una volta la scena è dominata da un gruppetto ristretto quindi ma la concordia, prevedibilmente, non dura fino in fondo: a circa cinque chilometri dal traguardo infatti è Grossschartner ad operare la sparata, con l'interessante austriaco della Felbermayr (squadra in cui milita anche il talentuoso Mühlberger), già protagonista quest'anno in Italia col successo nel Trofeo Piva, che sembra averne più di tutti e difatti corona col successo il suo tentativo. Poco più indietro Bille regola i primi inseguitori, anticipando il bravissimo Ciccone e Antonio Santoro, con il sorprendente eritreo Amanuel Gebreigzhabier che coglie un ottimo quinto posto a 10". Poco più indietro giunge Andrea Garosio mentre qualche decina di secondi in più perdono Masnada e Velasco, attesi in questa frazione mentre dice addio ai sogni di gloria Prémont, attardato di oltre 3 minuti. Poco male però per la Verandas: la maglia di leader resta infatti al team belga poiché a conquistarla è Gaëtan Bille, che deve gestire 10" sull'austriaco Rabitsch e 39" sullo svizzero Stüssi, con Velasco primo italiano a 43". Scalzare il 27enne di Liegi dalla vetta appare ora impresa assai ardua.

 

A Resia brilla la stella di Padun, Bille si difende e vince il Giro
Resta pertanto la sola Palmanova-Resia di 168 chilometri, da disputare nella giornata di sabato 12 in cui il finale insidioso e costantemente in ascesa offre le ultime concrete possibilità di far saltare il banco. Inevitabile anche qui la formazione di una fuga ben assortita nelle prime battute di gara: protagonisti l'immancabile Bazhkou assieme a Jabrayilov, Padun, Carboni, Gnan, Masnada e Valvasori, che hanno raggiunto un margine di quattro minuti nei confronti del gruppo. La presenza di Fausto Masnada, distanziato di poco più di due minuti in classifica generale, rappresentava sicuramente un fattore da non sottovalutare per gli uomini della Verandas, che difatti nel tratto più impegnativo della frazione si sono messi di buzzo buono per ridurre lo svantaggio, quando ormai le ascese di Montecroce e Montenars avevano ridotto a quattro (oltre all'atleta della Colpack resistevano Carboni, Jabrayilov e Padun) il drappello dei fuggitivi.

Riportato ormai il gap a distanza di sicurezza, è iniziata così nel finale la lotta per il successo di tappa, che ha mostrato subito particolarmente volenteroso il diciannovenne ucraino Mark Padun, atleta classe 1996 che è da annoverare tra le ultime scoperte di Olivano Locatelli alla Palazzago: prima ha tirato il collo al drappello con un deciso allungo, poi quando la strada ha iniziato a salire ha ulteriormente forzato, costringendo tutti gli altri alla resa. Terzo allungo vincente e terzo arrivo solitario da parte di uno straniero in questa edizione, con il generoso Masnada che non ha potuto far altro che masticare amaro per la seconda posizione, distanziato di 8". A 17" Jabrayilov è riuscito a conservare la terza posizione mentre a 20" è stato Rabitsch a regolare gli immediati inseguitori, precedendo Velasco, Bille, Tintori, Ciccone, Grossschartner e Pasqualon, con gli atleti giunti inevitabilmente scaglionati sul traguardo di Resia, reso complicato anche dal pavé negli ultimi cento metri (da registrare anche una caduta, fortunatamente senza conseguenze).

Il più felice di tutti però è stato indubbiamente Gaëtan Bille, riuscito a mantenere immutato il distacco alla vigilia e quindi trionfatore (per il Belgio è la prima volta) nel Giro, anche se la sua vittoria, considerata la notevole esperienza accumulata tra i professionisti, farà sicuramente storcere il naso a qualcuno ma tant'è. Identici i distacchi dei battuti: il podio è interamente straniero con l'austriaco Stephan Rabitsch secondo a 10" e lo svizzero Colin Stüssi terzo a 39". Per l'Italia le note liete vengono soprattutto da Simone Velasco, come sempre generoso ma a cui è mancato l'acuto, che chiude quarto a 43", seguito dal bravo Marco Tecchio dell'Unieuro, quinto col medesimo distacco. A 1'10" ha concluso l'abruzzese Moreno Giampaolo mentre 1'27" è il distacco di Ettore Carlini, quindi a completare la top ten restano Grossschartner (ottavo a 1'49"), Masnada (nono a 2' netti) e Santoro (decimo a 2'01"). Bille fa sua anche la classifica a punti mentre le altre graduatorie sorridono a Padun per quanto concerne i Gran Premi della Montagna e al 22enne Stüssi per quel che riguarda i giovani.

 

Corsa salvata in extremis ma per il futuro serve chiarezza
Giungendo alle conclusioni in primis ci si può sicuramente rallegrare del fatto che la corsa sia stata salvata per il rotto della cuffia ma ciò deve essere da sprone affinché in futuro non si ripetano certe spiacevoli situazioni che non fanno bene a nessuno ed in questo devono essere soprattutto le istituzioni a fornire il massimo appoggio ad una manifestazione di comprovata tradizione e che può offrire anche un ottimo veicolo a livello di promozione turistica (la partnership con l'Austria non merita di essere snobbata, vista la grande volontà di entrambe le parti a collaborare per la buona riuscita della manifestazione).

Garantire la disputa di una gara come il Giro del Friuli-Venezia Giulia, riportandola magari alla sua originaria collocazione del mese di maggio deve essere uno degli obiettivi primari per poter allestire un'edizione 2016 all'altezza della fama che questa gara merita. Lo diciamo soprattutto pensando alla drammatica situazione in cui versa il movimento italiano a livello di gare a tappe: sparito il GiroBio, incerta la sorte del Valli Cuneesi, giunto alla pausa (si spera solo momentanea) anche il Giro delle Pesche Nettarine, l'unica certezza al momento è fornita dal Giro della Valle d'Aosta. Proprio nel giorno in cui ci apprestiamo a celebrare la prima corsa a tappe conquistata tra i professionisti da Fabio Aru, che nel nostro dilettantismo si era formato fronteggiando un'utilissima gavetta in quasi tutte le gare a tappe appena nominate, non possiamo non esimerci dal lanciare questo grido d'allarme affinché il nostro movimento riesca a produrre anche in un futuro non troppo lontano altri giovani talenti in grado di rivaleggiare al meglio con i migliori esponenti al mondo di simili gare nella massima categoria.

Vivian Ghianni

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