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Il punto sulle juniores: Berta e Balsamo, essenze iridate - In attesa di Richmond le azzurre trionfano nella Mountain Bike e su pista

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Martina Berta vince l'oro al Mondiale di Vallnord © Vallnordworldchampionships.com

Lunga è la strada verso Richmond. Un oceano di sogni da attraversare per poter riuscire ad issarsi lì, in cima al gradino più alto, con quell'iride che può segnare l'inizio di una nuova entusiasmante storia. Mancano 3 settimane all'appuntamento mondiale in cui le ragazze di Edoardo Salvoldi cercheranno di riprendersi la cima del mondo, dopo l'ennesima conferma europea avvenuta il mese scorso a Tartu grazie a Nadia Quagliotto.

Intanto però c'è un azzurro al femminile che nella categoria juniores già è riuscito ad ottenere la più ambita onorificenza, giusto per ricordarci che se ad un valido gruppo di atlete si affianca una programmazione oculata e la volontà di non costruire un qualcosa che dopo poco tempo è destinato a restare abbandonato e fine a se stesso, si possono realizzare ancora risultati straordinaria. È questa l'Italia che vince nella multi disciplinarietà, togliendosi soddisfazioni incredibili tanto nella mountain bike quanto nella pista, che si confermano eccellenze da salvaguardare tanto quanto la consolidata attività su strada che tante gioie ci ha recato nelle ultime stagioni.

 

Martina Berta: un oro che fa la storia nella Mountain Bike
Tante volte è capitato di trovarsi davanti ad atleti in giovanissima età e preconizzare loro un futuro radioso con il più classico dei "Questo/a farà strada". Martina Berta è una ragazza di appena 17 anni che la sua strada ha deciso di provare a trovarla nel...fuoristrada, in special modo in quella Mountain Bike che sta registrando un'ottima crescita nelle ultime annate e non solo sull'onda dell'incredibile bronzo olimpico di Marco Aurelio Fontana di Londra. Si è creato un vero e proprio movimento che attrae sempre più giovani atleti e che quindi può mettere in luce prospetti realmente interessanti. Martina è uno di questi, lei che dal Piemonte ha trovato l'ideale appoggio nella vicina Valle d'Aosta grazie al Velo Club Courmayeur che si è ben presto accorto di avere tra le mani una ragazzina sicuramente diversa dalle altre. Quando poi gli allori cominciano ad arrivare in serie, con ben tre trionfi consecutivi ottenuti nella challenge europea giovanile che ogni anno, attraverso prove multiple, rivela i migliori aspiranti bikers del continente, ci si rende conto che potrebbe essere solo questione di tempo.

Si salta quindi alla giornata del 3 settembre 2015 a Vallnord, località incastonata tra le montagne di Andorra che solo qualche ora prima hanno visto il passaggio della Vuelta di Spagna. La gara è quella delle donne juniores dove la Svizzera si presenta come al solito fortissima, in virtù dei suoi quattro trionfi consecutivi. Parte come una furia la britannica Evie Richards ma la Berta è subito concentrata e pur recando un gap di una ventina di secondi non perde la bussola. Per lei l'annata è stata già abbastanza positiva, con i successi agli Internazionali d'Italia e nel campionato italiano, oltre ad un podio sfiorato al campionato europeo di Chies d'Alpago, concluso al quarto posto.

Salirci sul podio mondiale, per giunta da primo anno, sarebbe già di per sé un sogno. Le temibili svizzere, dalla campionessa uscente Koller alla campionessa europea Frei però sono dietro e Martina deve ancora iniziare ad aprire il gas. Lo fa nel corso del secondo giro e lo show è di quelli da ricordare: supera la Richards, s'invola, guida in maniera magistrale e al contempo attenta a non commettere errori e guadagna fino a rendersi irraggiungibile. Arriva sola sul traguardo per una vittoria memorabile, riuscendo lì dove non era riuscita neppure Eva Lechner che nel 2003 conquistò l'argento (ripetuto due anni fa da Emilie Collomb). Evie Richards arriva dopo 1'20", Nicole Koller abdica a 2'27". Martina Berta è la prima azzurra a conquistare il titolo mondiale tra le juniores e ci ricorda di come, al di là del talento che le consentirà per un intero anno di sfoggiare la maglia iridata, ci sia dietro l'ottimo lavoro di Hubert Pallhuber con i ragazzi e che viene testimoniato anche dai piazzamenti di Alessia Verrando, quinta a 3'39", e Greta Seiwald, settima a 4'39".

Il futuro quindi sembra essere molto più vicino ma nel godimento per un'impresa inaspettata occorre anche sottolineare una cosa: Martina Berta in questa stagione ha preso parte, in preparazione ai successivi appuntamenti, anche al campionato italiano su strada, che aveva il suo culmine alla Basilica di Superga al termine di un'ostica salita: bene, senza aver disputato altre gare ha saputo piazzarsi in ottava posizione. Prendete anche Alessia Verrando: un inverno impegnativo nel ciclocross con tanto di podio nel campionato italiano di Pezze di Greco (seconda), spiccate doti da scalatrice che l'hanno già vista protagonista nelle altre categorie giovanili e con un bel sesto posto all'italiano 2015 e tante belle prestazioni nella prediletta MTB, con piazza d'onore all'italiano e top ten sia all'Europeo che al Mondiale. Non ci avventuriamo in paragoni ingombranti ma di certo in futuro potrebbe non essere solamente il fuoristrada a beneficiare delle prestazioni di queste promettenti ragazze.

 

Dall'Europeo col quartetto al mondiale nello Scratch: sboccia Elisa Balsamo
Abbiamo detto di Martina Berta ma il Piemonte aveva già potuto rallegrarsi nelle scorse settimane per le splendide prestazioni di un'altra ragazza particolarmente attesa dopo aver fatto incetta di successi (tricolori compresi) nelle altre categorie giovanili. L'altro estremo dell'arcobaleno conduce quindi a Peveragno, nel cuneese, dove ha residenza Elisa Balsamo. Classe 1998 anche lei e capace di difendersi praticamente su tutti i terreni, dalla salita alla pianura, aggiungendo un buon spunto veloce, è approdata in Valcar con l'obiettivo di provare fin da subito a stupire gli osservatori. Qualche mese per prendere le misure alla categoria, nessuna vittoria su strada ma tanti piazzamenti che l'hanno condotta spesso anche al podio, il più importante dei quali quello ottenuto al campionato italiano di Superga (concluso al terzo posto). A questo però si è aggiunta una proficua attività su pista, che l'ha portata a recitare un ruolo fondamentale soprattutto nel rinnovato quartetto dell'inseguimento a squadre. Le risultanze sono state subito strepitose, con il titolo europeo condito dal record del mondo in luglio ad Atene, nella cui rassegna era giunta anche quinta nello Scratch.

Con una simile presentazione era lecito attendersi belle conferme in quel di Astana, sede dei mondiali juniores su pista, disputati dal 19 al 23 agosto scorsi. Un inizio traumatico, segnato dalla clamorosa squalifica del quartetto nostrano (ne parleremo più avanti) che ha sicuramente sortito l'effetto di tramutarsi in rabbia agonistica da scaricare nelle successive giornate, magari proprio in quello Scratch in cui per qualche indecisione era sfumato il podio europeo (garantito però dalla splendida vittoria di Elena Bissolati). Stavolta però toccava proprio ad Elisa, la prescelta per questo tipo di gara in cui l'esperienza e la scelta di tempo sono fondamentali. Così, dopo essersi mantenuta nelle posizioni buone, al suono della campana si è lanciata in una progressione irresistibile che le ha permesso di superare la polacca Justyna Kaczkowska e l'australiana Nicola Macdonald e andare così a conquistare un titolo mondiale luminosissimo e, parimenti, non troppo atteso. Ha 17 anni anche lei e alla prima stagione nella nuova categoria ha saputo già lasciare un segno tangibile delle proprie qualità, in attesa di un gran finale di stagione che dovrebbe vederla in gara anche a Richmond, dopo aver già disputato (senza troppa fortuna) anche l'europeo in Estonia. Come inizio però non ci si può assolutamente lamentare.

 

L'amara spedizione del quartetto, le importanti conferme di Bissolati, Vece e Alzini
Accennavamo all'inatteso e amaro epilogo iridato per il quartetto che appena qualche settimana prima aveva saputo sbaragliare la concorrenza ad Atene, fissando il nuovo primato mondiale della specialità. Una prestazione che caricava di ulteriori responsabilità le varie Sofia Bertizzolo, la stessa Elisa Balsamo, Rachele Barbieri e Martina Alzini (schierata al posto di Marta Cavalli), determinate comunque nel fornire un'altra grandissima prestazione. Il sogno però si è infranto contro una discussa squalifica per doppia falsa partenza, in cui alla prima corretta sanzione della giuria se n'è aggiunta un'altra decisamente più opinabile (o non così evidente, che dir si voglia) che ha portato alla seconda sanzione e quindi all'esclusione dalla gara. Sarebbe stata probabilmente molto dura avere ragione della Nuova Zelanda, capace di vincere in 4'31"966, nuovo primato mondiale tolto proprio alle nostre, ma ciò comunque non toglie nulla al lavoro di Salvoldi e compagnia che hanno reso in pochi anni il nostro quartetto juniores come uno dei più competitivi al mondo.

Ancora più significativo e confortante però è stata la conferma venuta dalla Velocità a squadre per merito di Elena Bissolati e Miriam Vece: già l'argento europeo aveva rappresentato un risultato notevolissimo ma il 34"815 con cui la coppia cremonese è riuscita ad avere ragione del temibile duo australiano costituito da Taylah Christie Courtney Field (vittoria alla favoritissima Germania, per la cronaca) conquistando così il bronzo mondiale, ci ha detto che la strada intrapresa è quella giusta e che quando si lavora costantemente con un gruppo ristretto di ragazze su una singola disciplina, i miglioramenti possono essere gradualmente riscontrati nelle varie esperienze, fino a giungere a risultati che qualche stagione or sono sarebbero stati impensabili. Resta solamente da continuare il percorso intrapreso per non vanificare quanto di buono si è riusciti già a fare. Importante è stata poi anche la conferma del podio per Martina Alzini, che dopo l'argento carico d'amarezza dello scorso anno ha conquistato questa volta il bronzo nell'Omnium, superata solo dall'australiana Danielle McKinnirey e dalla polacca Daria Pikulik. Considerata la particolare tipologia della prova mantenersi ai vertici è molto importante e la bionda milanese nelle ultime settimane ha mostrato una condizione ottimale, che l'ha portata anche a vincere a Valvasone prima e, recentemente, a Noventa di Piave battendo anche le Èlite su strada. Probabilmente in qualche caso ha peccato di costanza di rendimento ma le qualità possono permetterle di esprimersi al meglio, anche se forse attualmente resta la pista il suo miglior terreno d'espressione.

 

Verso Richmond: la speranza è Bertizzolo. Beggin costretta al forfait
Veniamo dunque alla strada, visto che la prova iridata comincia ad avvicinarsi e va quindi componendosi il quintetto che sarà della partita a Richmond, dove dopo cinque tornate per complessivi 81 chilometri scopriremo il nome della nuova campionessa del mondo. Un tracciato che, in ambito femminile, potrebbe dar luogo ad una prova impegnativa, con i vari strappi con pendenze notevoli e con la presenza di pavè a rendere dura la prova e far sì che sia uno sparuto drappello a contendersi il successo. L'affermazione, già ricordata in precedenza, di Nadia Quagliotto all'Europeo di Tartu ha avuto anche l'importante effetto di permettere alla nostra nazionale di poter schierare cinque atlete al via e la cosa, a questi livelli, può avere un'importanza fondamentale. Tuttavia a questa notizia se n'è aggiunta una nefasta al termine della gara Open di Rossano Veneto dello scorso 23 agosto: nel corso dello sprint conclusivo infatti la campionessa italiana Sofia Beggin infatti è rimasta coinvolta in una rovinosa caduta che le ha provocato la frattura della clavicola destra che inevitabilmente l'ha costretta a dire addio ai sogni iridati ad un mese della disputa della prova.

Un'assenza pesante, quella della padovana che dalla prossima stagione sarà Élite nelle file dell'Astana, soprattutto in considerazione dell'ottimo feeling con la compagna di squadra Sofia Bertizzolo, che anche per questa edizione avrà i gradi di capitana. Il tracciato, del resto, si adatta molto bene alle qualità della talentuosa trevigiana, capace di tenere molto bene in salita ma soprattutto di farsi valere allo sprint, tanto più che il finale in costante ascesa potrebbe favorirla e permetterle di ambire seriamente a quella maglia iridata sfuggita per poco lo scorso anno contro la fenomenale Amalie Dideriksen. Accanto a lei e alla Quagliotto comunque la rosa di atlete appare già definita in linea di massima: Elisa Balsamo dovrebbe essere della partita, così come pure Lisa Morzenti e Katia Ragusa (queste ultime potrebbero essere importanti in un'azione da lontano o per lavorare nei giri conclusivi) mentre sotto osservazione sono anche Nicole Nesti (già azzurra lo scorso anno) e Chiara Zanettin, adatte per un dare un'impronta impegnativa alla gara.

Non andrebbe sottovalutata neppure un'atleta come Giulia Nanni, che sui percorsi misti sa dare il meglio ed ha offerto varie prestazioni convincenti nell'arco dell'anno mentre potrebbero essere lasciate fuori sia Rachele Barbieri che Martina Alzini, le atlete più veloci a disposizione, per le quali il tracciato si potrebbe presentare particolarmente ostico, anche se eventuali conferme le si avranno nelle prossime settimane. Per quanto riguarda la prova a cronometro nel caso la Bertizzolo non dovesse doppiare l'appuntamento iridato, la scena dovrebbe riguardare la campionessa italiana Lisa Morzenti e Katia Ragusa, per le quali quella di Richmond sarebbe da considerarsi come una valida esperienza, utile in prospettiva soprattutto per la bergamasca della Gauss. In ogni caso dei sogni iridati si sono già realizzati in queste settimane, ma nella lunga strada verso Richmond c'è ancora del tempo per poter sognare ancora.

Vivian Ghianni

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