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Vuelta a España 2015: Danny Van Poppel, l'ennesimo baby talento - In una corsa dominata dai giovani, la volata di Lleida va all'olandese della Trek

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Sul traguardo di Lleida la spunta Danny Van Poppel © Bettiniphoto

Carriera veloce di un corridore veloce (ma non solo). Danny Van Poppel è nato il 26 luglio 1993 e non poteva fare altro che il ciclista: papà e mamma sono gli ex professionisti Jean-Paul Van Poppel e Leontien Van der Lienden, il fratello, Boy, di cinque anni più "vecchio", ha sempre corso con lui, da quand'è passato pro'. Danny ha esordito in Vacansoleil nel 2013, poi è passato alla Trek, dove oggi milita. Nel 2013 ha preso parte alla sua prima grande corsa a tappe, il Tour, risultando il più giovane partecipante del secondo dopoguerra. In quella Grande Boucle che prese le mosse dalla Corsica, Danny si mise subito in luce nella frazione d'apertura, a Bastia: mentre tutti sghignazzavano per il pullman Orica incastrato sotto l'arrivo, un olandesino si piazzava terzo ed era subito maglia bianca. Un fiume d'emozioni.

La vittoria nel GT gli mancava ed oggi era la tappa giusta per provare a colmare questa lacuna. Quando però a 10 km dal traguardo, con cinque fuggitivi ancora in testa ed il gruppo lanciatissimo, Danny ha forato e s'è visto costretto ad un frenetico inseguimento, le sue possibilità di vittoria si sono drasticamente ridotte. Eppure il forte olandese è rientrato, s'è messo a fare l'ultimo uomo della sua Trek e sul rettilineo finale, in leggera salita ed infinito, ha tirato fuori dal cilindro una volata magistrale. Ha sprintato al centro, stringendo ogni spazio, mantenendo la velocità altissima. Chi cercava un varco, una fessura, un colpo di reni potenzialmente vincente, è stato costretto a desistere.

È la Vuelta dei giovani: del 22enne Danny Van Poppel, così come del 21enne Caleb Ewan. Una nidiata fantastica, quella dei '90, dalla prima vera maglia roja, Esteban Chaves, all'attuale leader, Fabio Aru, senza dimenticare quel Tom Dumoulin che ha vestito la roja per tre giorni e vorrebbe riprendersela prima di Madrid. Del '90 anche Peter Sagan e Kristian Sbaragli, del '92 Jasper Stuyven, classe '89 invece Bertjan Lindeman e Mikel Landa. Spicca in questa nidiata di cuccioli vincitori di tappe (o comunque primissimi protagonisti) il 35enne Alejandro Valverde, che s'è imposto a Vejer de la Frontera. Evidentemente i tredici anni che lo separano da Danny Van Poppel non pesano.

 

Dopo il tappone profilo più rilassante: fuga a cinque
Dopo il fiume di emozioni di ieri, con Fabio Aru che ha scalzato dal primo posto un comunque tignoso Tom Dumoulin, la dodicesima tappa permette di tirare il fiato. Non prende il via Chris Froome, che ieri ha corso praticamente per tutta la tappa con una frattura ad un piede. Partono in 174 da Escaldes-Engordany, per raggiungere dopo 173 km Lleida. Subito scatti e controscatti, si pensa che la fuga verrà lasciata andare, anche se di velocisti affamati ce en sono ancora in gruppo. Dopo 7 km vanno via in cinque ma la fuga buona prende il largo dopo 15 km, e sono ancora cinque: Maxime Bouet (Etixx-QuickStep), Miguel Ángel Rubiano (Colombia), Jaco Venter (MTN Qhubeka), Bertjan Lindeman (Lotto.NL-Jumbo) ed Alexis Gougeard (AG2R La Mondiale) prendono il largo.

Dopo 38 km si affronta l'unico Gpm di giornata, il Coll de Bóixols: è un seconda categoria, lungo 15 km ma con una pendenza media del 5%. L'Astana del nuovo leader Fabio Aru lascia fare, visto che nessuno dei cinque fuggitivi crea pericolo, e perciò negli ultimi chilometri del Coll de Bóixols il vantaggio sale a 4'40". In vetta il primo a transitare è Maxime Bouet, poi Bertjan Lindeman e Miguel Ángel Rubiano. Il gruppo passa con 5' e già dalla discesa la Giant-Alpecin di John Degenkolb, grande pretendente alla vittoria di tappa, inizia a lavorare per chiudere a poco a poco.

 

La Giant-Alpecin di Degenkolb a tutta per chiudere sui battistrada
Limare, questa la parola d'oridne della Giant-Alpecin, che ha un John Degenkolb mai vittorioso finora nei grandi giri del 2015 ed un Tom Dumoulin che accarezza il sogno di vestire la maglia roja a Madrid. I fuggitivi perdono terreno pian piano e quando mancano 50 km all'arrivo il vantaggio si riduce a 2'30". Il traguardo volante di Gerb, posto dopo 149 km, è ininfluente (Miguel Angel Rubiano precede Maxime Bouet e Jaco Venter), il gruppo transita a 2'10"; anche la Lampre-Merida si affaccia in testa insieme ai Giant. Il vantaggio è calato, certo, ma adesso non scende più a 18 km dal termine il quintetto vanta solamente 1'43".

 

Trek a tirare, ma i fuggitivi ancora non si vedono...
Ai -10 foratura di uno dei pretendenti alla vittoria di tappa, Danny Van Poppel, mentre il quintetto al comando conserva solamente 58" sul gruppo. La Lampre-Merida lavora sodo per l'argentino Maxi Richeze, determinato a far bene. Il vantaggio però scende troppo lentamente ed è allora la Trek che si porta in testa al plotone: accelerata discreta e messaggio chiarissimo: Danny Van Poppel vuole vincere la tappa. Ma ai -10, con i fuggitivi ancora a 58", è proprio il giovanotto olandese che fora ed è costretto a rientrare in fretta e furia. Davanti non si arrendono ed ai -5 hanno ancora un discreto vantaggio, attorno ai 30".

 

L'attacco disperato di Venter, la volata di Van Poppel
Anche la BMC di Jempy Drucker si porta al comando, con il lussemburghese che ha intenzione di festeggiare al meglio il suo ventinovesimo compleanno. Davanti capiscono che il ricongiungimento è vicino e perciò all'ultimo chilometro - il gruppo è lanciato - Jaco Venter, della MTN Qhubeka, allunga di prepotenza. Prova a mettersi in scia al sudafricano Maxime Bouet, ma ormai non si sfugge allo sprint di gruppo. Ripresi ai 500 metri, una beffa.

La volata è faticosa, veloce, caotica. Al centro passa un treno bianco targato Trek e Danny Van Poppel finalizza al meglio l'azione dei compagni di squadra. Alle spalle dell'olandese il sudafricano dell'Orica Daryl Impey e Tosh Van der Sande. Quarto Nikolas Maes, subito davanti ad un John Degenkolb che vorrebbe spaccare il manubrio a pugni, per il nervoso: la vittoria, per il fortissimo tedesco, non vuole arrivare. Il sesto posto è di Jempy Drucker, poi Tom Van Asbroeck, il vincitore di Castellón Kristian Sbaragli, infine José Joaquín Rojas e Leonardo Duque.

 

Domani tappa complicata, Aru difende la roja
La classifica generale non muta e Fabio Aru resta saldamente in maglia roja. Saldamente sì, ma Purito Rodríguez è a 27", Tom Dumoulin in agguato a 30". A 1'28" Rafal Majka, a 1'29" Esteban Chaves, a 1'52" Alejandro Valverde, a 1'54" Dani Moreno, poi Mikel Nieve a 1'58", Nairo Quintana a 3'07" ed il fresco acquisto della Lampre-Merida, Louis Meintjes, a 4'15".

Domani la tappa numero tredici (cade di venerdì, un problema per chi ci crede), 178 km da Calatayud a Tarazona. Precede un trittico di arrivi in salita (Fuente del Chivo sabato, Sotres domenica ed Ermita de Alba lunedì) ma non sarà certo una passeggiata di salute: da scalare l'Alto Collado de Oseja, l'Alto del Beratón ed infine l'Alto del Moncayo, dove chi ne avrà potrà tentare l'azione. Sarà più facile che arrivi la fuga, o magari un gruppo ristretto, mentre è arduo vedere un'altra volata. Una rarità, a dire il vero, in questa Vuelta a España.

Francesco Sulas

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