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Tour de l'Avenir 2015: Il Soler de l'Avenir splende ancora su questa terra - 2° successo in tre anni della Spagna con un professionista, l'Italia vince la Coppa delle Nazioni

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Marc Soler premiato da Cookson come vincitore del Tour de l'Avenir © Movistar team

Alla vigilia temevano tutti Sebastian Henao, ma è comunque un professionista a imporsi al Tour de l'Avenir: lo spagnolo Marc Soler, classe 1993 in forza alla Movistar, impalpabile l'anno scorso, imbattuto quest'anno. Che ripete così l'ancor più sorprendente parabola di Rubén Fernández, oggi suo compagno di squadra, capace di mettersi alle spalle Adam Yates. Una vittoria che dunque rinfocolerà il dibattito e aumenterà le critiche da parte di chi vorrebbe che la corsa fosse riservata solo ai dilettanti, o comunque non ai corridori World Tour, come avviene già per il mondiale under 23, ma è solo una piccola macchia a corredo di una edizione fantastica, risultata molto più interessante della Vuelta che si sta correndo adesso, e proficua anche per i nostri colori, visto che ha portato gli azzurri a vincere la Coppa delle Nazioni per la prima volta.

 

 

Danesi implacabili: quattro tappe su 5 in partenza

La prima parte di corsa, facile sulla carta, è risultata in realtà una bella cagnara, complice la presenza di sei atleti per squadra, tant'è che nessuna delle tappe ha avuto una conclusione allo sprint. In questo contesto è stata la Danimarca a far la parte del leone, arrivando a conquistare ben 4 delle prime 5 tappe previste. E la partenza a tutta è opera di Søren Kragh Andersen, che È riuscito a percorrere la non facile crono di Tonnerre più veloce di tutti quanti, anche di Gianni Moscon che, battuto di 1”, rivela una grandissima gamba. Nella prima prova spaventa già Sebastian Henao, terzo a 4”, e dietro di lui ci sono altri due assi: Mathieu Van Der Poel a 5” e Gregor Mühlberger a 6”. Il giorno dopo si assiste all’impresa solitaria del tedesco Jonas Koch (poi maglia verde a fine corsa), in fuga per tutta la tappa: riesce a resistere alla rimonta del gruppo per appena 11”, quelli che separano a Toucy il danese Mads Würtz, uscito dal gruppo a 3 km dal termine. Italia ancora sul podio con Simone Consonni, che sprinta davanti a tutti a 14”. Nella tappa di Arbois sono invece in 7 a prendere il largo: giungono all’arrivo con 1’43” e la vittoria va a Mads Pedersen, vice campione del mondo tra gli juniores a Firenze dietro Mathieu Van Der Poel, con un colpo da finisseur che non lascia scampo, mentre la maglia gialla passa sulle spalle dello svizzero Tom Böhli. Andersen si riscatta il giorno dopo a Tournous, e stavolta la fuga decisiva è un’azione negli ultimi 10 km, con signori passisti come Van Der Poel e Marlen Zmorka, oltre che il tedesco Johannes Weber e lo sloveno Gašper Katrašnik: l’anticipo del gruppo riesce a Andersen bissa così allo sprint. L’ultimo successo danese arriva a Cluses, preludio alpino, e anche stavolta la fuga parte da lontano: resistono in quattro, con Würtz che riesce a precedere il belga Dries Van Gestel, il norvegese Anders Skaarseth e lo spagnolo Julien Amezqueta, col gruppo che giunge a 24”. Böhli è staccato sul secondo passaggio della Côte de Chatillon, e così la maglia gialla cade inaspettatamente sulle spalle del cileno di Patagonia José Luis Rodríguez, al via con la maglia del Centre Mondial du Cyclisme.  

 

 

La Rosière, soprendono Moscon e Mühlberger

È sulle tre tappe alpine finali che si decide la corsa. La Megève – La Rosière è un turbine di emozioni di salita in salita, senza soluzione di continuità: gli azzurri, i francesi e i colombiani sono i più attivi, cercando ad ogni costo di portare una fuga. Alla fine riesce ad andare via sul Col du Pré Jérémy Maison, il capitano della Francia, ma in discesa cadendo dice ciao alla sua clavicola e alla corsa. Una giornata che rischia di essere nera per la Francia, con l’abbandono anche di Nans Peters per i risentimenti di una caduta del lunedì. Rilancia così Guillaume Martin, che scatta in cima alla Cormet de Roselend e s’invola in discesa: per lui 40 km di azione solitaria, che lo portano a 2’30” di vantaggio sui primi all’imbocco della Rosière (che è l’inizio del Piccolo San Bernardo); ad intaccare la sua leadership, un azione del colombiano Germán Chávez, di Mühlberger e di Simone Petilli, che prendono di petto la salita scattando a 11 km dal termine. Guadagnano, e l’austriaco stacca prima Chavez poi Petilli (che va in crisi negli ultimi 2 km) e si riporta su Martin, ma un inaspettato colpo di fortuna (Mühlberger che prende la via delle ammiraglie) regala il successo all’ex-stagista FDJ: poco male per l’austriaco, che prende comunque la maglia gialla rivelando inattese doti di scalatore, mentre Petilli, sopravanzato da Soler nel finale, è quarto di tappa e in classifica e aspira in grande. Anche Moscon fa una gran bella figura, giungendo quinto a 1’14” da Martin, e poco distanti giungono anche Ciccone e Ravasi. Purtroppo però il campione italiano under 23 non potrà ripartire il giorno dopo per il riacutizzarsi di un'infiammazione al tendine d'achille.

 


Ancora Francia, Soler prende il comando
Nella Bourg-Saint-Maurice – Saint-Michel-de-Maurienne lo stagista FDJ Elie Gesbert si regala un’impresa da cavallo pazzo (a tal proposito, si segnala nel corso della tappa un cavallo inseritosi nel gruppo maglia gialla per qualche chilometro...), andando via tutto solo sul Col de la Madeleine ed affrontando 80 km di fuga in totale solitudine. Un’impresa notevole per un’atleta che era già fuori classifica. Dietro, la lotta per la classifica si consuma sul Col de Beau Plan, con gli attacchi di Laurens De Plus ed Henao che mandano in difficoltà Mühlberger: crisi nera per la maglia gialla che saluta anche le ambizioni di classifica. Ad Henao risponde Soler e contrattacca, riprendendo De Plus in cima alla salita. All’arrivo di Saint-Michel, i distacchi sono questi: Soler e De Plus infliggono 25” ad Haig, Lunke, e più di 1’ a Mamykin, Skaarseth, Ciccone e Petilli, che giungono sgranati. Paga 1’46” Henao, perdendo posizioni in classifica. La situazione si fa molto favorevole per Soler, che con 1’01” di vantaggio sul secondo, De Plus, deve cercare di amministrare sull’ultima fatica.

 

Henao tenta il ribaltone, ma Soler contrattacca
La Colombia tenta così di rendere la frazione da Saint-Michel-de-Maurienne a Les Sybelles un vero inferno, attaccando sin dalla partenza con Henao che provoca l’immediata risposta degli uomini di classifica. Alla fine riesce ad andare via sulla discesa del Col du Mollard col compagno di squadra Aldemar Reyes, iniziando la Croix de Fer poi da solo con 2’ di vantaggio sui primi. Il ritmo manda in difficoltà il secondo della generale, Laurens De Plus, che perde contatto, e persino Soler, rimasto solo, è costretto a rallentare il passo per non finire fuori giri, mentre Ciccone e Petilli mantengono un buon passo. Lo spagnolo sorprende tutti giocando di contropiede sulla penultima asperità di giornata, Lacets du Montvernier, salita di terza categoria: approfittando di un attacco di Oomen porta via un gruppetto con Daniel Felipe Martínez, Mamykin e Mühlberger, con Haig che riesce a rientrare grazie a una ottima discesa: sorpresi invece Ciccone e Petilli, costretti a inseguire sull’ultima ascesa, così come Lunke e De Plus che naufragano. Sulla salita finale è il turno di Henao, che ci arriva già abbastanza cotto, con soli 30” di vantaggio: viene ripreso e sorpassato agevolmente dal terzetto Soler – Haig – Makykin, che in quest’ordine andrà anche a comporre il podio finale. La tappa se la porta a casa il russo (successo che gli vale anche la maglia a pois), Oomen con Mühlberger a 55” giunge i piedi del podio finale, Ciccone e Petilli giungono sesto e settimo a 1’51” a dunque sono rispettivamente sesto e quinto in classifica finale. Comunque un ottimo risultato, che avrebbe potuto portare alla vittoria di squadra, non fosse per il ritiro di Ravasi nell’ultima tappa causa caduta.  

 

La costanza degli azzurri vale la Coppa delle Nazioni
L'obiettivo principale di questo Tour de l'Avenir era guadagnare i punti necessari per portare a casa la Coppa delle Nazioni e così è stato: seppur senza acuti, i vari Moscon, Ciccone, Consonni, Ravasi, Petilli e Troia si son resi protagonisti di una prova corale, che ha visto gli italiani presenti sia negli ordini d'arrivo che nella classifica finale, sfiorando anche il successo a squadre. Un passo avanti per il nostro vivaio, e pensare che questa spedizione era a rischio per mancanza di copertura federale (da qui i 2/3 della formazione Colpack, che ha coperto le spese del viaggio e l'assistenza), oltre che un successo storico. Quattro di questi ragazzi, tutti appartenti all'annata '94, hanno già in mano un contratto da professionisti, dopotutto. Il prossimo obiettivo sarà far bene ai mondiali, dove Consonni e Moscon avranno il ruolo di punte della nostra squadra. 

Nicola Stufano

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