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Vuelta a España 2015: E se la guardassimo da un'altra prospettiva? - La strana cronosquadre d'apertura suggerisce interessanti scenari. Tappa alla BMC, Peter Velits in rosso

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La BMC nella bizzarra cronosquadre d'apertura della Vuelta 2015 © Bettiniphoto

Teoricamente questo doveva essere un articolo sulla partenza della Vuelta a España 2015, ma parleremo d'altro. La cronaca della tappa passa in secondo piano rispetto alle grandi idee che abbiamo per il futuro del ciclismo da gare a tappe. Gli organizzatori iberici hanno ufficialmente aperto una nuova era, e allora tanto vale stare al gioco e istituzionalizzare alcune proposte che vogliamo mettere sul piatto.

Non prima - però - di aver stigmatizzato come si conviene il solito atteggiamento dei corridori e dei loro rappresentanti sindacali. La corsa viene presentata a gennaio, e questi scoprono due giorni prima della partenza che il percorso della cronosquadre d'apertura è un tantinello pericoloso. Prevedere una prova tanto complessa su un ballatoio accanto alle spiagge della Costa del Sol, con tanto di terreno sconnesso e sabbioso, era effettivamente azzardato, quindi cartellino giallo agli organizzatori; ma accorgersene alla vigilia di un grande giro non è meno censurabile, per cui al gruppo il cartellino lo diamo arancione.

Nessuna novità, peraltro: i ciclisti sono sempre quelli della lamentela dell'ultim'ora; mai che si muovano per tempo per tutelare i propri diritti o per prevenire situazioni incresciose. Tanto sul più bello un tweet scandalizzato non costa nulla; agire in anticipo, invece (soprattutto quando se ne avrebbero tutte le possibilità), pare impresa ciclopica.

 

Una bizzarra giornata di ciclismo
Le proposte, allora. Inutile dire che gli organizzatori della Vuelta hanno raccattato una figura a dir poco barbina: vedersi neutralizzare e quindi svuotare di contenuti la grande partenza a 24 ore dal fischio d'inizio non è certo una medaglia da appuntare sul petto. Fischi e sberleffi garantiti.

Però di quella medaglia vogliamo sforzarci di vedere anche il rovescio, e immaginare alcuni scenari che ci sono stati suggeriti da quanto avvenuto oggi a Marbella.

Intanto, dal punto di vista scenografico, la tappa non è stata affatto male. Una prova strana, particolare, col pubblico in costume da bagno a bordo "strada", col mare a fare da sfondo, con gli ombrelloni ancora aperti al tramonto, gli yacht ancorati accanto al passaggio dei corridori... insomma, abbastanza da suscitare la curiosità degli spettatori occasionali (i patiti di ciclismo avrebbero comunque seguito la tappa).

Se uniamo queste considerazioni con la convinzione che una breve cronosquadre in apertura di GT sia - diciamola tutta - una tappa del tutto insulsa anche quando viene corsa per davvero, prende corpo l'idea di istituzionalizzare la "kermessizzazione" della partenza dei grandi giri.

 

Proposte più o meno serie per il futuro prossimo
Il dettaglio: anziché con una garetta pleonastica, si potrebbe cominciare proprio con una passerella, esattamente come accaduto oggi in Andalusia. Dieci minuti di gara andando a cercare percorsi ai limiti dell'assurdo. I saloni di Versailles o del Louvre; quelli della Reggia di Caserta o degli Uffizi; o, per uscire all'esterno, il Colonnato di San Pietro o i Fori Imperiali; perché no?

Far gareggiare i team giusto per la classifica a squadre, e al contempo creare eventi certamente più sensazionali di una semplice partenza contro il tempo.

Anticipare magari il tutto al venerdì, unendo così la kermesse alla canonica presentazione delle squadre... di più: far gareggiare solo 7 corridori per team nella crono, e destinare gli altri 2 a un torneo di sprint serale, a eliminazione diretta, per assegnare pure la prima maglia della classifica a punti.

Poi dal sabato si corre sul serio; per rimanere entro i 21 giorni di gara, ci aggiungiamo pure un terzo giorno di riposo (che faciliterebbe il recupero sulle tre settimane, e aiuterebbe anche con spostamenti e trasferimenti vari), e il gioco è fatto.

 

Una novità con tanti pro
I vantaggi di questa formula sarebbero molteplici: aumenterebbe l'appeal del primo giorno di un GT, si estenderebbe di un giorno la preziosa copertura dei media che, in occasione dei grandi giri, è massiccia e quindi potrebbe essere sfruttata un po' di più; si creerebbero momenti divertenti e spettacolari che potrebbero fungere da richiamo per chi mastica poco il ciclismo. Si avrebbe di fatto una bella festa di sport.

Preveniamo le scontate accuse di follia che ci giungeranno da alcuni dei nostri lettori ribadendo che una cronosquadre di 7 km in avvio di Vuelta era comunque di per sé una gara senza sugo (tutt'altra attesa, tutt'altro pathos hanno preceduto la mitica cronosquadre fissata alla nona tappa del Tour!). Visto che si deve giocare, quindi, giochiamo per davvero. Non si deve aver paura di osare, e ce l'hanno ricordato nel loro piccolo gli organizzatori del recente Eneco Tour, col loro Chilometro d'Oro (tre sprint con abbuoni fissati nel giro di un chilometro, a poco più di 20 km dal traguardo: un modo per vivacizzare molto certe fasi di alcune tappe).

Le novità sono sempre portatrici di scosse positive, quando pensate in senso costruttivo; poi, se la cosa non funzionasse, si potrà sempre tornare indietro.

 

La gara o quello che era
A margine di questo importante dibattito, possiamo dire della tappa. Un buon tre quarti delle squadre l'hanno interpretata come una semplice sgambata, badando a non correre rischi; i primi a prenderla sul serio sono stati gli olandesi della Lotto Jumbo, che hanno fissato con 8'18" un tempo che è rimasto il migliore per una mezz'oretta. Poi gli specialisti della Orica hanno abbassato il limite a 8'11". La Trek subito dopo si è solo vagamente avvicinata (8'21"), ma ci ha pensato la Tinkoff a detronizzare gli australiani: stesso tempo di 8'11", qualche centesimo in meno rispetto a Gerrans e soci.

A quel punto Peter Sagan, transitato per primo tra i suoi, era molto vicino a indossare la prima maglia di leader di un GT in carriera. La Etixx è passata in 8'20", altre hanno fatto peggio, ma non era Peto lo slovacco destinato a guidare la classifica stasera. A strappargli il sospirato simbolo del primato è stato il connazionale Peter Velits, che con la BMC ha migliorato di appena un secondo il tempo di Tinkoff e Orica. 8'10" per i rossoneri, dopodiché le squadre dei favoriti (Astana, Movistar, Sky, Katusha) hanno partecipato più o meno per onor di firma, e nessuno ha più spostato la BMC dal trono di giornata.

Velits, reduce da un brutto infortunio, è l'unico corridore ad aver vinto tre titoli mondiali nella cronosquadre (due con la Quickstep, uno lo scorso anno con la BMC), e ha nel palmarès un terzo posto alla Vuelta 2010 (vinta da Nibali). Per la BMC si tratta della 30esima vittoria in una stagione molto positiva, e tra l'altro il team aveva già vinto le cronosquadre di Delfinato e Tour de France.

 

Domani comincia la vera Vuelta
Dalla seconda tappa si farà sul serio, ma davvero. La Alhaurín de la Torre-Caminito del Rey è una tipica tappa da Vuelta, breve (158 chilometri e spiccioli), non troppo significativa ma culminante con un arrivo su una rampa corta e durissima. Dopo l'odierna passerella marinaresca (da cui non abbiamo potuto desumere alcunché sullo stato dei vari protagonisti), vedremo chi digerirà meglio le pendenze a tratti in doppia cifra di quei 3 km conclusivi. Di sicuro la classifica passerà dalla condizione virtuale di stasera (tutti con lo stesso tempo) a una forma già minimamente delineata.

Marco Grassi

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