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Tour de France 2015: Da Nibali a Froome a tutti gli altri maturandi... - Il voto più alto non lo prende la maglia gialla, ma quel Greipel capace di vincere 4 tappe. Tanti i rimandati

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Un momento di gara in montagna con Vincenzo Nibali, Chris Froome, Geraint Thomas e Alejandro Valverde © Bettiniphoto

Chris Froome - 9.5
Vince la seconda Grande Boucle in tre anni con una corsa alla sua maniera: niente distrazioni nella prima settimana, botta mortale sulla prima vera salita, a La Pierre-Saint-Martin, gestione pura e neanche troppo semplice fino all'Alpe d'Huez. Corre bene ma male, tanto brutto da vedere quanto efficace. Si prende sputi, insulti e piscio in faccia. È poco simpatico? Forse, ma non è un cabarettista. Nella sua tremenda innovazione che viene scambiata per imperfezione, corre un altro Tour perfetto (come nel 2012 e nel 2013). Se gli avversari lo attaccano poco è perché: 1) è inattaccabile per metà Tour; 2) viene supportato da una buonissima squadra, legata a uno schema fisso (manco fosse allenata da Zaccheroni), ma alla fine solida. Era il più forte, l'ha dimostrato.

 

Nairo Quintana - 8
Stiracchiato per uno che si porta a casa la seconda piazza d'onore al Tour in tre anni. È senza dubbio il miglior scalatore al mondo, peccato che venga messo in azione da un ds, Eusebio Unzué, che crede di avere in squadra ancora Indurain, e corre per i piazzamenti, per la classifica a squadre, eventualmente per insidiare la maglia gialla (ma solo se avanza tempo). Poteva vincere, l'ha dimostrato sull'Alpe d'Huez, quando ha bellamente staccato Froome. Poteva vincere, si diceva: se fosse stato in un'altra squadra.

 

Alejandro Valverde - 8.5
Taglia, cuce, strappa, attacca, rientra. Poi c'è un dettaglio: dovrebbe spianare la strada a Quintana ed invece fa corsa per sé. Porta comunque a casa un terzo posto finale, personal best al Tour, e sull'Alpe, dopo aver faticato molto a ruota degli Sky, si commuove. O lo si odia o lo si ama, senza mezzi termini.

 

Vincenzo Nibali - 7.5
Lo davano per morto e scaricato dalla squadra già alla seconda tappa. Fronteggia forature, cadute e ventagli nelle prime frazioni. Alla prima salita prende una vagonata di minuti ed il saggio Vinokourov finge di scaricarlo. La reazione dello Squalo arriva sulle Alpi, quando si va a prendere con il cuore e con le gambe una vittoria fantastica a La Toussuire, e con essa il quarto posto. Partito per bissare la vittoria 2014, a metà strada era dato in crisi: gambe, testa e cuore l'hanno portato là dove pochi avrebbero creduto. E senza la foratura (ancora!) alla base dell'Alpe d'Huez, avrebbe forse potuto attaccare il podio di Valverde, o forse no. Va comunque già benissimo così. Menzione per l'ottimo Michele Scarponi (voto 7), fondamentale gregario di lusso sulle Alpi.

 

Alberto Contador - 7
Di stima. Perché non è chiaramente competitivo, in questo ciclismo dei picchi di forma che durano poche settimane. Eppure ci crede, alla benedetta doppietta Giro-Tour. Mezzo punto in più solo per averci provato, vincendo la corsa rosa e chiudendo comunque quinto alla Grande Boucle. Quegli scattini a 75 km dall'arrivo, poi, ci ricordano i bei tempi dell'Alberto che fu. Perché anche il fuoriclasse di Pinto ha la sua età, e ci fa i conti tappa dopo tappa. Un inguaribile romantico (ce ne fossero!).

 

Robert Gesink - 6.5
Attacca, si stacca, rientra, si stacca ancora. Si difende da Nibali fino a quando può, poi deve cedere ma alla fine è comunque sesto a oltre 10' da Froome. Nella Lotto.NL-Jumbo delude invece Wilco Kelderman (voto 3), mai seriamente competitivo per la generale, al masssimo infiltrato in quelche fuga.

 

Bauke Mollema - 6
Di più, come Gesink, non poteva fare davvero. Sta spesso - non sempre - con i migliori, ci prova anche sui Pirenei, poi si tiene stretto il settimo posto. Che, a ben vedere, è la sua dimensione.

 

Mathias Frank - 6.5
Questo svizzerotto di 29 anni azzecca la fuga buona verso Pra-Loup, guadagna terreno e top ten. Nelle tappe finali si infiltra tra i grandi, come i ragazzini alle feste altrui, e finisce per rimanerci. Ottavo senza aver detto niente a nessuno, senza quasi farsi notare: bel colpo.

 

Romain Bardet - 7
Ok, i francesi credevano in lui e li delude per tre quarti di Tour, uscendo ben presto di classifica. Si rifà con gli interessi a Saint-Jean-de-Maurienne, tirando fuori un'arma chiamata controcazzi, e vincendo in beata solitudine. A fine Tour è nono a più di un quarto d'ora, perde la maglia a pois per mano di Froome ma vince il premio della combattività. Di lottare per un GT ne riparliamo.

 

Pierre Rolland - 5.5
Sui Pirenei tiene discretamente, Pierrot, ma alla fine si allontana dai migliori. Tenta così il colpaccio a La Toussuire, andando via da solo sulle prime rampe della Croix-de-Fer, ma ha la sfortuna di trovare sulla sua strada un Nibali in giornata di grazia. Un decimo posto che non cambia la vita, ma che è meglio di niente.

 

Thibaut Pinot - 7
Come Bardet, è l'enfant prodige atteso per anni dai francesi, eppure delude. Sin dalle prime tappe è attardato, senza gamba, sfortunato, anche, ma in salita ha tutt'un altro ritmo (al ribasso). Si riprende sulle Alpi, cadendo dal Col d'Allos nella tappa di Pra-Loup ma vincendo meritatamente all'Alpe d'Huez.

 

Warren Barguil - 6.5
Con Bardet e Pinot fuori causa, tiene alta la bandiera francese per due terzi di Tour (il suo primo), quindi cede. Alla fine della corsa le forze non lo sorreggono più, ma la rabbia c'è e chiude 14°. Può migliorare ancora molto. Bene in Giant-Alpecin Simon Geschke (voto 7.5), che normalmente è un gregario con licenza di giocarsela, ma qui va in fuga a Pra-Loup. Parte al mattino, arriva prima di tutti al traguardo, un duraccio.

 

Geraint Thomas - 7
Tiene la top five fino alla tappa di La Toussuire, è altrettanto vero che lì perde tutto il tempo del mondo, andando in crisi fin dalla prima salita. Gregario eccezonale, studia da capitano: se migliorerà sulle tre settimane, potremmo anche vederlo in giallo. Tra parentesi, ha fatto una primavera superba. Richie Porte (voto 5.5) è invece tra i più brillanti a La Pierre-Saint-Martin, poi si spegne, come sempre. Sull'Alpe d'Huez è fondamentale per Froome, il quale ha la fortuna di trovarsi con dei gregari che fanno il turn-over per prendersi la cotta. C'è già curiosità per l'anno prossimo nel vedere il tasmaniano leader di un'altra squadra nei GT (non ridete!).

 

Tony Gallopin - 5
Ha capito che i GT non sono il suo pane, eppure per metà Tour è lì con i primi, anche in salita. Poi cede di testa e di gambe, e la top ten se la sogna. Lo si aspetta nelle classiche, quelle sì che sono roba per lui.

 

Joaquim Rodríguez - 6.5
Non ci si attendeva troppo da Purito, che però due tappe le vince, a Plateau de Beille e - ça va sans dire - a Huy. Sfiora anche la maglia a pois, ma gliela fregano, nell'ordine, Bardet prima, Froome poi. Deve probabilmente dire addio al sogno della carriera: imporsi in una grande corsa a tappe.

 

Peter Sagan - 8
Eppure si piazza sempre, ma quanta combattività nello slovacco! Sprinta, va in fuga, lavora per Contador, dà spettacolo in discesa (gioca al Rischiatutto giù per il Col de Manse, ma a Gap vincerà Plaza), prende bonariamente per il culo la maglia gialla, vince la quarta maglia verde consecutiva (e la seconda senza ottenere successi parziali). Meriterebbe il premio di più combattivo e magari quando prenderà il passaporto francese potrà scalzare il Bardet di turno. Mai domo, nella buona e nella cattiva sorte.

 

André Greipel - 10
Quattro volate perfette, una delle quali sugli Champs-Élysées. Se lo scorso anno era stato Marcel Kittel il faro delle attenzioni tedesche, stavolta tocca all'esperto Gorilla della Lotto-Soudal.

 

Mark Cavendish - 6.5
Vittoria solo a Fougères, poi trova sempre avversari più forti (o salitelle per lui insuperabili) sulla strada del traguardo. A ben vedere è un magro bottino per il corridore dell'Isola di Man, però la Etixx aveva anche altri uomini su cui puntare.

 

Tony Martin - 8
Il tedescone non vince la crono inaugurale di Utrecht ma batte un colpo nella tappa del pavé, a Cambrai, dove prende la maglia gialla che terrà tre giorni, prima di essere costretto al ritiro a Le Havre. Bene anche Zdenek Stybar (voto 7), che si aggiudica proprio il traguardo insidioso di Le Havre. Bravino Michal Kwiatkowski (voto 6.5), che con l'iride addosso va in fuga più volte, tenta l'allungo, ma nulla stringe. Alla fine si ritira sulla strada di Pra-Loup.

 

Rohan Dennis - 6.5
Prima maglia gialla ad Utrecht, l'australiano trascina la BMC alla vittoria nella cronosquadre di Plumelec. nella squadra svizzera molto bene Greg Van Avermaet (voto 7.5), che lotta come un leone, mette al tappeto Sagan a Rodez, si ritira prima delle Alpi per correre dalla moglie in sala parto.

 

Tejay Van Garderen - 4.5
Il giorno di riposo è fatale a questa promessa, uno di quelli che avranno un grande passato alle loro spalle nei GT. Gli fanno credere di poter davvero arrivare secondo a Parigi, alle spalle di Froome. Lui si sforza, cerca di capire, di realizzare: ne esce un'emicrania che lo fa letteralmente fuori nella tappa di Pra-Loup. Meglio Samuel Sánchez (voto 6.5), che poco si vede, poco entra in azione, ma nel silenzio totale chiude al 12° posto. Buttalo via...

 

Bryan Coquard - 6.5
Come cresce bene, Le Coq! Sfiora la vittoria a Parigi, e sarebbe stato un orgasmo per i transalpini. Si piazza anche nelle altre volate (e non sempre con arrivi banali), a testimonianza che il corridore c'è tutto.

 

John Degenkolb - 6
Tanto vuole, nulla stringe, il tedesco stempiato che usca lo shampoo alla caffeina. Neanche una vittoria, si piazza secondo a Cambrai, sul suo pavé, ed a Valence. C'è ma non trova mai la zampata vincente.

 

Alexander Kristoff - 6
Sufficienza stiracchiata per questo norvegese che vince tanto ma al Tour non trova nemmeno una gioia. Pure sugli Champs-Élysées è ben lanciato, ma Greipel e Coquard lo fregano.

 

Arnaud Démare - 5
Decisamente in ombra, mette qui e là qualche piazzamento (ed a Parigi ingaggia un duello a suon di testate con Sagan). Poca roba, i francesi da lui vorrebbero di più.

 

Nacer Bouhanni - 5.5
Arriva in Olanda acciaccato, strappa un sesto posto nella tappa del pavé ma già il giorno dopo deve alzare bandiera bianca, dopo la caduta della seconda tappa. Peccato.

 

Rubén Plaza - 6.5
Vince a Gap sfruttando la fuga ed il marcamento dei fugaioli su Sagan. Si rimetterà in luce, senza esagerare, anche sulle Alpi. In casa Lampre bene Davide Cimolai (voto 6.5), che coglie tre top ten, mentre delude ancora una volta Rui Costa (voto 4): voleva fare il leader nelle grandi corse a tappe, non ci arriva nemmeno vicino. Meglio tornare alle gare in linea, parola di Beppe Saronni.

 

Alexis Vuillermoz - 6.5
Vittoria di tappa a Mûr-de-Bretagne, nel giorno in cui Nibali perde pochi secondi dal gruppo dei migliori. Una vittoria cercata e voluta per questo francesino che punta abbastanza in alto.

 

Rafal Majka - 6.5
Il furbetto della Tinkoff-Saxo, dopo le due vittorie a pois del Tour 2014, si ripete quest'anno a Cauterets, tutto solo. Furbetto perché quando gli diranno di aspettare Contador, lui tirerà dritto. O non è arrivata la comunicazione (la versione del buon Rafal), o ha fatto finta di non sentire (la versione dell'ammiraglia Tinkoff-Saxo).

 

Stephen Cummings - 7
Grande colpo, nel Mandela Day, di questo britannico che corre per la sudafricana MTN Qhubeka. Formazione invitata al Tour con la missione di portare per il mondo il brand Juventus, viene portata sul gradino più alto del podio in quel di Mende. Bene anche Daniel Teklehaimanot (voto 6.5), che va in fuga un sacco e veste per i primi giorni la maglia a pois: bel corridore, l'eritreo.

 

Rigoberto Urán - 4
Invisibile, mai in lotta, uscito male dal Giro e peggio dal Tour. E fortuna che la condizione - a suo dire - non era stata mai così buona. Pensa se stava a terra...

Francesco Sulas

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