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Tour de France 2015: Sull'Alpe la Francia ritrova un campioncino - Thibaut Pinot trova il riscatto dopo tre settimane a dir poco travagliate

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Thibaut Pinot impegnato nella scalata all'Alpe d'Huez © Bettiniphoto

Quando si dice preparare le cose per bene. L'aveva detto stamattina alla partenza, Yvon Madiot, direttore sportivo della FDJ, in un'intervista: «Abbiamo due obiettivi: mandare nella prima fuga un uomo e lottare per la tappa con Thibaut Pinot sulla salita finale». Detto fatto: Alexandre Geniez infilato nel tentativo di fuga, Pinot vincitore di tappa. Che scritta così sembra facile, ma le cose non sono mai facili quando ci si deve giocare la tappa dell'Alpe d'Huez al Tour de France.

Complimenti quindi alla squadra per aver messo in atto alla perfezione la tattica stabilita, complimenti a Geniez per esserne stato il primo esecutore, ma soprattutto complimenti a Thibaut Pinot per esserne stato il sopraffino finalizzatore.

Quella del campioncino francese è stata una reazione che i suoi tifosi, ma anche coloro che ne apprezzano le indiscutibili qualità, si auguravano. Il sogno di ripetere il podio dell'anno scorso, eventualità in realtà già estremamente poco probabile prima del via da Utrecht, visto il clamoroso lotto di favoriti, era già svanito dopo la prima settimana, tra cadute e conseguenti ritardi, il riaffiorare di quel nervosismo che probabilmente di Pinot è la più grande debolezza ed il crollo sui Pirenei.

Due quindi a quel punto le opzioni per Thibaut: arrendersi alle evenienze o cercare una reazione d'orgoglio, ed è arrivata una confortante prova di carattere da parte del capitano della FDJ, che chissà se (o quando) un Tour de France in futuro potrà davvero vincerlo, ma ha intanto ribadito di non essere di certo una meteora.

 

La vittoria all'Alpe d'Huez una perla nel palmarès di Pinot
Il successo passa attraverso i fallimenti, e due ne inanella il Pinot in cerca di riscatto: il primo, la beffa subìta ad opera di Stephen Cummings nella tappa di Mende, uccellato dopo essersi guardato forse un po' troppo con il suo rivale designato, Romain Bardet; la seconda, la tappa di Pra Loup, quando, partito all'attacco sul Col d'Allos, ne aveva assaggiato l'asfalto in discesa, quella discesa per lui spesso spauracchio. Insomma: caduto, attardato in classifica, beffato, ricaduto, con il concreto rischio di tornare ad essere quel gatto di marmo timoroso della velocità; un arsenale di sfighe e botte al fisico e al morale capace di abbattere un elefante. E invece c'è quel sogno dal nome Alpe d'Huez che chiama, un richiamo che specialmente per un francese deve essere irresistibile, al punto da fargli tirar fuori le energie per un ultimo assalto.

Ha vinto con le gambe Pinot oggi, ma anche con la testa, in primo luogo capendo al volo che l'azione prodotta a 50 km dall'arrivo da Anacona, Hesjedal, Rolland, Plaza e Serpa poteva essere quella buona. Avesse atteso l'Alpe, sarebbe caduto, come tutti gli altri, sotto i colpi furiosi di Quintana, e invece si è infilato in quel gruppetto, trovando poi il suo compagno Geniez sulla strada e presentandosi sulle prime rampe della storica salita con un buon vantaggio, di quattro minuti, sul gruppo dei migliori. Hesjedal gli ha fatto subito capire che sarebbero stati loro due a giocarsela, e Thibaut ha reagito, scattando a sua volta. Finita lì? Nemmeno per sogno: rientro del canadese, altro scatto, col francese in difficoltà. Poi la rimonta, la forza di partire ancora e involarsi da solo, mentre da dietro rinveniva fortissimo Quintana, fortissimo ma non abbastanza da prenderlo (né da vincere il Tour).

 

Intatti i sogni di vincere una Grande Boucle prima o poi
Braccia alzate quindi per Thibaut Pinot sul traguardo più prestigioso della Grande Boucle, e seconda vittoria al Tour, tre anni dopo quella di Porrentruy. Era un altro Pinot, molto più acerbo, quello di oggi è certamente migliorato, ma non è ancora definitivamente maturato, da poco venticinquenne com'è.

Il tempo è comunque dalla sua: non tutti i Tour lo vedranno al centro di tanti episodi iellati, non tutti gli anni ci saranno tanti superbig col coltello tra i denti a monopolizzare le prime posizioni, non tutte le volte il ragazzo farà gli errori marchiani che a volte ancora commette, anche perché l'esperienza (in ovvia crescita stagione dopo stagione) lo aiuterà in tal senso. Dopodiché, il sogno di vincere il Tour è legittimato a restare in piedi, e nonostante tutto i tifosi di Francia sono autorizzati a continuare a sognare una sfida per la maglia gialla tra Pinot e Bardet (o Barguil, che viene fuori bene) prima o poi. Se nell'attesa di conquistare una Boucle, poi, Thibaut vorrà prima o poi venire a misurarsi con le salite del Giro d'Italia, la sua caratura di corridore non potrà far altro che crescere. Per informazioni sul tema, potrà chiedere al suo connazionale Pierre Rolland.

Fabio Canonico

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