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Tour de France 2015: Plaza opportunista, Sagan resta ancora fregato - A Gap Rubén regala la vittoria alla Lampre. Lo slovacco combatte ma è 2°

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Rubén Plaza vince a Gap, sedicesima tappa del Tour 2015 © Bettiniphoto

Si batte la mano sul cuore, Peter Sagan. Una due, infinite volte. Solitamente, quando il suo capitano in Tinkoff-Saxo, Alberto Contador, vince, fa seguire a quel gesto un'ideale sparo. Stavolta no, perché Sagan non ha vinto, ma s'è piazzato. Ormai non è più una novità, visto che al Tour, dal 5 luglio 2013 (ultima vittoria, ad Albi) ad oggi, ha colto la bellezza di 25 top ten. Per dieci volte è stato secondo (cinque solo nel 2015), poi quattro volte terzo, sette volte quarto, due quinto ed altrettante nono. Più delle statistiche, che per lo slovacco sono impietose, parlano però i gesti atletici degli ultimi tre giorni: tre fughe azzeccate, e non solo per mettere in cassaforte la maglia verde, bensì per cercare qualcosa di più.

 

Rubén Plaza sulla strada di Sagan
Oggi il Col de Manse, posto a 12 km da Gap, pareva uno scoglio troppo difficile da superare per Peter; e invece lo slovacco ha sfiorato la vittoria. Meglio di lui il solo Rubén Plaza, opportunista in salita e partito al momento buono, quando la velocità del gruppetto al comando era tale da consentire allunghi. Dapprima sottovalutato, verrà poi lasciato andare dagli inseguitori, che non trovavano interesse nella lotta per la tappa, visto che Sagan era il più attivo e veloce (come biasimarli?).

 

Prime ore velocissime, va via una fuga numerosa
Prima vittoria a questo Tour per la Lampre-Merida, quindi, con un'azione uscita un po' così, quasi per caso, comunque meritata. La sedicesima tappa misura 201 km, prende il via da Bourg-de-Péage ed arriva a Gap. Media elevatissima nella prima ora di gara (54 km/h), scatti e controscatti, va via un gruppo di 29. Le carte si rimescolano finché, dopo una trentina di chilometri, prende il largo un plotoncino di 12 uomini: Andriy Grivko (Astana), Christophe Riblon (AG2R La Mondiale), Peter Sagan (Tinkoff-Saxo), Thomas De Gendt (Lotto-Soudal), Simon Geschke (Giant-Alpecin), Marco Haller (Katusha), Bob Jungels (Trek), Nelson Oliveira e Rubén Plaza (Lampre-Merida), Daniel Navarro (Cofidis), Pierrick Fedrigo (Bretagne-Séché), Serge Pauwels (MTN Qhubeka).

Ad un minuto Imanol Erviti (Movistar), Adam Hansen (Lotto-Soudal), Michal Golas e Matteo Trentin (Etixx-QuickStep), Thomas Voeckler (Europcar), Laurent Didier e Markel Irizar (Trek), Luis Ángel Maté (Cofidis), Jarlinson Pantano (IAM), Pierre-Luc Périchon (Bretagne-Séché), Edvald Boasson-Hagen e Daniel Teklehaimanot (MTN Qhubeka), mentre il gruppo maglia gialla, in completo relax, viaggia con un ritardo di 5'. Si ride e si scherza, pensando al giorno di riposo che verrà ed alle salite odierne, in fondo ancora lontane.

 

Mentre il gruppo lascia fare, Sagan vince il TV
Peter Sagan vede verde a Die, dove è posto il traguardo volante. Lo slovacco se lo aggiudica davanti a De Gendt e Jungels, avvantaggiandosi ulterirmente nella classifica a punti. A 93 km da Gap i due gruppetti di testa si ricongiungono, con l'eccezione di Laurent Didier, che verrà riassorbito dal gruppo. Troviamo così un plotone di 23 corridori che viaggia affiatato verso il Col de Cabre, prima asperità di giornata. Dietro si pascola ed il gruppo viaggia a 10', poi 12': alla fine il ritardo dei migliori sarà di poco inferiore ai 20'.

 

I 23 uomini vanno via bene sul Col de Cabre. Poi attacca Hansen
Sul Col de Cabre non succede nulla ed il primo a transitare al Gpm è Serge Pauwels su Thomas De Gendt. Nella discesa Peter Sagan pennella delle traiettorie impossibili da tenere e fa sì che il ritmo resti alto Il tratto che separa la fine della discesa dall'attacco del Col de Manse, dove si deciderà la tappa, viene affrontato sempre con un bel ritmo, là davanti. Adam Hansen allunga e presto è raggiunto da Marco Haller, austriaco a cui la Katusha ha dato il via libera oggi. Tengono un vantaggio di 30", poi iniziano le rampe finali e le carte si rimescolano.

 

Col de Manse, il gruppo dei fuggitivi esplode e Plaza se ne va
Nei primi chilometri del Manse il gruppetto dei fuggitivi esplode: davanti Haller ed Hansen sono ormai nel mirino di Rubén Plaza, Peter Sagan, Simon Geschke, Daniel Teklehaimanot e Christophe Riblon. Vengono ripresi senza difficoltà e Peter Sagan sale agile, sciolto: pare a suo agio perfino in salita. Con una discesa tecnica che l'attende non si sa come potrà perdere anche oggi. E invece parte Rubén Plaza, che guadagna dapprima pochi metri. Il Gpm è lontano, ma tutti gli avversari badano al solo Sagan. Da dietro, nel frattempo, si sono ricongiunti Bob Jungels, Thomas De Gendt, Jarlinson Pantano, Thomas Voeckler, un redivivo Marco Haller e Luis Ángel Maté. Insegue solo Sagan, tira solo lui, mentre Plaza arriva a guadagnare 50": scollinerà con 57" su Sagan e gli altri inseguitori.

 

In discesa Peter fa le acrobazie, ma non chiude
Discesa tecnica, si diceva. Quasi subito Plaza perde tempo prezioso arrivando lungo in una curva, con Sagan che lo imita (ma lo slovacco riprende meravigliosamente la traiettoria). Stupisce come il colombiano Jarlinson Pantano provi, e con successo, a restare in scia allo slovacco. Sagan però ha un altro ritmo rispetto allo IAM, e lo abbandona dopo poche curve. Mentre Plaza pregusta il successo e scende senza rischiare, ma nemmeno senza perdere tempo, Sagan gli rosicchia 30".

La picchiata però finisce, il traguardo è là: Rubén Plaza riporta alla vittoria la Lampre-Merida, che al Tour non piazzava uno dei suoi davanti a tutti dal 2010 (a Reims Alessandro Petacchi regolò Julian Dean e Edvald Boasson Hagen). Peter Sagan coglie la quinta piazza d'onore in questo Tour, ma lo fa con il cuore: più di così, proprio non poteva fare. Nonostante la discesa folle Sagan paga 30" a Plaza, con Pantano terzo a 36". Un terzetto a 40": Geschke, Jungels e Riblon, mentre Teklehaimanot chiude a 53", De Gendt ad un minuto, Maté e Voeckler a 1'22"

 

Lotta tra i grandi: Tinkoff davanti, poi scatta Nibali
La lotta tra i big avviene 20' dopo l'arrivo, tanto che Plaza e coloro i quali erano in fuga se la possono gustare sugli schermi. La salita del Col de Manse vede Froome con i soli Wout Poels e Geraint Thomas, mentre Alberto Contador piazza Roman Kreuziger a fare ritmo. Dopo un allungo poco deciso di Romain Bardet, è proprio il Pistolero a scattare. È un Contador non certo al meglio, ma sicuramente positivo in vista delle Alpi. Viene ripreso dai pochissimi rimasti con la maglia gialla, quindi riparte in contropiede Vincenzo Nibali. Lo Squalo prende subito dei buoni metri a Froome e compagnia, che non paiono interessati ad inseguirlo (fatta eccezione per Gesink).

 

Gli Sky lasciano andare Vincenzo. Paura per Thomas
Uno scatto di Valverde, quello sì, risveglia dal torpore gli Sky, che vedono nel murciano (e sorprattutto in Quintana) un pericolo per il loro capitano. Inizia la discesa e Vincenzo pennella a meraviglia. Chi pennella meno bene è Warren Barguil: il francesino della Giant-Alpecin, sotto il forte ritmo tenuto dal gruppo maglia gialla, arriva lungo in un tornante a destra. Non cade ma travolge Geraint Thomas, che vola in un burrone colpendo un palo tra capo e collo. L'immagine - ed il fatto che il gallese abbia impiegato un bel po' prima di dar cenni di vita - mette i brividi. Thomas riparte e con lui tutto il Tour tira un sospiro di sollievo.

 

Nibali guadagna 28" a Froome e gli altri
Nibali è sul traguardo, posizione da cronoman, condizione che pare in crescendo: chiude a 17'44" da Plaza, con 28" di vantaggio sul gruppetto di Froome, regolato da Contador (poi Mollema, Bardet, la maglia gialla, Valverde, Van Garderen, Gesink, Quintana e Barguil. Geraint Thomas, scortato da Wout Poels, paga 1'06" a Vincenzo Nibali e 38" al gruppo di Froome. Più indietro ancora Tony Gallopin, vittima di una foratura, che paga 4'07" a Nibali 3'39" al gruppo maglia gialla.

 

Dopo l'ultimo riposo, le Alpi saranno decisive
Domani il secondo ed ultimo riposo di questo Tour, con Froome che vi arriva in giallo. Quintana è a 3'10", Van Garderen a 3'32", Valverde a 4'02", Contador a 4'23", Thomas a 5'32", Gesink a 6'23", Nibali a 7'49", Mollema a 8'53", Barguil a 11'03".

Da segnalare che Froome ha perso il primo uomo, Peter Kennaugh, ritiratosi a tappa in corso (non aveva preso il via invece Greg Van Avermaet, che sta per diventare papà), mentre in salita Richie Porte non s'è visto ed al traguardo ha pagato quasi 7' dal capitano (siamo sempre più sicuri che dal 2016, in un'altra squadra e con 31 anni sul groppone saprà reinventarsi uomo da GT, come no). Con un Quintana che è un diesel, un Nibali mezzo ritrovato ed un Contador che non può arrivare a Parigi senza aver lasciato il segno, le Alpi si prospettano molto interessanti.

Francesco Sulas

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