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Trofeo Matteotti 2015: Shalunov se la sciala alla grande - Il russo anticipa il gruppo con un colpo da finisseur. A podio Pasqualon e Viganò | Cicloweb

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Trofeo Matteotti 2015: Shalunov se la sciala alla grande - Il russo anticipa il gruppo con un colpo da finisseur. A podio Pasqualon e Viganò

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Evgeniy Shalunov sul podio del Trofeo Matteotti con Andrea Pasqualon e Davide Viganò © Ufficio stampa della corsa

 

dal nostro inviato


Il Trofeo Matteotti non può essere considerata una corsa banale. Anche se al via i corridori dal palmarès importante non sono così tanti. Anche se nessuna squadra World Tour (e non da quest'anno) era presente. Il Trofeo Matteotti, collocato in questo preciso momento dell'anno, può riservare sempre sorprese dietro l'angolo e già questo basterebbe a giustificare la sua presenza in un calendario nazionale sempre più povero di gare storiche. Così in questa edizione 2015, dopo un anno di purgatorio che ha fortunatamente scongiurato l'infermo (e con l'UC Fernando Perna che nel settantesimo anno d'anniversario che spera un giorno di poter riportare la prova tricolore sulle strade d'Abruzzo), il finale è stato nuovamente tutto da vivere, quando in tanti si sarebbero nuovamente rassegnati ad un epilogo in volata. Eppure già nel 2013, anno dell'ultima edizione prima di quella odierna, Reichenbach e Tschopp seppero giocare uno scherzo niente male al plotone, giocando nettamente d'anticipo.

Ad Evgeniy Shalunov, coriaceo russo che fa delle doti sul passo il suo punto forte, sono bastati non più di 4000 metri per mettere in scena uno show di potenza e perseveranza che gli ha permesso di trionfare in bello stile e porre nuovamente su di sé quei riflettori che seppe attirare lo scorso anno quando con un'azione ancor più spettacolare andò ad aggiudicarsi il Gran Premio Liberazione a Roma, ossia quello che da tutti viene considerato il mondiale di primavera per gli Under 23. Troppa esitazione nel capire che il russo, una volta scattato, difficilmente sarebbe stato raggiunto, lasciando con le pive nel sacco soprattutto Andrea Pasqualon, che ha alzato le braccia pensando di aver vinto.

 

Luca Sterbini subito in fuga, terzetto con Capocchi e Rozin

Si parte poco dopo le 11 per percorrere 188 chilometri e la temperatura è già alquanto rovente. Non passano neppure 5 chilometri e Luca Sterbini, facendo fede alla sua verve di fugaiolo da lunga gittata, scatta e prende subito un buon margine di vantaggio nei confronti del plotone. L'azione del laziale della Bardiani, che vede il proprio margine superare i due minuti dopo poche decine di chilometri, costringe agli straordinari il russo Sergey Rozin (portacolori dell'Itera-Katusha) e Thomas Capocchi (alfiere della D'Amico Bottecchia), che riescono a riagguantarlo solo in prossimità del cinquantesimo chilometro, quando finalmente si viene a formare un terzetto al comando.

L'azione del trio non incontra alcuna opposizione da parte del plotone e così il vantaggio, grazie soprattutto alle trenate di Sterbini, cresce notevolmente, arrivando a toccare i 7 minuti e mezzo nel corso della sesta tornata. Soltanto allora il gruppo inizia a reagire, spinto soprattutto da Androni e Nippo-Fantini che annoverano tra le proprie file rispettivamente Oscar Gatto e Pierpaolo De Negri, ovvero due dei più recenti vincitori sul traguardo di Piazza Duca degli Abruzzi.

 

Il gruppo reagisce, Sterbini tenta ancora in solitaria

Il lavoro di queste due formazioni è efficace e consente al plotone di ridurre il vantaggio del trio ben sotto i cinque minuti quando ormai il centesimo di gara è già superato. Intuendo quindi il trend decisamente al ribasso, Luca Sterbini ha dato una nuova prova di vigore e di caparbietà allungando nel tratto in salita che da Pescara Colli conduce a Montesilvano Alta, liberandosi così della compagnia di Rozin e Capocchi.

Il vantaggio del Bardiani è diventato nuovamente cospicuo (si era nel corso del nono giro) e gli ha permesso di resistere per un'altra buona ventina di chilometri mentre gli altri due venivano inesorabilmente ripresi. A circa 40 chilometri dal traguardo però anche il generosissimo laziale è stato costretto alla resa, non prima di meritarsi la sua giusta razione di applausi per un'azione durata ben 145 chilometri con temperature superiori ai 35 gradi. Tutto da rifare quindi, tanto che nel gruppo ha iniziato a regnare l'incertezza, spezzata solamente da un breve allungo di Scartezzini e dalla decisa entrata in scena in testa al gruppo delle maglie della Roth-Skoda.

 

Allunghi velleitari finché Shalunov non piazza la botta

La situazione è proseguita su questa falsariga man mano che i chilometri diminuivano ed anche il gruppo, fiaccato dal gran caldo che assottigliava il numero dei partecipanti, cominciava decisamente a tenere chiusa la corsa in prospettiva di una volata. Così breve vita hanno avuto i tentativi di D'Urbano (GM Cycling) e Gazzara (MG Kvis) a circa 20 km dal traguardo, di Luca Chirico al suono della campana, di Pirazzi non appena la strada è ricominciata a salire e di un quintetto (comprendente, tra gli altri, Taliani e Santoro) prima dell'ultima asperità. Eppure le tante maglie dei russi della Lokosphinx in testa al gruppo avrebbero dovuto far presagire qualcosa e così, a circa 4 chilometri dalla conclusione, è stato Evgeniy Shalunov, proprio al culmine della salita a piazzare lo scatto. In gruppo facce attonite, nessuna reazione concreta e così il russo ha potuto esibirsi nel suo pezzo preferito: la soluzione d'anticipo.

Shalunov infatti ha guadagnato subito 6 secondi che sono diventati 14 ai meno 3 chilometri e addirittura 32 ai -2, quando ormai è stato chiaro che sarebbe stato irraggiungibile. Epilogo ormai deciso col russo giunto sul traguardo a braccia alzate per la sua terza vittoria stagionale (in maggio aveva conquistato una tappa e la classifica finale della Vuelta a Comunidad del Madrid).

 

Pasqualon e Viganò a podio con fiducia

A 30" ha avuto luogo la volata del gruppo inseguitore dove Andrea Pasqualon ha fatto valere il suo ottimo spunto veloce ed ha anche alzato le braccia credendo di aver vinto. Per l'alfiere della Roth Skoda comunque un'altra prestazione convincente che lo proietta verso una seconda parte di stagione in cui cercherà di conquistare una vittoria anche in Italia (punterà a far bene soprattutto alla Coppa Sabatini, come ha dichiarato nel dopo corsa). Terza posizione per invece per un Davide Viganò penalizzato anche dalla rottura di un raggio nello sprint conclusivo, rammaricandosi un po' per il fatto che altre formazioni in superiorità numerica non siano intervenute per tempo nel chiudere su Shalunov. Il milanese del Team Idea comunque guarda con fiducia all'imminente Giro del Portogallo e conta di tornare a praticare anche pista nel finale di stagione, lui che una volta conclusa per scelta l'esperienza alla Caja Rural aveva rischiato seriamente di dover smettere e che non ha mancato di fornire il suo gradimento per la possibile candidatura tricolore del Matteotti.

Ai piedi del podio si è accomodato Antonino Parrinello, giunto quarto appena davanti ad Enrico Battaglin (dal vicentino si attendono segnali importanti) e ad un bravissimo Oliviero Troia (ottima sesta posizione per l'atleta del Team Colpack), dopo che a tratti le maglie azzurre della nazionale di Cassani han fatto capolino in testa al gruppo. Settimo posto per Nicola Gaffurini davanti al compagno di squadra Michele Scartezzini, quindi sono stati Simone Ponzi (la Southeast si aspettava inevitabilmente di più) e il russo Shilov (anch'egli portacolori della Lokosphinx) a chiudere la top ten. Menzione particolare per il giovanissimo Andrea Cacciotti, classe 1996 in forza alla GM Cycling Team, che fino alla scorsa stagione militava nella categoria juniores: il fatto che il laziale sia riuscito a concludere in 22esima posizione una gara resa molto dura dal caldo e che ha costretto al ritiro ben 74 dei 117 partenti è sicuramente un segnale più che beneaugurante per il futuro. Un futuro dove si spera che il Trofeo Matteotti possa tornare ad essere un appuntamento stabile ed in grado di accattivare al meglio gli appassionati.

Vivian Ghianni

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