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Tour de France 2015: Puriteau de Beille, che orgoglio Joaquim! - Rodríguez vince in fuga, Fuglsang e Bardet piazzati

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Joaquim Rodríguez esulta sul traguardo di Plateau de Beille © Bettiniphoto

«Soy el Atlético de Madrid. O todo o nada, nunca sabes lo que te puedes esperar de mí». Con queste parole Joaquim Rodríguez ha iniziato la sua intervista dopo aver vinto a Plateau de Beille. E proprio come la squadra colchonera diretta da Diego Pablo Simeone, così Purito ben definisce questo suo Tour de France 2015.

 

Una vittoria di carattere e di testa in un Tour dolceamaro
Già vittorioso nel "suo" Muro di Huy, dopo essersi previdibilmente perso tra i ventagli olandesi, e sorprendentemente bravo nella tappa di Cambrai, per il capitano del Team Katusha questa edizione della Grande Boucle pareva la volta buona, considerando anche l'assenza della lunga crono finale. La cronometro a squadre di Plumelec ha però dato una mazzata imprevista, portandolo a quasi 4' di distacco da Froome prima ancora dell'inizio delle montagne.

Già, le montagne: a La Pierre-Saint-Martin sprofonda subito, lasciando sul campo poco più di 6' da Froome e dalle sue frullate. Più di dieci invece i minuti pagati ieri dal gruppo maglia gialla, con JRO saltato già nei primi km del Tourmalet. In questo caso la sua resa così prematura è però stata ben comprensibile oggi: già fallito l'obiettivo classifica, perché non puntare alle vittorie di tappa?

Detto, fatto; presente in fuga e sempre vigile nella prima parte, sulla salita finale allunga con Romain Bardet e Jakob Fulgsang in caccia dell'iridato Michal Kwiatkowski. I suoi ripetuti allunghi costringono i due avversari a rincorrerlo sempre fuori sella, comportando quindi un maggior cedimento nel francese e nel danese. Il quarto è il tentativo buono, in cui saluta la compagnia e si mette in caccia del leader della corsa.

Raggiunto e superato in un battibaleno Kwiatkowski, la cavalcata finale è agevole e il margine di vantaggio cresce costantemente, toccando sulla linea bianca i settantadue secondi su Fuglsang. Seconda vittoria per lo spagnolo in questa prima metà di Tour, che aggiorna il suo già eccellente palmares portando a tre le tappe conquistate in carriera al Tour e raggiungendo quota tredici successi parziali tra Giro, Tour e Vuelta.

E chissà che magari il prossimo obiettivo non si chiami maglia a pois, che da domani indosserà in sostituzione di chi svetta anche in questa classifica, vale a dire Chris Froome: sono solo nove i punti che li separano. Salire sul podio di Parigi con in saccoccia la classifica dei gran premi della montagna chiuderebbe un cerchio iniziato dieci anni fa, quando vinse la medesima graduatoria alla Vuelta a España. A trentasei anni suonati sarebbe il meno giovane vincitore della speciale classifica dai tempi di Lucien Van Impe, oltre tre decenni fa.

 

Bravo Kwia, riscatto Bardet, stoico Meintjes
Fino al traguardo volante la corsa è rimasta bloccata, abilmente controllata dalla Lotto Soudal sin dai primi metri di asfalto successivi al km 0: corsa chiusa per far guadagnare il maggior numero di punti possibili a André Greipel al traguardo volante di Saint-Bertrand-de-Comminges, posto dopo solo 20 km dal via. Non appena si è chiusa questa parentesi partono subito, lesti ad essersi immessi tra i cercatori di punti al traguardo volante, l'olandese Lieuwe Westra e il francese Bryan Coquard, quest'ultimo in maniera assai sorprendente data l'altimetria prevista.

Presto raggiunti da Louis Meintjes, i battistrada continuano a mantenere un ritmo alto, guadagnando ben presto margine sul gruppo maglia gialla; nel contempo torna su di loro un plotoncino bello folto, composto da altri diciannove colleghi. Questi i loro nomi: Jakob Fuglsang, Romain Bardet, Mikaël Cherel, Christophe Riblon, Matthieu Ladagnous, Jérémy Roy, Gorka Izagirre, Georg Preidler, Joaquim Rodríguez, Michal Kwiatkowski, Romain Sicard, Sep Vanmarcke, Kristijan Durasek, Daniel Navarro, Sylvain Chavanel, Jérôme Coppel, Jan Barta, Frédéric Brun e Anthony Delaplace.

Il loro vantaggio cresce a vista d'occhio, grazie al fatto che dietro il gruppo viene preso in mano dal Team Sky che imposta un'andatura tranquilla. Non succede nulla sul Portet d'Aspet, qualcosa in più sulla strada che porta al Col de la Core: si susseguono diversi tentativi, tutti infruttuosi stanti il successivo rientro di chi era rimasto distanziato. Altri movimenti nella discesa che porta la fuga a Oust, con il solo Riblon a non riuscire a rientrare. Proprio in un tratto in falsopiano partono in tre, ovvero sia Kwiatkowski, Preidler e Vanmarcke, guadagnando un bel margine sugli ex compagni.

A fare il ritmo è Michal Kwiatkowski, protagonista oggi di una tappa di livello; rimasto solo con Vanmarcke, capace a tenere la ruota del polacco ma senza la possibilità di dare una mano, il campione del mondo fa il ritmo anche in pianura e si sbarazza del rivale nelle prime rampe della salita finale, mantenendo un'andatura regolare e controllata. Fino a quando Rodríguez decide di andare a riprenderlo, evento che avviene ai meno 7.6 km. Da lì il polacco molla, facendosi superare in carrozza dagli ex compagni di fuga prima e dal gruppo dei più forti poi. Comunque una buona prova, coronata da un meritato premio della combattività, per lui che ha saputo mettersi al servizio della squadra sin dalle prime giornate.

Se Alexander Vinokourov l'aveva promosso sul campo come capitano del team non meno di 48 ore fa, oggi è arrivata la smentita via voce del diretto interessato, dopo la bandiera bianca alzata ieri su per il Tourmalet: Jakob Fulgsang, giunto secondo nell'ultima tappa pirenaica, ha annunciato di essere a disposizione di Vincenzo Nibali nelle prossime giornate. Oggi il danese ha provato a trovare la gloria personale, impeditagli da un ottimo Purito. Potrà essere d'aiuto a Nibali sulle Alpi se, come pare, il siciliano sta tornando ad ingranare la marcia giusta.

Marcia giusta trovata oggi, almeno in parte, da Romain Bardet: saltato come molti connazionali e assieme al co-capitano in casa AG2R La Mondiale Jean-Christophe Péraud, il ventiquattrenne oggi ha mostrato carattere andando in fuga e cercando di rimediare ad un Tour sin qui per lui disastroso. Lontano ancora dai giorni migliori, Bardet ha comunque saputo tenere sino al terzo posto, mostrando la consueta tenacia che lo contradistingue nelle sue esibizioni. Deve essere un punto di partenza per un Tour in crescendo, provando magari a togliersi una gioia personale.

Altro protagonista di questa frazione meterologicamente bizzara è stato Louis Meintjes: il giovane scalatore sudafricano è stato sempre tra i più attivi tra i battistrada e, sul Port de Lers, si muove assieme a Bardet e Fulgsang per cercare di riportarsi sugli ex compagni di fuga Kwiatkowski e Vanmarcke. Nella discesa del terzo gpm di giornata un curva a destra presa con troppa baldanza lo fa finire a terra, strisciando il lato destro del corpo e riportando varie escoriazioni. Nonostante tutto non si è dato per vinto ed è rientrato nel gruppo di cui faceva parte fino all'inizio della salita, quando le accelerazioni altrui lo hanno messo fuorigioco. Un quinto posto finale dopo una scivolata non innocua dimostra, una volta di più, delle qualità di cui dispone il ventitreenne di Pretoria. Che, statene certi, proverà ancora a farsi notare nelle prossime tappe.

Alberto Vigonesi

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