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Giro d'Italia 2015: Fabio, combattente da amare - La caduta e la rinascita di Aru: praticamente il copione di un film! | Cicloweb

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Giro d'Italia 2015: Fabio, combattente da amare - La caduta e la rinascita di Aru: praticamente il copione di un film!

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La festa di Fabio Aru sul palco delle premiazioni a Cervinia @ Bettiniphoto

Se il Giro d'Italia di Fabio Aru fosse un film americano, rispetterebbe tutti i canoni del genere popolare. Un fumettone in cui il protagonista forte, ricco, bello (oddio...), giovane, amato da tutti, passa da una fase di successo a una di profonda difficoltà, quasi crisi, ma trova in sé stesso, negli amici e nelle persone care la forza per riemergere e vincere la propria personale battaglia, quale che sia.

Finisse così, oggi, con la bellissima vittoria di Cervinia, la corsa rosa del sardo sarebbe salutata come un trionfo, tutto sommato: un secondo posto che migliora il terzo dell'anno scorso, che giunge dopo le accennate difficoltà, al cospetto di un maestro dei GT come Alberto Contador, e che conferma Fabio come uno dei più interessanti specialisti delle tre settimane attualmente in circolazione: lo score (terzo al Giro 2014, quinto alla Vuelta 2014, secondo al Giro 2015) ne fa una sorta di piccolo predestinato; quanto all'indole da vincente, è testimoniata dai successi di tappa (Montecampione 12 mesi fa, i due della Vuelta, quello di oggi).

 

Un combattente che sa farsi amare
Ma anche se domani sulla strada verso il Sestrière Aru dovesse incappare in un nuovo passaggio a vuoto, sarebbe certamente perdonato, proprio alla luce delle difficoltà fisiche che ne hanno caratterizzato il cammino prima e durante la corsa rosa, e di questa straordinaria reazione di oggi.

I tifosi che lo conoscevano hanno ricavato da queste tre settimane una conferma delle qualità del ragazzo; quelli che non lo conoscevano, saranno rimasti ammirati dalla sua tenacia, dalla sua forza mentale, dalla sua capacità di reagire alle avversità. I combattenti, si sa, sono amati anche quando tornano a casa sconfitti.

 

Il baldanzoso Aru di inizio Giro
Aru al Giro 2015 era partito fortissimo, dando da subito l'impressione di poter seriamente mettere in discussione la superiorità annunciata di Contador. Talmente baldanzoso da andare a sprintare anche quando non c'erano abbuoni in palio. La sua prima settimana è stata un inno alla sfrontatezza, culminata con la pleonastica volata fatta in faccia al madrileno a San Giorgio del Sannio.

La seconda settimana è stata invece quella dei primi mal di pancia (metaforici, dopo quelli reali patiti alla vigilia della corsa rosa), sofferte le tappe bagnate di Imola e Vicenza, un giorno la crisi di fame, un giorno la crisi di freddo... segnali poco promettenti, ribaltati però dall'incredibile epilogo della frazione di Jesolo, nella quale Fabio si è giovato di una caduta di Contador per vestire la prima maglia rosa in carriera.

 

I giorni della crisi
La festa è durata pochissimo: nella crono di Valdobbiadene Aru è rimbalzato indietro, secondo pronostico. A Madonna di Campiglio ha tenuto, bluffando un po', ma poi martedì sul Mortirolo non si è più potuto nascondere, e ha patito una crisi che avrebbe potuto spazzarlo via.

E invece quel giorno si è salvato, con un finale di tappa straordinario sulla salita verso Aprica, grazie a cui ha salvato almeno il terzo posto nella generale.

Ieri a Verbania, poi, altra botta patita da un Contador sempre più spietato, distacco che si è fatto davvero pesante dalla maglia rosa (oltre 6') e la paura, nei suoi aficionados, che Fabio non potesse più neanche tenersi quel podio tanto faticato.

 

La rinascita e la fiducia
Oggi invece la rinascita, su una salita non durissima ma al termine di una tappa interminabile e oltremodo difficoltosa, punteggiata da tre lunghe scalate in rapida sequenza.

Una vittoria che rende ad Aru anche il secondo posto nella generale, a spese del pimpante compagno Landa, e che autorizza qualche sognatore a sperare domani non solo in una nuova vittoria di tappa (scenario non impossibile), ma addirittura in un clamoroso ribaltone.

Ecco, questo secondo scenario è invece quasi impossibile, per tutta una serie di motivi (a partire dalla forza di Contador), e il suo verificarsi trasformerebbe il copione popolare e rassicurante che abbiamo tratteggiato in apertura in un capolavoro del cinema d'essai: ci vuole molta creatività per realizzare un simile progetto ardito. Non pretendiamo tanto: ci basta aver ritrovato il Fabio Aru su cui puntavamo e puntiamo tante delle speranze per il futuro del ciclismo italiano.

Marco Grassi

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