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Giro d'Italia 2015: Landa vittoria e rimpianti - Resta il sapore di un'occasione sprecata sul trionfo del basco all'Aprica

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Seconda vittoria di tappa consecutiva per Mikel Landa © Ansa/Dal Zennaro

Tre tappe vinte, un giorno in maglia rosa, due uomini virtualmente sul podio ed un Giro corso fin qui da grandi protagonisti senza mai rinunciare a prendersi le proprie responsabilità: eppure ancora una volta ci troviamo qui a domandarci se l'Astana abbia fatto tutte le mosse giuste possibili per cercare di vincere questo Giro d'Italia o quantomeno per mettere in seria difficoltà lo strapotere di Alberto Contador. Purtroppo ancora una volta la sensazione ci dice che no, la banda turchese di Giuseppe Martinelli non ha gestito al meglio le proprie forze e proprio l'atteggiamento tattico degl'italo-kazaki lascia un sapore meno leggendario alla straordinaria rimonta di Alberto Contador sul Mortirolo; spettacolare sì, ma l'emozione non è stata paragonabile a quella di Pantani ad Oropa.

 

Una foratura cambia il copione già scritto
Diciamo la verità, dal punto di vista tattico la tappa di oggi non offriva molto spazio all'inventiva: un'azione da lontano sul Campo Carlo Magno, sul Passo del Tonale o sul primo passaggio dall'Aprica, per quanto potesse essere ben studiata avrebbe comunque presentato un margine di rischio e difficoltà troppo elevato con il Mortirolo ancora da affrontare. I primi chilometri di giornata avevano confermato questa impressione con un andamento abbastanza lineare, nessun sussulto e la possibilità di uno scontro diretto tra i big in salita sempre più certo minuto dopo minuto: a stravolgere tutto è stata quella foratura del madrileno della Tinkoff-Saxo giù dall'Aprica, un incidente meccanico che ha regalato all'Astana una situazione molto favorevole e del tutto inaspettata in un momento cruciale della tappa e del Giro.

 

Un regalo piovuto dal cielo: 52"
Per più di due settimane abbiamo visto che staccare Alberto Contador non è facile e trovarsi con 52" di vantaggio all'imbocco del Mortirolo avrebbe potuto avere un peso enorme sull'economia di questo Giro d'Italia. Certo, al Giro d'Italia non è facile pensare di sacrificare uno come Fabio Aru, secondo in classifica, astro nascente del ciclismo di casa e beniamino di tanti tifosi, a favore di un ragazzetto basco non molto conosciuto alla partenza da Sanremo, molto più lontano in classifica ma con una gamba che in questi giorni gira a meraviglia.

Forse non ci si aspettava una giornata così negativa da parte del sardo in maglia bianca e forse non ci si aspettava neppure di vedere pedalare Mikel Landa con una facilità così disarmante sulle rampe del Mortirolo, fatto sta che l'Astana ha optato per la soluzione più prudente, quella che ha portato un altro successo di tappa senza però che la classifica generale venisse riaperta in vista delle ultime tappe di montagna. Probabilmente fossimo stati in qualsiasi altra corsa diversa dal Giro, il tutto sarebbe andato molto diversamente, ma la chiave può essere anche quella dichiarazione di Landa ai microfoni RAI: «Non pensavo di essere così forte», poche parole che possono spiegare, ma non giustificare del tutto, un atteggiamento così difensivo.

 

Landa aspetta Aru: Contador ringrazia
Nei primi chilometri del Mortirolo il buon Landa ha dato veramente l'impressione di salire quasi a mezzo gas per aiutare il compagno di squadra Fabio Aru, pur imponendo un ritmo che per quasi tutti gli altri è risultato fatale: e così, per aspettare Aru, quei 52" di vantaggio sono ben presto diventati 40", poi 15" ed infine zero quando la maglia rosa è piombata sulla coppia Astana dopo poco più di quattro chilometri di salita. Poco dopo Contador ha allungato ancora, Aru ha alzato bandiera bianca e Landa dopo un attimo di esitazione è andato agevolmente dietro al suo connazionale senza mai dargli un cambio: il resto è storia.

 

L'attacco mancato di Landa
Quello che però non sapremo mai è cosa sarebbe successo se Mikel Landa non avesse dovuto aspettare Fabio Aru all'inizio del Mortirolo e avesse potuto fare il suo ritmo in salita: per quanto visto già a Madonna di Campiglio e ancor di più oggi, è estremamente difficile che questo Contador potesse colmare tutto quel distacco su un uomo così in forma e, anzi, è anche molto più facile che in cima al passo la distanza tra i due spagnoli sarebbe potuta essere superiore al minuto.

A quel punto con un Landa solitario all'attacco, Contador avrebbe dovuto spendere parecchio per inseguire nei chilometri finali verso l'Aprica con una situazione di corsa completamente diversa rispetto a quella a cui abbiamo assistito in realtà: l'ammiraglia della Astana magari non avrebbe lasciato solo il suo spagnolo fino ai meno 11, Landa avrebbe guadagnato molto più di 44" secondi (38 all'arrivo più 6 di abbuono), sicuramente non i 4'46" che lo separavano dalla testa della classifica generale, ma stasera avremmo avuto una classifica tale da non far dormire sonni troppo tranquilli a Contador; in più la giornata di oggi avrebbe lasciato un segno ancora maggiore sul fisico del Pistolero che invece è riuscito a salvarsi anche grazie alla collaborazione di Kruijswijk.

 

Difficile ora recuperare quattro minuti
Invece nonostante tutto, quanto mancano solo tre tappe dure prima di Milano, Alberto Contador adesso si trova ancora con 4'02" di vantaggio sull'unico uomo in grado di impensierirlo, proprio Mikel Landa: una differenza che sembra impossibile colmare solo con le gambe e dopo la débâcle odierna di Fabio Aru, considerando difficile una netta inversione di tendenza nei prossimi giorni, sarà ancor più difficile attuare un'eventuale tattica a tenaglia in casa Astana.

Insomma, anche oggi l'Astana ha dato una grande dimostrazione di forza (e chissà al Tour con la squadra "titolare" attorno a Vincenzo Nibali) ed è sempre più concreta la possibilità di avere due uomini sul podio finale, ma la sensazione è nuovamente che si sia fatto poco o nulla per provare seriamente a vincere questo Giro che sembra ormai sempre più indirizzato verso Madrid. L'occasione grossa, enorme, era quella di oggi ma adesso provarci diventa un obbligo morale: quattro minuti sono tanti, ma in questa corsa rosa ne abbiamo viste tante e non si può dare nulla per scontato.

Sebastiano Cipriani

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