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Giro d'Italia 2015: Una top ten di rivelazioni - Scomparsi Porte e Urán, largo ad Amador, Visconti, Caruso...

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Giovanni Visconti in fuga sul Passo Daone © Bettiniphoto

Dare un'occhiata alla top ten alla vigilia del secondo ed ultimo giorno di riposo può risultare un'operazione sorprendente. Tanti gli uomini quotati pochissimo alla vigilia e presenti ai piani alti, molti quelli saltato, sopravvalutati, semplicemente fuori forma.

Lasciamo perdere quei due là in cima, Alberto Contador e Fabio Aru. L'uno veste meritatamente la maglia rosa, l'altro studia come scalzare l'avversario. Non è facile. Alle spalle di costoro c'è un mondo intero che pochi avrebbero messo subito a ridosso. La crono e le salite affrontate a ritmo Astana (non dimentichiamo poi le cadute) hanno fatto fuori più di qualche pretendente al podio.

 

Amador, dal Costarica al podio
Così oggi al terzo posto, come del resto ieri, c'è un ragazzo che viene dal Costarica, Andrey Amador. È lontano anni luce dalla coppia delle meraviglie (4'19" da Alberto) ma ha disputato una crono fantastica. La costanza in salita l'ha premiato. Amador corre in quella Movistar che s'era presentata al Giro senza un vero e proprio uomo da corse a tappe: Quintana punta al Tour, del resto, e allora gli uomini di Eusebio Unzué calano in Italia con cacciatori di tappe e discreti uomini da classifica. Vai a capire com'è che gli spagnoli si trovano con ben due uomini nei primi dieci dopo quindici giorni di gara, Amador appunto e Visconti.

 

Nella Movistar c'è anche un gran Visconti
Giovannino c'è eccome. Va in fuga, passa per primo sul Daone, è sempre lì: chiede solo una fuga buona dall'inizio del Giro, eppure non si schioda dalle prime posizioni della generale. Amador sorpresa sorpresa non è, ma da qui a pensarlo sul podio ce ne passa. Tutto sta nel vedere come potrà reagire alle prossime tappe, quasi tutte con salite durissime e leggendarie.

 

Sky: perso Porte, c'è la carta König
Il ceco Leopold König è un altro che non ci si aspettava al quinto posto, ma in questo caso il discorso è differente. La Sky prova correre il Giro con il capitano di riserva, Richie Porte. Ci provano spesso, hai visto mai che questo esplode... Invece il tasmaniano, che va forte dal Down Under (quindi gennaio), è una conferma. Una conferma che oltre le brevi corse a tappe non andrà mai (il ragazzo ha anche trent'anni). Sulle prime salitelle è rimasto con i primi a 22" dalla maglia rosa. Non un attaccante, ma un pochino ci sperava.

Ma nella decima tappa, quella apparentemente innocua di Forlì, fora e sbaglia il compagno a cui chiedere la ruota: un australiano, ma dell'Orica, non della Sky. Perde 1'09", con 2' di penalità per l'aiutino, e scivola a 3'09". La crono di ieri, che poteva risultare uno dei punti di forza di Porte, lo respinge (ha pagato 4'20" a Kiryienka). E se all'inizio in salita poteva e doveva difendersi, oggi è saltato di testa (nuovamente). Non è la prima volta. Triste vederlo pedalicchiare con Sonny Colbrelli, un velocista, sulle rampe del Daone. Al traguardo lo vedono 27'04" dopo Landa. Ora è ufficiale: il nuovo inquilino del motorhome è Leopold König.

 

Urán delude e crolla anche oggi
Un altro che delude come o forse più di Richie Porte è Rigoberto Urán, definitivamente uscito da ogni lotta per il podio. Veniva da due secondi posti di fila al Giro e la Etixx contava su di lui. Non al meglio sin da subito, ha accusato second tappa dopo tappa. Mai è sembrato veramente competitivo ed anche nella crono di ieri ha deluso. Oggi non sentiva buone sensazioni sin da inizio tappa e appena l'Astana s'è messa a fare il ritmo forsennato sul Daone, Rigo ha dovuto alzare bandiera bianca. Al traguardo paga otto minuti tondi tondi, in classifica è 15° a 12'15". Sognava la vittoria, poi il podio: si accontenterà di un piazzamento, chissà quale.

 

Trofimov sfiora l'impresa a Campiglio
Chi se la gioca ampiamente per un posto al sole è Yuri Trofimov. Chi era costui? Un onesto mestierante russo che oggi ha rischiato di vincere a Madonna di Campiglio. La tenuta è tutta un programma ed anche lui è una seconda scelta: la Katusha infatti era arrivata in Italia con un aspirante leader, Ilnur Zakarin, fresco di vittoria al Romandia. È saltato praticamente subito ma ha conquistato una bella tappa a Imola. Chi s'accontenta.

 

Caruso non sorprende. Monfort invisibile, ma...
Chi aspettavamo nella top ten è invece Damiano Caruso, siciliano della BMC che fa della costanza la sua arma segreta. Chi fa della segretezza in corsa la sua arma è invece Maxime Monfort: belga, corre per la Lotto-Soudal che teoricamente è tutta per Jurgen Van den Broeck. Monfort non si vede in salita, né in discesa o in volata. Oggetto non identificato. Eppure, cronometro alla mano, è sempre davanti, mentre Van den Broeck, dopo una crono più che buona, è uscito oggi dai primi dieci (ma per soli 3"). L'ha momentaneamente castigato Alexandre Geniez, francese di una FDJ insipida che, come Monfort, c'è sempre. Specialmente quando non si vede.

 

Il podio si gioca in uno spazio ristretto
La questione podio è perciò racchiusa in uno spazio ristretto. Amador è a 1'44" da Aru e Landa a 2'11" dal suo capitano (capitano? Ne siamo ancora sicuri?). Chi si ammazzerebbe per il podio è racchiuso in ancor meno: Landa è a 27" da Amador, König a 2'17" dal costaricense, Trofimov a 2'39", Damiano Caruso a 2'51"Monfort a 4'01", Visconti a 5'34", Geniez a 5'44", Van den Broeck a 5'46". Come a dire che tra Aprica, Verbania, Cervinia e Sestriere può succedere ancora moltissimo, in questa top ten che pochi si sarebbero aspettati.

Francesco Sulas

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