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Giro d'Italia 2015: Contador, tranvata rosa - Terzo al traguardo, Alberto infligge distacchi pesanti ai rivali

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Alberto Contador torna in maglia rosa a Valdobbiadene © Bettiniphoto

Solo i campioni sanno rialzarsi una, due, infinite volte. Ventiquattr'ore fa Alberto Contador era a terra: caduto, non demolito, pur sempre privato della sua maglia rosa, lui che in carriera ha sempre tenuto una maglia di leader nelle grandi corse a tappe vinte (ovvero tutte e tre). L'ha lasciata a Fabio Aru, il presente ma soprattutto l'immediato futuro, nel concitato ed un bel po' sfigato finale di Jesolo, con il sardo che s'è trovato davanti al madrileno di 19". Non per sbaglio ma quasi, visto che non doveva succedere nulla nella classifica generale. La crono di Valdobbiadene, tanto attesa e temuta (e bramata) per il suo chilometraggio (59.4 km, i primi venti piatti, gli altri tra salite e discese), vedeva dunque Aru partire in rosa e, fatto più importante, dopo tutti. E dopo Contador, fondamentale. Fabio non è un cronoman puro, ma si difende. Eppure ha fatto quel che ha potuto.

 

Alberto attacca nella crono
Alberto Contador non poteva lasciare troppo campo al sardo, né ad altri presunti avversari (Urán, Landa, forse Porte...), ben consapevole che sulle montagne si può recuperare, sì, ma è meglio correre in difesa. Non che il Pistolero sia uno che rinuncia ad attaccare, sia ben chiaro, ma potendo lasciare il compito agli altri, lo fa. Ha attaccato su un terreno che non lo vede fortissimo, ma più che discreto sì: la crono appunto. Quasi un'ora e venti a tutta, una partenza lampo, un prosieguo fatto di rilanci e discese senza freni, un terzo posto dietro a specialisti del cronometro che può stupire, non meravigliare. Così si comanda una corsa a tappe, con attacchi in salita e buone crono. Se poi è necessario, contro il tempo si dà tanto, non tutto (perché da qui a Milano c'è una settimana di gara e tutte le salite alpine). Alberto contro Fabio, è lampante dalla cronosquadre che il Giro si deciderà tra Tinkoff-Saxo ed Astana: il madrileno ha schiaffeggiato il sardo proprio come ieri Fabio aveva bastonato - pur a sorpresa - Alberto.

 

Il madrileno parte a razzo, Aru in difesa
Partenza a razzo, forse nemmeno Contador si sarebbe aspettato tanto. A Ponte della Priula, dopo 17.6 km, è posto il primo intermedio. Vasil Kiryienka è fuori concorso, ha già vinto, ma Alberto passa con un ottimo tempo: 22'20". Fabio Aru in 17.6 km di pianura ha accumulato dal rivale per la rosa un ritardo di 48". Maglia già sfilata, il bello deve ancora venire. La marcia di Alberto è decisa, la reazione avanti agli occhi di tutti. Quell'uomo che pedala sotto la pioggia sta reagendo con il massimo orgoglio dopo la batosta di ieri, altro che spalla dolorante, gamba ferita. Aru fa quel che deve e quel che può e così siamo al secondo intermedio, posto a San Pietro di Feletto, dopo 35.1 km: Contador non cambia passo o forse sì, ma migliore con il trascorrere dei chilometri: 46'38" il suo tempo, lontano 1'15" da Kiryienka, davanti ad Aru di 1'45". La faccenda si fa seria.

 

Contador rischia sul bagnato
Da qui all'arrivo si sale e si scende, sempre sotto la pioggia, con l'asfalto viscido. Alberto Contador vuol vincere il Giro, poi il Tour, ma non si risparmia: spericolato nelle discese viscide, meno di Aru, che disegna molte curve in maniera prudente. Il risultato è che gli escono quadrate, pazienza. Ma proprio in determinate traiettorie, nel buttare il cuore e le gambe (ed il male, alle gambe!) oltre l'ostacolo, Contador batte Aru. Almeno oggi.

 

Anche il terzo intertempo condanna Fabio
Aru avanza spinto da quel body rosa che indossa e che tra meno di un'ora sarà costretto a cedere, Contador vola, sorpassando Mikel Landa, non certo uno specialista delle cronometro. Al terzo intermedio, Col San Martino, Alberto passa dopo un'ora, tre minuti e ventidue secondi di gara, a 51" da Kiryienka. Fabio arriva dopo un'ora, cinque minuti e trenta secondi di corsa, con un distacco dal bielorusso di 2'59". Quello importa poco, più interessante rilevare che paga ad Alberto Contador 2'08". Si realizza che al traguardo il sardo dovrà cedere qualcosa attorno ai tre minuti, a meno che il madrileno non cali.

 

Fabio cresce ma Alberto non cala
Calare? Ma quando? Sull'ultima salita Alberto rimane in piedi sui pedali, a danzare come spesso fa a meraviglia, per tanti, troppi secondi. Troppi, ma non per lui: è affamato e glielo si legge negli occhi. Vuol lasciare un segno molto pesante sul Giro. Piomba sul rettilineo di Valdobbiadene come se la strada fosse completamente asciutta, non un fiume in piena. È Contador il fiume quasi incontenibile. Ai 350 metri ha il miglior tempo, ma Vasil Kiryienka vincerà a crono, è scritto da ore. Contador non ci va però così lontano e si prende il podio di giornata: 1h18'06" il suo tempo, appena 14" alle spalle di uno specialista doc (vista la zona...) come Kiryienka. Fabio Aru taglia il traguardo con un tempo ben diverso da quello di Alberto: 1'20'53", a 3'01" da Kiryienka e 2'42" da Contador. Piccola mazzata ma non irrimediabile.

 

Contador-Aru, distacco importante
Se la prima parte della crono di Aru è stata corsa tutta in difesa, la seconda, quella più mangia e bevi, è stata interpretata all'attacco dal sardo. Contador non ha cambiato modulo strada facendo, ha agito con un passo zemaniano: sempre all'attacco, a strappare più second possibile al rivale. Alla fine il fuoriclasse di Pinto si ritrova in rosa dopo un giorno, con un vantaggio ben diverso rispetto a ieri mattina: dai 17" che aveva ieri mattina a Montecchio Maggiore si passa ai 2'28" di stasera a Valdobbiadene.

 

Da Urán a Porte, rivali distanti
Per non parlare degli altri rivali: Rigoberto Urán delude e scivola al quarto posto nella generale a 4'14" da Contador (terzo Andrey Amador dal Costa Rica, con 3'36" d ritardo). A 4'17" si riaffaccia il belga Jurgen Van den Broeck, da stasera quinto, mentre Cataldo e Landa sono sesto e settimo, a 4'50" e 4'55". Damiano Caruso deve recuperare 4'56", Roman Kreuziger, gregario di Alberto, 4'57", Leopold König 5'35". Quest'ultimo da stasera è ufficialmente il nuovo capitano della Sky, visto che Richie Porte, dopo i ritardi accumulati tra cadute e penalità, oggi non è andato oltre la 55esima posizione, con un ritardo dal compagno Kiryienka di 4'20": adesso il ritardo nella generale è di 8'52" e non ci stupirebbe un ritiro prematuro del tasmaniano sbarcato in Italia con ambizioni mai così rosa. Insomma, la distanza che Contador pone tra sé ed i diretti rivali è notevole e solo Aru può dirsi vicino (o meno lontano) al madrileno.

 

Da domani si sale, Fabio vuole rifarsi
Fabio Aru, che nel prossimo decennio è destinato a fare l'Alberto Contador (già sta facendo qualcosa di più delle prove generali), incassa e riparte. Perché da domani si sale e fino a sabato prossimo non ci sarà praticamente tregua: Madonna di Campiglio con tutto il suo simbolismo già domani, Aprica, Verbania (da non sottovalutare la tappa con l'Alpe Segletta nel finale), Cervinia, infine il Sestriere (dove Aru trascorre parecchi giorni in ritiro: come correre in casa per Fabio).

 

Contador, ovvero come si ipoteca l'ennesimo GT
Alberto Contador sa di sicuro come si vincono le grandi corse a tappe (su strada, quindi prima della squalifica, ne ha portate a casa otto: tre volte il Tour de France e la Vuelta a España, due il Giro) ed oggi ne ha dato un grande saggio. Meglio di così era difficile fare. Anche solo immaginarlo. Fabio Aru, di fronte alle piccole lamentele dell'avversario (per esempio sulle condizioni fisiche: Alberto, per esperienza, sa che bluffare spesso paga), tenterà già da domani e per tutta la prossima settimana a ribaltare la situazione. Rifarsi non sarà impresa così semplice, recuperare 2'28" a Contador non è da tutti. Ma si sa, come oggi il madrileno ha mazzuolato il sardo, domani potrebbe essere Fabio ad impartire una lezioncina al maestro dei GT. Perché una giornata no, un inconveniente, determinano vincitori e vinti del Giro. E perché Alberto Contador, nonostante la grandissima prestazione odierna, è pur sempre umano.

Francesco Sulas

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