Giro d'Italia 2015: Boem azzecca la fuga giusta - A Forlì velocisti sorpresi. Richie Porte penalizzato
Sensazioni forti sul traguardo di Forlì. La decima tappa del Giro d'Italia sembrava una delle pochissime destinate ai velocisti, ed in effetti lo era. Solo sulla carta. La fuga del mattino, ormai un grande classico delle tappe pianeggianti (ma non solo), è divenuta pian piano fuga del pomeriggio, poi della sera. I cinque coraggiosi sono arrivati in fondo ed è una rarità, in frazioni disegnate in questo modo. Ha vinto Nicola Boem, che in carriera aveva esultato solamente un'altra volta, nella sesta tappa del Post Danmark Rundt 2014. Un gregarione, uno che si mette sempre al servizio della squadra e che se capita, in tappe come quella di oggi, prova la fuga. Azioni destinate ad essere riprese, chiaro, a meno che... A meno che il gruppo non faccia male i calcoli o quelli davanti non tirino alla morte. Oggi è successo un po' dell'uno, un po' dell'altro e la favola s'è conclusa con la vittoria del Bardiani-CSF. La prima stagionale per la squadra di Roberto Reverberi.
Si riparte dopo il riposo: subito fuga
Il via da Civitanova Marche dopo il primo giorno di riposo e già un possibile protagonista della volata di oggi dà forfait: Matteo Pelucchi, caduto nella seconda tappa, a Genova, ha un'infezione alla ferita. Parte ma darà l'addio agli altri girini ben presto, peccato. Subito va via la fuga: ne fanno parte Alessandro Malaguti (Nippo-Vini Fantini), Alan Marangoni (Cannondale-Garmin), Matteo Busato (Southeast), Oscar Gatto (Androni-Sidermec) e Nicola Boem (Bardiani-CSF). Vantaggio che presto va oltre i 3', anche se il gruppo, capeggiato da Lotto-Soudal e Giant-Alpecin, non vuole lasciare troppo terreno.
C'è accordo davanti, i minuti volano
Il quintetto arriva ad avere 4'47" dopo 101 km di corsa, con Alan Marangoni che promuove e promuoverà di continuo la fuga, trenata dopo trenata. Resistergli è difficile anche per gli altri quattro. La sensazione è che quei cinque, andando così di comune accordo, possano avere qualche speranza. Perché il vantaggio cala, certo, ma non sensibilmente. E andarli a prendere, adesso, è abbastanza complicato. Giant e Lotto sono sempre coalizzate, ma le forze sono unite anche davanti. Arriviamo così nelle fasi finali della corsa.
-15: i fuggitivi ci credono. Gatto, che sfortuna!
A 15 km da Forlì dietro pigiano sull'acceleratore, ma davanti non fanno nulla di diverso: ecco quindi che il quintetto ha ancora 1'50" sul gruppo. L'affare si fa serio. Ai -13 i cinque diventano quattro: Oscar Gatto, che aveva ottime possibilità di regalare alla sua Androni-Sidermec la prima vittoria al Giro dopo l'ennesima fuga svanisce in un attimo. Restano in quattro a menare a cinquanta all'ora, e l'inseguimento diventa più semplice. Quando però arrivano all'ultimo chilometro e vedono che il margine è di poco meno di un minuto (52"), è chiaro che il gioco è fatto. Resta solo da capire a chi andrà la vittoria.
Marangoni allunga, Boem esulta
Non appena vede la flamme rouge che indica l'ultimo chilometro, Alan Marangoni dà l'ultima trenata. Stavolta non per la fuga, per se stesso. Prova a distanziare gli altri e ci riesce. Arriva a pochi metri da una vittoria in casa che sarebbe bellissima, ma Nicola Boem, Alessandro Malaguti (un altro che corre in casa) e Matteo Busato non sono d'accordo. Marangoni viene ripreso sul traguardo da Boem, col Bardiani-CSF che supera il Cannondale-Garmin e s'invola verso il successo che aspettava. Prende anche la maglia rossa della classifica a punti, Boem, strappandola ad Elia Viviani. Alle sue spalle si piazza, in un disperato tentativo di recuperare, Matteo Busato, seguito da Alessandro Malaguti e da un esausto Alan Marangoni. Il gruppo giunge a Forlì con un ritardo di 18", regolato da Giacomo Nizzolo. Alle spalle del milanese Sacha Modolo, André Greipel, Luka Mezgec, Nicola Ruffoni e Davide Appollonio.
Porte fora e perde tempo. Con penalità
La classifica generale non muta di una virgola, sarebbe la frase tipica di frazioni di questo tipo. E invece no. Ai -5 Richie Porte, terzo in generale a 22" da Contador, fora. Taglia il traguardo con 1'05" da Boem e nella lotta per la maglia rosa viene surclassato da Mikel Landa, terzo alle spalle di Contador ed Aru con un distacco di 46". Porte si ritrova così quarto, con 1'09" sul groppone, ma c'è di più. Al momento della foratura il tasmaniano viene aiutato da un altro aussie nel cambio ruota, Simon Clarke. Premio fair play assicurato, non fosse che Clarke corre nell'Orica e l'UCI non prevede che due corridori di squadre differenti possano compiere azioni del genere. L'articolo 12.1.040 prevede una sanzione di 2' ad entrambi: Porte dovrebbe ripartire con 3'09" di ritardo da Contador domani, arrivando alla crono di Valdobbiadene (sabato) con un ritardo probabilmente incolmabile. Praticamente fuori dalla lotta per la maglia rosa. Una tappa banale, veramente...