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Giro d'Italia 2015: Aru-Contador, l'accordo e la disfida - Collaborano per staccare Urán, poi fanno una volata puntigliosa

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Le strade di Fabio Aru e Alberto Contador si incrociano al Giro © Bettiniphoto

Qualcuno potrà anche pensare che al Giro d'Italia 2015 manchino molti dei protagonisti dei GT, ma sfidiamo chiunque a sostenere che il testa a testa tra Alberto Contador e Fabio Aru (che comunque sono tra i massimi esponenti della categoria dei "grandigiristi") sia meno che appassionante.

Il leit-motiv è abbastanza delineato: lo spagnolo fa la parte dello spauracchio, di quello che è destinato a vincere il Giro, confortato anche dalla cabala che lo vuole mai capace di perdere una maglia di leader (nelle tre grandi gare a tappe) una volta conquistata.

Fabietto invece è lo sfidante, chiamato a tentare in tutti i modi di fare le scarpe al Re, e supportato in tale progetto da una squadra che in montagna è nettamente superiore a quella del madrileno, e che può quindi attuare le più svariate e fantasiose tattiche per mettere in difficoltà la Tinkoff e il suo capitano.

 

La lotta si riduce a due contendenti
A dare ulteriore pepe alla disfida, il fatto che i due in classifica siano divisi da un'inezia: due secondi, poi quattro, poi tre... un battito di ciglia, più o meno.

Siccome Aru si sente inferiore all'avversario nell'esercizio contro il tempo, vorrebbe provare a scavalcarlo prima della cronometro di Valdobbiadene, e in quest'ottica vanno lette le grandi manovre attuate dall'Astana in questi primi nove giorni di gara.

Inutile dire - visto che Contador arriva al primo giorno di riposo in maglia rosa - che tali manovre non hanno sortito l'effetto sperato; ne hanno però provocati un paio di altri: il primo, l'aver comunque sfiancato la squadra di Alberto, che in questa prima metà di Giro ha lavorato tanto per controllare tutto il controllabile, ben conscia di non poter lasciare il minimo spazio alla formazione kazaka, pronta ad approfittare di ogni minima defaillance avversaria.

Il secondo effetto è che tutti gli altri avversari della coppia al comando sono stati ridimensionati, e oggi, nella Benevento-San Giorgio del Sannio, Rigoberto Urán ha preso un'altra bottarella che lo allontana ulteriormente in classifica (e dire che ieri il colombiano era sembrato piuttosto in palla a Campitello Matese).

Da parte sua, Richie Porte resiste bene con Aru e Contador, ma non riesce a fare la differenza rispetto a loro, e quasi certamente non gli basterà dettare legge nella crono, sabato prossimo, per far pendere dalla sua parte l'ago della bilancia: se già su salite non tremende come quelle affrontate sin qui il tasmaniano non ha guadagnato niente, non vediamo come possa difendersi sulle Alpi, dove sarà attaccato in tutti i modi.

 

La collaborazione per distanziare Urán
Oggi la disfida che sta infiammando il Giro si è arricchita di un capitolo molto interessante. Mentre l'Astana mandava Paolo Tiralongo a vincere la nona frazione, dal gruppo è emerso (sulla salitella di Passo Serra) un quartetto formato dai soliti due Alberto&Fabio, da Mikel Landa (supergregario di Aru) e da Porte.

Urán, come accennato, non era riuscito a tenere il passo dei principali rivali; e allora, per la prima volta in questo Giro, abbiamo visto Aru e Contador collaborare per distanziare un comune avversario. Mentre Porte (all'infuori di un'unica breve trenata) si limitava a stare passivo a ruota, gli altri due - più l'impagabile Landa - si davano buoni cambi per mettere quanti più secondi possibili tra sé e Urán.

In questo scenario, forse Contador si era convinto che il giovane contendente gli dovesse una qualche forma di gratitudine per tale collaborazione. Un po' come se il suo lavoro, ovvero l'impegno di colui che indiscutibilmente andrà a vincere il Giro, servisse al sardo per fortificare il suo posto sul podio. In altri termini, un atteggiamento paternalistico da parte dello stimato campione all'indirizzo del giovane rampante: "Sappiamo bene entrambi che la mia maglia rosa non è in discussione, accetta questa mia superiorità e in cambio ti do un aiuto per allontanare il pericolo colombiano".

 

La volata della discordia
Proprio in quest'ottica va letto il disappunto con cui Contador ha accolto la scelta di Aru di disputare la volata finale in maniera assai volitiva. Forse non si aspettava - non essendoci tra l'altro abbuoni in palio, visto che le prime posizioni erano state monopolizzate dai fuggitivi di giornata - che Fabio gli facesse questa sorta di "sgarbo".

Sgarbo dal punto di vista del madrileno, intendiamoci. Perché invece lo sprint con cui il sardo ha messo un piccolo secondo tra sé e l'altro era del tutto legittimo. Aru pensa: "Tirare per far fuori Urán era una cosa che faceva comodo sia a me che a te, quindi è normale che abbiamo collaborato in tal senso; ma il mio primo avversario resti tu, caro Alberto".

L'abbiamo un po' romanzato, questo pensiero, ma non andiamo troppo lontano dalla verità se leggiamo tra le righe di quanto ha dichiarato Fabio dopo il traguardo: «La corsa è corsa fino all'ultimo metro». Per l'appunto: per quale motivo l'italiano non avrebbe dovuto sprintare?

A volte sono piccoli dettagli a fungere da innesco per grandi rivalità. I due sono lì, divisi da soli 3" in classifica, entrambi fortissimi, e hanno davanti a sé mezzo Giro per scornarsi come nei sogni di tutti gli appassionati. Di terreno per battagliare ce ne sarà in abbondanza.

Da parte nostra, ben contenti del fatto che Aru si stia dimostrando all'altezza (anche a livello mentale) di questa sfida, non possiamo far altro che aspettare il prossimo spettacolare capitolo del divertente romanzo rosa. Sperando che la seconda parte di Giro sia in grado di mantenere le tante aspettative create dalla prima.

Marco Grassi

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