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Giro d'Italia 2015: Stoico Alberto, resiste dopo la caduta - Contador ha stretto i denti. Ma da domani?

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Alberto Contador a Fiuggi riesce ad indossare la maglia rosa © Bettiniphoto

L'immagine con cui ci aveva lasciati ieri Alberto Contador era da brividi: la maglia rosa che non riesce ad indossare la maglia rosa. Piccolo paradosso del Giro d'Italia. Il braccio rigido, parallelo al busto, l'impossibilità di infilare la manica per non rischiare che quella spalla uscisse una terza volta. Vedevamo - e forse li vedeva lo stesso madrileno - già i titoli di coda sulla sua Corsa rosa, l'impresa di conquistare Giro e Tour dimezzata, se non frantumata. Invece Alberto Contador, uno che s'è procurato una microfrattura alla tibia durante lo scorso Tour de France, abbandonandolo per poi vincere la Vuelta a España, a lasciare l'Italia non pensa proprio. A sera il verdetto che lo fa essere leggermente ottimista: nessuna frattura. Buono. La lussazione alla spalla sinistra riportata sul rettilineo duole, ma si riparte. E però il problema è un altro: la tappa.

 

La tappa più lunga, non una passeggiata
Sono 264 km, quelli che il gruppo si ritrova davanti a Grosseto. Fiuggi è lontana, la frazione è la più lunga del Giro, il tempo peggiora: vento e freschino. Non le condizioni ottimali per testarsi, provare a guarire in tempo per le montagne. Un tacito accordo tra i big prevede la non belligeranza, così la Tinkoff-Saxo tiene il suo capitano là davanti sia mentre insegue la fuga, sia successivamente. Già, interessante proprio il finale di gara. Non perché succeda chissà che cosa, ma per l'atteggiamento di Alberto e dei suoi. La squadra è in testa al gruppo, e questo è ormai un topos: Alberto, nel nervoso finale, soffre, fa qualche smorfia, ma si alza di tanto in tanto sui pedali. La spalla è immobilizzata, ma il madrileno riesce comunque a danzare sui pedali a modo suo. Incoraggiante per le tappe a venire. Ai -3 si rialza, e stavolta si tiene ben lontano dai velocisti, non come ieri. Il suo Giro stoico, che rischia di diventare storico, prosegue.

 

Contador non vuol perdere l'occasione
A pensarci bene, quanti avrebbero continuato in queste condizioni? Meglio: quanti ciclisti l'avrebbero fatto? Forse non moltissimi, la maggioranza avrebbe preferito la via della saggezza, curandosi per bene, ritornando in forza. Alberto Contador no, ma non perché sia uno stolto, uno che non pensa a cosa va incontro. Anzi, sapeva e sa benissimo quali sofferenze l'attendono. Eppure la missione per la quale s'è preparato dallo scorso autunno - correre al meglio Giro e Tour, possibilmente vincerli - è qualcosa che va oltre una lussazione. Perché per Alberto il tempo passa, le occasioni svaniscono attimo dopo attimo, non c'è spazio per i «sarà per un'altra volta». Perché magari un'altra volta non la troveremo.

 

Come affrontare le tappe future?
Cosa riserva l'immediato futuro per il Pistolero? Difficile dirlo. Oggi ha stretto i denti e, a parte qualche smorfia comprensibilissima, è parso star meglio di quel che s'immaginasse. Già da domani però la sua spalla sarà messa a durissima prova: i 186 km da Fiuggi all'arrivo in salita di Campitello Matese, con l'ascesa di Forca d'Acero dopo 80 km, saranno un banco di prova perfetto per capire quanto e se potrà resistere Contador. E, nel caso, se riuscirà a replicare ai prevedibili attacchi di Fabio Aru, Richie Porte, Rigoberto Urán. Forse la risposta non ce l'ha neppure il Pistolero della Tinkoff-Saxo, ancora ingessato - metaforicamente - su quel podio di Fiuggi. A differenza di ieri, però, la maglia rosa è riuscito, tra mille contorsionismi, ad indossarla. Sembra una stupidaggine, potrebbe fare la differenza.

Francesco Sulas

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