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Giro d'Italia 2015: Precipitazioni? Solo in classifica - Pozzovivo quasi fuori dai giochi

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Domenico Pozzovivo perde terreno anche a Genova © Bettiniphoto

Dopo solo due frazioni Domenico Pozzovivo paga già 1'57" dalla maglia rosa Michael Matthews; quel che più conta è il distacco dai rivali per le prime posizioni della classifica generale. Alberto Contador è a 1'50", Fabio Aru a 1'44", Rigoberto Urán a 1'38" e Richie Porte a 1'30". L'anno scorso dopo la due giorni di Belfast si trovava a 1'01" dal leader, che oggi come allora è il ventiquattrenne dell'Orica GreenEDGE. Ma per guardare il bicchiere mezzo pieno, erano solo tre i secondi di ritardo da chi poi vinse, ovvero sia Nairo Quintana.

 

Il lucano è già fuori dalla lotta? Perché sì
Rimediare dopo due giornate così negative non sarà facile. Già di per sé le possibilità di salire sul podio, il vero sogno del corridore dell'AG2R La Mondiale, erano poche; con questa doppia mazzata tutto si fa maledettamente difficile. Il morale del minuto scalatore non sarà dei migliori, lui che già solitamente non è un allegrone: per cambiare il destino sinora contrario bisognerà tentare qualcosa sin dalle prossime tappe, senza aspettare la seconda settimana.

A far pendere la bilancia contro l'ipotesi di un recupero vi è la forza della squadra che lo accompagna in questa campagna d'Italia: se l'anno scorso poteva contare in salita sui solidi francesi Maxime Bouet, Hubert Dupont e Alexis Vuillermoz, di questi è presente al Giro 2015 solo l'esperto Dupont. A rinforzare, teoricamente, la squadra è presente Carlos Alberto Betancur: il colombiano, vincitore della maglia bianca nel 2013, è lontano parente di quello ammirato in passato. Bananito, così e noto in patria, continua a faticare in salita e non solo: paradossale che il miglior piazzamento dell'anno sia quello odierno, che lo ha visto concludere trentunesimo.

 

Il lucano è già fuori dalla lotta? Perché no
Tornando ad esaminare il tema del ritardo dai big, va comunque detto che nulla è perduto: le possibilità di far recuperare terreno sono ancora numerose, grazie al disegno di questo Giro d'Italia. La lunga cronometro trevigiana lo vede verosimilmente svantaggiato rispetto a Contador, a Porte e ad Urán mentre nel confronto con Aru la situazione è a suo favore. Le successive salite trentine e lombarde, con le vertiginose pendenze del Mortirolo in testa, gli possono dare la possibilità di provare un'azione da lontano, sfruttando magari l'attenzione reciproca fra i cosiddetti "quattro tenori" di questa corsa rosa.

Inoltre la condizione con cui si è presentato al via di San Lorenzo al Mare è eccellente, in una stagione che l'ha visto battagliare per la vittoria sin dal debutto al Tour Down Under. Sta, probabilmente, attraversando la miglior annata della propria carriera, con la piena maturità agonistica raggiunta alla soglia dei trentatre anni. Un appunto lo si può comunque fare: il lucano corre troppo indietro nel gruppo, anche nei momenti decisivi della corsa. Incappare in disavventure come quella odierna è possibile, e perdere tempo in maniera sciocca vanifica quanto di buono si può fare nei terreni più adatti. Non tutti sono come Luca Paolini, capace di restare in coda al plotone per tutta la tappa salvo sbucare improvvisamente in testa ai meno 2 km dal traguardo, come accaduto oggi.

La strada verso il sogno di meritare in corsa quel numero 1 che porta sulla schiena, stante l'assenza di Nairo Quintana, è molto dura, ancor di più dopo quanto accaduto nelle ultime 48 ore. Azzerare i centodieci secondi di ritardo in diciannove tappe per uno che, nella scorsa stagione, ha saputo recuperare dalla rottura di tibia e perone in meno di due mesi, è un'impresa teoricamente possibile: per riuscirci bisogna però disputare la corsa della vita, e sperare in qualche defaillance altrui. Decisamente difficile, onestamente..

Alberto Vigonesi

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