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Giro d'Italia 2015: Contador, la prima è più che buona - Alberto già avanti in classifica, Aru para benissimo il colpo

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Alberto Contador e la Tinkoff-Saxo nella cronosquadre ligure © Reuters

«Hombre, è perfetto». Sintesi migliore, Alberto Contador non poteva esprimerla alla fine della cronosquadre inaugurale di questo Giro d'Italia. La sua Tinkoff-Saxo non ha vinto, ma quasi. È giunta a 7" dall'Orica-GreenEDGE, specialista delle prove di squadra, ma i diretti avversari se li è messi tutti quanti alle spalle. È un piccolo grande segnale: il segnale che Contador, comunque vada a finire questo Giro e questa tentata doppietta (non dimentichiamolo, a luglio tenterà di trionfare sulle strade del Tour), c'è eccome. E lo fa subito capire agli avversari.

Determinato, tirato, concentrato: è lui, è il più forte uomo da corse a tappe in circolazione. Presto per dire che il vincitore della corsa sarà (o non sarà) lui, è di certo il più felice dopo la prima sera di gara. E scusate se è poco. Perché in questo Giro ricco di trabocchetti (già lunedì, all'interno delle stradicciole liguri) sarà fondamentale non perdere terreno da nessuna parte e, se possibile, mettere in cascina qualche secondo qui, qualche altro là.

Alberto Contador, che di grandi corse a tappe in carriera ne ha vinte otto (Giro d'Italia nel 2008 e 2011, Tour de France nel 2007, 2009 e 2010, Vuelta a España nel 2008, 2012 e 2014. E sì, abbbiamo contato le vittorie emerse dalla strada), sa di cosa stiamo parlando e si mette subito davanti: dà un segnale forte ed al contempo libera dal fardello di dover lavorare nelle prime tappe la sua formazione. Se c'è chi deve inseguire me o la maglia rosa, non è certo la Tinkoff-Saxo.

La formazione del magnate russo Oleg Tinkov, in realtà, non sorprende in quella posizione in classifca e con quel distacco dalla velocissima Orica: semmai è la riprova che il madrilano di Pinto crede fermamente nel Giro e nella doppietta. Poi vada come vada. Intanto tra sé e gli sfidanti c'è qualche secondo (per alcuni. Per altri il qualche si dilata notevolmente), il che può bastare al madrileno, finora, per essere sodddisfatto. Ma niente feste prima di Milano, ci mancherebbe.

 

Aru, solo 6" da Alberto. E studia dove attaccare
La situazione che mette il vincitore dell'ultima Vuelta a España davanti a tutti, per quanto riguarda la classifica generale, non castiga affatto il nostro alfiere, il più tifato dagli amanti del Giro e del ciclismo (forse a pari merito con Contador stesso), Fabio Aru.

Il sardo e la sua Astana hanno corso in 19'39", 13" peggio dell'Orica ma solo 6" dalla Tinkoff-Saxo di Contador. Aru, insomma, tallona il suo avversario sin dalle ciclabili, senza aspettare le montagne.

Il sardo era determinato a chiudere il più avanti possibile la cronosquadre e ci è riuscito: far sentire al madrileno che c'è, che è lì, il fiato sul collo e la bici che gli scappa da sotto il sedere, è senz'altro un motivo di pressione notevole per Alberto. Il quale a reggere lo stress durante le tre settimane è più che abituato (parliamo pur sempre di un uomo che ha vinto un Tour de France contro Lance Armstrong, correndo nella stessa squadra), ma ad avere il ragazzino lì dietro, pronto a staccarlo alla prima difficoltà, non sarà troppo felice. Situazione preventivabile, senza dubbio, ma attenzione ai trabocchetti accennati poc'anzi.

Un esempio per tutti: Fabio Aru giovedì era nell'entroterra genovese a visionare la terza tappa, che non farà sfracelli ma potrebbe dare già belle indicazioni. Ecco, se Aru vedrà Contador in difficoltà, sulle salite del Parco dell'Antola, aprirà certamente il gas. Giusto per far capire a Contador che fa sul serio. Ma questo - l'attacco del sardo al madrileno - sarà il leitmotiv delle tre settimane rosa.

 

Urán già dietro, ma a Valdobbiadene...
Tra gli arrabbiati, possiamo già mettere il colombiano Rigoberto Urán: anche lui, come Contador, punta alla doppietta Giro-Tour (lui ci punta, ma non scommetterebbero sull'impresa nemmeno i parenti più stretti. Comunque ci proverà), ma non comincia come avrebbe sperato. La sua Etixx-QuickStep ha rischiato molto nei 17.6 km della cronosquadre, racimolando solo un quarto posto: ha corso in 19'45", a 19" dall'Orica, ma staccata di 6" dalla Tinkof-Saxo di Contador e di 12" dall'Astana di Aru.

Urán va forte a crono e sicuramente nei quasi 60 km della Treviso-Valdobbiadene le suonerà con gli interessi sia al madrileno che al sardo. Per adesso però si accontenta (per modo di dire) di osservare relativamente da lontano, consapevole che forse non poteva andar meglio di così, ma sotto sotto, se tra sé ed i due favoritissimi ci fosse stato qualche secondo in meno, schifo non avrebbe fatto. È la vita, è il ciclismo.

Rigo, oltretutto, può vantare doti notevoli sul passo, ma in salita ultimamente non è parso brillantissimo. Al Romandia, dove non era presente certo per far clasifica, ma per rifinire la gamba, s'è spesso staccato dai migliori. Qui siamo al Giro, c'è un altro clima, un'altra musica, altri percorsi. La speranza non muore mai per Urán: almeno finché non arriveranno le prime salite decisive.

 

Porte, l'esordio da capitano è terrificante
Chi può essere furioso - anzi, proprio deluso e incazzato - dopo la prova odierna è senza ombra di dubbio Richie Porte. Trent'anni, preparazione mirata sulla Corsa Rosa, mai così magro prima d'ora, determinato a diventare un altro capitano, dopo l'assente Froome, in casa Sky.

La formazione britannica ha costruito molti dei suoi successi nelle prove di squadra, tanti nelle cronosquadre: oggi non la si aspettava vincente ai centesimi con l'Orica, ma nemmeno a 27" dagli aussie. E Porte parte già con l'handicap nei confronti di Alberto Contador, da cui paga subito e non certo a cuor leggero 20". Aru è a 14", Urán a 7".

Per il tasmaniano della Sky vale più o meno lo stesso discorso fatto per Urán: a crono fa più che difendersi, quindi a Valdobbiadene potrebbe mettersene alle spalle, e con buoni distacchi, non pochi. C'è un però: sulle salite fila, vola, sfianca, ma non sembra poter essere così tremendo per tutto maggio.

È una semplice impressione, ma un motivo per cui Porte è appena dopo Contador, Aru ed Urán nelle previsioni di molti ci sarà pure. Sicuramente la prima corsa a tappe da capitano vero, il tasmaniano l'avrebbe voluta iniziare con ben altro piglio, non con 20" di distacco da Contador.

Ma siccome il nastro del tempo non si può riavvolgere, deve rimediare presto, subito, approfitttando di ogni occasione si presenterà. Del resto, uno che al Giro 2010 era nella celebre fuga de L'Aquila (lì prese la maglia rosa e la tenne tre giorni), potrebbe ripetersi. Certo, c'è quel dettaglio: allora era uno sconosciuto o poco più, oggi è l'uomo di classifica di questa Sky partita con il pedale sbagliato.

 

Zakarin come Porte. Già a 20" da Contador
Stessa condizione dei britannici per i russi della Katusha, anche loro a 27" dall'Orica, a 20" da Contador, eccetera. Non che abbiano chissà che uomo su cui puntare, ma c'è sempre quell'Ilnur Zakarin che s'è vinto il Giro di Romandia la settimana scorsa e parte - partiva - per tentare di far classifica in una grande corsa a tappe.

Deve subito rincorrere ma su qualche salita potrebbe infilarsi, tra uno scatto e l'altro, rosicchiando secondi a chi si controllerà. Non è temuto - non troppo, almeno - ma può diventare temibile. In ogni caso, meglio non dare troppo spazio al giovane Zakarin: metti che sulle tre settimane si trovasse divinamente...

 

Pozzovivo remoto. E se pensasse alle tappe?
Chi non starà vivendo certo bei momenti è sicuramente Domenico Pozzovivo. Il lucano di Policoro, giunto alla venerdanda età di 32 anni senza essere mai risultato decisivo né al Giro né in una grande corsa a tappe, partiva da San Lorenzo al Mare con la sua AG2R La Mondiale, sperando che fosse giunta la sua occasione.

Niente! I francesi guidati da Vincent Lavenu hanno corso in 20'14", 48" peggio dell'Orica. Che non conta niente, non fosse che Contador è già avanti 41", Aru a 35", Urán a 29". E ora che farà il buon Domenico? Insisterà sulla classifica generale - anche dovesse rientrare, si misurerebbe con mostri sacri giovani e meno giovani - o magari imboccherà la via della saggezza, segnando con il circoletto rosso una, due, tre tappe di montagna su cui sicuramente potrà dire la sua?

Non lo sappiamo e la situazione può ancora cambiare molto. Ciò che possiamo azzardare è che, tra i nostri uomini da classifica, il Colonnello Pozzovivo è quello più scuro in volto.

Da domani parte l'inseguimento a Contador, ma non sarà facile. Lo sanno tutti, da Aru in giù. E mentre il sardo, o Urán, o ancora Porte, e tutte le teste di serie del Giro si augurano a vicenda buona fortuna, in favor di telecamera, Contador no.

Nel vocabolario del campione madrileno le parole buena e suerte non vanno d'accordo: non se rivolte ai nemici sportivi, non prima della guerra. A maggior ragione se la prima battaglia, in un modo o nell'altro, l'ha vinta lui. Per carinerie di vario genere ci sarà un altro tempo, che solitamente nel rugby è il terzo.

Francesco Sulas

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