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Tour de Romandie 2015: È un Albasini senza rivali - Alaphilippe solo secondo. Un ottimo Damiano Caruso va a podio

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Michael Albasini vince la terza tappa del Giro di Romandia © greenedgecycling.com

Julian Alaphilippe, o della sfiga di trovarne sempre uno più forte. Il tanto sfortunato quanto talentuoso francesino stupisce ed ormai è una solida realtà. E però ancora non ha vinto una corsa, in questo 2015. Non tanto per incapacità, quanto per bravura altrui ed una buona dose di sfiga. Al Catalunya poteva già brindare, ma s'è messo sulla sua strada quel Sergey Chernetskiy che non vinceva una corsa dal 2013. Nelle classiche delle Ardenne, non ci fosse stato Alejandro Valverde, avrebbe portato a casa Freccia e Liegi a di 22 anni. Con i se e con i ma non si fanno i palmarès, e quindi... Arriviamo al Giro di Romandia, e nelle prime due tappe in linea spadroneggia Michael Albasini. Il povero Julian Alaphilippe ieri è stato relegato al terzo posto, anche per colpa di un lancio non così perfetto di Rigoberto Urán. Oggi avrebbe staccato nettamente il gruppo, durante la volata. Peccato che ci si giocasse il secondo posto, visto che Albasini era già partito con il suo sprint efficace da un bel pezzo. E così Alaphilippe, ancora una volta deve accontentarsi dei complimenti e delle pacche sulle spalle.

 

Vandewalle, Ji e Bulgaç vanno in fuga
La terza tappa prevedeva 172.5 km da Moutier a Porrentruy, con salitelle sparse qui e là ma un finale che difficilmente non sarebbe stato in volata, seppur non amplissima. Per un Orica in maglia gialla, Michael Albasini, ve n'è un altro, Svein Tuft, che non prende il via. Caduto ieri, il canadese ha patito i dolori nella notte, costretto ad alzare bandiera bianca: salterà il Giro d'Italia. Subito dopo 8 km va via la fuga, con Kristof Vandewalle (Trek), Cheng Ji (Giant-Alpecin) e Brian Bulgaç (LottoNL-Jumbo) protagonisti. Il loro vantaggio schizza presto alle stelle: già dopo 26 km è di 8'16", sarà il picco. La media della prima ora è di 42 km/h. Al lavoro in gruppo l'Orica di Albasini, che riduce notevolmente il distacco tra il terzetto di testa ed il plotone: al primo passaggio sul traguardo di Porrentruy, quando mancano 66 km al termine, solo 2'56" separano i tre di testa dagli inseguitori.

 

Ripresi i fuggitivi, il gruppo si spezza
Si devono affrontare il Col de la Croix ed il Col des Rangiers. Sul primo la Movistar si porta al comando del plotone, allungandolo notevolmente, mentre davanti i più stanchi sono Bulgac e Ji. Nonostante ciò, il terzetto resiste al comando. Tra la discesa del Col de la Croix e la salita del successivo Col des Rangiers Kristof Vandewalle rimane solo in testa, mentre il plotone, sotto l'impulso della Movistar di Quintana, si spacca. Lo stesso Vandewalle è ripreso ai -48 ed anche nella discesa che segue il gruppo è diviso in diversi tronconi. Dalla cima all'arrivo però ci sono 46 km e così nessuno ha la forza di attaccare. Anche perché bisogna ancora scalare la Côte de Bure nell'ultima trentina di chilometri.

 

Gli attacchi di Quintana, Nibali ed Urán
Il finale però è in discesa e favorisce i velocisti, o almeno quelli che hanno saputo resistere al ritmo di Movistar e poi Astana e Lampre sulle due salite di cui sopra. Ai -22 la situazione, che sembrava essersi anestetizzata, si riapre. Attacca Darwin Atapuma (BMC), e con lui Winner Anacona (Movistar) e Maxime Méderel (Europcar). Non un gran margine per loro, anche perché subito c'è il contrattacco di Jan Bakelants (AG2R La Mondiale), ma pure il belga non va lontano. È una situazione strana, questa: si fa vedere davanti Nairo Quintana in persona, e Vincenzo Nibali manda Andrey Zeits a marcare il campesino. Prova ad approfittarne Danilo Wyss (BMC), che condurrà per qualche chilometro. Dietro, mentre il gruppo riprende Quintana, si fa vedere Vincenzo Nibali, come se dovesse rispondere al colombiano: attacca a modo suo, senza voltarsi, ma il gruppo è lì. Ci proverà successivamente, quando Wyss è già stato ripreso, anche Rigoberto Urán, in una serie infinita di schermaglie tra uomini di classifica. manca solamente Chris Froome, tra costoro. Tutto però ritorna regolare in vista del traguardo di Porrentruy, l'ottantina di unità del gruppo si gioca la vittoria.

 

La volata premia ancora Albasini
Michael Albasini
, con la sua maglia gialla fresca fresca, s'è sempre fatto notare durante la tappa: c'era e c'è. Vuole attaccare la volata, non subirla. Parte lungo, ma la misura è quella giusta. Alla sua ruota Julian Alaphilippe, con i due che staccano il gruppo. Il francese però deve alzare bandiera bianca ed Albasini, vestito di giallo, esulta per la seconda volta in due giorni. Julian Alaphilippe è secondo, ancora una volta, mentre a completare il podio troviamo un ottimo Damiano Caruso. Quarta piazza per Rui Alberto Faria da Costa, che nel finale aveva anche messo la sua Lampre-Merida al lavoro, mentre al quinto posto c'è Simon Gerrans. Il vincitore di una Sanremo e di una Liegi si mette alle spalle Nathan Haas, Rigoberto Urán, Ramunas Navardauskas, Luka Mezgec e quel Sergey Chernetskiy che in Catalunya prevalse su Alaphilippe.

 

Lo svizzero guida anche la classifica generale
La classifica generale vede in maglia gialla sempre Michael Albasini, che vanta 20" su Ivan Santaromita, Chris Froome e Simon Yates. A 24" Julian Alaphilippe, mentre a 25" troviamo Ilnur Zakarin, Pavel Kochetkov, Yuri Trofimov, Egor Silin e Simon Spilak. Maxim Belkov veste la maglia rosa di leader dei Gpm davanti a Jonathan Fumeaux, mentre Simon Yates precede - tu guarda che combinazione - Julian Alaphilippe nella classifica dei giovani. Domani quarta tappa, 169.8 km da La Neuveville a Friburgo. Non un profilo altimetrico da paura, ma non c'è un metro di pianura e negli ultimi chilometri, anche sfruttando la salitella di Trevyaux, chi vorrà tentare il colpo di mano potrebbe riuscire. Altrimenti vincerà Albasini, ancora una volta.

Francesco Sulas

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