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Giro delle Fiandre WE 2015: Una Ronde marchiata Elisa - Meraviglioso assolo della Longo Borghini. Elena Cecchini buona quinta

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Elisa Longo Borghini trionfa in solitaria al Giro delle Fiandre © Bettiniphoto

Se sei nata così, lenta di gambe ma veloce di cervello, per quanto ti sforzi è dura regolare un gruppo in volata. Figurarsi un gruppetto di poche atlete. Sono quelle situazioni che ti fanno avere tanti bei piazzamenti, e di sicuro prestigiosi, ma dopo un anno, magari due, insignificanti, quasi fastidiosi. «Che brava, sei arrivata quarta...». Peccato che la vittoria se la giocassero in quattro. In queste situazioni non c'è allenamento che tenga, serve solo cambiare tattica: se io non posso regolare loro in volata, saranno loro a dovermi rimontare. Anzi, inseguire. Questo è l'Elisa Longo Borghini pensiero. L'atleta più rappresentativa d'Italia - per progressi fatti, motore, prospettive e potenzialità - oggi diventa la prima nostra atleta a vincere il Giro delle Fiandre. Non una corsa banale, non una come le altre: una sorta di Mondiale. «Fiandre-Giro-Mondiale», rispondeva Elisa a chi le chiedeva i suoi obiettivi stagionali. Era l'inverno 2013: al Fiandre avrebbe chiuso quarta, il Giro l'avrebbe seguito da casa, dopo la frattura al bacino rimediata al Campionato Italiano di Rancio Valcuvia. Un incidente che l'avrebbe segnata non solo per quella stagione, ma per parte della seguente. Eppure è sempre stata lì davanti, Elisa; tra le prime, spesso la più forte, mai la più veloce. Ma quel Fiandre dei sogni dev'essere tuo, prima o poi. E non è neppure sognare, ma capire ed analizzare gli eventi.

Ad esempio: se hai esordito tra le Élite nel 2011 all'Omloop Het Nieuwsblad, pavé duro e puro, ed hai subito trovato un quinto posto, qualcosa vorrà dire. Se sei riuscita a tenere il passo di gente esperta come Emma Johansson, la vincitrice, di Loes Gunnewijk, Andrea Bosman e Chantal Blaak, non sarà un caso. Eppure anche lì, nel primo incontro con le grandi, Elisa chiuse quinta su cinque del primo gruppetto: un destino segnato, il destino di chi, se vuole vincere, deve andar via da sola. L'aveva già fatto a Cittiglio, Elisa, nel 2013: tempo da lupi, pioggia belga, una Vos che stranamente non controlla la corsa. Fuga solitaria, lunghissima, un pugno chiuso, al cielo, sul traguardo, come faceva Miguel Indurain. Fino a stamane la tappa italiana di Coppa del Mondo era la vittoria più prestigiosa per la Longo Borghini, dal primo pomeriggio non più: adesso è la volta del Fiandre. L'ornavassese della Wiggle-Honda non si porta a casa la Ronde con il colpo dell'outsider: come farebbe, del resto? No, va via a 28 km dal traguardo, più passano i muri, più il vantaggio aumenta. E chi la prende più? Alla fine sono lacrimone. Dopo aver chiuso per due volte ai piedi del podio, mordendo la medaglia di legno ma restando pur sempre con le migliori, questa vittoria da fuoriclasse è il regalo migliore per Elisa, prima italiana a domare queste pietre, questi muri, questa monumento.

 

Van Vleuten e Van Dijk tra le prime fuggitive
In programma 145 km, dieci muri, cinque settori di pavé, partenza ed arrivo ad Oudenaarde. Non prende il via la sola francese Audrey Cordon (è febbricitante), della Wiggle-Honda: una gregaria in meno - e che gregaria! - per Elisa Longo Borghini. Strano a dirsi, ma non se ne avvertirà troppo la mancanza. I primi tentativi di fuga sono marchiati Rabo Liv: la formazione olandese manda in avanscoperta Roxane Knetemann sul Leberg (terzo muro in programma), ma la figlia del grande Gerrie viene ripresa in cima al Berendries. Sul Valkenberg, affrontato dopo 92 km, vanno via Ellen van Dijk e Christine Majerus (Boels-Dolamns), Katarzyna Niewadoma (Rabo Liv), Giorgia Bronzini e Mayuko Hagiwara (Wiggle-Honda), Alena Amialiusik (Velocio-SRAM), Gracie Elvin (Orica), Annemiek van Vleuten (Bigla), Simona Frapporti (Alé-Cipollini), Andrea Dvorak (Twenty 16 presented by Sho Air) e Janneke Ensing (Parkhotel Valkenburg). In questo gruppo due sono le precedenti vincitrici del Fiandre, Ellen Van Dijk, campionessa uscente, ed Annemiek Van Vleuten, che nel 2011 colpì in contropiede. Oggi l'olandese della Bigla attacca sul sesto muro, il Kaperij, e guadagna alcuni secondi. Non troppi, però, ed in cima all'asperità successiva, il Kanarieberg, è ripresa dal gruppo. Nasce un'altra corsa.

 

A 30 km dal termine inizia l'assolo di Elisa
Siamo prima del Kruisberg, mancano 28 km al traguardo ed Elisa Longo Borghini se ne va. Guadagna pochi secondi sul gruppo, poi un po' di più, e ancora, ancora... Supera il Kruisberg con circa 20" sulle prime inseguitrici e prosegue. Trixi Worrack, tedesca della Velocio-SRAM, aveva provato a resisterle, ma dopo il Kruisberg viene ripresa dal plotone. Davanti ad Elisa solo Oude Kwaremont e Paterberg, alle spalle un buco di 50". Il traguardo s'avvicina e dietro s'organizzano in nove: Jolien D'Hoore (Wiggle-Honda), Elizabeth Armitstead e Chantal Blaak (Boels-Dolmans), Elena Cecchini (Lotto-Soudal), Pauline Ferrand-Prévot ed Anna van der Breggen (Rabo Liv), Alena Amialusik (Velocio-SRAM), Annemiek van Vleuten ed Ashleigh Moolman-Pasio (Bigla). Davanti però Elisa Longo Borghini non molla un metro, un secondo, una pedalata: prosegue con un rapportone in una lunghissima, quasi eterna cronometro. E quando vede il traguardo, se si volta, non scorge nessuna atleta: è fatta!

 

Longo Borghini commossa, Cecchini quinta
Elisa coglie la seconda vittoria in Coppa del Mondo, la prima in una classica monumento. Taglia il traguardo a braccia alzate, stremata, poi le lacrime spuntano che è un piacere: ancora non ci crede, ma ha vinto. Entra in un'altra dimensione, improvvisamente ma non inaspettatamente. La dimensione della montagnina che per vincere deve arrivare da sola, ma pure la dimensione Wiggle-Honda, che ne piazza una sul gradino più alto del podio ed un'altra immediatamente alle spalle: Jolien D'Hoore, Campionessa belga già vincitrice della Ronde Van Drenthe, regola le inseguitrici in volata, vede Elisa davanti ed esulta per lei. Al terzo posto, staccate come la D'Hoore di 43", Anna Van der Breggen, punta di una Rabo Liv che oggi più di così non poteva fare. Ai piedi del podio troviamo Annemiek Van Vleuten, poi la nostra Elena Cecchini, ancora tra le prime in un inizio di stagione davvero ottimo. Sesta Alena Amialiusik davanti all'iridata Pauline Ferrand-Prévot, mentre a 45" l'ex leader di Coppa Lizzie Armitstead, a cui in volata si sgancia un pedale: sta in piedi con un'acrobazia e tocca Ashleigh Moolman, decima. Tra la britannica e la sudafricana troviamo Chantal Blaak. Il resto del gruppo chiude a 3'30", regolato dalla vincitrice della Strade Bianche, Megan Guarnier. Al suo interno una Emma Johansson che il 15 marzo s'è fratturata una clavicola alla Novilon Eurocup ma oggi ha cercato di fare bene al Fiandre che le manca in palmarès: il 13° posto è un piccolo successo per la svedese dell'Orica. Le altre italiane tra le primissime, oltre a Longo Borghini e Cecchini, sono Giorgia Bronzini, 23esima, e Rossella Ratto, sempre più indecifrabile, 25esima.

 

Jolien D'Hoore torna leader di Coppa
Cambia la classifica generale di Coppa del Mondo, con Jolien D'Hoore che ritorna in testa dopo che la maglia era finita a Lizzie Armitstead in quel di Cittiglio. La belga della Wiggle-Honda ha 220 punti, mentre la Armitstead insegue a 195. Terzo posto per Elisa Longo Borghini a 190, poi Anna Van der Breggen a 170, Pauline Ferrand-Prévot a 140, Annemiek Van Vleuten a 126, Ellen Van Dijk a 120, ALena Amialiusik a 110, Elena Cecchini a 104 ed Amy Pieters a 100. Tra le giovani primeggia sempre Rossella Ratto, che con 10 punti è davanti a Katarzyna Niewiadoma, mentre a 6 punti troviamo l'olandese Sabrina Stultiens. La prossima tappa di Coppa del Mondo sarà la Freccia Vallone, il 22 aprile. La corsa che termina sul Muro di Huy è un altro sogno, nemmeno troppo proibito, di Elisa Longo Borghini.

 

Elisa, uno schema fisso e ben oliato
A ben vedere, dopo un Fiandre vinto come l'ha vinto (come il Trofeo Binda, oseremmo dire), nulla o quasi è precluso ad Elisa Longo Borghini. Non sarà mai la più abile delle velociste, è pacifico, né regolerà gruppi o gruppetti; sa bene che per arrivare lassù in alto servono sacrifici, abnegazione, una gran dose di abilità e talvolta anche quel pizzico di fortuna. Sa bene che può vincere con uno schema fisso, l'assolo. Ma è un assolo a cui poche possono rispondere e resistere. Ieri sera Elisa ha ceduto alle tentazioni della sua compagna di squadra, Giorgia Bronzini: la due volte iridata su strada ha offerto all'ornavassese una birra, che l'ha fatta addormentare come una bimba. L'effetto è stato quello di un incantesimo ed il sogno è diventato realtà. Si porta a casa il Fiandre e lo fa a modo suo, ci mette la firma, il marchio a fuoco. Pensare un'azione del genere è scontato, almeno per Elisa: metterla in atto e portarla a termine è molto meno semplice. Ma lei non è una qualsiasi, quindi eccola sul gradino più alto del podio, mezza commossa, mezza festante, già proiettata verso il prossimo successo. Un assolo firmato Elisa, naturalmente.

Francesco Sulas

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