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Strade Bianche 2015: Stybar gambe e cervello - Corsa superba del ceco, battuti Van Avermaet e Valverde. Rosa quinto

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Il trionfale arrivo di Zdenek Stybar in Piazza del Campo a Siena © Bettiniphoto

Quali sono i margini e i limiti di Zdenek Stybar? La domanda non è retorica, nel senso che la risposta non ce l'abbiamo in tasca, e forse non ce l'ha neanche lui. Che sia stato un campione del ciclocross (ancora l'anno scorso si concedeva il lusso di far suo il Mondiale di specialità) lo sanno tutti; che un giorno possa vincere la Roubaix, e magari il Fiandre, lo danno per scontato in tanti. Ma che la Strade Bianche, corsa molto diversa (malgrado qualche apparenza) dalle grandi classiche fiamminghe, potesse essere conquistata dal ceco della Etixx in maniera così brillante, non era per niente scontato.

Non lo era perché per arrivare primo a Siena bisogna avere la capacità di resistere su mille saliscendi, su salite che hanno lunghezza diversa da quella dei tipici muri delle Fiandre, e per le quali sono più adatti i cosiddetti "liegisti" ovvero corridori da corse ardennesi; non è un caso che Zdenek sia il secondo "fiandrista" a imporsi in Piazza del Campo, dopo Fabian Cancellara (a segno due volte), a fronte dei successi di uomini più tagliati per corse come la Liegi, appunto (da Kolobnev a Iglinskiy, da Gilbert a Kwiatkowski).

E l'accostamento con la Locomotiva di Berna, che a questo punto viene naturale, la dice lunga sulla profondità del segno che il passaggio di Stybar potrebbe lasciare nel ciclismo su strada, nei prossimi anni.

 

La fuga del mattino e la caduta di Pirazzi
Non ci ha messo molto, Stefano Pirazzi, per mettersi in viaggio con la fuga che ha caratterizzato tutta la prima parte di Strade Bianche. È partito già al km 3 con Giacomo Berlato e Julián Arredondo, e poco dopo su questo terzetto si sono portati anche Daniele Colli, Giuseppe Fonzi, Ilia Koshevoy, David Lozano e Artem Ovechkin. Otto uomini per un vantaggio massimo di 8', ma era chiaro che appena la corsa fosse entrata nel vivo, per la fuga non ci sarebbe stato margine di riuscita.

Purtroppo per Pirazzi, non è stato il ricongiungimento col gruppo (tirato quasi sempre dalla Movistar) a porre fine alla sua azione, ma una brutta caduta sul settore di sterrato numero 6, quello di Lucignano d'Asso. In questo tratto, a meno di 75 km dalla fine, il corridore della Bardiani è andato pesantemente al tappeto (anche se per fortuna se l'è cavata con una forte botta), imitato da Berlato; Lozano (per foratura) e Koshevoy hanno alzato bandiera bianca proprio in questo settore, e ai 4 superstiti è rimasto appena 1'30" da difendere sul gruppo.

 

I primi cenni di lotta tra i big
Il margine degli attaccanti era ingloriosamente scemato perché proprio su quel settore i big avevano gettato la maschera iniziando a fronteggiarsi vis-à-vis (il che non sempre avviene a oltre 70 km dalla fine di altre - più blasonate - classiche). L'Astana, con Lars Boom e Diego Rosa, aveva iniziato a saggiare le forze in campo, trovando la risposta di gente del calibro di Alejandro Valverde (scortato da Giovanni Visconti e Jasha Sütterlin), Peter Sagan (supportato da Maciej Bodnar), e Zdenek Stybar (sostenuto solo dalle proprie gambe).

Poi, tra un intoppo (lèggasi: foratura proprio di Stybar) e un po' di giusta reazione del gruppo, questa azione è stata annullata. Nell'occasione, ha fatto specie vedere Cancellara un po' distratto, rimasto addirittura in un terzo troncone del gruppo; ma il plotone (quel che ne rimaneva: circa 50 uomini) si è poi ricomposto, la strada verso il traguardo era ancora lunga, e come vedremo, l'elvetico avrebbe saputo poi ritagliarsi attimi di protagonismo.

Sul settimo (e quart'ultimo) settore di sterrato, quello di Monte Sante Marie, la fuga del mattino è stata annullata: gli ultimi due superstiti, Colli e poi Fonzi, sono stati ripresi a poco più di 50 km dalla conclusione, e allora sì che i protagonisti più attesi hanno occupato il proscenio, iniziando una battaglia che sarebbe durata da lì al traguardo.

 

Rosa, Sagan, Valverde, e la corsa entra nel vivo
Diego Rosa, alla prima uscita stagionale, si è incaricato di promuovere un'azione alla quale pensavamo potesse partecipare pure il suo capitano Vincenzo Nibali. Sulle prime il siciliano si è in effetti inserito nel gruppetto che andava formandosi a Monte Sante Marie, ma è presto rimbalzato indietro, e la sua corsa si sarebbe conclusa con un 40esimo posto non certo roboante, in un gruppetto comprendente tra gli altri anche Moreno Moser (spento) e Marco Aurelio Fontana, miglior uomo al traguardo (48esimo) tra i sei schierati dalla selezione azzurra di Davide Cassani.

Al forcing di Rosa hanno risposto subito e bene Valverde, Sagan, Stybar; e anche Sep Vanmarcke e Greg Van Avermaet; poco dietro, Cancellara ci ha messo un po' a trovare la carburazione giusta, ma è riuscito ad accodarsi, imitato anche da Nathan Haas e dal giovane danese Magnus Cort Nielsen. Infine, Daniel Oss è riuscito anche lui a rientrare, con sforzo notevole.

10 uomini al comando sembravano comunque troppi a Sagan, e lo slovacco si è attivato per fare ulteriore selezione, riuscendo a isolare col suo attacco un terzetto con gli immancabili Stybar e Valverde. I 20" di margine con cui i tre sono usciti dal lungo settore di sterrato numero 7 non erano però sufficienti a impedire il ritorno degli immediati inseguitori, e Cancellara e soprattutto Oss (al servizio del compagno Van Avermaet) hanno ricucito, riportando dentro tutti gli altri uomini del gruppetto meno Cort Nielsen, staccatosi nel frangente.

 

Il contropiede di Oss e il crollo di Sagan
Per qualche chilometro il drappello dei nove battistrada ha proceduto in buon accordo, portando il vantaggio sul gruppo a oltre 1'; quando però la Orica si è messa a tirare il plotone (o quel che ne restava), riducendo così il gap, qualcosa si è rotto nell'armonia di chi era davanti. E così prima Van Avermaet e Vanmarcke hanno tentato una sortita (a 28 km dalla fine), quindi è stato Oss a partire in contropiede ai -26.

Superato di slancio il breve settore di sterrato numero 8, Vanmarcke ha nuovamente rotto gli indugi, proponendo un break che l'ha condotto, insieme a Stybar e Valverde, Van Avermaet e Cancellara, a prendere e staccare il trentino della BMC. Nel breve elenco dei contrattaccanti si nota l'assenza ingombrante di Sagan: al capitano della Tinkoff, infatti, nell'occasione si è spenta completamente la luce, nonostante in precedenza proprio Peter fosse sembrato uno dei più in palla.

Nel nono settore di sterrato, a San Giorgio, lo slovacco ha operato un estremo tentativo di rientrare sul quintetto, ma proprio quando ne vedeva la coda, Valverde ha piazzato un cambio di ritmo che ha troncato ogni speranza di Sagan, e che ha fatto malissimo pure a Cancellara, staccatosi a 17 km dalla conclusione.

 

L'attacco di Van Avermaet manda all'aria Vanmarcke
Mentre Sagan andava alla deriva, Cancellara, Oss e Rosa - capaci di gestirsi meglio - rischiavano quasi di rientrare su Valverde, Van Avermaet, Vanmarcke e Stybar. Ma proprio mentre i tre inseguitori si stavano rifacendo sotto, uno scatto di Van Avermaet li ha respinti impietosamente.

Il belga della BMC è arrivato ad avere 10" di vantaggio sui tre colleghi che erano con lui, ma la sua azione si è ingolfata sul decimo e ultimo settore di sterrato, Le Tolfe, a 13 km dal traguardo: lo sforzo che Stybar e Valverde hanno prodotto su quella rampa per rientrare su GVA ha fatto malissimo a Vanmarcke, che ha perso qualche pedalata, poi qualche metro, poi qualche secondo, e si è così ritrovato fuori dai giochi.

Un cagnaccio, Sep: anziché arrendersi, ha inseguito col rapportone il trio di testa fino alla fine, sempre solo, sempre a poca distanza da quelli che lo precedevano, tanto che non ha mai smesso di tenerli nel suo campo visivo, e addirittura è quasi riuscito a rientrare quando - a Porta di Fontebranda - quelli varcavano l'arco dell'ultimo chilometro, entrando nel meraviglioso centro storico di Siena. Il problema per Vanmarcke è che lì la strada tornava a inerpicarsi, e i tre non potevano certo fermarsi per aspettarlo, visto che ormai era tempo di giocarsi tra di loro il prestigioso, sudato successo.

 

Stybar non fa sconti, per Van Avermaet un altro piazzamento
A 700 metri dalla linea d'arrivo Van Avermaet ha mosso la prima pedina sullo scacchiere, scattando dopo essersi risparmiato un po' negli ultimi chilometri; Valverde, l'uomo che a lungo era sembrato il più convinto e convincente, ha subito reagito, mentre Stybar gli stava a ruota. Ma - sorpresa delle sorprese - anche il murciano si è scoperto di colpo privo di energie, e si è mestamente messo su un lato della strada, procedendo a velocità ridotta, quasi malinconica.

Stybar, invece, ha fatto benissimo i conti: ha chiuso su Van Avermaet ai 500 metri, e appena la strada è spianata un tantino, ai 400, è partito deciso lasciandosi alle spalle il fiammingo, entrando con qualche decina di metri di vantaggio in Piazza del Campo e prendendosi tutto il tempo necessario per esultare fragorosamente. Greg, all'ennesimo piazzamento di una carriera in cui i sorrisi veri si contano sulle dita di una mano, si è dovuto accontentare del secondo posto e forse rimpiangerà ancora una volta la scelta di tempo della sua stoccata.

Valverde ha accumulato in quei 500 metri finali 18" di distacco dal ceco; Vanmarcke, quarto, si è preso sul groppone 46" nell'ultimo chilometro. Rosa, bravissimo a resistere meglio di Oss e Cancellara al ritorno del gruppo, ha portato a casa un prezioso quinto posto, a 56" dal vincitore e anticipando di appena 3" Oscar Gatto, primo dello sgranatissimo plotone davanti a Rigoberto Urán, settimo. Poco più di un minuto di ritardo per Fabio Felline, Przemyslaw Niemiec, Giampaolo Caruso e Roman Kreuziger. Da segnalare il 13esimo posto di Salvatore Puccio e il 16esimo di un discreto Damiano Cunego, mentre Oss e Cancellara hanno chiuso rispettivamente 18esimo e 19esimo a 1'26" da Stybar.

Marco Grassi

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