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Pagellone Ciclocross 2015: Chiusa l'era Nys, largo ai giovani - Sbocciano Van der Poel e Van Aert. Italia: Lechner e Fontana

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Van Der Poel e Van Aert: il prossimo dualismo del Ciclocross? © Belga - p-magazine.be

Mathieu Van der Poel - 10 e lode
Che possiamo dire di questo ragazzo, se non associarlo alla parola fenomeno? Alla prima stagione tra gli élite, neanche corsa in questo status nella sua totalità, tra l'altro, esordisce nel Superprestige presentandosi con una vittoria, a Gieten. Dopodiché sembra avviato verso una stagione comunque transitoria (benché nell'esordio in coppa, a Koksijde, finisca sul podio), ma a gennaio, poco prima di compiere 20 anni, cambia marcia, risultando imbattuto per 6 gare di fila, nelle quali esercita un dominio imbarazzante sui rivali. Ci sono dentro tutti i challenge: Coppa del Mondo (vinta la tappa intitolata a papà Adrie), Superprestige, Bpost Bank, Soudal, Campionato nazionale e soprattutto Campionato del Mondo. Solo una caduta nell'ultima tappa di Middelkerke gli impedisce di portare a casa il settimo successo consecutivo, non il Superprestige, che si prospetta il primo di una lunga serie. Van der Poel è blindato dalla BKCP-Powerplus fino al 2018: saranno 4 anni molto duri per i crossisti belgi.

 

Wout Van Aert - 9
La sua sfortuna è quella di essere sbocciato nell'anno di Van der Poel, altrimenti staremmo qui a commentare come iride l'ultimo talento della scuola belga. Un giovanotto che in pochi si aspettavano già a questi livelli nonostante fosse il campione uscente tra gli Under 23. Si rivela con una discreta faccia tosta al Koppenbergcross, una delle gare preferite di Sven Nys, dove approfitta del doppiaggio del suo compagno di squadra Denuwelaere per beffare in volata il Divino, che si dimostra alquanto risentito. Il suo Bpost è una cavalcata trionfale: 5 successi su 8 gare, uno proprio al Gp Sven Nys, che segna un probabile e ormai decisivo passaggio di consegne nel cross belga. Anche lui come Van der Poel compete a singhiozzo tra gli élite, e perciò deve lottare per ottenere la convocazione in nazionale: rinuncia alla Coppa del Mondo Under 23 (pur avendo vinto già una prova élite, quella di Koksjide) e ottiene un argento mondiale sul quale ha anche da recriminare: con un inizio di gara più fortunato avrebbe potuto contendere l'oro a Van der Poel. Di scuola moderna, il ragazzo di Lille, classe '94, ha dalla sua un'ottima progressione a metà gara, già marchio di fabbrica, del tutto opposta ai soliloqui di Van der Poel: l'anno prossimo i due si divideranno la posta in gioco, lasciando agli altri le briciole.

 

Kevin Pauwels - 8
Nella stagione della caduta di Nys, del ritiro di Albert e dell'avanzata delle nuove leve, la Coppa del Mondo gli cade letteralmente tra capo e collo, unico tra i big a partecipare ed essere ad alti livelli in tutte le tappe. Una vittoria comunque conseguita con merito: vincente a Milton Keynes e Namur e secondo in altre 3 prove, un ruolino di marcia sufficiente per ipotecare la Coppa con una gara di anticipo. Si è dannato anche nel Superprestige, tentando un'accopiata per lui storica, ma si è dovuto arrendere al Campione del Mondo, sebbene a Middelkerke ce l'abbia messa tutta. Non è mai stato un fenomeno e le prossime stagioni per lui saranno più avare di successi, perciò l'annata 2014-15 può dirsi la migliore per il capitano della Sunweb.

 

Lars Van der Haar - 7
Recriminerà non poco a fine stagione per quell'attacco febbrile che a Koksjide gli ha impedito di prendere parte alla seconda prova di Coppa: una défaillance che gli ha di fatto impedito di competere per il bis, quando stava andando avanti con un ruolino di marcia pari a quello di Pauwels (2 vittorie, Valkenburg e Zolder). Quando poi compare sulla scena il pivellino connazionale (col quale, a quanto pare, non sarebbe tanto amico), è una continua lotta, del tutto impari, per riprendere il suo posto al sole. Van der Haar non è più il giovanotto terribile, è stato scalzato: in ogni caso continua a essere uno dei degni protagonisti della disciplina, e il podio a Tabor sta lì a dimostrarlo.

 

Klaas Vantornout - 6.5
La prova vivente di quanto il campionato nazionale sia importante, per un crossista belga, più di tante altre prove: nonostante gli anni che avanzano e una stagione partita molto bene ma con un palese calo dopo novembre, è comunque riuscito a portarsi a casa il titolo belga per la seconda volta in carriera. Anche grazie a lui è un'annata di successo per la Sunweb: da gregario compie un lavoro egregio per Kevin Pauwels in Coppa, specie nella prova di Milton Keynes.

 

Tom Meeusen - 6
Tanti alti e bassi nella stagione di colui il quale dovrebbe essere il capitano della Telenet-Fidea, squadra che da quando ha perso Stybar non è più riuscita a rimpiazzarlo come si deve (e pensare che Van Aert è passato da qui...). L'unico successo di prestigio, anzi di superprestigio, è la volata di Ruddervoorde, poi un indiavolato Vantornout gli nega il titolo nazionale. Il finale di stagione, complici gli strascichi dell'inchiesta di Leuven, è anonimo, ma non si esime dal correre un bel Mondiale, visti gli sforzi fatti per esserci.

 

Philipp Walsleben - 5
Una stagione incolore per il tedesco, tant'è che non può più neppure fregiarsi del titolo di Campione nazionale. L'inizio è deludente, poi trova una buona condizione in novembre-dicembre, arrivando anche sul podio nella prova di Coppa a Namur. Infine cala di nuovo, rendendosi invisibile anche al Mondiale. Un passo indietro per colui che è (era?) uno dei pochi outsider fuori dall'asse Belgio-Olanda.

 

Francis Mourey - 5 
Anche per l'ex Campione nazionale francese più luci che ombre in una stagione che poteva permettergli, almeno in Coppa, di togliersi qualche soddisfazione: invece non va oltre il terzo posto di Milton Keynes e un paio di successi all'EKZ Tour. Sconfitto più volte anche nelle corse minori, probabilmente per lui i giorni migliori sono passati vista anche l'età (34 anni).

 

Sven Nys - 5
Scivola verso la fine l'era del Cannibale di Baal, durata 3 lustri: questa stagione, pur partita bene, ha segnato il passaggio di consegne con Van Aert. Passaggio fisiologico, visti i 39 anni della carta d'identità. Eppure l'inzio della stagione è stato promettente, 4 successi tra cui la prova di Ronse del Bpost Bank, che sembrava affare suo prima che Van Aert non gli mettesse i bastoni fra le ruote. Segue un brutto dicembre con tanto di puntata a Maiorca a inseguire un recupero che non arriverà. I sussulti di gennaio, col podio ritrovato al Krawatencross, non migliorano le cose: l'annuncio di ritiro ancora non c'è, ma la stagione 2015-2016 potrebbe essere l'ultima di Sven Nys.

 

Marco Aurelio Fontana - 6 
Nel poco tempo dedicato al ciclocross, Fontana fa vedere cose egregie, confermando ciò che pensa il ct della nazionale Fausto Scotti: se si concentrasse sul ciclocross sarebbe uno dei migliori atleti al mondo. D'altronde, se parti a un Mondiale in ultima fila (ultima!) e arrivi decimo, un buon motore lo devi avere. Buon motore che, purtroppo, resterà espresso solo parzialmente.

 

Gioele Bertolini - 6.5 
Prosegue la crescita del sondriese, coetaneo di Van der Poel. Le cose migliori le fa vedere in Italia, vincendo il Giro e tenendo testa a Mourey e Baestaens a Faè di Oderzo. In campo internazionale prevale però la sfortuna, e comunque gli viene a mancare la gamba sul finale di stagione, per scelte di preparazione. Da rivedere: al momento è l'unico talento del quale il cross italiano può disporre.

 

Enrico Franzoi - 4.5
La carriera del crossista vicentino è in fase di declino. Dopo un discreto inizio di stagione, con tanto di successo davanti a Mourey nell'internazionale di Primel in Francia, arriva il calo fisico che di fatto lo terrà nelle retrovie da dicembre in poi. Anche per via dell'inchiesta di Padova, c'è ora un bel punto interrogativo sul prosieguo della sua carriera, visti anche i 32 anni.

 

Sanne Cant - 8
Il Belgio tra le donne non è una nazione dominante come tra gli uomini, ma pare abbia trovato in lei l'atleta di riferimento. Un po' la versione maschile di Pauwels: non è una fuoriclasse, ma è tenace e tatticamente valida. I due successi in Coppa del Mondo (molto bello quello di Milton Keynes) le valgono la classifica finale, ma a impreziosire la stagione è l'argento mondiale in una gara dove le favorite erano altre.

 

Pauline Ferrand-Prévot - 7.5 
Il bello del ciclismo femminile è che può permettersi una doppia Campionessa mondiale: è accaduto con la Vos, ora tocca a lei, che meglio di chiunque altra rappresenta la polivalenza (ha vinto tantissimo anche nella MTB, ed ha solo 23 anni). Per forza di cose, la sua stagione del ciclocross è limitata a pochi appuntamenti, ma si dimostra subito molto competitiva ed il successo iridato è solo la conseguenza del suo talento naturale.

 

Eva Lechner - 7.5 
In questo momento è l'unica atleta italiana competitiva a livello internazionale. Già questo è tanto: lo ribadisce vincendo a Hoogerheide, primo centro in Coppa del Mondo per un'azzurra. Avrebbe potuto pure fare un gran Mondiale, senza lo sfortunato incidente iniziale: ultimo ma non ultimo, affronta le interviste con un fantastico inglese. Speriamo duri ancora a lungo.

 

Katerina Nash - 7
Il ritorno della polisportiva ceca, dopo un anno di autoconfino americano, è col botto: approda a Namur e vince rimontando sulla Vos. È seconda a Zolder e Hoogerheide. Fallisce però nell'appuntamento iridato casalingo, vero motivo del rientro in Europa, occasione che non ricapiterà facilmente.

 

Marianne Vos - 6
Dopo tanti anni con poche soste, la campionessa olandese ha deciso che questo autunno era meglio staccare un po' più a lungo. Ci sta, dopo 6 anni consecutivi in maglia iridata. Ovviamente i risultati sono conseguenti, sebbene arrivi una vittoria in Coppa a Zolder ed il bronzo mondiale (ottenuto con un piccolo infortunio al ginocchio).

 

Katie Compton - 5 
Dopo aver vinto due anni consecutivi la Coppa, quest'anno si affloscia nella seconda parte di stagione e cede il passo alla Cant: per lei solo il successo nella prova iniziale di Valkenburg. 

 

Alice Maria Arzuffi - 6.5
Buona stagione per la lombarda, la più indicata per il dopo Lechner. Bene il successo del Giro d'Italia ma soprattutto buone le prove a livello internazionale, col bronzo conseguito agli Europei tra le Under 23. Chissà se l'anno prossimo riuscirà a salire un ulteriore scalino.

Nicola Stufano

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