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Tour Down Under 2015: L'ultima novità si chiama Wippert - Vince su Haussler, corsa a Rohan Dennis | Cicloweb

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Tour Down Under 2015: L'ultima novità si chiama Wippert - Vince su Haussler, corsa a Rohan Dennis

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Per Wouter Wippert ad Adelaide prima vittoria nel WT. Alle sue spalle nella foto Daryl Impey, quinto, e Niccolò Bonifazio, sesto © TourDownUnder.com.auC'erano ancora in ballo alcune minuzie come la classifica generale, al Tour Down Under giunto oggi all'ultima tappa: con soli 2" a dividere i primi due della graduatoria, era teoricamente possibile che con un abbuono volante si consumasse il gran ribaltone. Ma la Sky non ha saputo o voluto organizzare alcunché di rilevante, sui traguardi intermedi della sesta frazione del TDU, quella del classico circuito di Adelaide, sicché questo ribaltone non si è verificato, e Rohan Dennis ha conquistato la sua brava vittoria finale.

Richie Porte, dal canto suo, si accontenta del secondo posto (bagnato dalla bella vittoria di Willunga Hill), e può anche dirsi onorato di condividere il podio - oltre che con Dennis - anche con Cadel Evans che sta pedalando i suoi ultimi chilometri da professionista. Il Campione del Mondo di Mendrisio 2009 staccherà la spina domenica prossima, dopo la corsa che è stata organizzata in suo onore e che porta appunto il suo nome.

 

Wippert, chi era costui?
L'ultima volata del Tour Down Under 2015 porta agli onori delle cronache un nome nuovo, ancor più nuovo di quelli di Juanjo Lobato (vincitore a Stirling) e di Steele Von Hoff (che si è imposto a Mount Barker). Per dirla tutta, Wouter Wippert è veramente un mezzo sconosciuto: 24enne olandese della Drapac (squadra che è alla prima vittoria nel World Tour), non nasce come un gran vincente; un paio di affermazioni di peso tra gli under 23 (tappe all'Avenir e al Triptyque des Monts et Châteaux) gli valsero nel 2012 un trimestre da stagista con la Lotto e quindi la partecipazione a un pugno di corse professionistiche (si piazzò pure terzo nel GP Stad Zottegem).

Dopodiché, una stagione di transizione nella Continental belga 3M (nel 2013), e l'approdo - lo scorso anno - alla Drapac, destinazione invero bizzarra per un giovane europeo proveniente da un paese di grande tradizione come l'Olanda. Tantopiù che questa frescheggiante Professional australiana fa un calendario tutto particolare, spaziando più che altro nel circuito continentale asiatico (che è geograficamente più a portata di mano...).

In un modo o nell'altro, comunque, Wippert ha ottenuto nel 2014 ben 8 vittorie, tutte tra Nuova Zelanda, Cina, Taiwan e Giappone; più a ovest della Turchia, col suo team, non ha neanche gareggiato (tra un volo transcontinentale e l'altro, si è concesso un paio di corse estive in Olanda con la selezione nazionale). L'abbiamo quindi ritrovato quasi come un oggetto misterioso al centro delle attenzioni l'altro giorno, nella volata di Mount Barker, quando stava per vincere e solo alla fine è stato superato da Von Hoff e Impey.

Piazzamento più casuale che altro, visto che quello sprint era stato segnato da una grossa caduta sul rettilineo finale? La storia odierna ci dice il contrario.

 

La prima fuga, il primo sprint intermedio
Sul velocissimo circuito di Adelaide, 4.5 km di vialoni da ripetere 20 volte, l'epilogo allo sprint è quasi una tautologia. Anche se qualche fuga si vede sempre, troppo più avvantaggiato è il gruppo lanciato all'inseguimento.

Oggi ci hanno provato in diversi, e abbiamo avuto due tentativi di fuga propriamente detti: il primo, più trascurabile come entità (non ha raggiunto neanche i 20" di margine, anche se è durato circa 25 km), è stato condotto da Nathan Haas, Calvin Watson, Manuele Boaro, Alexis Gougeard e Greg Henderson, ma è stato annullato dalla Orica interessata a far sprintare Daryl Impey al traguardo volante del 36esimo chilometro (alla fine dell'ottavo giro).

In effetti Impey è proprio riuscito nel suo intento (facilitato da un ottimo lavoro di Cameron Meyer e Mathew Hayman), ha conquistato il bonus di 3" che però avrebbe dovuto essere abbinato almeno a un terzo posto all'arrivo per permettergli di scalare una posizione in classifica (dalla settima alla sesta); invece, come vedremo, Impey non ha più preso abbuoni, sicché è rimasto lì dov'era nella generale.

 

La seconda fuga e la caduta che ha fatto fuori Kittel e Lobato
C'era ancora un generoso Manuele Boaro nell'azione che ha preso le mosse subito dopo il traguardo volante: con l'italiano, un compagno di squadra (Chris Juul Jensen, iniziatore della fuga con Peter Kennaugh), e poi Lars Bak, Alex Howes e Lars Boom. Sei uomini tra i quali si notavano discrete locomotive, e infatti questo attacco ha avuto uno spessore ben maggiore del primo, arrivando ad avere anche 1'15" di margine (un'enormità, su questo circuito).

Ma al proprio destino - come cantava quello - nessuno gli sfugge, e il destino del sestetto era di essere ripreso: cosa puntualmente avvenuta nel penultimo giro, a 8 km dalla conclusione; per dirla tutta, ancora Boaro (non a caso premiato poi come supercombattivo di giornata) ha tentato un estremo contropiede, durato altri tre chilometri e spentosi in vista dell'ultimo passaggio al traguardo.

Nel frattempo, però, tra il ricongiungimento con Boom e soci e l'annullamento dell'azione di Boaro, il gruppo aveva vissuto un episodio nodale: ovvero una gran caduta, a 6 km dalla fine, che ha spezzato in due il plotone medesimo, e che ha pescato nelle retrovie un distrattissimo Marcel Kittel, che a questo punto (se nemmeno nel finale di una tappa stra-adatta a lui si fa trovare là davanti) ci si chiede cosa abbia partecipato a fare a questo Tour Down Under. Oltre al corridore della Giant, anche altri velocisti come Juanjo Lobato, Sam Dumoulin e Nathan Haas sono rimasti intruppati dietro. Peggio è andata comunque ad Arnold Jeannesson, costretto al ritiro per le botte ricevute.

In precedenza, peraltro, si erano verificati altri due ritiri per cadute, entrambi con italiani coinvolti: prima Manuele Mori, poi Marco Coledan hanno dovuto abbandonare la corsa a pochi giri dal termine.

 

Haussler ci crede, Wippert la vince, Bonifazio si piazza
Con alcuni treni spazzati via dalla caduta, le redini della corsa sono state prese con decisione dalla IAM di Heinrich Haussler. Il team svizzero ha tirato in compartecipazione con la Lampre, interessata a mettere Niccolò Bonifazio nelle migliori condizioni per sprintare; incombente alle spalle delle due citate squadre, ancora la Orica di Impey.

Proprio la formazione australiana si è trovata a guidare la fila nell'ultimo chilometro con Hayman (sempre lui) a fendere l'aria per Impey; da dietro, però, sembrava messo ancor meglio Haussler, che aveva pure lui un uomo a disposizione per traslarlo in prima linea; ma ai 200 metri, replicando la manovra già fatta a Mount Barker, la volata l'ha lanciata proprio Wippert sull'out sinistro. Haussler, particolarmente sveglio nell'occasione, ha capito subito (al contrario di Impey) che quella era la ruota buona, ed è balzato al mozzo dell'olandese della Drapac, convinto di poterlo saltare come aveva fatto Von Hoff due giorni fa.

Invece stavolta l'impulso del 24enne di Wierden è stato troppo forte per i suoi inseguitori: e la volata di testa il buon Wippert l'ha vinta, impazzendo di gioia davanti a Haussler, mentre per vie centrali era sbucato il belga Boris Vallee andando a prendersi il terzo posto. Quarto s'è piazzato Pavel Brutt, quinto Impey e sesto Bonifazio, che non è riuscito a sfruttare l'aire di Wippert e Haussler, che pure erano venuti fuori dalla sua parte. Von Hoff si è piazzato al settimo posto, e va citato pure il primo sprint nei sei giorni della corsa per Giacomo Nizzolo, 12esimo.

La classifica finale vede Rohan Dennis vincitore con 2" su Richie Porte, 20" su Cadel Evans, 22" su Tom Dumoulin, 24" su Rubén Fernández, 31" su Domenico Pozzovivo (sesto e primo degli italiani), 35" su Daryl Impey, 52" su Gorka Izagirre, 53" su Jarlinson Pantano e 57" su George Bennett. 11esimo l'etiope Tsgabu Grmay, molto positivo in questa settimana australiana, mentre mastica amaro Tiago Machado che ha perso 1'14" (e conseguentemente la top ten: era ottavo, finisce 12esimo) in seguito alla caduta dei 6 km.

Per Dennis la festa si completa anche con la prima maglia di leader del World Tour 2015.

Marco Grassi

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