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Tour Down Under 2015: Roar Dennis, ruggito in salita - Evans secondo, si fa vedere Pozzovivo | Cicloweb

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Tour Down Under 2015: Roar Dennis, ruggito in salita - Evans secondo, si fa vedere Pozzovivo

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Rohan Dennis precede tutti sul traguardo di Paracombe © TourDownUnder.com.auUno s'è rotto la clavicola ieri tornando in albergo dopo essere stato in fuga per gran parte della tappa (Campbell Flakemore); un altro è prossimo al ritiro (questione di giorni) ma nel frattempo non disdegna di dare ancora un po' di spettacolo (e parliamo naturalmente di Cadel Evans); un terzo, Rohan Dennis, è invece il vincitore della terza tappa (fin qui la più dura) del Tour Down Under 2015, nonché nuovo leader della corsa australiana. In totale, possiamo insomma dire che la BMC sta monopolizzando le cronache da Adelaide e dintorni in questi ultimi giorni.

Proprio di Adelaide è peraltro la nuova maglia ocra, autore oggi di un ultimo mezzo chilometro eccellente grazie al quale si è imposto a Paracombe; non ancora 25enne, ex inseguitore come praticamente tutti i suoi coetanei connazionali di un certo calibro, nelle ultime due stagioni il suo andamento è stato abbastanza altalenante, alternando momenti in cui sembrava che fosse - fedelmente a quanto lasciava intravedere qualche anno fa - un piccolo nuovo Indurain, a momenti in cui ti faceva chiedere che diavolo ci facesse ancora in bici uno così.

Nel 2014 si è consumato il traumatico cambio di casacca (Dennis ha salutato con qualche dissapore la Garmin che l'aveva fatto diventare pro' e ha abbracciato la causa della BMC, con cui si è pure laureato Campione del Mondo nella Cronosquadre), ora quest'anno Rohan non ha più alibi e dovrà confermare di valere le grandi previsioni che si sono fatte sul suo conto: in tal senso, questa partenza di stagione la possiamo definire quantomeno confortante, ma soprattutto propedeutica all'impresa che il ragazzo tenterà il prossimo 8 febbraio, quando al Velodromo di Grenchen (in Svizzera) Rohan proverà a battere il Record dell'Ora: dopo Bobridge, un altro possibile futuro recordman si fa vedere in gran condizione al TDU.

 

William Clarke e l'arte della fuga
Tanta Australia nei primi due giorni di Tour Down Under, ma nessun segnale dalla Drapac, la seconda squadra nazionale i cui direttori sportivi evidentemente avranno tuonato ieri, esortando maggiore attivismo. Ecco infatti che oggi Martin Kohler, neoacquisto del team, ci ha provato quando ancora il gruppo non aveva lasciato Norwood, sede di partenza, ma non ha avuto spazio; quindi è stato il turno di William Clarke,  ed essendo lui un esperto del settore (proprio grazie a una fuga-fiume ottenne un memorabile successo a Stirling nel 2012), la sua azione ha avuto fortuna. Eravamo ancora al km 3.

Su Clarke si sono portati Calvin Watson (giovane della Trek già visto in azione ieri nel finale), l'ex pistard Lasse Norman Hansen (della Cannondale) e l'AG2R Axel Domont, che lo scorso anno fece cose egregie al TDU. Il vantaggio del quartetto ha toccato i 3'30" al km 41 (sui 102 totali della terza tappa), quindi Clarke ha avuto la giusta freschezza per vincere i tre sprint intermedi di giornata, e proprio sullo slancio del terzo traguardo volante, a poco meno di 40 km dalla fine, Domont non ha più retto il ritmo del corridore della Drapac, lasciandosi sfilare (avrebbe poi chiuso la tappa all'ultimo posto, giusto dietro al vincitore di ieri Lobato).

Evidentemente proprio il francese zavorrava un tantinello il plotoncino di battistrada: non appena si è staccato lui, infatti, l'azione - il cui margine era sceso a 2'30" - ha ripreso un minimo di respiro, riportandosi a +2'50" sul gruppo tirato principalmente dalla Sky di Richie Porte e dalla UniSA della maglia ocra Jack Bobridge.

 

Anche Pozzovivo al ballo dei migliori
Con l'inesorabilità della sua costanza, Clarke ha fatto fuori uno dopo l'altro anche LNH (da qualche chilometro visibilmente al gancio, il danese ha mollato ai -18) e infine Watson (ai -15), ma a quel punto il gruppo non era più tanto lontano, anche la Giant aveva iniziato a metterci del suo (in favore di Tom Dumoulin), sicché, dopo una lunga discesa che ha solo concesso qualche momento di esposizione video in più al simpatico William, anche l'ultimo dei fuggitivi è stato ripreso quando mancavano 8 km al traguardo.

Inutile dire che tutto è stato rinviato a quel paio di chilometri finali in cui la strada saliva verso Paracombe, villaggetto posto in cima a una rampetta che in assoluto non è granché significativa, ma nel contesto della preparazione sommaria di gennaio e dei percorsi del Tour Down Under si trasforma in un piccolo Muro d'Huy.

Per Evans questo strappetto rappresentava probabilmente la penultima opportunità di vincere in carriera (l'ultima sarà la tappa di Willunga, la più adatta alle sue caratteristiche in questo TDU), e non si può dire che Cadel non ci abbia provato seriamente: risalito prepotentemente in testa al gruppo già a più di tre km dalla fine, ai 1700 metri (quando già si era sulla salitella) proprio lui si è messo a fare il ritmo per preparare un successivo attacco. Alla sua ruota lo stato maggiore della Sky con Geraint Thomas (che infatti gli ha dato subito un cambio) e Porte, quindi i rappresentanti Giant (Dumoulin ma anche Simon Geschke, pure lui autore di una trenata ai 1300 metri), Daryl Impey (l'uomo forte della Orica in assenza di Gerrans), gli altri oceanici George Bennett (neozelandese, lui) e Michael Rogers (che non ha bisogno di presentazioni), e un Domenico Pozzovivo che non t'aspettavi già così pimpante.

 

Tappa e maglia per uno scintillante Rohan Dennis
Proprio il lucano della AG2R è stato autore di un'intrigante stoccatina all'ultimo chilometro: poco prima una frustata di Porte aveva selezionato un drappello con Evans, Dumoulin e Pozzovivo, appunto; agli 800 metri un nuovo contropiede di Richie è stato placcato da Evans, ma il quartetto (che pure sembrava quello deputato ad andare a giocarsi la vittoria) ha avuto un attimo di esitazione di troppo, permettendo che da dietro rientrasse, a circa 500 metri dalla fine, un secondo gruppetto tirato dal sorprendente Rubén Fernández della Movistar.

Appena si è consumato il ricongiungimento, Dennis non ha atteso un secondo e si è involato, confidando che il suo capitano gli coprisse le spalle: cosa puntualmente avvenuta, con Evans che ha subito stoppato Pozzovivo (il quale sulle prime aveva tentato di prendere la ruota di Rohan). La tenuta del 24enne di Adelaide è stata ottima, e nessuno è più riuscito ad avvicinarlo. Dumoulin ci ha provato con tutto se stesso sull'ultimo rettilineo, ma non ha cavato un ragno dal buco, anzi all'ultimo momento è stato pure superato da Evans nella volatina per il secondo posto, cronometrata a 3" da Dennis.

A seguire, a 5" dal vincitore si sono piazzati Maxime Bouet, Rogers, Porte, il pimpante Jack Haig (21enne che è al TDU con la UniSA), Fernández (molto meglio lui del suo capitano Izagirre, solo 19esimo) e Pozzovivo; la top ten è chiusa da Geschke a 13" da Dennis e un paio di secondi avanti a LL Sánchez e a Tsgabu Grmay, etiope che la Lampre ha ingaggiato tra ululati di scetticismo evidentemente malriposto.

Dennis si prende pure la testa della classifica, dato che Bobridge è saltato (42" il ritardo odierno dell'ex leader), una generale che ripropone più o meno l'ordine di arrivo di Paracombe e nella quale Evans è secondo a 7", Dumoulin terzo a 9", quindi a 15" troviamo in sequenza Porte, Haig, Fernández, Rogers, Bouet e Pozzovivo, e a 22" Impey (17esimo oggi).

Domani la Glenelg-Mount Barker, a dispetto del nome della località d'arrivo, non avrà un traguardo in quota: malgrado qualche piccolo saliscendi nel finale, l'epilogo dovrebbe essere in volata, al termine dei 144 km della quarta tappa. Se qualcuno non è d'accordo, non gli mancherà comunque il terreno per tentare una bella fuga dalla distanza.

Marco Grassi

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