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Coppa del Mondo su Pista 2015: CDM da ripensare: Brian, fa' qualcosa! - Appello a Cookson. Omnium, Frapporti chiude quinta

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Fabian Puerta, protagonista della due giorni di Coppa del Mondo a Cali © Senaldeportes.tvAlcune umili proposte che vogliamo lanciare gratis all'indirizzo di Brian Cookson: colpita dall'immane tristezza di constatare la pochezza del migliaio di persone collegate col canale UCI di YouTube (come da censimento in tempo reale del canale stesso), ieri sera, durante la diretta della giornata finale della tappa finale (quindi quella in cui teoricamente l'interesse doveva essere all'apice) di Coppa del Mondo su pista, la redazione di Cicloweb ha messo giù al volo un paio di dritte per rivitalizzare una manifestazione agonizzante, ridotta a tre tappe, appunto, vista da quasi nessuno (i paesi nei quali la tv ha trasmesso le gare in diretta si contano sulle dita di una mano; quelli che le hanno mandate in differita o in registrata, pochi di più; l'Italia non è tra questi), i cui protagonisti sono destinati a restare nella nicchia e nei discorsi dei supernerds del ciclismo, e con gare a volte poco intellegibili per primeggiare nelle quali le federazioni hanno comunque bisogno di ingenti investimenti.

Ormai si è capito che organizzare una tappa di CDM è troppo dispendioso (soprattutto in rapporto al ritorno economico o d'immagine) per la maggior parte dei velodromi: tre giorni di gare, tanti atleti da alloggiare e da assistere, tante prescrizioni da rispettare. La direzione potrebbe essere quella dei meeting di atletica leggera, questi one-shot-events che si consumano in tre ore, in una serata, e che si moltiplicano sul globo.

Immaginiamo allora: non tre tappe di Coppa ma almeno 10, disseminate lungo tutta la stagione invernale, con un programma molto più snello di quello attuale, ma che comprende al contempo più gare. Dove è scritto che debbano esserci in gara, in ogni tappa, 50 velocisti che devono passare da noiosissime (per il pubblico) qualifiche? Riduciamoli a 12 per tappa e andiamo direttamente al torneo a eliminazione diretta.

I turni superflui (qualcuno deve ancora convincerci del senso di una finale per il 7°-12° posto nel Keirin...), che tolgono pathos al contesto e appesantiscono il carnet, sono destinati a sparire. In compenso però il programma si dovrebbe arricchire, perché sinceramente fa tristezza che in CDM ci si misuri solo in 10 discipline (Velocità individuale e a squadre, Inseguimento a squadre, Keirin, Omnium, ovviamente moltiplicate per due: maschile e femminile). A rotazione, quindi non in tutte le tappe, dovremmo poter assistere a veri tornei di altre specialità (alcune delle quali oggi sono comprese nell'Omnium, mentre altre mancano del tutto). Dell'Omnium in sé e per sé, poi, non sentiremo certo la mancanza (non sarebbe possibile disputarlo in sole tre ore).

Volendo osare di più, si potrebbe anche mettere mano alle modalità delle singole specialità: una prova di Inseguimento, per dire, potrebbe essere allargata a 4 squadre, che partano da punti equidistanti (un po' come avviene nell'inseguimento all'australiana), fattore che raddoppierebbe le possibilità di raggiungere un team avversario ed eliminarlo (elemento di spettacolo in questa disciplina). Si potrebbe pensare a qualche prova mista con uomini e donne a gareggiare insieme.

Oltre a tutto ciò, vanno poi introdotte delle "Pro-Series", per dirla all'americana: cioè gare in cui si scontrino, un po' per gioco e un po' no, gli stradisti, che volenti o nolenti restano i personaggi di maggiore richiamo del ciclismo. Accanto alle gare ufficiali, quelle che danno le medaglie, sarebbe bello vedere una Velocità con Kittel e Cavendish, Modolo e Kristoff... un inseguimento con Cancellara e Martin... un'Eliminazione con Pozzato e Valverde... tutta gente che si tiene ben lontana dagli "anelli", sia perché prenderebbe schiaffoni dai pistard veri e propri (e a nessuno piace prenderne), sia perché per uno stradista è impensabile preparare anche la stagione dei velodromi, prova ne sia che - a memoria - l'unico corridore del WT a fare seriamente pista è Elia Viviani, bontà sua.

Avere qualche pro' nelle tappe di Coppa del Mondo fungerebbe da richiamo per il pubblico e per i media, e rischierebbe di innescare un circuito virtuoso con ovvie ricadute positive per tutto il settore. Allora, Brian, che ne dici? Ne parliamo un po', di queste (e altre) innovazioni? Di sicuro la pista deve darsi una svegliata se non vuole deperire del tutto e uscire completamente dai palinsesti e dai discorsi degli appassionati.

Espletata la parte "costruttiva" di questo articolo, passiamo senz'altro a quella descrittiva, col resoconto delle ultime gare della tappa di Cali. L'Italia aveva solo due atleti ancora in gara, Simona Frapporti e Simone Consonni, entrambi nell'Omnium. L'azzurra era addirittura seconda dopo la prima giornata, e ci si attendeva che giocasse in difesa nella seconda, in gare per lei più ostiche. Simona è partita bene con un quinto posto nei 500 metri, ma ha poi pagato dazio nel Giro lanciato (solo 11esima). Entrambe queste prove sono state vinte dalla cubana Marlies Mejias, con la leader della classifica Kirsten Wild che si è limitata a controllare, forte di un vantaggio già quasi incolmabile dopo le prime gare.

La Corsa a punti finale poteva teoricamente permettere qualche ribaltone, ma tra le donne la gara è spesso molto lineare, si vedono pochi giri conquistati e in classifica non si va oltre qualche aggiustamento di posizione (dimentichiamoci le rimonte impossibili, insomma). Wild ha controllato anche qui, assistendo dall'alto all'inversione sul podio (la spagnola Leire Olaberria ha scavalcato al secondo posto la tedesca Anna Knauer) e a quella ai piedi del podio medesimo (Frapporti, che partiva dal quarto posto, è stata superata da Mejias, chiudendo quindi al quinto posto). 190 alla fine i punti per Wild, 169 quelli di Olaberria seconda, 166 quelli di Knauer, 154 quelli di Simona, rimasta a 12 lunghezze dal podio.

Tra gli uomini, due vittorie nel Chilometro e nel Giro lanciato avevano lanciato il neozelandese Cameron Karwowski in vetta alla classifica, anche se le distanze con gli avversari erano davvero ridotte. Messo però a sgomitare in una gara di endurance, il kiwi perde nettamente smalto, sicché nella Corsa a punti è risultato un pesce fuor d'acqua, disputando una prova più che anonima. Al contrario, gli squali da Omnium ci hanno dato dentro (l'iridato di specialità, il francese Thomas Boudat, ha conquistato la bellezza di tre giri, per dire), e alla fine l'ha spuntata su tutti il tedesco Max Beyer, che si è pure prodotto in uno scatto all'ultimo giro per vincere la volata conclusiva (che ormai non gli serviva), giusto per dare una dimostrazione di superiorità.

Beyer ha totalizzato 220 punti e precede l'ottimo Jasper De Buyst, belga secondo con 206 punti, mentre il terzo, lo svizzero Gael Suter, è rimasto più staccato (a 178); giù dal podio l'olandese Tim Veldt (175) e il citato Boudat (172), con Karwowski che ha chiuso solo sesto con 170 punti. Consonni è rimasto fedele ai suoi standard di questi due giorni (il miglior risultato per lui è stato il settimo posto nel Giro lanciato, per il resto ha raccolto solo piazzamenti ben oltre la top ten) e torna a casa con un 18esimo posto con 69 punti.

Tanta adrenalina nelle gare che completavano il programma: il Keirin femminile ha visto vere e proprie scintille in finale, con una fallosissima Shuang Guo (leader di Coppa) che ha buttato giù con una spallata la giovane australiana Caitlin Ward (sulla quale è finita, cadendo pure lei, la russa Ekaterina Gnidenko), e poi ha tentato di far fuori con un'ancata pure la connazionale Lin Junhong. Guo ha poi vinto sul campo proprio davanti a Lin e all'olandese Shanne Braspenninckx, ma non ha nemmeno esultato, ben conscia di quel che i giudici le avrebbero affibbiato di lì a poco: un bel declassamento all'ultimo posto della finale. Vittoria che resta comunque in Cina (con la Junhong davanti alla Braspenninckx, appunto), mentre sale sul podio anche la statunitense Melissa Erickson, originariamente quarta.

Nel torneo della Velocità, l'idolo di casa Fabian Puerta ha tentato una fantastica doppietta dopo il Keirin di sabato, ma il suo sogno si è interrotto in semifinale con due volate su due perse dal più esperto russo Denis Dmitriev. Costui poi si è scontrato in una finale al cardiopalma con l'astro nascente Jeffrey Hoogland, olandese: il corridore della Rusvelo ha vinto la prima volata, ma il giovane oranje si è rifatto nella seconda, uno sprint caratterizzato da un testa a testa/spalla a spalla (con qualche colpetto - lecito, suvvia - di Denis che tentava di allargare l'altro) che ha lasciato tutti col fiato sospeso.

La bella è stata giocata ottimamente dal russo, il quale con uno scatto repentino al penultimo giro ha preso la linea interna controllando poi da lì il tentativo (parso subito molto problematico) di rimonta di Hoogland. Vittoria sofferta e meritata per Dmitriev, insomma; molto più liscio il compito per Puerta nella finale per il terzo posto, con un secco 2-0 ai danni del tedesco Maximilian Levy.

Capitolo classifiche di Coppa: nell'Omnium vince il danese Casper Pedersen con 269 punti davanti a De Buyst (241) e all'americano Bobby Lea (240, ma era assente a Cali); tra le donne Wild (375 punti) precede Mejias (353) e la belga Jolien D'Hoore (285, anche lei non era a Cali), con Simona Frapporti ottava a 179; il Keirin femminile parla cinese, con la Guo che vince con 398 punti davanti alla "quasi" connazionale Wai Sze Lee (è di Hong Kong), seconda a 252, e a Lin Junhong, terza a 234. Nella Velocità maschile, infine, gloria per Puerta, primo con 375 punti davanti a Hoogland (285) e al venezuelano Hersony Canelon (260).

Il prossimo appuntamento internazionale lo avremo tra un mese esatto, coi Campionati del Mondo in programma a Saint-Quentin, in Francia, dal 18 al 22 febbraio.

Marco Grassi

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