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La presentazione: Bianchi con Ratto e le altre damigelle - Un giorno insieme alla nuova squadra di Edita Pucinskaite

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La nuova Inpa Sottoli-Bianchi-Giusfredi in posa © Edita Pucinskaitedal nostro inviato

Montecatini, interno giorno. Alla parete tre maglie, altrettanti colori: azzurro, rosa e giallo. Tutte marchiate Astana, tutte firmate Vincenzo Nibali. È il Grand Hotel Croce di Malta (ma lo si potrebbe chiamare incrocio di maglie) la prima tappa dell'Inpa Sottoli-Bianchi-Giusfredi, squadra creata quasi da zero, che gira attorno alle figure di Edita Pucinskaite e Monica Lo Verso. La prima, lituana d'origine ma monsummanese d'adozione, è stata l'unica donna capace di vincere Giro d'Italia, Tour de France (in giallo dalla prima all'ultima tappa davanti alla Luperini degli anni d'oro) e Mondiale. La seconda è la madre di Rossella Ratto, la ragazzina che fu già medaglia di bronzo al Mondiale di Firenze nel 2013. Basterebbero queste tre personalità per fare un'intera squadra.

Edita è Edita, poco altro da aggiungere: coccola la sua neonata formazione mentre culla il suo bellissimo secondogenito, anch'egli venuto al mondo da pochissimo, tre mesi: si chiama Lukas (il più grande, Tomas, è a casa con la febbre). Chiacchiera, Edita, e spende parole d'oro per le sue giovanissime. Monica Lo Verso le allena, le sfianca, le motiva ed è davvero carica. «L'avrei vista bene in un corpo militare», scherza la giovane Anna Trevisi con la nuova team manager. In effetti Monica è la Bjarne Riis del ciclismo femminile, anche se la definizione un pochino l'offende: «Guardate che sono ben peggio di lui!». La prende sul ridere questo Sergente Maggiore Hartman (ricordate Full Metal Jacket?) in gonnella e si capisce che dalla nuova avventura è gasata alla follia.

Non troppe ragazze (otto) ma buone: mancano la lituana Daiva Tuslaite, l'ucraina Tetyana Riabchenko ed Alice Maria Arzuffi. Strano destino, per quest'ultima, che dal 2015 correrà su bici Bianchi ed oggi viene battuta a Silvelle (gareggiava con la casacca Selle Italia-Guerciotti), nel Giro d'Italia di ciclocross, da una giovane proprio del Team Bianchi MTB, Chiara Teocchi. Per la casa bergamasca qui rappresentata da Enrico Peruffo, fratello della Ratto ed ex professionista, è comunque un successo. Le otto in ritiro, al mattino camminano di buon passo sulle colline attorno a Montecatini; durante il pomeriggio si dedicano al relax, alle foto di rito, alla discussione del calendario, ai massaggi.

La Inpa Sottoli-Bianchi-Giusfredi è una formazione Rattocentrica, inutile nasconderlo. Sì, perché Rossella è il fulcro di questo giovane team, ma sarebbe riduttivo riassumere tutta una squadra nella figura della giovane di Colzate. Lei che era andata all'Hitec e non ha trovato fortuna, poi è passata all'Estado de México di Walter Ricci Petitoni (dobbiamo specificare l'esito della stagione?), oggi torna a Vangile, alla Giusfredi, a casa, dov'è cresciuta. Rossella è una vera e propria professionista: cura tutto al dettaglio, dall'alimentazione ai massaggi, dalla posizione in sella - non spostategliela di un millimetro, se ne accorgerà! - ai plantari delle scarpe. Tutto gira attorno a lei, che quando arriva calamita l'attenzione. Autografo caldo, battuta pronta, sta allo scherzo, sembra serena e lo è. Proprio una vera leader.

È anche pronta, la Ross, perché dai primi di gennaio dovrà gareggiare con la Nazionale in San Luis, Argentina. Correre diretta dalla madre-Bjarne le piace, inutile nasconderlo, ma il 2015 sarà radicalmente diverso dalla stagione passata, sufficiente ma non certo esaltante (fino a giugno ha combattuto contro una fastidiosa tendinite, va detto). La Ratto sa spiegare, illustrare, dare la giusta carica. Il tutto col sorriso, anche perché da gennaio non si scherzerà più troppo. Tutto gira intorno a lei, in definitiva: ci mancherebbe che non fosse così, ma la vera scommessa dell'Inpa-Bianchi-Giusfredi sarà creare un gruppo che non sia solo Rossella Ratto. Rattocentrica sì, ma al punto giusto, mettiamola così.

C'è una bionda treccia che s'aggira per il lussuoso hotel. Di chi è? Di colei che, almeno sulla carta, è l'altra buonissima atleta in grado di adempiere sia al ruolo di gregaria che a quello di punta: sulla carta d'identità c'è scritto Anna Zita Maria Stricker (Anna, per gli amici) e sì, è italiana. Altoatesina, precisamente. Spende buona parte del suo tempo a cullare il piccolo Lukas: mal che vada, ha un futuro da baby sitter. Ma come può andar male ad Anna, una vincente nata? Perché no, non si può dimenticare quella frase pronunciata a fine Mondiale 2012, a Valkenburg, quando tagliato il traguardo della gara Juniores (sì, perché è solo una '94) si disse insoddisfatta. E precisiamo che non fu l'ultima tra le ultime, ma colse un bel bronzo.

«Però quella frase la ripeterei anche adesso - insiste Anna - perché se vado alle corse è per vincere». Sa quello che vuole, ecco. Dopo le esperienze tra le Élite in MCipollini ed Astana-BePink si ritrova alla Giusfredi. Una nuova partenza, cercherà di tirare fuori il meglio da se stessa. Lo scorso anno, tra le altre cose, ha disputato il suo primo Fiandre, «e se non prendi subito il tuo ritmo, salti. Questo sì che l'ho capito». Sembra che però quelle pietre piacciano parecchio ad Anna. Una vincente di testa, ora servono solo dei bei risultati. Non dovremo aspettarli molto, questa è l'impressione.

Parte proprio da zero Anna Trevisi, emiliana proveniente come la Ratto dalla Estado de México-Faren, oltre che Campionessa d'Europa ad Ankara nel 2010. Allora seppe battere l'attuale maglia iridata, Pauline Ferrand-Prévot. Oggi ha debellato quel Citomegalovirus che l'ha fermata per una stagione. Segni particolari: non mangia sottoli - farà felice lo sponsor - ed a tavola riesce ad attribuire al comico Giuseppe Giacobazzi meriti sportivi, punti UCI, persino vittorie che in realtà appartengono al corridore della General Store, Roberto («Scherzate? Giacobazzi è forte, doveva passare con Reverberi...», afferma con convinzione). Dopo un momento di totale smarrimento, parte la risata fragorosa di tutte le otto ragazze. Anna ha tre stagioni da Élite alle spalle, vuol migliorare negli arrivi veloci ed in questa direzione si farà dare una mano non dalla prima che passa, ma da Fabiana Luperini: «È una persona d'oro, le ho chiesto questo aiuto e se dovessi fallire mi sentirei in colpa nei suoi confronti. Lo scorso anno, nei momenti più difficili, mi ha dato le motivazioni giuste per ripartire». Una Trevisi determinata e scoppiettante, che quasi di nascosto si gusta un crostino (Monica Lo Verso, giustamente, anche sul cibo è davvero esigente).

C'è poi Valentina Bastianelli, simpatica marchigiana reduce da un 2014 alla Michela Fanini-Rox. Donna da fughe, da passo, donna di fatica bestia, la Bastia. Le due novizie sono invece Angela Maffeis e Claudia Cretti, appunto al primo anno da Élite. La prima, timida e silente, arriva da una stagione non troppo esaltante alla Eurotarget. Va bene sui percorsi mediamente duri e sa mettersi a disposizione. La seconda è veloce, nel 2014 ha corso nella Valcar, gareggia anche su Pista: nel 2013, ad Anadia, ha vinto l'oro continentale nello Scratch, ma viene impiegata anche nell'Inseguimento. Quello a squadre le piace, in quello individuale si trova già meno bene (o almeno, non a suo agio come nelle prove endurance).

Debutterà in Qatar, terra che già conobbe lo scorso anno, ancora Junior: «Ho imparato a cambiare una ruota al volo quando foravo, a fare i ventagli nel modo corretto, a non perdere il treno giusto». Qatar come palestra di ciclismo, insomma, per la giovane Claudia. Una che nel 2011, a Rovato, venne celebrata sul palco del Giro Donne, con Marianne Vos che le donò la sua maglia rosa («Ce l'ho in camera, là appesa...», dice sorridente). E dire che tra le preferite della Cretti troviamo non già l'olandese ma Giorgia Bronzini, oltre a Thor Hushovd («Mi piace più per il tipo di corridore che è stato che per l'estetica», sorride). Sarà da seguire con molta attenzione, perché impara in fretta ed esegue ancor più velocemente.

Non solo italiane nella Inpa Sottoli-Bianchi-Giusfredi, c'è un pezzo di Ucraina, uno di Lituania, e poi ancora Estonia, Spagna (precisamente Paesi Baschi, non confondiamo...). L'ucraina è Tetyana Riabchenko, al momento in Turchia con la Nazionale. Si allena su pista. Non c'è nemmeno Daiva Tuslaite, lituana, tornata a casa per trascorrere le feste natalizie in famiglia. L'estone è Liisi Rist, ragazzona sorridente e di poche parole. Capisce l'italiano, lo mastica per quel che basta. Interessante sarà vedere all'opera la basca Ane Santesteban, proveniente dalla Alé-Cipollini-Galassia, forte sul passo e sulle salite. Capelli corti, taglio sbarazzino, umore davvero ottimo. Ha da poco spento 24 candeline ed è pronta ad una stagione importante.

Un gruppo omogeneo, guidato da Edita Pucinskaite e Monica Lo Verso, ma con la passione del presidente Marco Luchi, del direttore sportivo Pietro Cesari, che è nuovo del settore (proviene dagli Under 23) e sta imparando a poco a poco. Ratto sì, ma la scommessa è creare una squadra completa, che non giri solo e soltanto attorno alla figura di Rossella. Una formazione che sappia valorizzare anche la giovane Anna Stricker, l'altra Anna, Trevisi e, quando tornerà dalle fatiche del cross, magari Alice Maria Arzuffi. Senza contare che dall'ucraina Riabchenko, reduce da una buona stagione alla Michela Fanini Rox, Edita Pucinskaite si aspetta davvero molto.

Se tutte le ragazze svolgeranno a dovere i loro ruoli, provando sì a farsi veder in fuga, ma pure a cogliere il bersaglio grosso, la scommessa potrà dirsi veramente vinta. Ora giù i calici, fine dei brindisi e delle passeggiate per allenare ed amalgamare. Le prime corse sono già alle porte.

Francesco Sulas

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