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Coppa del Mondo su Pista 2014: L'Italia è assente al ballo dei giovani - Gaviria impressiona, Hoogland sorprende

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Fernando Gaviria, giovanissimo vincitore dell'Omnium © Twitter UCIIn questa tre giorni londinese di Coppa del Mondo non sono mancati nomi e volti nuovi alla ribalta, venuti ad affiancare sui vari podi della competizione atleti già affermati o veri e propri mostri sacri. Sgomberiamo subito il campo da ogni possibile dietrologia precisando che ogni giudizio sull'operato delle Italie di Villa e Salvoldi è sospeso, e lo sarà per altri due mesi e mezzo, quelli che ci separano dai Mondiali di Saint-Quentin in Francia. Solo dopo la rassegna iridata sarà giusto trarre il bilancio di un altro anno di lavoro azzurro.

Lo precisiamo perché - si sarà intuito dalla carenza di titoli altisonanti - questi nomi e volti nuovi ancora una volta non vengono dal nostro movimento. I nostri pochi giovani sono ancora alle prese con le prime vere esperienze in campo internazionale, alcuni di essi poi non avranno neanche un futuro in pista, per altri i destini saranno legati a tante variabili; e nel valutare quello che c'è, ciò di cui disponiamo, è chiaro che - in sede di Mondiale - se le nostre eccellenze (sostanzialmente due: Viviani e Bronzini) troveranno il magic moment e porteranno a casa una medaglia, avremo di che consolarci e di che far passare un'altra stagione nell'attesa che qualcos'altro venga fuori dal nostro scarno cilindro. Altrimenti, sarà il caso di interrogarsi (ancora una volta) a fondo sulle politiche federali in tema di pista.

I tempi non sono maturi, quindi, per parlare di Italia. Lo sono per porre l'attenzione sul nuovo che avanza altrove, però. Prendiamo la Colombia: già strepitosa nel ciclismo su strada, non digiuna di una certa tradizione in quello su pista, al momento dispone di alcuni ragazzi dal sicuro avvenire, e non ci riferiamo solo a Edwin Ávila, Campione del Mondo in carica nella Corsa a punti (lo era già stato nel 2011).

A Londra tutti hanno scoperto Fernando Gaviria, classe '94; sarebbe peraltro stato difficile non accorgersi di lui, visto che nell'Omnium è stato una vera iradiddìo: quarto nello Scratch, primo nell'Inseguimento, terzo nell'Eliminazione, secondo nel Chilometro e nel Giro Lanciato. Si è poi presentato alla Corsa a punti decisiva con l'intento di controllare gli avversari più vicini (e infatti ha guadagnato su quelli immediatamente alle sue spalle), lasciando fare gli altri, quelli che non lo preoccupavano. Forza e gestione, potenza e qualità, in una due giorni che ha davvero impressionato.

In una disciplina attraversata da un forte ricambio generazionale, il colombiano ha battuto molti coetanei: ben 8 dei primi 10 della classifica sono corridori nati negli anni '90, da Scott Law, australiano secondo, a Thomas Boudat, francese iridato di specialità (quinto), dal neozelandese Aaron Gate (che ha solo 24 anni anche se sembra un veterano) ai vari Jonathan Dibben, Jasper De Buyst, Casper Pedersen, King Lok Cheung, che rappresentano le nuove frontiere di Gran Bretagna, Belgio, Danimarca, Hong Kong. I due soli trentenni della top ten (Bobby Lea, statunitense che ha chiuso al terzo posto, e Tim Veldt, olandese quarto), sembrano quasi fuori luogo in questa sfilata di giovanotti.

Il nostro uomo forte, Viviani (che però è del 1989: dato che non conta niente, ma forse dice qualcosa), non c'era; in gara avevamo Simone Consonni, 20enne pure lui come Gaviria, fermatosi però al 16esimo posto.

Restando in casa colombiana, come non citare Fabian Puerta, 23enne che nelle discipline veloci sta assurgendo a un ruolo da protagonista? Secondo sabato nel Keirin, il sudamericano ha trovato anche nella Velocità qualcuno che l'ha battuto, domenica: e quel qualcuno - guarda il caso - è un ragazzo più giovane di lui, l'appena 21enne olandese Jeffrey Hoogland.

Un torneo esaltante, quello dell'oranje, passato attraverso tante difficoltà e vissuto sempre sull'orlo del precipizio: dopo aver ottenuto il 13esimo tempo in qualifica, Hoogland ha battuto il ceco Kelemen ai 16esimi ma poi è stato sconfitto dal neozelandese Dawkins (che veniva dal miglior tempo in qualifica) agli ottavi. Il suo percorso si è fatto accidentato, ma Jeffrey non si è perso d'animo, ha vinto la sua batteria di ripescaggi ed è rientrato in gara. Ai quarti, ad attenderlo, c'era il temibile Förstemann, ma il giovanotto l'ha battuto alla bella. Anche in semifinale Hoogland ha avuto bisogno di 3 volate per sconfiggere (2-1, ovviamente) il venezuelano Hersony Canelon. Si è così presentato alla finale contro Puerta avendo disputato, nell'arco della giornata, 2 sprint in più rispetto all'avversario; il quale invece non è dovuto passare dai ripescaggi e ha fatto fuori via via il britannico Hindes, il russo Dmitriev, il tedesco Bötticher (da cui aveva perso il Keirin sabato, e per battere il quale ha avuto bisogno della bella) e il neozelandese Archibald (2-0).

La maggior possibilità di avere tempi di recupero per Puerta pareva indirizzare la finale in un certo modo, e il primo dei tre sprint ha confortato tale previsione; nella seconda volata però Hoogland ha reagito alla grande, pareggiando il conto; e nella terza ha addirittura annichilito Puerta, che mai avrebbe immaginato un epilogo simile. Per la cronaca, il bronzo è stato appannaggio di Canelon, anche lui impostosi per 2-1 dopo aver perso la prima volata con Archibald.

Ai nomi nuovi che abbiamo qui citato, fanno da contraltare i mostri sacri cui accennavamo in apertura. Uno di questi, Kristina Vogel (che in ogni caso - tanto per parametrare ciò di cui parliamo - è una classe '90), ha conosciuto in questi giorni il sapore amaro della sconfitta. Ottima vincitrice della Velocità individuale, la tedeschina ha però dovuto arrendersi (in coppia con la sodale Miriam Welte) alle cinesi Zhong e Gong nella Velocità a squadre, e ancora dall'Estremo Oriente, ancora dalla Cina, è venuta anche l'atleta che l'ha beffata nel Keirin.

Si tratta di una pistard ormai di lungo corso, Shuang Guo, autrice di una rimonta notevole grazie alla quale ha punito anche - se vogliamo - una certa sufficienza della Vogel, lasciatasi sfilare troppo dopo che il derny si è spostato, e obbligata a fare praticamente due volate in un giro e mezzo: la prima per andare in testa, la seconda per provare (vanamente, come abbiamo visto) a vincere. A conferma della grande competitività asiatica nelle discipline veloci (almeno tra le donne), il terzo posto della coreana Hyejin Lee, e la presenza nella finale anche dell'hongkonghese Wai Sze Lee (quarta) e dell'altra cinese Tianshi Zhong (sesta), mentre al quinto posto si è piazzata Jessica Varnish, ultima esponente di una scuola che ancora pochi anni fa faceva il bello e il cattivo tempo anche nel settore veloce.

Parliamo della scuola britannica, che se non è più vincente come qualche tempo addietro tra sprint e keirin, continua a far la voce grossa nell'Inseguimento e - con una fuoriclasse assoluta come Laura Trott - anche nell'Omnium femminile. Proprio questa competizione si è chiusa con l'immancabile affermazione della 22enne biondina proveniente dall'Essex, minuta quanto risoluta, capace di piegare a proprio favore la sfida che aveva infiammato le prime tre gare: dopo la giornata d'apertura, infatti, Laura (vittoriosa nello Scratch e nell'Inseguimento, seconda nell'Eliminazione) si trovava quasi appaiata con l'olandese Kirsten Wild (seconda nello Scratch e nell'Inseguimento, prima nell'Eliminazione).

La prova dei 500 metri in apertura di seconda giornata ha però subito separato le strade delle due: l'inglese l'ha chiusa al terzo posto, l'olandese appena al 16esimo, lasciando così campo libero all'avversaria. Tra le due litiganti s'è inserita allora la belga Jolien D'Hoore, che quei 500 metri li ha vinti e poi si è ripetuta pure nel Giro Lanciato (chiuso da Trott al quinto posto e da Wild al secondo); la Corsa a punti non ha ribaltato le posizioni che si erano venute a configurare, sicché la britannica si è imposta con 193 punti contro i 181 della D'Hoore e i 167 della Wild.

In gara c'era Annalisa Cucinotta, discreta nel primo giorno (tenuta su - al settimo posto provvisorio - da buone prestazioni nello Scratch e nell'Eliminazione), ma fatalmente indietro nei 500 metri e nel Giro Lanciato, e incapace poi di fare cose egregie nella Corsa a punti: totale, per lei un 13esimo posto che rappresenta un risultato forse un po' al di sotto delle aspettative. Visto che citiamo risultati di italiane a Londra, non tralasciamo (più su l'avevamo fatto) di ricordare la partecipazione di Maila Andreotti nel Keirin: 25esima ex aequo con altre quattro atlete, ovvero tutte quelle eliminate al primo turno e poi ultime nelle batterie di ripescaggio. Anche per la friulana la formula è quella fin qui valida: ha 19 anni, facciamole fare esperienza.

Un'occhiata alle classifiche di Coppa del Mondo delle prove domenicali è a questo punto d'obbligo: Fabian Puerta guida la Velocità con 255 punti, davanti all'australiano Glaetzer (224, aveva vinto a Guadalajara ma qui a Londra è stato molto negativo) e al tedesco Förstemann (187); Shuan Guo, già vincitrice della tappa messicana, domina il Keirin con 300 punti contro i 233 della connazionale Zhong e i 202 dell'australiana Meares (in evidente calo prestazionale dopo anni ad altissimi livelli); la classifica dell'Omnium maschile è segnata da una certa discontinuità di partecipazione dei vari atleti in essa coinvolti, sicché Bobby Lea mette a frutto due terzi posti per guidare con 240 punti, davanti a Pedersen (179) e a un terzetto a 150 formato da Gaviria, dal tedesco Liss e dallo svizzero Beer. L'Omnium femminile è guidato invece da Jolien D'Hoore con 285 punti, davanti alla cubana Mejias (240) e alla Wild (225).

L'ultima e decisiva tappa di Coppa del Mondo (una competizione che - come già scritto e riscritto più volte in passato - avrebbe bisogno di una grande rinfrescata, se non la vogliamo proprio archiviare come un reperto del Cenozoico, quale attualmente pare) si svolgerà a metà gennaio (dal 16 al 18) in quel di Cali, località colombiana che ha ospitato gli ultimi Mondiali: si attendono altri grandi risultati di Gaviria, Puerta, Ávila e compagnia sprintante.

Marco Grassi

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