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Coppa del Mondo su Pista: Viviani-Omnium, quarto di nobiltà - Elia si ferma ai piedi del podio, ma va bene lo stesso

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Elia Viviani in un momento dell'Omnium di Guadalajara © laaficion.milenio.comIeri eravamo rimasti a metà di un intrigante racconto di ciclismo, al termine della prima delle due giornate di Omnium nella tappa di Coppa del Mondo di Guadalajara in Messico, e la curiosità di scoprire il metaforico assassino assumeva ai nostri occhi particolare interesse in quanto l'uomo al centro del simpatico romanzo era Elia Viviani, il principale rappresentante della nostra pista.

Pagando oltremisura uno sciagurato Scratch d'apertura, concluso con una caduta e quindi con un solo punto in classifica (il vincitore di ognuna delle sei prove guadagna 40 punti, per dire la distanza immediata scavatasi tra il veronese e i principali rivali), Elia era faticosamente risalito fino all'ottavo posto, grazie a due ottime prove nell'Inseguimento (chiuso in terza posizione) e nell'Eliminazione (vinta).

Nel resoconto di ieri ci sperticavamo in professioni di fiducia, perché la valutazione sulle tre prove finali dell'Omnium faceva pensare che Viviani potesse ribaltare in proprio favore la difficile situazione, per dare la scalata al podio se non proprio arrivare alla vittoria. Visto quanto accaduto nel secondo giorno di gare, possiamo dire di non esserci andati lontani, almeno quanto lo stesso Elia non è andato lontano dal sospirato podio.

Ha chiuso al quarto posto, ad appena un punto dal terzo, e molto vicino anche alla prima posizione, rimasta distante 14 punti (come dire: quelli che avrebbe messo insieme conquistando un misero 14esimo posto nel citato Scratch, risultato ampiamente alla sua portata se non ci fosse stata la malefica caduta di cui sopra).

La prima gara del secondo giorno era quella meno confacente all'italiano, il Chilometro: su questa distanza Viviani ha dovuto giocare in difesa, chiudendo al nono posto ma riuscendo ugualmente a scalare un paio di posizioni nella generale (nell'occasione ha superato i sudamericani Mauro Richeze e Gideone Monteiro). I primi restavano ancora lontanucci: il tedesco Lucas Liss, già leader della classifica e pure vincitore del Chilometro, era a 148, l'australiano Glenn O'Shea aveva raggiunto quota 128, l'americano Bobby Lea 122. I 101 punti di Elia erano comunque una base non disprezzabile per ripartire in vista delle ultime due prove.

La quinta e penultima gara, il Giro Lanciato (in pratica una volata di 250 metri preceduta da due giri e mezzo utili per prendere velocità), rientrava invece nelle corde del veronese. E lui non ha tradito, centrando il secondo posto col tempo di 12"869 (il vincitore della prova, il neozelandese Cameron Karwowski, ha chiuso in 12"824), e avvicinando sensibilmente le zone calde della classifica: se Liss (arrivato nel frattempo a 182 punti) continuava a sembrare irraggiungibile, non lo stesso si poteva dire per quelli che seguivano: O'Shea a 160, Karwowski issatosi al terzo posto a 156, Lea a 150 non erano più inafferrabili per Elia, salito fino a 139 punti.

La Corsa a Punti decisiva
Rimaneva la Corsa a Punti, gara che con le nuove regole è diventata quantomai determinante, visto che tutti i punti conquistati in essa vanno a sommarsi direttamente nella classifica stilata dopo le prime 5 prove dell'Omnium. E considerando che se si conquista un giro si guadagnano 20 punti (mentre i 16 sprint che si susseguono ogni 10 giri danno ai primi 4 piazzati 5-3-2-1 punti), è facilmente intuibile la possibilità di grandi rimonte. Il primo colpo di scena della gara è giunto quasi subito, con 6 corridori che hanno presto perso un giro (e quindi si sono visti decurtati 20 punti dalla classifica): tra questi sei c'erano addirittura i primi tre della graduatoria, e quindi Liss è sceso a 162 punti, O'Shea a 141, Karwowski a 136, mentre Viviani (che aveva conquistato 2 punti nel primo sprint) era salito a 141, il che significava terzo posto (al secondo si era ritrovato Lea).

Mentre parecchi comprimari, godendo di scarso controllo da parte dei contendenti per il successo, guadagnavano giri in serie (per dire: il giapponese Hashimoto, che alla fine è stato il migliore della Corsa a Punti, ne ha conquistati ben tre nel corso della gara), Viviani si accontentava di conquistare qualche punticino qua e là, vedendosi però superato da diversi corridori che a colpi di 20 punti per giro conquistato risalivano impetuosamente in classifica (oltre che dallo stesso Hashimoto, nella fase centrale della gara Elia è stato scavalcato dal danese Pedersen, dallo svizzero Beer, dal bielorusso Tsishkou, dallo spagnolo Elorriaga).

Quando però dopo un centinaio dei 160 giri totali prima Lea, poi addirittura O'Shea e Liss sono riusciti a guadagnare un giro, per il veneto la situazione si è fatta particolarmente critica: gli avversari che gli scappavano da tutte le parti, la necessità di conquistare a sua volta un giro per riavvicinarsi al podio, lo stato d'ansia indotto dal vano passare delle tornate hanno contribuito a mettere tanta pressione sulle spalle di Elia. La reazione però è stata all'altezza delle aspettative: sicché poco prima del 130esimo giro, il ragazzo si è finalmente mosso, e con gran decisione. Tirandosi dietro l'hongkonghese King Lok Cheung (molto utile per dare dei cambi), Viviani è uscito in caccia del giro, e - seppur faticando un po' più del previsto - è riuscito nell'intento (vincendo pure il 13esimo sprint mentre era all'attacco).

Il colpo di mano è valso a Viviani la risalita al terzo posto provvisorio con 173 punti, alle spalle di Liss (che intanto era a quota 190) e Lea (179); ma la gioia è durata poco, perché O'Shea è subito emerso dal gruppo per conquistare un altro giro, riuscendo nuovamente nell'impresa e scavalcando ancora il veronese. A circa 15 giri dalla fine, e con soli due sprint da disputare, Liss e O'Shea risultavano ormai imprendibili, ma Lea rimaneva ipoteticamente a tiro: solo 6 punti separavano lo statunitense dall'azzurro.

Al penultimo sprint Viviani ha fatto vedere a tutti la sua determinazione, vincendo la volata, conquistando così 5 punti, e portandosi a una sola lunghezza da Lea. Sarebbe bastato un quarto posto nello sprint conclusivo per superare l'avversario, ma negli ultimi giri la corsa è risultata ingestibile, con troppi uomini usciti dal gruppo e destinati quindi ad anticipare lo sprint stesso: del resto chi sentiva già il podio in tasca non aveva l'interesse di chiudere sui vari attacchi, e Viviani da solo non poteva andare a riprendere tutti.

L'Omnium si è così chiuso con Liss vincitore (192 punti per lui alla fine) davanti a O'Shea (186) e Lea (179); Viviani, quarto a 178, ha masticato amaro, ma gli rimane la consapevolezza di una gara di alto livello, inficiata solo dall'incidente di ieri; e rimane, al veronese, pure la soddisfazione di aver comunque guadagnato altri punti preziosi per il ranking UCI in base a cui verranno decisi i posti da assegnare alle varie nazionali alle Olimpiadi di Rio: se continua così, nessuno potrà togliergli la qualificazione per i Giochi del 2016.

Le altre gare della seconda giornata
Come Viviani, anche Simona Frapporti era impegnata ieri nella seconda giornata dell'Omnium. La 26enne che il prossimo anno gareggerà con la Alé-Cipollini nutriva però minori speranze di centrare il grande risultato, anche se un'ottima prestazione nei 500 Metri (chiusi al quinto posto) le ha permesso di risalire fino alla settima posizione della classifica. La rimonta si è fermata lì, in quanto sia nel Giro Lanciato (17esima) che nella Corsa a Punti (15esima) Simona non è riuscita a esprimersi al meglio, scivolando verso la nona posizione con cui ha concluso il suo Omnium.

La vittoria è andata alla belga Jolien D'Hoore, molto brava e continua (non ha vinto nessuna delle sei prove, ma ha collezionato due secondi posti, un terzo e tre quarti), insidiata fino alla fine dalla cubana Marlies Mejias (che ha vinto sia i 500 metri che il Giro Lanciato proprio davanti alla D'Hoore), ma uscita indenne da una Corsa a Punti che ha visto pochi slanci (la prova è stata vinta dalla messicana Sofia Arreola, che era molto indietro in classifica generale) e che ha sostanzialmente confermato le posizioni in graduatoria. Il bronzo l'ha conquistato la polacca Malgorzata Wojtyra, 166 punti contro i 193 della D'Hoore e i 183 della Mejias. Degno di menzione il quarto posto della danese Amalie Dideriksen, giovanissima (19 anni) nonché bicampionessa del mondo su strada in carica tra le Juniores.

L'Italia schierava ieri una sola altra atleta, Maila Andreotti, impegnata nel Keirin dopo aver già disputato le qualifiche della Velocità individuale. Per lei ultimo posto in batteria sia al primo turno che nei ripescaggi, ma come già scritto ieri, la sua trasferta era utile più che altro per farle fare esperienza. Il torneo del Keirin è stato vinto dalla cinese Shuang Guo, che ha piegato in finale la connazionale Tianshi Zhong, l'australiana Anna Meares, l'olandese Elis Ligtlee, la russa Anastasya Voinova e la lituana Simona Krupeckaite.

Grande spettacolo, infine, nel torneo della Velocità individuale maschile, con l'australiano Matthew Glaetzer che ha dominato sin dalle qualifiche, per poi piegare successivamente il giapponese Watanabe ai 16esimi, il venezuelano Canelon agli ottavi, l'altro australiano Lewis ai quarti, il colombiano Puerta in semifinale e il britannico Kenny in finale. Percorso netto per lui (dai quarti in avanti si è sempre imposto per 2 volate a 0 sugli avversari), e oro che va ad affiancare l'argento preso nel Keirin. Kenny si accontenta del secondo posto (ma ha lottato come un leone in finale), mentre per il bronzo Puerta ha piegato nettamente il neozelandese Webster.

La seconda tappa di Coppa del Mondo si svolgerà in Europa, e precisamente a Londra, dal 5 al 7 dicembre prossimi: poco meno di un mese, quindi, per la selezione azzurra di Marco Villa e Dino Salvoldi, per rimettere a lucido le ambizioni e per provare a preparare il riscatto.

Marco Grassi

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